Lettera aperta
Guerra in Cecenia e linguaggio del giornalismo italiano
Ai direttori e ai giornalisti di tutti i giornali
e tutte le stazioni radio e TV d'Italia
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Bolzano, 17.1.2000

Egregi giornalisti,
Egregi responsabili dell'informazione!

Già una volta Vi abbiamo scritto, auspicando una maggiore precisione terminologica nell'informazione sulla guerra in Cecenia. Purtroppo non abbiamo riscontrato nessun cambiamento. Nei Vostri servizi continuate a servirVi della terminologia usata dai militari russi e questo è un segno di irresponsabilità inconcepibile per un paese civile.

I Ceceni anche da Voi sono semplicemente definiti "ribelli", gli avversari dell'armata russa sono "integralisti islamici" oppure "separatisti islamici". Copiando i comunicati dei militari russi Vi ostinate a parlare di "ribelli uccisi", senza mai chiederVi se le persone uccise siano veramente ribelli. I militari e politici russi dichiarano "ribelli" tutte le numerose vittime che vanno seminando per così giustificare i propri crimini contro l'umanità. Viste le modalità adottate (bombardamenti a tappeto sulle principali località cecene), è semplicemente impossibile che le vittime siano tutti "ribelli" - dovrebbe destare sospetto anche il fatto che l'informazione russa ben si guarda dal fornire particolari su sesso ed età delle vittime. Questa semplice logica non è entrata nelle redazioni delle testate italiane; non ci si chiede neanche se le vittime avessero delle armi in mano. Si adotta il linguaggio dei militari russi parlando così di "ribelli uccisi" pure senza tenere conto del diritto fondamentale di autodifesa contro le indicibili brutalità dell'Armata russa - bisogna ricordare che questa guerra, come la prima guerra cecena, è stata scatenata da Mosca e non dai Ceceni.

Quanto sia valida la classificazione di "ribelle" o "terrorista" lo mostra l'ultima strategia messa in atto dall'impero russo: tutti gli uomini dai 10 ai 60 anni vengono considerati terroristi. Un popolo intero dunque viene dichiarato criminale - come avvenne peraltro con gli ebrei durante il nazismo - per poi essere massacrato, e in questa barbara azione, degna della più cupa tradizioni sovietica, trova la complicità terminologica del giornalismo italiano!

E' tragico che i responsabili dell'informazione in Italia non facciano un esame della terminologia, che sarebbe la premessa necessaria per un lavoro giornalistico serio e professionale. Ma invece di proporre alternative al linguaggio della propaganda russa, agenzie di stampa e giornali continuano a copiare i dispacci di militari che stanno compiendo un genocidio.

Egregi giornalisti, solo in pochissimi Vi siete distinti con una coscienza civile nello scrivere su quel che giustamente fu definita la "soluzione finale" della questione cecena. Se l'Italia fosse bombardata così ferocemente da altri, se Roma venisse distrutta com'è stata distrutta Grozny, cosa raccontereste? Gli italiani - sia che tentassero di difendere la patria sia inermi civili - per Voi sarebbero "ribelli" o "terroristi" o, chissà, "separatisti cattolici"?

Di terroristi in Cecenia ce ne sono davvero tanti, ha notato un giornale ceco, e portano la divisa dell'Armata russa. E' vergognoso vedere come in pochi anni dalla caduta del totalitarismo comunista il giornalismo ceco abbia superato in capacità di analisi il giornalismo italiano. 

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