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Bolzano, Göttingen, 15 febbraio 2019
Jair Bolsonaro vincitore delle elezioni presidenziali in Brasile. Bolsonaro è famoso per le sue dichiarazioni razziste, omofobe e sessiste. Foto: Antonio Cruz via Wikimedia Commons CC BY 3.0 br.
Lo scorso 13 febbraio le maggiori associazioni indigene del
Brasile hanno consegnato alla Commissione Interamericana per i
Diritti Umani l'ultimo rapporto sugli episodi di violenza contro
le comunità e i popoli indigeni del Brasile. Il rapporto
firmato dall'organizzazione dei popoli indigeni del Brasile APIB,
dalla Federazione dei popoli indigeni dell'Amazzonia COIAB,
dall'Unione dei popoli indigeni del nordest, Minas Gerais e
Espirito Santo APOINME e dall'associazione panamericana di
assistenza legale agli indigeni Indian Law Resource Center ILRC,
e presentato alla Commissione durante il suo vertice a Sucre
(Bolivia) mostra uno spaventoso aumento degli episodi di violenza
contro le comunità indigene in seguito alla vittoria
elettorale dell'attuale presidente Jair Bolsonaro in ottobre
2018. Da allora sono stati registrati almeno 16 attacchi
gravissimi tra cui quattro omicidi, lapidazioni, disboscamenti
illegali di territori indigeni, minacce e incendi dolosi. Il
rapporto parla di distruzione deliberata e incendi di centri per
la salute indigeni da parte di agricoltori e di attacchi a
comunità indigene con pallottole di gomma. I numeri
testimoniano una spaventosa escalation della violenza contro la
popolazione indigena, avvenuta in pochissimo tempo, e che fa
temere per il futuro dei circa 300 popoli indigeni del paese
americano.
Già durante la sua campagna elettorale Bolsonaro aveva
annunciato che non avrebbe più accolto le rivendicazioni
delle comunità indigene. Immediatamente dopo il suo
insediamento lo scorso 1 gennaio 2019, il presidente, sostenuto
soprattutto da gruppi di estrema destra e da chiese pentecostali
fondamentaliste, aveva trasferito le competenze dell'ente per gli
indigeni FUNAI al ministero per l'agricoltura, in particolare per
quanto riguarda i diritti territoriali degli indigeni, e al
ministero della famiglia, delle donne e dei diritti umani. Per le
comunità indigene questo atto è stato l'equivalente
di una dichiarazione di guerra visto che la maggior parte dei
conflitti legati al territorio e allo sfruttamento selvaggio
delle risorse naturali nascono proprio dalla potente lobby
agraria del paese. Di fatto la ministra per l'agricoltura Tereza
Cristina si è già detta favorevole ad una
redistribuzione dei territori indigeni. Tereza Cristina è
considerata una delle sostenitrici dell'agricoltura industriale,
poco incline a difendere i diritti territoriali degli Indigeni
come il suo incarico invece richiederebbe. E' poco probabile che
la ministra si opponga alla linea del presidente che ha
annunciato di non voler più ammettere altri iter
giudiziari per il riconoscimento dei territori ancestrali
indigeni.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2019/190110it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2018/181011it.html
www.gfbv.it/2c-stampa/2018/180808it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2018/180119it.html
| | www.gfbv.it/2c-stampa/2017/170504ait.html
www.gfbv.it/2c-stampa/2017/171222it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140801it.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/brasil-tras.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/water2017-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/sud2010-it.html
in www: https://en.wikipedia.org/wiki/Indigenous_peoples