© Mateo Taibon
Indice
I territori ladini oggi | Storia | I territori ladini nelle
Dolomiti | Lingua | Cultura | Ladinia oggi | Impressum
I territori ladini (retoromanzi) oggi: [ su ]
Grischuns (Grigioni) |
Dolomites (Dolomiti) |
Friûl Friuli |
|
Rumantsch 50.000 |
Ladin 30.000 |
Furlan 600.000 parlanti |
L'area ladina o retoromanza è stata ridotta e poi suddivisa in tre aree distinte fra di loro che hanno di seguito avuto un proprio sviluppo linguistico: Canton dei Grigioni (Rumantsch), Dolomiti (Ladin) e Friuli (Furlan). Sono dialetti diversi di una sola lingua.
I Ladini delle Dolomiti abitano nelle cinque valli
intorno all'imponente massiccio del Sella:
Val Badia con Mareo (Marebbe)
Gherdëina (Val Gardena)
Fascia (Val di Fassa)
Fodom (Livinallongo) con Col (Colle Santa Lucia)
e
Anpezo
Il ladino è una lingua neolatina, nata con la romanizzazione delle Alpi, quando la popolazione retica adottò il latino volgare, cioè il latino popolare; sotto l'influenza delle particolarità della propria lingua (sintassi, fonetica, vocabolario) la lingua si sviluppa a lingua ladina (retoromanzo). La lingua ladina è l'evoluzione diretta del latino parlato dalla popolazione delle Alpi verso la fine dell'impero romano. La fine del retico nelle Alpi può essere paragonato alla fine del gallico in Francia.
I retoromanzi e i Rumeni sono gli unici che nella loro
denominazione usano il nome di "Roma", gli abitanti della valle
dell'Inn e delle Dolomiti addirittura vengono chiamati "Ladini",
cioè Latini. Il termine retoromanzo spesso viene
franinteso: Il ladino è una lingua neolatina, come p.e.
anche il francese che può essere nominato
"galloromanzo".
La lingua ladina è collocata circa a metà fra il
francese e l'italiano. Altre lingue apparentate con il ladino
sono l'occitano oppure il catalano.
Storia [ su ]
Ritrovamento
sensazionale a 2800 metri: Ossa di orsi.
Nella caverna delle Conturines nel Fanes, a 2800 metri
d'altezza, sono stati trovati numerose ossa di orso. L'età
è compresa tra i 100.000 e i 40.000 anni. Gli orsi erano
erbivori; a quei tempi dunque i pendii delle Conturines, oggi una
fascia detritica, erano prati.
I primi insediamenti
L'insediamento delle valli ladine ha avuto inizio circa 9000 anni
fa. A quei tempi i prati sotto il Pütia venivano frequentati
da cacciatori e raccoglitori di frutti.
Nel 1987 sul Mondeval de Sora (2150 m, tra Col e Anpezo)
è stato ritrovato lo scheletro di un capo della
tribù con parecchi doni funerali, vissuto circa 8000 anni
fa. Dal 1700 a.C. circa ci sono diversi insediamenti permanenti
come Sotciastel (Badia) oppure Plan de Crepei (Fascia).
I Reti
Le popolazioni che abitano l'arco alpino nei secoli prima della
conquista romana vengono generalmente denominati "Reti". Dal V
secolo a.C. in poi essi sviluppano una cultura considerevole.
Sulla provenienza dei Reti e sulla loro lingua non sappiamo quasi
niente. Usano l'alfabeto etrusco e si distinguono dalle
popolazioni che vivono più a nord.
Parole di origine retica:
Reto | Tedesco | Italiano |
aisciöda | Frühling | primavera |
barantl | Legföre | pino mugo |
brama | Rahm | panna |
ciaspes | Schneereifen | racchetta |
cìer | Zirbelkiefer | cembro |
dascia | Fichtenzweig | ramo di abete |
dlasena | Schwarbeere | mirtillo nero |
liösa | Rodel | slitta |
morona | Kette | catena |
nida | Molke | siero del burro |
roa | Mure | frana |
sala | Rinnsal | rigagnolo |
Romanizzazione
Nel 15 a.C. le Alpi vengono conquistate dai Romani. La
popolazione adotterà la lingua latina che, influenzata
dalla propria lingua, si evolverà al ladino
(retoromanzo).
Migrazioni
A causa delle penetrazioni dei Baiuvari e degli Alemanni da nord
e dei Longobardi da sud nonché degli Slavi dall'Est il
territorio ladino (che va dal Gottardo e dal lago di Costanza
fino all'Adria) viene ridotto e diviso in tre aree linguistiche
diverse e distinte. Nei secoli seguenti queste aree verranno
ulteriormente ridimensionate.
600 ca. I Baiuvari conquistano Bolzano
800 ca. l'Alta Val d'Isarco e la zona di Bolzano sono ancora
bilingui. Tracce di popolazioni ladine ci sono ancora a
Regensburg, Monaco e Salisburgo.
Intorno all'anno 1000 l'intero Canton dei Grigioni è
ancora romancio. Moltissimi toponimi della Svizzera dell'Est poi
germanizzata sono testimoni del patrimonio culturale
romancio.
Intorno al 1200 ca. due terzi del Sudtirolo odierno parlano il
tedesco. Il ladino si parla non solo nelle valli ladine di oggi,
ma anche a Funes, Castelrotto (ladino Ciastel), Fié,
Tires, Ora e nella Val Venosta.
Medioevo
Nel 1027 il vescovo di Bressanone diventa principe-vescovo e
ottiene il potere temporale. La Ladinia, con l'eccezione di
Anpezo, fa parte del Tirolo. La destra orografica della Val Badia
è sottomessa al Convento delle Benedittine di Castel
Badia, che dà pur il nome alla valle.
Lingua
I Ladini delle Dolomiti non ottengono alcuna possibilità
di sviluppare strutture comuni; i centri amministrativi sono
fuori dalle valli, l'amministrazione viene svolta in tedesco.
Vengono tedeschizzati anche i toponimi ladini. La classe
dirigente tedesca considera la propria lingua come più
pregevole.
Anpezo: Repubblica sociale
Anpezo e il Cadore fanno parte del Patriarcato di Aquileia e
godono di un'ampia autonomia amministrativa (statuti).
Con la fine del Patriarcato (1420) Anpezo diventa territorio
veneziano, nel 1511 viene conquistata dall'imperatore
Massimiliano. Da ora in poi per secoli farà parte del
Tirolo.
In questo periodo ci sono diversi scontri
armati. Così i Veneziani nel 1487 mandano stratioti
(soldati musulmani) a Marebbe. A 42 marebbani viene tagliata la
testa. Al prossimo attacco le cose sono diverse: i marebbani
circondao i 300 stratioti, gli ammazzano tutti tranne che uno, a
cui tagliano il naso e una mano e gli cavano un occhio per
rimandarlo verso Venezia come ammonimento. Cosí almeno
racconta la narrativa popolare. Il popola racconta anche un'altra
storia, ancora oggi: I soldati veneziani nella Val di Rudo (fra
Al Plan/San Vigilio e Pederü) giocavano a birilli con le
teste dei marebbani massacrati. Sotto la luna piena ...
Quando Massimiliano diventa imperatore, vuole togliere a Venezia
non soltanto anpezzo, ma anche il Cadore e il Friuli. Le truppe
di Massimiliano nel febbraio del 1508 avanzano fino a Pieve di
Cadore; al ritorno però vengono assalite di sorpresa dalle
truppe veneziane, che hanno fatto il giro sui passi nevicati. Le
truppe imperiali subiscono una sconfitta lacerante. Nel 1511
Massimiliano utilizza una nuova generazione di armi per
l'assalto: l'artiglieria, Così riesce a conquistare
Anpezo, che rimarrà con il Tirolo e con l'Austria fino al
termine della Prima guerra mondiale (soltanto nel corso delle
guerre napoleoniche per tre anni Anpezo insieme a Fodom e Fascia
viene aggregato al Regno d'Italia.
Anpezo finanzia i lavori pubblici e le tasse governative con la vendita del legname. Possiede un granaio comune: Il grano viene acquistato all'ingrosso e venduto ai cittadini al prezzo d'acquisto.
Controriforma
Nel 1607 nel corso dei movimenti riformisti cattolici viene
fondato il seminario a Bressanone con l'obiettivo di sottrarre
all'influsso luterano le terre tedesche. Le valli ladine
otterranno finalmente più parroci che parlano la lingua
ladina. Diverse volte i paesi ladini avevano chiesto al vescovo
preti che parlassero la loro lingua.
Riduzione dell'area linguistica XVII
All'inizio del XVII secolo il ladino si parla ancora nella
frazione di Castelrotto San Michele, a Neva Ladina (Nova
Levante). Ladini sono la Val di Fiemme, il Cadore, Zoldo,
Agordo.
Ladina è l'Alta Val Venosta, che nel XVII secolo viene
germanizzata con il divieto dell'uso della lingua ladina e delle
tradizioni ladine. Oltre il confine svizzero (Müstair) la
popolazione ancora oggi parla ladino.
Germanizzazione della Val
Venosta tramite il divieto della lingua. Un capitolo taciuto
della storia tirolese
Una delle ultime zone oggi non ladine che passarono all'uso della
lingua tedesca fu l'Alta Val Venosta. Non è stato un
passaggio volontario dal ladino alla nuova lingua, ma è
stata un'assimilazione forzata che nella storiografia tirolese
non viene citata e approfondita volentieri, anzi, spesso viene
taciuta. La storiografia tirolese era intenta soprattutto
all'illustrazione della lunga storia della cultura tedesca nel
Sudtirolo dalla conquista dei baiuvari in poi. Anche oggi questo
intento non sembra poi tanto lontano. Nel 1400 e 1500 il romancio
era l'unica lingua usata presso il tribunale di Glorenza. Questo
è un segno inconfutabile che la popolazione era romancia e
tutt'inpiù monolingue. C'erano fino a quei tempi molto
contatti culturali, sociali, umani con i vicini di Müstair e
dell'Engiadina, che parlavano la stessa lingua, ciò che ha
lasciato diverse tracce nella cultura locale (architettura,
toponomastica). La Val Venosta inoltre apparteneva alla diocesi
di Coira.
Intorno al 1600 il romancio nella Val Venosta è circa come
quella del ladino oggi in Val Gardena, dunque abbastanza forte.
