Lettera
aperta ai partecipanti dell'Eurofestival e della Scuola estiva "Euromediterranea
2000 - L'arte della convivenza"
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L’arte della convivenza è il filo conduttore del Festival internazionale “Euromediterranea”. La convivenza è un’arte che può (e deve) essere insegnata.
Anche per questo il Festival e la scuola estiva della Fondazione Alexander Langer offrono degli argomenti di dibattito in relazione ai temi dei conflitti etnici nelle società multiculturali, del diritto internazionale e dei diritti umani.
Approfittiamo perciò della possibilità per pregarVi di appoggiare la nostra istanza. In questo momento il “Consilium” dell’Unione Europea sta elaborando una Carta Europea dei Diritti Fondamentali. Il 27 aprile 2000, all’audizione del “Consilium” a Bruxelles, la nostra organizzazione per i diritti umani (Germania, Austria, Svizzera, Lussemburgo, Sudtirolo-Italia, Bosnia e Francia) ha richiesto, nel segno di Alexander Langer, che la Carta Europea dei Diritti Fondamentali garantisca anche i diritti delle minoranze.
Nove anni fa, in qualità di Parlamentare Europeo, Alexander Langer aveva proposto alla Comunità Europea di introdurre i diritti delle minoranze come diritti dei cittadini da inserirsi nei trattati, allora in progetto, sull’Unione Europea. La nuova Unione Europea avrebbe dovuto perciò dare un riconoscimento alla pluralità linguistica.
Abbiamo raccolto quella richiesta
di Langer e l’abbiamo ripresentata di fronte al “Consilium”. Date il Vostro
sostegno al nostro appello al “Consilium” dell’UE, perché siano
inserite nella Carta Fondamentale un divieto di discriminazione, i diritti
linguistici, come anche un divieto di espulsione delle minoranze. Questi
diritti possono contribuire alla soluzione dialogata dei conflitti etnici
all’interno della società multiculturale.
Per una tutela effettiva delle minoranze nella futura Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea
Noi, sottoscritte istituzioni e personalità, salutiamo positivamente la nascita di una Carta dei Diritti Fondamentali (CDF) dell’Unione Europea (UE). È tempo che, di fronte al crescente potere delle istituzioni europee, si pongano dei diritti vincolanti, individualmente azionabili, per gli uomini e le donne che vivono in Europa. Con grande preoccupazione, tuttavia, veniamo a conoscenza del fatto che nelle bozze finora rese note dal “Consilium” per i Diritti Fondamentali non si prevedano sufficienti forme di tutela per le minoranze linguistiche, etniche e religiose d’Europa. Perciò aderiamo all’iniziativa dell’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) Internazionale, a favore di una effettiva tutela delle minoranze nella CDF.
Le minoranze sono parte integrante di tutte le società. Esse contribuiscono alla loro interna molteplicità. Perciò esse necessitano di riconoscimento e di tutela. Ma più e più volte le minoranze in Europa sono state vittime di persecuzioni, culminate nei crimini di genocidio e di deportazione da parte dei regimi totalitari. Questi crimini, nella regione dei Balcani, stanno proseguendo tuttora. Anche nelle stabili democrazie dell’Europa Occidentale si discriminano delle persone a causa della loro lingua, della loro cultura, della loro religione, del colore della loro pelle.
Tra le vittime del disprezzo vi sono anche gli appartenenti alle comunità linguistiche ed ai gruppi etnici di antico insediamento. Come cittadini tanto degli Stati, quanto dell’UE, sono loro negati i mezzi per la formazione e l’istruzione. Ne consegue un progressivo impoverimento culturale: come dimostrato dallo studio “Euromosaic” reso noto dalla Commissione dell’UE, di 46 lingue minoritarie d’Europa la metà, e cioè 23, sono in pericolo od addirittura morenti.
