Cosa resta
dell'anno europeo delle lingue?
L'APM internazionale:
diritti per le minoranze nella Costituzione europea! |
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Bolzano,
17.12.2001
L'anno
europeo delle lingue proclamato per il 2001 dal Consiglio d'Europa e dall'Unione
Europea s'è concluso
il 7 dicembre scorso senza alcuna risonanza politica. Con questa iniziativa,
Consiglio d'Europa ed Unione Europea volevano richiamare l'attenzione sulla
pluralità linguistica. Erano stati messi a disposizione, complessivamente,
12 milioni di euro. Ma mentre il Consiglio d?Europa s'è impegnato,
con la sua convenzione-quadro sulla tutela delle minoranze nazionali e
con la Carta delle lingue regionali e minoritarie, l'Unione europea non
è ancora venuta incontro alle esigenze delle minoranze. Nei trattati
comunitari, come pure nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione,
mancano indicazioni al riguardo. In questo senso, l'anno delle lingue è
stato una semplice farsa.
La
realtà delle lingue minoritarie non è infatti propizia. Secondo
lo studio "Euromosaic", promosso dalla Commissione Europea, metà
delle 46 lingue minoritarie d'Europa rischia di scomparire (il 14% dei
cittadini europei parla una lingua non-ufficiale). L'APM denuncia il fatto
che, nel frattempo, il bilancio UE non prevade più finanziamenti
a sostegno delle minoranze linguistiche. Fino al 2000, l'Ufficio europeo
per le lingue meno usate (Eblul) poteva disporre di quattro milioni di
euro annui. Ma nel frattempo questo finanziamento è stato escluso,
perché sarebbe privo di base giuridica. Ora, quindi, l'Eblul deve
dividere un milione di euro con i programmi per le minoranze della rete
Mercator. Ciò fa capire che per l'UE la tutela delle minoranze non
è un punto di forza.
L'APM saluta positivamente
il ripetuto tentativo del Parlamento europeo, che in un progetto di risoluzione
ha richiesto una regolamentazione giuridica della questione delle minoranze.
L'APM appoggia la richiesta di ratificare la convenzione-quadro e la Carta
delle lingue; inoltre gli Stati aderenti all'UE, e la stessa Unione, dovrebbero
far propria la Dichiarazione delle Nazioni Unite sulle Minoranze del 1992.
Questa Dichiarazione rafforza l'art. 27 del Patto Internazionale sui diritti
dell'Uomo, giacché sollecita gli Stati a "creare condizioni favorevoli
per permettere alle minoranze l'espressione delle loro peculiarità
e per lo sviluppo della loro cultura, lingua, religione, tradizione e delle
loro consuetudini". L'APM sollecita perciò il nuovo "Consilium"
dell'Unione Europea a fissare nella futura Costituzione europea anche i
diritti delle minoranze.
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