Fino al 1620 circa il convento di Santa Maria chiamava i
cappuccini da Müstair per farli predicare in romancio. Uno
storico scrive nel 1898: "La valle di Maces (presso Malles) nel
1600 era pure ancora romancia, ancora un secolo dopo nell'Alta
Val Venosta il romancio veniva ancora usato molto. È
già stato illustrato che Tubres nella Val Monastero
è passato all'uso del tedesco soltanto circa 70 anni fa,
mentre nel vicino Müstair (in Svizzera) viene parlato ladino
ancora oggi. Anche a Stelvio all'inizio del 19esimo secolo c'era
ancora gente che parlava il ladino. (Wilhelm Rohmeder, Das
deutsche Volkstum und die deutsche Schule in Südtirol, Wien
1898) "Tubres è stato liberato dalla lingua romancia
soltanto dopo il 1750", sta scritto in un vecchio libro di
storia. L'uso del termine "liberato" (tedesco: geräumt)
è corretto: Infatti, la lingua romancia venne spazzata via
da un divieto di usare la lingua. Per riunioni venne prescritta
la lingua tedesca, la lingua ladina invece proibita, come venne
proibita l'assunzione di personale romancio, come vennero
proibite le usanze romance, e proibiti vennero pure i matrimoni
con romanci. Il promotore principale di tali azioni era l'abate
del Convento di Santa Maria, Mathias Lang, famigerato per il suo
fanatismo. Ha poca importanza che il movente per il divieto della
lingua ("selvaggio romancio", si era anche detto) fosse stato
dettato dalle paure di essere invasi da idee protestante: Quando
chi comanda non capisce la lingua dei sudditi, l'uso di tale
lingua viene criminalizzato.
Così l'Alta Val Venosta è stata germanizzata.
Nonostante i metodi addottati, metodi che indicano quelli usati
poi nel 20esimo secolo per l'assimilazione delle minoranze,
l'estinzione della lingua ladina non ebbe un così rapido
successo. Ancora negli anni 20 del 19esimo secolo vivevano -
così raccontano glottologi - Romanci nell'Alta Val
Venosta. Testimonianza dell'eredità ladina sono oggi
parecchie espressioni, rimaste vive nel dialetto tedesco della
zona, nonché molti toponimi.
Tedeschizzazione dei nomi
Molti cognomi ladini oggi hanno desinenze tipicamente tedesche -
sono stati germanizzati sistematicamente; il torto non è
mai stato rimediato. La storiografia tedesca rammenta
frequentemente l'italianizzazione dei cognomi tedeschi da parte
del fascismo. Spesso però si vuol dimenticare la
germanizzazione di molti cognomi ladini. Vennero fatte di un nome
anche diverse versioni tedesche. I cambiamenti vennero fatti
nell'amministrazione pubblica, c'era l'usanza di far suonare i
nomi alla tedesca, facendoli terminare in -er oppure
tracudendoli. Si trovano esempi su documenti dal 1700 in poi.
Pare che l'imperatrice Maria Theresia abbia emanato una specie di
decreto segreto che prevedeva tale tedeschizzazione dei
cognomi.
Alnëi Alneider, Erlacher | Aiarëi Agreiter | Alfarëi Alfreider | Biëi Willeit | Brocia Nagler | Ciampac Kompatscher | Ciampëi Kompeiter | Ciampidel Kampideller | Ciampló Complojer | Cianacëi Kanetscheider | Cianëi Kaneider | Cianoré Konrater | Ciaslat Kasslatter | Ciastel Kasteller | Ciolá Kelderer | Col Pichler | Colac Goller | Corjel Koriseler | Corterëi Kortleiter | Costa Kostner | Costacia, Costata Kußtatscher | Costalungia Kastlunger | Costijela Costiseler | Derü Bacher | Dôs Dasser/Tasser | Elemunt Elemunter | Frena, Freina, Frines, Frenes Frenner | Furcia Furgler | Granruac Großrubatscher | Grones Grunser | Larcenëi Lardschneider | Melaun Melauner | Mongüc Mangutscher | Mureda Moroder | Mus Mussner | Pardac Pardatscher | Pecëi Pitscheider, Feichter | Pedraces Pedratscher | Peraforada Palfrader | Pescol Pescoller | Picolruaz, Piceruac Kleinrubatscher | Pinëi Pineider | Plan Planer, Ploner | Planac Planatscher | Plaza Gasser | Pradac Pradatscher | Pré Wieser | Rives Rifesser | Roncac Rungatscher | Ruac, Robac, Ruacia Rubatscher, Robatscher, Ruazzi | Runch Rungger, Ronchi | Somür Untermauern | Sorá Solderer | Soraru Oberbacher | Soratrú Oberweger, Obwegs, Obex | Sorega Überwasser | Sottrú Unterweger | Stufles Stuflesser | Tornarecia Turnaretscher | Trebe Tröbinger | Troi Troier | Val Thaler | Valacia Flatscher | Valgiarëi Fogereiter | Zanon Senoner, Sanoner.
Nazionalismo nel XIX secolo
Nel XIX secolo il nazionalismo nel Tirolo tenta di tedeschizzare
i Ladini: L'unica lingua nella scuola, nella chiesa e nella vita
pubblica deve essere il tedesco. Popolazione e Chiesa si
oppongono decisamente ("Enneberger Schulstreit", 1873)
Un altro tentativo massiccio di germanizzare i Ladini viene
fatto nel 1916. Questa volta si vuole assimilare innanzi tutto la
Val Badia. Nelle scuole e nelle chiese deve essere usato soltanto
il tedesco. Deve essere evitato il termine "germanizzazione",
dice il relativo decreto ...
Coscienza ladina
Nel XIX secolo nasce una coscienza nazionale ladina diffusa.
Esiste da tempo la convinzione che il ladino è una lingua
propria.
Nel 1870 presso il seminario a Bressanone nasce l'unione "Naziun
Ladina"
Nel 1905 ad Innsbruck viene fondata la "Uniun Ladina". Vengono
pubblicati i primi giornali ladini e i "calëndri"
(calendari-cronaca).
Prima guerra mondiale
Durante la guerra il fronte passa in mezzo alla Ladinia
(Cristallo, Tofanes, Col de Lana, Marmolada). Fodom
(Livinallongo) viene diviso in due. Le truppe italiane occupano
Anpezo nonché la parte di Fodom che le truppe austriache
avevano abbandonato per motivi strategici. In seguito le truppe
austriache sparano granate su Fodom (sui loro stessi paesi e
sulla propria popolazione dunque) a causa della presenza delle
truppe italiane. La Plié (Pieve) viene distrutta
completamente. In Fodom vengono abbattute 301 case (fienili non
inclusi), ne rimangono soltanto 55. A molti Fodomi non rimane che
la fuga - fino in Boemia e negli Abruzzi, ma anche nelle valli
vicine.
Italia
Nel 1919 La Ladinia con il Sudtirolo
viene aggregata all'Italia. I Ladini chiedono unitamente di
rimanere con l'Austria nonché il riconoscimento come
gruppo etnico (non concesso sotto l'Austria), l'autonomia
politica e la tutela della lingua ladina:
"Noi Ladini non siamo una minoranza italiana nel
Sudtirolo, come i signori a Trento vanno a raccontare al governo
italiano e al mondo intero - ma siamo un popolo proprio e libero,
il più antico dei popoli del Tirolo".
Il fascismo dichiara il ladino dialetto
italiano
È un'asserzione in netta contraddizione con le più
prestigiose ricerche linguistiche. Fino ad oggi in certi ambienti
è rimasta la convinzione che il ladino sia un dialetto
alpino italiano e non una lingua propria. Per arrivare a tale
conclusione bisogna interpretare in maniera un po' particolare le
analisi glottologiche. Come spiegare p.e. il -s del plurale nel
ladino, particolarità che non si trova in nessun dialetto
italiano? O anche il -s della seconda persona del verbo (p.e. te
dijes - tu dici). Se dunque il ladino è un dialetto e non
una lingua, allora semmai sarebbe un dialetto francese ...
Fu proprio in questo periodo di attacco all'esistenza stessa del
ladino che la popolazione svizzera dichiarò, in un
referendum dichiarò, a grandissima maggioranza, il
romancio quarta lingua nazionale.
Uno degli oppositori di spicco alla teoria di ladino dialetto
italiano fu Pier Paolo Pasolini: "Lingua ladina dunque", scrive
il grande intellettuale e poeta, "non dialetto alpino".
Nel 1920, durante un incontro di esponenti ladini, nasce la bandiera ladina: Azzurro per il cielo, bianco per le montagne coperte di neve, verde per i prati: Un simbolo del paesaggio dolomitico.
1923 La Ladinia viene
tripartita amministrativamente:
Anpezo e Fodom con Col vengono aggregati alla provincia di
Belluno, nel 1927 la Val Badia e Gherdëina vengono aggregate
alla nuova provincia di Bolzano, Fassa rimane con la provincia di
Trento.
L'obiettivo della tripartizione è la rapida assimilazione
dei Ladini.
L'ingiustizia della tripartizione fascista - la più
grande ingiustizia mai inflitta ai Ladini - è tuttora in
vigore; le maggioranze delle tre province, dove vivono Ladini,
non hanno l'intenzione di rinunciare alla possibilità di
determinare il destino dei "loro" Ladini, non rinunciano alla
subordinazione istituzionale dei Ladini. Nel 1964 la chiesa
adegua i confini diocesani ai confini politico- amministrativi,
completando così la tripartizione.
Nel 1939 alle opzioni i Ladini delle province di Bolzano e
Belluno vengono classificati come "allogeni" e devono optare,
assieme ai Tedeschi del Sudtirolo, sebbene dal fascismo il ladino
sia stato dichiarato "dialetto italiano". Ovviamente il fascismo
non crede alla sua teoria.
Dopo la guerra
Nel 1946 al Passo Sella circa 3000 Ladini manifestano contro la
tripartizione, chiedendo la riunificazione e più diritti
per la comunità linguistica ladina. Gran parte dei diritti
fino ad oggi non sono stati concessi. Nel 1996 al Passo Sella
è stata commemorata la grande protesta del 1946 - la
tripartizione vige tuttora.
Per il fatto che la Ladinia durante l'occupazione nazista era
unita nella zona di operazione Alpenvorland, da parte italiana
coloro che, nel dopoguerra, chiedono la riunificazione dei Ladini
vengono calunniati come "filonazisti". Nel dopoguerra ha inizio
sia da parte italiana, sia da parte tedesca la calunnia e in
diversi casi la criminalizzazione dei Ladini che s'impegnano per
i diritti della loro comunità linguistica.