Secondo l’opinione di noti giuristi le minoranze linguistiche, religiose ed altre simili comunità possono essere effettivamente tutelate soltanto garantendo loro dei diritti collettivi. Si è però già deciso che la CDF conterrà diritti individuali, secondo la tradizione delle Carte Internazionali in materia di diritti umani, della Convenzione Europea dei Diritti Umani, nonché delle Costituzioni delle democrazie occidentali. Ci pare quindi ancora più urgente l’introduzine nella CDF di un articolo che garantisca uno standard minimo di tutela degli appartenenti alle minoranze linguistiche, etniche e religiose. Richiamando l’art. 27 del Patto Internazionale sui diritti civili e politici del 1966, proponiamo la seguente formulazione:
Art. X - Tutela delle minoranze
Chi appartiene a minoranze
linguistiche od etniche ha il diritto di utilizzare collettivamente e pubblicamente
la propria lingua, di coltivare la propria cultura, di esercitare la propria
religione.
Per la tutela delle minoranze è altresì indispensabile il divieto di ogni discriminazione in base alla razza, all’origine, alla nazionalità, al sesso, all’orientamento sessuale, alla religione, alla visione del mondo ed alle convinzioni politiche.
Sebbene sia quasi certo che la CDF conterrà un articolo in materia, è in ogni caso necessario richiedere che il divieto di discriminazione non valga soltanto per i cittadini comunitari, ma espressamente per tutte le persone che si trovino nell’ambito territoriale dell’UE.
Come è noto dai dibattiti sulla parità tra uomo e donna, la discriminazione di fatto di interi gruppi è assai difficile da correggere. Per realizzare l’uguaglianza di chances di questi gruppi, c’è bisogno di un’”azione positiva” (affirmative action) secondo il modello americano che ha dato buoni risultati. Noi proponiamo che il divieto di discriminazione sia completato dal seguente comma:
“Chi appartiene a gruppi di fatto svantaggiati ha il diritto ad un particolare sostegno”.
È ancora controverso, e si discute ancora, se la CDF dovrà contenere, accanto ai diritti individuali, anche norme programmatiche che dettino obiettivi politici. A questo proposito, sempre con riguardo alle minoranze etniche e linguistiche europee di antico insediamento, proponiamo altresì il seguente testo:
“L’UE sostiene l’uguaglianza di chances degli appartenenti a minoranze linguistiche ed etniche ed opera per l’eliminazione degli svantaggi esistenti. Sostiene le lingue minoritarie d’Europa e la collaborazione transfrontaliera nelle regioni abitate da minoranze”.
Inoltre richiamiamo anche il fatto che l’UE, con l’approvazione della CDF, dà un segno anche con riguardo alla prevenzione del genocidio, all’espulsione in massa e ad altri gravi crimini contro l’umanità. In aggiunta ad una corrispondente norma programmatica, proponiamo anche una tutela individuale contro le espulsioni:
Articolo Y: Divieto di espulsioni
Ogni persona ha il diritto
di restare nella propria terra e nel proprio paese; nonché di tornarvi
in ogni tempo.
Ogni diniego arbitrario di questo diritto è inammissibile. Questa formulazione non contiene soltanto un diritto al rimpatrio come applicazione della libertà di movimento, com’è stato riconosciuto ad esempio nell’art. 12, paragrafo 4 del Patto internazionale sui diritti civili e politici; ma anche un diritto alla propria terra; che ha fatto da poco il suo accesso anche nella bozza di una Dichiarazione sui trasferimenti di popolazione e sull’insediamento di coloni, approvata all’unanimità dalla Commissione ONU per i Diritti Umani.
In conclusione mettiamo in guardia contro ogni tentativo di limitare l’ambito di validità dei diritti fondamentali o di degradare la Carta ad una dichiarazione non vincolante. Con ciò non si distruggerebbe soltanto l’idea di un “Bill of rights” europeo, ma si farebbe anche regredire pesantemente lo sviluppo internazionale dei diritti umani.
Nella dichiarazione conclusiva
del Consiglio Europeo di Copenaghen del 1993, gli allora membri della CE
avevano legato la possibilità di ammissione di nuovi stati all’introduzione
nelle loro Costituzioni di una disposizione per la tutela delle minoranze.
Perciò l’inclusione di tale diritto nella CDF è anche una
questione di credibilità.
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