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Il vero problema però non sono tanto i dittatori come Saddam Hussein, che sono disposti a qualsiasi eccidio e genocidio; il problema di fondo rimangono i Governi occidentali e le ditte di produzioni di armi, disposti a fornire armi e tecnologie a tutti gli assassini del mondo pur di fare affari.
Bisogna ricordare che sono corresponsabili dei crimini del dittatore iracheno tutte le ditte occidentali che, assieme ai loro Governi, per anni hanno dato il loro appoggio a Saddam Hussein – come peraltro hanno appoggiato altri dittatori, di cui si era a conoscenza degli intenti di massacri e genocidi: le armi generalmente non servono per l’agricoltura, le dichiarazioni ipocrite che “non si sapeva” delle vere intenzioni sono misere e ridicole. Tra i principali responsabili di questi commerci ci sono il Governo Tedesco con il Cancelliere Helmut Kohl ed il Ministro degli Esteri Hans Friedrich Genscher; che hanno infatti autorizzato l’esportazione di tecnologie per la fabbricazione di gas nervini. Nella stessa situazione si trova anche il Governo italiano che ha autorizzato la vendita di elicotteri da guerra e mine al regime iracheno.
L’Associazione per i popoli minacciati già nel passato era riuscita ad aprire contenitori della ditta Karl Kolb e della consociata Pilot Plant evidentemente destinati all’Irak, e ciò nonostante fu condannata a non ripetere la “calunnia” che la ditta si facesse complice dei delitti di Saddam. Ma era presto arrivata anche la rivincita: molti esperti concordarono con l’APM sul fatto che gli ingegneri non potevano non aver visto che gli impianti venivano utilizzati per la produzione di gas nervini, così come i Governi erano obbligati per legge a controllare le spedizioni quantomeno sospette in paesi dove non vengono rispettati i diritti umani.
Le ditte occidentali con i loro Governi compiono un atto di complicità con i genocidi commessi in questi paesi. Molti paesi del Sud del mondo non sarebbero in grado di produrre le armi per compiere i loro genocidi nei confronti delle proprie minoranze perché non sono in possesso delle tecnologie. Corrono in loro aiuto i complici occidentali – ditte e governi -, che a dittatori e criminali forniscono le armi oppure gli impianti per produrle. Le leggi che vietano il rifornimento di armi a paesi in guerra o in guerra civile non vengno rispettate dai Governi.
Ora che il disastro è evidente che almeno i Governi occidentali e le ditte da loro favorite facciano costruire ad Halabja un centro ospedaliero e di terapia per le vittime del Napalm, così come in tutte le parti del mondo le ditte dovrebbero risarcire i danni compiuti con opere umanitarie, che non possono essere che un palliativo per gli immensi dolori inflitti a interi popoli.
13 anni dopo la strage di
Halabjia la città è ancora distrutta. A molti sopravvissuti
è stata negata la medicazione delle loro ferite e soffrono di malattie
gravi, come cecità, cancro e leucemia soprattutto nei bambini. Chi
dà il coltello all’assassino affinché possa compiere il suo
delitto nella diritto penale viene processato per complicità; nell’economia
mondiale e nella politica internazionale però chi contribuisce alla
realizzazione di genocidi non deve rendere conto a nessuno: questo è
inaccettabile in un contesto internazionale in cui ognuno è responsabile
per le proprie azioni. Chiediamo che il governo iracheno venga incriminato
per genocidio in base alla Convenzione di Ginevra del 1948 e che l’ONU
riveda le sanzioni che stanno provocando inutili sofferenze per la sola
popolazione civile.
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