Continua l'assimilazione
Nelle valli ladine delle altre province dopo la guerra viene
reintrodotta la scuola puramente in lingua italiana; nelle valli
ladine della provincia di Bolzano ci sono tentativi massicci di
ristabilire la scuola puramente in lingua tedesca. Con
particolare accanimento viene combattuto l'inserimento della
lingua ladina nelle scuole. Spesso viene dichiarato che la lingua
ladina non abbia la dignità per essere insegnata nelle
scuole. In questa battaglia - una vera battaglia ideologica che
si riaggancia ai tentativi di assimilazione del 1916 e
all'esclusione delle lingue di minoranza dalle scuole nel
ventennio fascista - si distingue la neofondata SVP. I
sostenitori dell'insegnamento del ladino sono esposti a
denigrazioni (come se impegnarsi per l'insegnamento della lingua
madre nelle scuole fosse un reato politico). L'accanimento contro
l'insegnamento della lingua ladina perdurano fino al giorno
d'oggi.
1948 Con un decreto del Ministro all'Istruzione Pubblica nelle
valli ladine del Sudtirolo viene introdotta la scuola paritetica.
Il ministro, con una decisione salomonica e lungimirante, pone
fine alle querele sulla scuola ladina. Da parte di fanatici
vengono boicottate le lezioni di ladino. Per l'ostinatezza degli
avversari del ladino viene però estromessa la sillabazione
in lingua ladina.
Dopo le prime diffidenze verso il nuovo sistema scolastico gran
parte della popolazione riconosce il valore del sistema. Ci
saranno tuttavia attacchi da parte di chi vuole una scuola
puramente in lingua tedesca.
1950 ca. le diverse "Union di Ladins" si uniscono nella "Union
Generela di Ladins dla Dolomites", unione culturale federativa di
tutti i Ladini delle Dolomiti. Rimane fino ad oggi l'unica
organizzazione che supera i confini interladini instaurati dal
fascismo. L'Union Generela viene osteggiata dalle maggioranze
delle singole province (l'impegno per tutti i Ladini spesso viene
visto come tradimento, indipendentismo); solo a Roma viene
riconosciuta come interlocutore per le questioni ladine. Gran
parte delle conquiste culturali e legislativi per i Ladini sono
da attribuirsi all'impegno dell'Union Generela.
1954 La Union Generela di Ladins dla Dolomites costruisce la
"Cësa di Ladins", casa di cultura ladina a Urtijëi. Die
Cësa di Ladins ist heute Sitz der Wochenzeitung "Usc di
Ladins", der "Union di Ladins de Gherdëina" e del progetto
di pianificazione linguistica "spell".
1964 Roma è disposta a concedere ai Ladini del Sudtirolo
un proprio collegio elettorale. Bolzano però impedisce
tale diritto.
1972 Il secondo Statuto di autonomia contiene diverse norme di
tutela per i Ladini, allo stesso tempo però sancisce
diverse discriminazioni.
1973 Viene fondato il gruppo politico ladino sopraregionale, che
solo in Fassa si presenta alle elezioni regionali. I grandi
partiti delle singole province fanno di tutto per soffocare il
movimento. Indipendenza ladina, anche se pur minima, dalle
maggioranze viene combattuto come uno spettro.
Anni 70: La maggioranza tedesca del Sudtirolo fa nuovi tentativi
di germanizzare le scuole nelle valli ladini. La Corte
costituzionale blocca il tentativo di assimilazione (1976)
1975 Fondazione dell'Istitut Cultural Ladin "Majon di Fascegn"
(Vich de Fascia)
1975 Fondazione dell'Intendenza Ladina (Bolzano)
1976 Fondazione dell'Istitut Cultural Ladin "Micurà de
Rü" (San Martin de Tor)
1977 Comprensorio Ladino per Fascia: I Ladini fassani ottengono
il riconoscimento territoriale (nel Sudtirolo manca
tuttora).
1978 Fondazione della "Comunanza Ladina a Bulsan",
1983 Il gruppo politico ladino in Val di Fassa prende il nome di
Union Autonomista Ladina (UAL) e con Ezio Anesi ottiene il primo
consigliere provinciale a Trento.
1987 Fondazione dell'Istituto Pedagogico Ladino (Bolzano)
1989 Viene istituito il Tribunale Amministrativo Regionale a
Bolzano (TAR). Sebbene debba esprimersi anche sul trattamento
equo del gruppo etnico ladino, i Ladini sono esclusi per legge
dal TAR.
1989 Per l'impegno dell'Union Generela (a Bolzano ci sono
parecchie resistenze contro la norma) la lingua ladina diviene
lingua amministrativa nei comuni ladini del Sudtirolo. Fuori da
questi comuni i Ladini devono scegliere fra il tedesco e
l'italiano, mentre Tedeschi e Italiani nell'intera provincia
hanno il diritto all'uso della propria lingua.
1992 Ezio Anesi (UAL, Fascia) è il primo Ladino eletto
nel Parlamento a Roma.
1993 In Val di Fassa il ladino diviene lingua
amministrativa.
1993 Fondazione del partito autonomo ladino
"Ladins". Il nuovo partito, accolto con stupore da parte
della politica e dei mass media, ottiene il successo elettorale e
per due legislature, con Carlo Willeit, rappresenta i Ladini in
consiglio provinciale. Dal partito di maggioranza e dei mass
media ad esso legati parte una campagna denigratoria e
criminalizzante senza pari dei "Ladins" che non è degna di
una democrazia. Sul diritto di ogni minoranza di essere
rappresentata nelle istituzioni democratiche con un partito
autonomo (diritto che i Tedeschi dell'Alto Adige hanno sempre
chiesto ad alta voce per la propria minoranza) viene calpestato,
a dimostrazione del nazionalismo tedesco in Alto Adige che
frequentemente si arroga la denominazione di "tutela della
minoranza".
1998 La maggioranza nel Consiglio regionale delibera una legge
elettorale che tramite una soglia elettorale vieta di fatto
partiti autonomi ladini. A seguito di un ricorso del consigliere
regionale ladino la legge viene clamorosamente respinta dalla
Corte costituzionale perché antiminoritaria.
2000 Viene modificato lo Statuto d'autonomia. Ai Ladini della provincia di Trento viene concesso un collegio elettorale, ai Ladini della provincia di Bolzano (ca. il doppio di parlanti) invece tale diritto rimane negato con una serie di pretesti. I Ladini della provincia di Bolzano ottengono la possibilità di entrare nella giunta provinciale - ma soltanto se la maggioranza è d'accordo e non con un rappresentante democraticamente eletto. Gli altri due gruppi etnici hanno il diritto di essere nella giunta, i Ladini no: i diritti dei Ladini sono subordinati alla maggioranza, o meglio, al partito di maggioranza. Comprensibile che questo partito parli di "grande passo in avanti". Mentre la legge, nero su bianco, sia in verità tutt'altro. Meno comprensibile che molti mass media copino la propaganda partitica senza la minima analisi critica. I Ladini dunque possono essere rappresentati nella giunta provinciale di Bolzano se la maggioranza è d'accordo. Finora i Ladini erano addirittura esclusi per legge. Fa' eccezione soltanto il caso, dove due Ladini vengono eletti in seno al Consiglio provinciale (solo in questo caso, a causa dell'onnipotente regolamento proporzionale, i Ladini hanno il diritto ad un seggio in giunta). La legge elettorale però è fatta in modo che finora in Consiglio provinciale c'era sempre un solo ladino. "Due" i Ladini erano soltanto una volta: quando Alexander Langer, protestava contro l'obbligo di dichiarazione di appartenenza etnica, aprendo così la porta della giunta provinciale all'esponente ladino della SVP (ottenendo in compenso insulti). La maggioranza con la riforma dello statuto inoltre si prende il diritto di chiamare in giunta provinciale persone non elette. "Chiamata dall'esterno" è il termine che evita ovviamente il termine "non eletto" o "non democratico". I diritti in più per la SVP vengono elogiati come diritti per i Ladini. Il testo di legge però dice il contrario - nero su bianco. La SVP chiama dall'esterno un esponente del partito che non era stato eletto (e che nemmeno si era presentato a delle elezioni): Florian Mussner, che diventa assessore per le costruzioni pubbliche e per la cultura ladina (una combinazione molto convincente). E mentre il rappresentante eletto dei Ladini, Carlo Willeit, non viene riconosciuto tale, il non eletto Florian Mussner viene presentato in giro quale "rappresentante dei Ladini" - un concetto in verità piuttosto strano di democrazia e tanto più di tutela della minoranza. L'assessorato - e dunque i mezzi pubblici - da Florian Mussner e dalla SVP vengono ampiamente sfruttati per la propaganda (elettorale): visita dopo visita, inaugurazione dopo inaugurazione (anche pochi giorni prima delle elezioni) per essere presenti pubblicamente e nei mass media. Vengono registrate anche telefonate a giornalisti.
2003 Florian Mussner viene eletto in consiglio provinciale, la Lista Ladins rimane fuori. Con Florian Mussner ci sono regressi significativi nella politica culturale ladina.
2003 con un decreto della giunta provinciale viene bandito dall'amministrazione pubblica la lingua unitaria "ladin standard" - un vero e proprio divieto. La linguistica intera indica nella standardizzazione della lingua ladina una condizione irrinunciabile per la sopravvivenza di questo gruppo etnico. La provincia di Bolzano vieta questo strumento di sopravvivenza. E parla fariseicamente della tutela della minoranza. www.noeles.net - il primo e finora unico portale news ladino viene messo online nel 2002. Il sito viene curato dalla Uniun Scriturs Ladins Agacins (USAL) che cura anche la pagina ladina dell'Alto Adige (pagina che esce ogni martedì). Per le critiche espresse nei confronti di Florian Mussner - innanzi tutto riguardante il decreto di divieto del ladin standard, alla USLA vengono tolti i contributi. Dunque: la politica cerca di annientare le voci critiche.
Il territorio ladino nelle Dolomiti [ su ]
I Ladini delle Dolomiti abitano nelle cinque valli intorno
all'imponente massiccio del Sella:
- Val Badia con Mareo (Marebbe)
- Gherdëina (Val Gardena)
- Fascia (Val di Fassa)
- Fodom (Livinallongo) con Col (Colle Santa Lucia) e
- Anpezo
Viene considerato parte della Ladinia anche il Comelico.
È elemento di giuntura fra il ladino delle Dolomiti ed il
friulano. In parte un corpo linguistico ladino lo hanno anche le
parlate della Val di Non e della Val di Sole (Trentino), parlate
fortemente penetrate da elementi lombardi e trentini. Da alcuni
anni si parla dell'identità linguistica di queste due
valli non solo a livello glottologico, ma anche a livello
politico e culturale. Una delle richieste avanzate è che i
"Nonesi" e "Solandri" possano dichiararsi ladini nel censimento.
