Lettera aperta
Al Primo Ministro Massimo D'Alema Al Ministro degli Interni Enzo Bianco Al Ministro degli Affari Esteri Lamberto Dini Al Sindaco di Roma Francesco Rutelli
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Non solo la situazione in Kosovo non è migliorata, ma, ironia della sorte, anche dall'Italia i Rom vengono ricacciati in Kosovo con spedizioni al limite della legalità, ben sapendo che al loro ritorno attualmente rischiano la vita.
Su segnalazione dell'ERRC, un'organizzazione internazionale di tutela legale per i Rom in Europa, abbiamo appreso che tra la notte del 3 e quella del 4 marzo, 400 tra carabinieri e poliziotti hanno fatto irruzione nel campo di Tor de Cenci, controllando tutti i 210 ospiti: di questi, 98 con i documenti in ordine sono stati trasferiti nel campo di via Carucci e gli altri 112 immediatamente espulsi in Bosnia dall'aeroporto di Fiumicino. Tra gli espulsi c'erano anche minori e almeno due dei minori sono stati espulsi senza i propri genitori, in contravvenzione alle leggi italiane.
Nel frattempo il campo di Tor de Cenci è stato smantellato e alla stampa è stato vietato l'ingresso durante le operazioni in cui sono state distrutte tutte le proprietà dei Rom. Il Sindaco di Roma, Francesco Rutelli, ha definito nel comunicato stampa del 6 marzo i Rom come "nomadi" e l'intera operazione della polizia di rimozione "dei nomadi coinvolti in attività illegali", "un successo".
La stessa notte un'altra irruzione ha avuto luogo al Casilino 700, dove è stato particolarmente colpito il settore dei cosiddetti "Bosniaci": i sistemi utilizzati non sono stati degni di un paese democratico quale l'Italia si definisce, oltre agli insulti e alle offese personali relative al fatto che si trattava di Rom. Inoltre un gruppo di una trentina di persone sono state immediatamente espulse con un volo con destinazione sconosciuta, mentre altre persone arrestate in un'ulteriore irruzione nel campo di via Carucci, sono state poi rilasciate.
L’APM rilancia nuovamente
il suo appello affinché i Rom ed Ashkali del Kosovo fuggiti in Italia
non siano espulsi ed affinché sia loro concessa la permanenza in
Italia per almeno un anno. Non è tollerabile l’espulsione di uomini
e donne inoffensivi che in Kosovo rischiano la vita. Inoltre a tutte le
persone espulse illegalmente dall'Italia deve essere permesso il ritorno
nel massimo della sicurezza personale, avendo un occhio di riguardo al
ricongiungimento delle famiglie divise dal conflitto in Kosovo.
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