Lettera
aperta al Ministro della Difesa, On. Mattarella
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secondo i dati dell’emittente televisiva americana CNN, nel 1995 sono state usate 11.000 unità di munizione contenente uranio impoverito in Bosnia e 33.000 unità in Kosovo.
In questo momento la Sua preoccupazione e quella dell’opinione pubblica italiana è tutta dedicata ai nostri soldati, che sono e/o furono stazionati nei suddetti paesi. I soldati della Sfor e del Kfor restano in Bosnia o Kosovo solo per un periodo di tempo limitato. La popolazione locale invece, per la cui protezione si è impegnata la comunità internazionale, tra cui anche la Repubblica Italiana, dovrà continuare a vivere in un ambiente che possibilmente è inquinato radioattivamente. Alcune centinaia di profughi che non possono tornare nei loro paesi d’origine controllati dalla Serbia, si trovano ancora nell’area di Sarajevo. Ma proprio lì esplosero particolarmente tante pallottole all’uranio.
Per decenni il mondo occidentale ha osservato il martirio della popolazione bosniaca senza fare alcunchè. Anche in quest’occasione si parla unicamente dei problemi dei soldati, mentre non si menzionano nemmeno i possibili pericoli per la popolazione locale.
La preoccupazione per
i soldati impegnati in Kosovo è più che lecita, ciononostante
ci appelliamo con urgenza a Lei, affinché questa volta non venga
abbandonata a sè stessa la popolazione locale. Si impegni per far
controllare dall’esercito e dalla Nato l’inquinamento radioattivo in loco.
Si impegni affinchè la Nato informi gli enti bosniaci e l’amministrazione
internazionale in Kosovo degli esatti obiettivi su cui è stato fatto
fuoco con munizione all’uranio. Chieda e ottenga che la popolazione locale
interessata, proprio come i soldati Kfor e Sfor, venga visitata e che i
possibili malati ricevino un’adeguata assistenza medica.
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