Nonesi e Solandri dal punto di vista della lingua comunque sono
più vicini al ladino grigionese che al ladino delle
Dolomiti.
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Le frazioni ladine Bula, Runcadic e Sureghes (1267 abitanti) fanno parte del comune di Castelrotto (Ciastel). |
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Dati da: Roland Verra, Hans Rabanser: Ladinia. Bolzano: Athesia 1997
Lingua [ su ]
Formazione & varianti del ladino
Il ladino è una lingua neolatina, nata con la
romanizzazione delle Alpi, quando la popolazione retica
adottò il latino volgare, cioè il latino popolare;
sotto l'influenza delle particolarità della propria lingua
(sintassi, fonetica, vocabolario) la lingua si sviluppa a lingua
ladina (retoromanzo).
La lingua ladina è l'evoluzione diretta del latino
parlato dalla popolazione delle Alpi verso la fine dell'impero
romano.
I retoromanzi e i Rumeni sono gli unici che nella loro denominazione usano il nome di "Roma", gli abitanti della valle dell'Inn e delle Dolomiti addirittura vengono chiamati "Ladini", cioè Latini. Un protoladino potrebbe aver preso corpo intorno al 700-800 (come avvenne per altre lingue neolatine). La lingua è collocata circa a metà fra il francese e l'italiano. Altre lingue apparentate con il ladino sono l'occitano oppure il catalano.
Particolarità del ladino
- Palatalizzazione della c e della g davanti alla a, come ciaval
(ital. cavallo, vedi francese cheval); giat (gatto) etc.
- Plurale con desinenza -s (ci sono anche altre forme di
plurale), p.e. ciases (case), cians (cani)
- 2a persona del verbo con -s (te ciantes = tu canti)
- Mancanza del nuovo condizionale ( portarava, -aría;
porterebbe); viene usato, come nel latino, il congiuntivo
imperfetto.
- Mantenimento dei gruppi di consonanti PL, BL, FL, CL, GL (p.e.
plajëi, ital. piacere, oppure flé (fiato)
- Perdita dei vocali finali non accentati -o e -e (tet - tetto,
man - mano) al termine delle parole
- Ci sono diverse particolarità della sintassi e del
vocabolario. Sono state trasmesse nel ladino parole preromane
(retiche).
Gli idiomi ladini
Gherdëina
Badiot con Mareo
Anpezan
Fodom
Fascian (brach, cazet, moenat)
Padre nostro
mareo/badiot
Nosc Pere dl Cil,
al sides santifiché to inom,
al vëgnes to rëgn,
tüa orentè sides fata,
sciöche al cil insciö söla tera.
gherdëina
Pere nost, che t'ies en ciel,
sibe santificà ti inuem,
vënie ti rëni,
sibe fata ti ulentà,
coche en ciel enscì en tiera.
fascian
Père nosc che te es sun ciel, sie fat sent to inom,
fa che vegne to regn,
to voler sie semper respetà, tant sun ciel che su la
tera.
fodom
Pere nost che t'es sun paradìsc, benedët l é
l tuo inom,
resta con nos,
che sarà fat ci che te vos,
sun ciel e su la tiera.
ampezan
Pare nosc, che te stas su in zielo,
sée fato santo el to gnon,
viene el to regno,
sée fato chel che te vos tu,
tanto in zielo che su ra tera.
Viene considerato parte della Ladinia anche il Comelico. È elmento di giuntura fra il ladino delle Dolomiti ed il friulano. In parte un corpo linguistico ladino lo hanno anche le parlate della Val di Non e della Val di Sole (Trentino), parlate fortemente penetrate da elementi lombardi e trentini. Da alcuni anni si parla dell'identità linguistica di queste due valli non solo a livello glottologico, ma anche a livello politico e culturale. Una delle richieste avanzate è che i "Nonesi" e "Solandri" possano dichiararsi ladini nel censimento. Nonesi e Solandri dal punto di vista della lingua comunque sono più vicini al ladino grigionese che al ladino delle Dolomiti.
Il ladino e le altre lingue neolatine
Il termine retoromanzo viene frequentemente frainteso: Il ladino
è una lingua neolatina come il francese (che potrebbe
essere chiamato "galloromanzo").
Stereotipi
Il ladino ha pochissime parole
Il ladino ha molte parole. Il nuovo vocabolario badiot-tedesco
ha 36.000 lemmi tedeschi con 78.000 corrispettivi ladini.
Il ladino non ha neologismi
Ci sono parecchi neologismi. Per il fatto che la lingua viene
insegnata pochissimo nelle scuole e ha poco spazio nei mass
media, l'adottamento comune può durare molto più a
lungo che nelle altre lingue.
I neologismi fanno ridere
I neologismi ladini non si distinguono dai neologismi di altre
lingue: all'inizio spesso sembrano strani, poi invece sembrano
naturalissimi. Termini come nodadoia (piscina), furnadoia
(funivia), brujadoia (inceneritore) o sarenara (depuratore) si
sono diffusi tra la gente.
Il ladino è una lingua mista
Il ladino è una lingua neolatina che, come tutte le
lingue del mondo, ha preso parole in prestito dalle lingue
vicine. Il problema specifico dei Ladini è che la lingua a
scuola la imparano poco o niente e che nel parlare così
usano non poco parole tedesche e italiane al posto di quelle
ladine. È una prova non della presunta povertà
della lingua, ma del fatto che la mancanza di insegnamento porta
una comunità linguistica all'annientamento.
I Ladini non si capiscono tra di loro
La differenza tra gli idiomi ladini è piccola, la
compattezza del ladino è molto alta. Chi conosce bene un
idioma non ha problemi con altri idiomi.
Ladin dolomitan
La suddivisione del ladino dolomitico in cinque (se non sei,
sette o otto) idiomi scritti presenta svantaggi notevoli.
"Ladin dolomitan" è la lingua scritta dei Ladini delle Dolomiti; viene compilata dal progetto di elaborazione linguistica "spell". "spell" sta per "servisc de planificazion y eleborazion dl lingaz ladin" (servizio di pianificazione ed elaborazione della lingua ladina).
Il Ladin dolomitan è una forma standardizzata del
ladino per l'uso scritto.
Già nel lontano 1833 Micurà de Rü (Nikolaus
Bacher) aveva lanciato l'idea di una forma scritta per tutti i
Ladini delle Dolomiti.
Perché una lingua scritta?
- Ogni lingua ha bisogno di pianificazione linguistica. È
vantaggioso eseguire la pianificazione per tutti gli idiomi
insieme.
- Il ladino è lingua amministrativa. Una forma per tutti
i ladini è necessaria. Non ci si può aspettare che
vengano usate tutte le varianti del ladino scritto (a parte il
fatto che proprio la mancanza di una forma standard viene spesso
assunto come pretesto per non applicare il ladino).
- Per i neologismi, irrinunciabili in ogni lingua, è
indispensabile un agire comune per creare sinergie. Nessuna
lingua si concede il lusso di creare neologismi nelle diverse
varianti dialettali - tantomeno questo lusso se lo può
permettere una comunità linguistica di minoranza.
- L'esperienza ha evidenziato che il consolidamento e il
potenziamento dell'uso del ladino dipendono non esclusivamente,
ma principalmente dalla disponibilità di una forma scritta
unica per tutti gli idiomi.
La forma
Il Ladin dolomitan è una forma standard del ladino che
tiene conto degli idiomi. Il metodo consiste nello scegliere
dalle diverse varianti del ladino quelle forme che hanno una
maggioranza. Si fa una scelta esclusivamente tra forme già
esistenti del ladino, non vengono create nuove forme, non
c'è nessuna costruzione "artificiale".
Ladin dolomitan è il maggior comune denominatore degli
idiomi.
- Il Ladin dolomitan non soppianterà i singoli idiomi,
come spesso è stato affermato, ma al contrario
rinforzerà gli idiomi con la pianificazione linguistica
comune. Il Ladin dolomitan sarà da applicare dove ci si
rivolge ai ladini di più vallate (oggi in questi casi
viene in gran parte usato il tedesco o l'italiano, ma non il
ladino).
- Molte lingue scritte d'Europa sono nate nello stesso modo:
dalla necessità di creare una forma di comunicazione che
possa essere capita da un gran numero di persone. Ogni lingua
scritta è nata da compromessi.
- Ladin dolomitan è una lingua per la scrittura e la
lettura. Ognuno può pronunciarla come usa pronunciare il
proprio idioma. Un badiot p.e. può pronunciare "dur" come
"dür", "mur" come "mür" ecc.
- Il Ladin dolomitan non deve essere imparato: Chi conosce un
idioma ladino capisce la lingua scritta. Il ladin dolomitan deve
essere imparato soltanto da chi che per professione deve redigere
i testi scritti nella forma standard.
Esempio analogo: Rumantsch Grischun
La lingua scritta dei Romanci nella Svizzera, il Rumantsch
Grischun, è stata creato secondo lo stesso principio del
Ladin dolomitan.
Il romancio con l'introduzione della lingua scritta ha
conquistato un nuovo prestigio e nuovi campi di applicazione.
Grazie alla lingua scritta il romancio viene usato in nuovi campi
che prima erano riservati al tedesco, francese ed italiano.
Una rivalutazione simile della lingua è necessaria per
rendere possibile la sopravvivenza della lingua ladina.
Cultura [ su ]
Tradizione orale - Il mondo dei misteri: Le
Leggende
Della storia della cultura fanno parte non solo i documenti
scritti, ma anche la tradizione orale. Nel corso di una
rivalutazione generale della cultura popolare - saghe, leggende,
canzoni, proverbi - la tradizione orale venne raccolta anche
presso il piccolo popolo dei Retoromanzi.
Presso i Retoromanzi dei Grigioni Caspar Decurtins (1855-1916) è stato il primo a raccogliere il patrimonio culturale trasmesso oralmente. Nel 1887 esortò la popolazione a sostenerlo nella sua impresa. Riscosse un successo grandissimo, il materiale raccolto venne pubblicato in ben 14 volumi. La mole del materiale favolistico retoromanzo complessivamente raccolto fino al 1973 supera di oltre il doppio quello delle tre altre comunità linguistiche svizzere.
I Ladini dolomitici dispongono della più famosa raccolta di leggende, redatta da Karl Felix Wolff e pubblicata per la prima volta nel 1905: “I Monti Pallidi”. Wolff ha rimaneggiato i frammenti narrativi, li ha decorati conferendo ad essi un tono romantico.
Particolarmente affascinante e complesso è il mito di
Fanes, le cui radici risalgono a migliaia di anni fa: la
trasformazione degli uomini in animali è un elemento
antico che si riscontra anche nelle saghe indiane. Il totem del
mito di Fanes non è un simbolo del potere, della caccia
(non un'aquila), bensì della modestia pacifica legata alla
terra: la marmotta.
Il Male non ha connotazioni ultraterreno-metafisiche, ma
appartiene alla Terra come pure il Bene. Spina de mul, lo
stregone che nelle notti di tempesta si trasforma in uno
scheletro animale, non ha nulla di diabolico, attinge i suoi
poteri dalla forza della natura, non ricorre a patti con il male
nell'aldilà. Il mito di Fanes risulta soltanto debolmente
permeato dalla visione cristiana del mondo e dal concetto di Male
ad essa legata.
Un elemento ricorrente nelle saghe è il matriarcato. Nel
mito di Fanes (e nelle saghe ladine in generale, raramente invece
nelle altre saghe del Tirolo o del territorio italiano contiguo)
sono principalmente o quasi esclusivamente le donne che prendono
decisioni e che guidano il corso degli eventi. Gli uomini invece
portano allo sfacelo non appena prendono decisioni: Il Re di
Fanes vende il suo impero e come punizione viene trasformato in
roccia. Il nome "falso Re" – Fauzo rego/Falzarègo
(non Falzàrego!) dà il nome al Passo al confine
meridionale del Fanes.
Le saghe sono state ambientate nel territorio di Fanes soltanto
più tardi: il nucleo dei racconti ha origine in un
contesto più ampio, in cui il territorio linguistico non
era circoscritto alle Dolomiti.
Tradizione scritta - Dolomiti
Le prime testimonianze scritte risalgono al 1600 circa: si
tratta di documenti nati dalla necessità pratica di
comunicare con la popolazione nella sua stessa lingua.
L'amministrazione regolare però non concede alcun spazio
al ladino.
1833 Micurà de Rü progetta una lingua scritta unica
per tutte le varianti del ladino delle Dolomiti. Il manoscritto
non viene pubblicato.
1864 Grammatica gardenese di Josef Anton Vian (parroco di
Ortisei, originario della Val di Fassa).
Con Agno (Angelo) Trebo (1862-1888) avviene il passaggio al
genere letterario lirico. Trebo scrive poesie prevalentemente
malinconiche, sofferte. Accanto a poesie in cui aleggiano
incantevoli descrizioni paesaggistiche – in linea con la
tradizione della Heimatdichtung – propone struggenti
rappresentazioni poetiche di sentimenti, riscontrabili nel
panorama della letteratura mondiale. Angelo Trebo ha anche
scritto il testo per le prime operette ladine (“Le scioz de
San Jenn” e “Le ciastel dles stries”).
Il poeta, storico e filologo Tita (Jan Batista) Altonn
(1845-1900) ha raccolto testi orali e saghe.
Hugo de Rossi (1875-1940) elabora un vocabolario
(fassano).
Ha inizio un'ondata di produzioni letterarie che stilisticamente
possono essere considerate in gran parte di carattere folclorico.
L'attività letteraria è segno della presa di
coscienza ladina e della valorizzazione della propria lingua. Gli
autori di questa cultura sono gli insegnanti o i preti dei paesi.
L'evoluzione della cultura scritta ladina viene bruscamente
interrotta dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
Nel secondo dopoguerra si registra una rinascita delle diverse
attività cuturali ladine (spesso a scapito della politica
delle maggioranze che vogliono rilegare la cultura ladina a
folcorismo), nell'attività letteraria si nota una
crescente diversificazione stilistica. Ci sono però le
forze politiche che si ostinano a considerare il ladino come
lingua da usare soltanto nella sola sfera privata e che si
oppongono ad ogni uso pubblico della lingua. Vogliono rilegare il
ladino ad elemento folclorico, negandogli ogni
dignità.
Una delle personalità letterarie di maggior rilievo di
questi anni di rinvigorimento della coscienza ladina è Max
Tosi, che (similmente a Pasolini nel Friuli) sceglie il gardenese
– appreso come seconda lingua - come lingua per le sue
produzioni letterarie.
Oggi la letteratura ladina si presenta produttivamente ricca
nonché stilisticamente variata; nei contentui si distingue
appena dalla letteratura dei vicini; ha però in vantaggio
una maggior disponibilità agli esperimenti (innazi tutto
il plurilinguismo).
I vicini sono poco informati sulla letteratura ladina, spesso non sanno nemmeno che esiste una letteratura ladina. Non conoscono la lingua e quindi (in mancanza di traduzioni) non possono nemmeno esprimere giudizi. La letteratura ladina generalmente non viene presa in considerazione, nei mass media tedeschi ed italiani la letteratura ladina è pressoché inesistente.
Grigioni
La tradizione scritta
retoromanza dei Grigioni inizia nel secolo XVI; l'impulso
principale proviene dalla Riforma (e dalla Controriforma) e
dall'intento di proporre testi per l'educazione morale nella
lingua del popolo cristiano: in romancio dunque. A Gian Travers,
uomo politico dell'Alta Engadina, dobbiano il primo documento
retoromanzo. Nel 1527 redige nella lingua madre uno scritto
apologetico diffuso come manoscritto. Le prime pubblicazioni
stampate in lingua romancia si hanno nel 1552: un catechismo e un
abbecedario, redatte da Jachiam Bifrun, notaio a Samedan,
nell'idioma dell'Alta Engadina. Pochi anni più tardi
Bifrum traduce in retoromanzo (idioma puter) anche il Nuovo
Testamento (1560). La lingua dunque è veicolo di
diffusione per la religione.
Fra le numerose pubblicazioni due meritano una menzione
particolare. "Il vêr sulaz da pievel giuven" (Il vero
divertimento dei giovani, 1611) che viene pubblicato in romancio
altre 12 volte, nonché 11 volte in tedesco e 7 volte in
italiano. Un successo simile lo ottiene "Consolaziun dell'olma
devoziusa" (Consolazione dell'anima devota, 1690), un libro
cattolico di preghiere e canti in parte in uso ancora al giorno
d'oggi. Fino al 1945 il libro viene pubblicato ben 11
volte.
L'impiego esplicitamente religioso degli idiomi contribuisce a
caratterizzarli confessionalmente e dunque dividerli. Una lingua
scritta comune per tutti i Romanci perciò per secoli
rimane impensabile. La letteratura romancia contemporanea si
presenta ricca ed innovativa.
Friuli
Nel Friuli la lingua venne usata pubblicamente durante il
periodo dell'amministrazione autonoma (Patriarcato di Aquileia,
la cosiddetta "Patrie dal Friûl", terminato nel 1420): ci
sono fra l'altro documenti della Scuola Notarile di Cividât
del sec. XIV. Con l'annessione di una parte del Friuli a Venezia
il friulano non trova più applicazione nella pubblica
amministrazione: viene sostituito dall'italiano
(veneziano).
La letteratura friulana ha inizio nel Rinascimento. Non è
una letteratura con legami religiosi, né letteratura
folclorica, ma una poesia laica e spiccatamente mondana.
Risalgono a questo periodo anche le prime traduzioni di opere
della letteratura mondiale. Nei secoli successivi emergono in
ambito letterario numerosi personaggi di spicco; fra questi
spiccano Ermes di Colloredo, Pietro Zorutti (con i suoi
almanacchi contribuirà al consolidamento della
koiné), Caterina Percoto.
Negli anni della seconda guerra mondiale Pier Paolo Pasolini
dà un nuovo impulso alla letteratura friulana con la
spregiudicatezza di chi viene da fuori e non è legato alle
tradizioni locali. L'italiano Pasolini impara il friulano, la
lingua della madre, e ravviva la letteratura friulana con poesie
e un testo teatrale ("I Turcs tal Friûl") di altissima
qualità. Con la fondazione dell'Academiuta de lenga
furlana 1945 Pasolini compie un'impresa straordinaria; un'intera
generazione di poeti si ispirerà alle sue idee. Pasolini,
attivo anche politicamente, è un sostenitore convintissimo
dell'autonomia del Furlan: "Lingua ladina dunque - egli scrive -,
non dialetto alpino".
Oggi la letteratura friulana si presenta ricca, sia per la varietà stilistica che per la i generi, che spaziano dalla lirica fino ai comics. Gode di grande prestigio il concorso letterario e musicale "Premi Friûl".
Architettura
L'area ladina - innanzi tutto il Friuli e il Canton dei Grigioni
- possiede perle uniche dell'architettura mondiale.
- Ad Aquileia, nella chiesa madre dell'intero arco alpino, si
può ammirare un pavimento a mosaico di più di 700
m2 del IV secolo d.C. È il documento artistico forse
più bello dell'era paleocristiana.
- Müstair (a solo un chilometro dal confine con il
Sudtirolo e l'Italia) con il suo convento delle Benedettine e la
sua chiesa romanica (più tardi modificata con arcate
gotiche) possiede una gemma che fa parte del patrimonio culturale
mondiale della UNESCO.
Il convento è stato costruito intorno al 800 come
Monasterium Tuberis. Nella chiesa, una delle poche rimaste con
tre absidi, si può ammirare il più grande ciclo di
pittura del primo medioevo.
- Nella chiesa di Zillis (al sud della famosa Via Mala, via di
transito attraverso un paesaggio spettacolare) si può
ammirare il più antico soffitto dipinto (1130 circa): Sono
153 tavole in legno. La chiesa viene visitata da circa 200.000
persone all'anno.
- A Cividât (Cividale) c'è la necropoli celtica
sotterranea (ca. 400 a.C.).
- Del 760 ca. è il tempietto longobardo a
Cividât.
- Glemone (Gemona) con il duomo possiede uno dei più
belli esempi di architettura gotica a sud delle Alpi.
Nelle Dolomiti - come nel Tirolo intero - le chiese romaniche
sono state sostituite da chiese gotiche (che a loro volta, in
parte, sono state sostituite da chiese barocche). Dal punto di
vista culturale è una perdita gravissima (le chiese
romaniche nella Val Venosta sono una testimonianza di
un'architettura di qualità eccellente)
Una perla delle chiese gotiche è la chiesa di Santa
Giuliana in Val di Fassa, come pure la chiesa di Sacun (San
Giacomo) presso Urtijëi con i suoi affreschi gotici.
Altra perla (e amatissimo motivo fotografico) è la
chiesetta di Santa Barbara (La Val).
Belle chiese barocche ci sono a Al Plan de Mareo e a Badia.
Viles
Fanno parte del patrimonio culturale ladino anche le viles, gli
insediamenti agricoli tipici della Val Badia che sono unici per
il loro equilibrato insieme, per l'armoniosità del
collocamento nel paesaggio. Le viles negli ultimi anni sono state
scoperte come meta di passeggiate turistiche. Rimane però
la parziale incompatibilità con le esigenze di lavoro e di
abitazione odierne. Le viles sono sottoposte a tutela: modifiche
come pure nuove costruzioni sono vincolate da notevoli
restrizioni.
Sgrafit
Una particolarità dell'architettura profana del Canton
dei Grigioni (Bergell, Engiadina, Val Müstair) è lo
"sgrafit". Si tratta di disegni graffiati (da qui il nome)
sull'intonaco ancora morbido: dall'ultimo strato applicato al
muro esterno (bianco o colorato) vengono asportate le parti che
dovranno risultare più scure.
Con lo sgrafit si creano disegni, decorazioni, detti e
sentenze.
Folk & cultura
L'osservatore esterno delle minoranze vede volentieri la parte
folclorica, esotica. Usanze e costumi attirano spesso maggiore
attenzione di lingua e letteratura, società, arte. Con il
folclorismo una minoranza viene illustrata come teatro pieno di
colori e forse un po' come mondo arretrato. Alla politica il folk
va bene perché ad esso non si combinano richieste di
diritti per lingua e cultura della minoranza.
Usanze
Le molte usanze del mondo ladino fanno parte di due sfere:
religione e agricoltura. Le radici delle usanze frequentemente
sono più antiche del Cristianesimo. Con i nuovi ritmi di
vita (turismo a Natale, Epifania ecc.) una parte delle usanze
è in scomparsa. Usanze ancora vive, come le processioni
nei giorni di festa (estivi), la benedizione dei fiori (15
agosto) vengono frequentate da turisti un po' come se si tratasse
di uno spettacolo.
Ladinia oggi [ su ]
Economia & società
Per secoli l'economia e lo stile di vita dei Ladini era dominato
dall'agricoltura. Le vali ladine erano povere, l'artigianato
è nato dalla necessità di disporre di fonti di
guadagno aggiuntive. Oggi l'immagine delle valli ladine è
dominata dal turismo. Agricoltura e artigianato però
continuano ad esercitare un'importanza fondamentale, pur
collocandosi al di fuori dei tradizionali itinerari turistici ed
essendo così meno visibili. L'agricoltura quale unica
fonte di sostentamento, generalmente non è sufficiente: i
contadini che non hanno un secondo lavoro sono rari.
Il turismo ha causato profondi cambiamenti nella struttura
sociale. Le stagioni ("sajuns") sono quelle turistiche. Lo stile
di vita tradizionale legato al mondo agricolo è in via di
scomparsa.visibili.
Un'arma a doppio taglio
La Ladinia è nota grazie soprattutto al turismo. Le
Dolomiti con le loro località, gli impianti di risalita,
le piste del Dolomiti Superski, gli eleganti e rinomati
ristoranti costituiscono l'insegna dell'economia locale –
cosa che si rispecchia nei luoghi comuni dei vicini. E'
ampiamente diffusa l'idea che tutti Ladini possiedano un hotel,
siano ricchi e così via di seguito.
Il turismo iniziò circa 100 anni fa; alcune
località dolomitiche divennero luoghi di villeggiatura
estiva per pochi privilegiati.
Prese piede uno sviluppo edilizio che portò alla
costruzione di alberghi di dimensioni imponenti e in uno stile
cittadino ed elegante. Il quadro dei paesi inizia a cambiare in
maniera radicale.
Nel secondo dopoguerra, il diffuso benessere materiale determina
una ripresa del turismo. Il turismo si trasforma in turismo di
massa. I Ladini sono stati i pionieri del turismo invernale; le
valli confinanti hanno tratto profitto da questi sviluppi.
Il turismo viene criticato: esso porta alla
svendita di appartamenti che vengono occupati poche settimane
all'anno. Fuori stagione vi sono "paesi fantasma". Lo scenario
paesaggistico è mutato, è spesso dominato da hotels
imponenti (spesso costruiti in uno stile pseudoalpino);
la tradizione culturale, gli usi, i costumi vegono offerti come
attrazione turistica – si tratta di una commercializzazione
e di una falsificazione:
l'afflusso di forza-lavoro sprigionato dal turismo ha portato
nei Grigioni alla germanizzazione di interi paesi (S. Moritz/San
Murezzan). A Cortina, a causa dell'immigrazione (soprattutto a
partire dalle Olimpiadi invernali del 1956 che hanno reso la
località famosa a livello internazionale) i Ladini sono in
minoranza;
il ritmo di vita viene scandito dal turismo, le tradizioni ed i
costumi sono esposti al rischio di scomparire.
Il turismo presenta anche indubbi vantaggi:
il turismo porta benessere economico, i Ladini non sono costretti
ad emigrare. Anche l'artigianato, l'edilizia, il commercio vivono
grazie al turismo, che così contribuisce alla
sopravvivenza del popolo;
il turismo contribuisce a diffondere oltre i confini regionali
le conoscenze sull'esistenza del Ladino: molte persone
provenienti da diverse parti dell'Europa sanno del Ladino grazie
alle loro ferie trascorse in loco. Le scuole ed i media
generalmente non se ne occupano;
grazie al turismo la Ladinia è più forte. Al
benessere economico si è accompagnato un rafforzamento
notevole della coscienza ladina, fatto che ha ripercussioni a
livello culturale e politico. I Ladini valorizzano di più
attenti la loro autonomia. I Ladini non vengono più
considerati dai vicini20come inferiori (al posto del disprezzo di
prima è subentrata sovente l'invidia).
Mass media - La Usc di Ladins
La "Usc di Ladins" (La voce dei Ladini) è l'unico dei
mass media che, superando la tripartizione fascista, coinvolge
tutti i Ladini delle Dolomiti. Viene edito dalla Union Generela
di Ladins dla Dolomites. Il periodico è stato fondato nel
1949 come "Nos Ladins" (Noi Ladini). Nel corso della sua
difficile storia, la Usc di Ladins è stata frequentemente
attaccata (soprattutto da esponenti politici della maggioranza
che nemmeno capiscono il ladino), è stato chiesto alla
"Usc" esplicitamente di non scrivere su politica come condizione
per finanziamenti pubblici: censura tematica per i mass media
ladini? www.lauscdiladins.com
RAI ladina - Radio e tv
- 1946 Prime trasmissioni in lingua ladina
- 1988 Prime trasmissioni televisivi in lingua ladina
- 1998 Viene introdotto il tg ladino "trail" 19.55-19.59.30
I programmi della Rai ladina vengono trasmessi nel Sudtirolo e in Val di Fassa.
Rai, sede di Bolzano: Trasmissioni in lingua ladina
Radiofonia:
giornaliero (esclusa la domenica)
13.30-13.50 notiziario
13.50-14.05 "La copa dal cafè" (generale, cultura)
19.00-19.05 notiziario
19.05-19.30 programmi culturali
Domenica:
12.30-12.45 notiziario
12.45-13.00 La copa dal cafè
Televisione:
giornaliero
19.55-19.59'30 trail
ogni giovedì
20.30-20.40
Paladina (cultura, generale)
ogni ultimo giovedì del mese:
altri 30 minuti (cultura/attualità)
Inserti ladini in mass media degli altri
gruppi
- Alto Adige (ogni martedì, una pagina)
- Dolomiten (martedì e giovedì e sabato)
- Radio Gherdëina (stazione radiofonica privata, trasmette
nelle lingue tedesco e ladino).
- Radio Studio Record (stazione radiofonica privata, trasmette
nelle lingue italiano e ladino).
Svantaggi dei mass media ladini:
- non c'è possibilità di importazione, tutto deve
essere prodotto sul posto
- c'è un mercato troppo ridotto per garantire il
finanziamento tramite vendite e pubblicità. Non esiste
nessuna correzione legislativa per questo svantaggio
- non ci sono notizie ladine da agenzie (c'è sempre
bisogno di tradurre), inoltre ci sono pochissime notizie da
agenzie che riguardano il mondo ladino
- non esiste nessuna legge per il sostegno specifico ai mass
media ladini. Le norme esistenti sono generiche e non tengono
conto della particolarità ladina di lingua minore.
Grigioni
La quotidiana (quotidiano, interamente romancio)
Radio Rumantsch: 14 ore al giorno in romancio
Televisiun Rumantscha: telegiornale "telesguard", da
lunedì a venerdì 18.45 - 18.55, nonché
programmi culturali la domenica
diversi giornali regionali, Radio Piz Corvatsch e Radio Grischa
(emittenti private bilingui)
Inoltre nel Canton dei Grigioni esiste una Agenzia notiziaria
romancia (Agentura da novitats Rumantascha, ANR).
Friuli
Radio onde furlane (emittente privata)
La Patrie dal Friûl (mensile)
La vita cattolica (settimanale, con piccole parti in
friulano)
Int furlane (trimestrale friulano)
Istituzioni e associazioni
Union Generela di Ladins dla Dolomites
È l'organizzazione federativa delle unioni ladine nelle
Dolomiti. Non ha dipendenti (i mezzi finanziari non sono
sufficienti). Gran parte della cultura ladina viene prodotta
sulla base del volontariato.
Nel Canton dei Grigioni la Lia Rumantscha come
organizzazione federativa è riconosciuta a livello
politico, nelle Dolomiti invece la Union Generela dalle
amministrazioni provinciali non viene riconosciuta come
interlocutore: vige la mentalità della
tripartizione.
La Union Generela è editore dell'unico print-medium
(settimanale) ladino, la "Usc di Ladins". Inoltre ha messo in
piedi la popolarissima "Ladinia-Tour", rock-festival ladino.
Comunanza ladina a Bulsan
È l'unione culturale dei Ladini a Bolzano.
Attività: Convegni e conferenze, corsi di ladino.
Istitut Cultural Ladin "Majon di
Fascegn"
L'Istituto Culturale per i Ladini fassani è stata la
prima istituzione culturale ladina indipendente. Della sua
attività fanno parte la ricerca linguistica, storica e
culturale ladina, l'edizione di libri e della rivista
specializzata "Mondo ladino".
Istitut Cultural Ladin "Micurà de
Rü"
Istituto di Cultura per i Ladini della provincia di Bolzano, con
compiti analoghi a quello di Fascia. Editore di libri (storia,
letteratura, traduzioni di letteratura straniera, come p.e. "Il
piccolo principe") nonché della rivista specializzata
"Ladinia".
Intendenza ladina
L'Intendenza alle scuole delle valli ladine amministra le scuole
di questo territorio.
Istitut Pedagogich Ladin
L'Istituto Pedagogico ha il compito di formazione degli
insegnanti e della preparazione di material didattico specifico
per le scuole delle valli ladine.
Consulta per i problems ladins (Comune di
Bolzano)
La Consulta amministra le esigenze della comunità ladina
a Bolzano. Organizza eventi culturali.
Museum ladin Ciastel de Tor: Museo provinciale ladino a San Martin de Tor (San Martino in Badia)
Canton dei Grigioni: Lia Rumantscha
Fondata il 26 ottobre 1919: Organizzazione federativa di tutte
le unioni culturali e linguistiche romance. Istituzione senza
fini di lucro, apolitica e sopraconfessionale. Fini: Sostegno
alla lingua e cultura romancia, incentivazione del romancio nelle
famiglie, scuole, nella chiesa e nella vita pubblica. La Lia
Rumantscha viene finanziata da contributi della mano pubblica
(Federazione, Cantone), vendita libri, traduzioni ecc., sostegno
da parte di organizzazione e fondazioni pubbliche e private. La
Lia Rumantscha ha 15 dipendenti. La Lia Rumantscah è
responsabile dell'elaborazione e dell'applicazione della lingua
scritta Rumantsch Grischun. E' attiva nel campo editoriale:
Dizionari, grammatiche, materiali d'insegnamento della lingua,
antologie, terminologie specifiche, libri per bambini, Comics,
compact disc, letteratura da intrattenimento. Musica e canto:
Mediazione di brani di compositori romanci a cori
interessati.
Scuola
"L'intero XX secolo in queste due valli è stato
contrassegnato dai tentativi di assimilazione
monoculturale".
(Roland Verra, Intendente delle scuole ladine)
I ladini a scuola non imparano la propria lingua. Con una o due ore alla settimana non s'impara nessuna lingua al mondo!
Sudtirolo: Scuola paritetica
Nella prima classe elementare l'insegnamento avviene in italiano
e ladino oppure in tedesco e ladino. Nelle altri classi delle
scuole d'obbligo delle valli ladine metà delle materie
viene insegnata in italiano, l'altra metà in
tedesco.
Al ladino è stato riservato un angoletto: nelle scuole
d'obbligo sono due ore settimanali, nelle scuole superiori una
sola.
Il regolamento paritetico vale soltanto per le scuole nelle
valli ladine. Fuori dalle valli ladine non c'è nessuna
possibilità di imparare il ladino. Diversi tipi di scuola
superiore non ci sono nelle valli ladine. In queste scuole ai
Ladini dunque è negata la possibilità di imparare
la propria lingua.
Con l'aumento della scuola d'obbligo a 9 anni molti Ladini
devono frequentare l'ultimo anno fuori dalle valli ladine.
Così nemmeno nella scuola d'obbligo c'è il minimo
d'insegnamento della lingua madre.
Come lingua d'insegnamento il ladino non viene usato - questo lo impedisce lo Statuto d'autonomia (art. 19). Lo Statuto, che dovrebbe sancire i diritti della minoranza dunque, al contrario, impedisce il diritto all'insegnamento della lingua madre. Lo Statuto di autonomia non sempre viene rispettato: La provincia stessa gestisce a Picolin una scuola professionale che non rispetta l'art. 19: la scuola è puramente tedesca, dunque antiminoritaria e anticostituzionale.
Provincia di Trento
Il ladino è ammesso nelle scuole sia quale materia sia
quale lingua d'insegnamento (dal 1993). Nella pratica
l'insegnamento è limitato ad un'ora settimanale di lingua
e una o due di materie in lingua ladina.
Provincia di Belluno
Non c'è alcun insegnamento del ladino.
Le consequenze della mancanza di insegnamento della lingua madre sono evidenti: molti Ladini parlano una lingua che in grammatica e vocabolario è fortemente corrosa dal tedesco o dall'italiano. E' una corrosione che minaccia l'esistenza stessa del ladino, e ciò dimostra che la mancanza d'insegnamento porta all'assimilazione della minoranza.
Friuli: nessun insegnamento della lingua madre!
Esempio grigionese
Nel Canton dei Grigioni sono i comuni a determinare la lingua
amministrativa e d'insegnamento nelle scuole. 85 comuni del
territorio tradizionale romancio hanno una scuola elementare
romancia, 16 una scuola tedesca con romancio come prima lingua
straniera.
Scuola elementare romnacia: Insegnamento in romancio, tedesco dalla 4a classe (4 - 6 lezioni settimanali).
Scuola tedesca con romancio come prima lingua straniera (2
lezione settimanali).
Samedan: Scuola sperimentale paritetica e bilingue
romancio-tedesca (nella località i romanci sono in
minoranza!).
Coira, capitale del Cantone: Introduzione di classi con
insegnamento bilingue tedesco-romancio programmato.
Ginnasio - Scuole superiori
2-4 lezioni di romancio settimanali, inoltre diverse materie
vengono insegnate in romancio.
Università di Bolzano: Trilinguismo
distorto
L'Università di Bolzano si presenta fieramente come
trilingue: Tedesco, italiano. E inglese. La terza lingua della
provincia, il ladino, (quasi) non trova spazio. Tedesco,
italiano, inglese: Il futuro del trilinguismo nel Sudtirolo?
All'Università non è stato istituito un Istituto di Ladinistica, sebbene sia stato prospettato. L'Università di Bolzano sarebbe la prima a dover istituire un istituto del genere, visto che poi viene finanziata anche dai contribuenti ladini, ma per la lingua ladina questa Università (quasi) non ha posto.
Derisione della lingua
All'Università vengono formati anche gli insegnanti
ladini (Facoltà di Scienze della Formazione, Bressanone)
che poi dovranno insegnare il ladino. La misura dell'insegnamento
del ladino è una derisione della lingua: 4 ore al
mese.
Chi non impara il ladino come dovrebbe poi insegnare il
ladino?
Gli altri due gruppi linguistici della provincia che ne direbbero di una simile presenza della propria lingua nelle scuole? La mancanza di insegnamento della lingua significa assimilare una minoranza.
Tripartizione: Realtà diverse
Nelle tre province e due regioni, dove vivono Ladini, sono in
vigore diversi standard di tutela.
Nella provincia di Belluno i Ladini non hanno alcuna possibilità di usare la propria lingua nell'amministrazione pubblica, non c'è un sostegno alla cultura che meriti tale termine, non c'è alcun insegnamento della lingua madre nelle scuole. Vige una politica di assimilazione. Solo l'idealismo di pochi salva i Ladini bellunesi dalla scomparsa.
Meglio vanno le cose nella provincia di Trento. Così il
ladino viene insegnato nelle scuole, ci sono i programmi ladini
radio e tv ladini, c'è il sostegno alla cultura ladina,
con risultati notevoli. Così in Val di Fassa fu fondato il
primo istituto culturale ladino, che ha dato spinte importanti
alle ricerche sul ladino, alla conservazione e alla evoluzione
della lingua.
I comuni della Val di Fassa hanno un'amminstrazione autonoma
parziale nel comprensorio, sono così gli unici Ladini ad
avere una definizione territoriale della minoranza.
Nel Sudtirolo la maggioranza tedesca affronta i diritti dei Ladini con grande incomprensione. Basta chiedere il rispetto della toponomastica ladina o un aumento minimo dell'insegnamento del ladino (da una a due ore settimanali nelle scuole superiori) per essere tacciati di fondamentalismo, estremismo e via dicendo.
La situazione della provincia di
Bolzano
La provincia di Bolzano ha ottenuto la sua ampia autonomia per
le minoranze presenti sul territorio; spesso le richieste sono
stato giustificate con lo slogan "noi e i Ladini". Vale
perciò la pena vedere quanto i Ladini siano stati
veramente presi in considerazione, quanti e quali siano i diritti
dei Ladini rispetto al gruppo linguistico tedesco. Un confronto
rivela con chiarezza inconfutabile: I Ladini sono svantaggiati
rispetto ai loro vicini dei due altri gruppi linguistici
in:
- Applicazione della propria lingua
- Sostegno della cultura
- Accesso a livelli professionali superiori (difficile o
addirittura impossibile)
- Insegnamento della lingua madre nelle scuole
- Mass media nella propria lingua
- Partecipazione alla gestione politico-amministrativa della
propria terra
- Amministrazione autonoma del gruppo linguistico
Applicazione della lingua
Dal 1989 il ladino è lingua amministrativa in Val Badia e
in Val Gardena, dal 1993 anche in Val di Fassa. Il ladino non
è invece ancora lingua amministrativa nei comuni ladini
bellunesi Fodom, Col e Anpezo. La lingua amministrativa è
un diritto conquistato principalmente dalla Union Generela di
Ladins dles Dolomites, mentre il partito di maggioranza
altoatesino voleva concedere ai Ladini soltanto il "diritto" di
scegliere fra italiano e tedesco. "Diritto" che spetta peraltro
anche agli immigrati - è questo il livello che la
maggioranza prevedeva per i Ladini.
L'obbligo di scritte trilingui nelle valli ladine viene
frequentemente infranto dalla stessa amministrazione provinciale
(ufficio per i parchi naturali, assessorato alle costruzioni
pubbliche, assessorato socio-sanitario e via dicendo). Inoltre il
diritto viene pressoché ignorato fuori dalle valli ladine.
Negli uffici a Brunico o Bressanone e Bolzano il ladino viene
usato solo molto raramente. La norma prevedrebbe l'uso del ladino
anche negli uffici dove si trattano principalmente od
esclusivamente questioni di interesse della popolazione
ladina.
È però una bella teoria, la norma viene applicata
di rado. Molti uffici non ci sono nelle valli ladine, i Ladini
devono dunque frequentemente rinunciare alla propria lingua
nell'esercitazione dei propri diritti e doveri da cittadini.
L'amministrazione provinciale mette a disposizione moduli,
certificati, documenti in moltissimi casi soltanto in tedesco ed
italiano, ma non in ladino - dopo tutto quello che Bolzano ha
chiesto e chiede ancora da Roma in lingua tedesca! Il diritto
alla lingua madre - "das Recht auf Muttersprache" - è un
diritto sacrosanto per i tedeschi. Per i Ladini invece? No, per i
Ladini no. In Alto Adige sta dilagando inoltre - con la provincia
come protagonista - un nuovo trilinguismo: tedesco, italiano. E
inglese. Un trilinguismo che rende ufficiale che i Ladini non
vengono considerati cittadini a pieno titolo.
Un esempio dal quotidiano "Dolomiten", sabato 21 Aprile 2001
GADERTAL
Wo bleibt die ladinische Bezeichnung?
Balsan/Bozen (eb) - Für eine einheitliche Ortsbeschilderung
in den ladinischen Tälern Gadertal und Gröden hat sich
Landeshauptmann Luis Durnwalder erst vor einigen Monaten
ausgesprochen. "Es wirft kein gutes Licht auf die Gemeinden, wenn
die Ortsschilder in Ladinien so unterschiedlich gestaltet sind,
wie sie es derzeit sind. Deshalb soll man sich an die von der
Landesregierung festgelegte Sprachreihenfolge halten, die da
lautet: Ladinisch, Deutsch, Italienisch", schrieb der
Landeshauptmann. Vor knapp einer Woche wurde die Gadertaler
Straße geschlossen, und der Verkehr wird für die
nächsten fünf Jahren auf den so genannten
Panoramastraßen umgeleitet. Große Hinweisschilder
sind daher auf der Pustertaler Straße und auf der
Gadertaler Straße angebracht worden. Diese sind aber wieder
einmal nur zweisprachig: Die dritte Landessprache ist mitten in
den ladinischen Tälern auf der Strecke geblieben!
Il trasporto pubblico non usa né la lingua ladina
né la toponomastica ladina. Nessun orario, nessuna scritta
di nessun genere in lingua ladina, nemmeno sugli autobus che
viaggiano soltanto nella Ladinia! Gli orari dell'assessorato ai
trasporti pubblici non usano né la lingua ladina né
toponimi ladini. I toponimi ladini non esistono, o meglio
esistono in quei pochi casi, dove il toponimo italiano
corrisponde a quello ladino (p.e. Corvara). La homepage della SAD
ha come terza lingua l'inglese, il ladino o i toponimi ladini per
la SAD non esistono ...
E mentre i treni da Roma o Milano vanno o passano per
"Bolzano/Bozen" o "Bressanone/Brixen", nessun Autobus va a Al
Plan o a San Martin de Tor, ma tutti soltanto a St. Vigil o San
Vigilio e St. Martin in Thurn o San Martino in Badia. La SAD
inoltre germanizza e italianizza pure toponimi che anche
ufficialmente esistono soltanto nella forma ladina: Così
Müstair (nel Canton dei Grigioni/Svizzera), che
ufficialmente si chiama soltanto Müstair, negli orari
diventa "Münster" e "Monastero". L'operato di Tolomei dunque
trova i suoi successori.
Quando da parte dello Stato italiano non viene usata la lingua tedesca, piovono subito critiche durissime. Quando manca la lingua ladina nessuno dice niente. I "diritti delle minoranze" esistono solo per i tedeschi. Lo stato italiano, così frequentemente e così aspramente criticato per la mancata applicazione della lingua tedesca, è ancora un esempio di buona condotta rispetto alla provincia di Bolzano ed i suoi esponenti politici.
L'economia privata in parte dà un esempio migliore: L'economia privata con le scritte da' spesso un esempio migliore dell'amministrazione pubblica, che per legge dovrebbe applicare anche il ladino.
Contraddizione
I Tedeschi del Sudtirolo chiedono da Roma documenti nella
propria lingua (imposte, medicinali e via dicendo). Ai ladini
però si nega ostinatamente l'applicazione della lingua nel
loro territorio, e chi indica la mancanza di rispetto per la
lingua ladina viene denigrato: indicare la mancanza di rispetto
per il ladino da parte dell'amministrazione provinciale
già viene apostrofato come fondamentalismo. Si vuole
dunque impedire ai Ladini l'articolazione dei propri
diritti.
Nel atteggiamento verso i Ladini c'è lo chauvinismo di
chi per sé a chiesto tutto ma per gli altri vuol dare
poco.
Statuto d'autonomia
Lo Statuto d'autonomia dalla Regione e dalla Provincia è
stato tradotto in varie lingue ... solo in ladino non è
mai stato tradotto da nessuna delle istituzioni pubbliche - come
se i Ladini non fossero cittadini di questa terra. E' stato il
movimento politico "Ladins" a pubblicare l'unica traduzione
ladina dello Statuto - a spese proprie senza sostegno
pubblico.
Soltanto anni dopo questa pubblicazione è stato fatto un
adattamento nel ladino da parte della pubblica amministrazione.
Un adattamento assurdamente doppio: non nel ladin standard (come
la traduzione della Lista Ladins), ma nei due idiomi "badiot" e
"gherdëina". La traduzione fatta dalla Lista Ladins in
queste pubblicazioni viene taciuta, nonostante le nuove
"traduzioni" siano molto vicine alla traduzione fatta dalla Lista
Ladins. Anche il comunicato stampa della provincia non parla
della traduzione già esistente. La Lista Ladins ha
protestato: la sua traduzione, così la nota, era soltanto
stata adattata, ma da parte della provincia non si è
nemmeno avuto la correttezza di menzionare la fonte. Un confronto
diretto dei testi infatti la dice lunga. L'assurdità e la
contraddittorietà sta anche nel fatto che
l'amministrazione pubblica sfrutta per una sua edizione una forma
linguistica (quella del ladin standard) che la Giunta provinciale
ha vietato.
Anche altri testi (legislativi) vengono man mano tradotti in
ladino. La mole dei documenti in ladino in questo modo, molto
lentamente, cresce. Con un problema sostanziale: la traduzione in
due varietà di ladino. Mentre per 90 milioni di tedeschi
basta una forma scritta, il Hochdeutsch, per i 18.000 Ladini
della provincia di Bolzano ci sono due forme diverse. Infatti, la
lingua scritta unificata, il ladin standard, è stata
vietata nel 2003 dalla giunta provinciale. La linguistica intera
indica nella lingua unificata una condizione irrinunciabile per
la sopravvivenza della lingua ladina. La giunta provinciale ha
vietato questa forma della lingua. Prima della decisione non sono
stati consultati gli esperti del settore, al contrario. Poche
settimane prima erano state presentate la grammatica ed il
vocabolario del ladin standard (nel frattempo c'è anche il
correttore automatico per il programma Microsoft Word).
L'assessore Mussner però ha preferito non prenderne atto e
far vietare la forma scritta.
Come foglia di fico per mascherare la realtà ha usato una
decisione del consiglio d'amministrazione dell'Istitut Ladin
"Micurà de Rü" - consiglio nel quale risiedeva lo
stesso Mussner ... Questo consiglio inoltre non ha il compito di
fare politica culturale ladina, ma di amministrare l'istituto
culturale. Con il divieto della forma scritta "ladin standard" ai
Ladini è stato tolto uno strumento irrinunciabile per la
sopravvivenza. Ciò nonostante i politici affermano di
agire a favore della minoranza. Con il divieto del ladin standard
inoltre viene vietato anche un ponte per unire culturalmente
quella Ladinia che era stata suddivisa in tre province da Benito
Mussolini. Un'altra volta la politica della provincia di Bolzano
porta avanti rafforzandola questa vergognosa eredità della
tripartizione.
Esempio svizzero - Uso del romancio nella
Svizzera
Nella Svizzera la lingua ladina
viene usata rigorosamente, la lingua non viene emarginata. Viene
usata a livello regionale per tutti i documenti per cittadini di
lingua romancia, e così succede anche a livello cantonale.
Inoltre la lingua viene applicata anche da istituzioni statali,
come posta, ferrovie, esercito (le chiamate al servizio militare
sono quadrilingui nella Svizzera intera) - anche il "santuario
nazionale" svizzero, il franco, applica il romancio.
La lingua della minoranza viene usata molto anche dai
privati.
Sostegno alla cultura
Il ladino è - al contrario del tedesco - una lingua senza
hinterland: tutto deve essere prodotto sul luogo, non si
può importare niente. E' una comunità linguistica
con un piccolissimo numero di parlanti, cultura e mass media non
hanno nessuna possibilità di autofinanziarsi con le
vendite.
Ciò nonostante non ci sono regolamenti, norme, leggi per
un sostegno specifico alla cultura ladino che tengano conto della
situazione particolare. La cultura ladina viene sostenuta secondo
gli stessi meccanismi burocratici come la cultura tedesca (unica
eccezione è l'Istituto Culturale ladino). Inoltre la
cultura ladina è subordinata a istituzioni tedesche.
Un sostegno alla cultura pressoché nullo lo dà la provincia di Belluno.
Proporzionale
Nel Sudtirolo i posti pubblici vengono attribuiti ai tre gruppi
linguistici secondo la percentuale. Questo comporta per i Ladini
la sicurezza di accesso a posti pubblici; però visto che i
Ladini sono soltanto il 4% ca. della popolazione, la
proporzionale li esclude da quelle categorie professionali, dove
i posti di lavoro sono pochi. Ci sono intere categorie dove i
Ladini sono esclusi per principio.
Persone vengono dunque svantaggiate pubblicamente per la lingua
che parlano - un atto lesivo della Dichiarazione Universale dei
diritti umani e della Costituzione italiana: Nessuno può
essere discriminato per la lingua, la provenienza o altro.
Sudtirolo - un modello?
Nessun posto per i Ladini
I Ladini sono esclusi da molte commissioni, consigli, consulte e
così via, anche se vengono trattate questioni ladine.
Tribunale Amministrativo Regionale: Ladini esclusi!
Giunta provinciale
Ladini finora esclusi (cioè presenti solo per eccezione,
quando Langer si dichiarò ladino) perché impediti
dalle norme (proporzionalità secondo il numero di
consiglieri eletti). Con un cambiamento dello Statuto d'autonomia
è possibile la chiamata di un Ladino in giunta - ma
soltanto se la maggioranza (Tedeschi e Italiani) è
d'accordo. Gli altri gruppi etnici hanno il diritto di essere in
giunta.
La norma prevede la chiamata dall'esterno, cioè prevede
di scavalcare le elezioni democratiche. Sudtirolo - un
modello?
Nessuna amministrazione propria
Le due valli ladine del Sudtirolo fanno parte di due comprensori
diversi. Un comprensorio ladino, che consentirebbe un minimo di
amministrazione propria della comunità ladina, non
è mai stata concesso.
Tripartizione politica
La tripartizione rafforza le diverse discriminazioni dei Ladini.
I Ladini delle Dolomiti non possono agire politicamente uniti,
sono distribuiti fra diversi collegi elettorali (dove sono in
forte minoranza), e alle elezioni politiche non possono eleggere
un rappresentante comune per tutti i Ladini delle Dolomiti.
I Ladini hanno il diritto ad un collegio elettorale unico,
sopraprovinciale e sopraregionale.
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