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Il 20 febbraio in Cecenia, al posto di blocco numero 45 nella circoscrizione di Wedeno, è stata arrestata la giornalista russa Anna Politkowskaja del giornale "Nowaja gazeta". Da quel giorno della giornalista non si hanno più notizie. Lo ha reso noto la fotografa cecena e attivista per i diritti umani Sainap Gaschajewa che aveva accompagnato la Politkowskaja. Anna Politkowskaja durante la seconda guerra cecena ha realizzato diversi reportage sulla tragedia della popolazione civile in Cecenia e nei campi per i profughi nell'Inguscezia. Nei mass media russi, sottoposti ad una censura severa, la sua voce indignata era una delle più coraggiose nell’indicare le azioni criminali dei militari russi nel Caucaso del nord.
L'esercito russo e i servizi segreti FSB alla vigilia della deportazione dell'intero popolo ceceno avvenuta il 23 febbraio 1944, sono in stato di allerta. In diverse città europee nonché a Varsavia e Vilnjus sono programmate manifestazioni di protesta contro il genocidio in Cecenia. A Mosca diverse associazioni per i diritti umani hanno programmato in Piazza Puschkin una manifestazione a favore di una sospensione immediata della guerra. Il governo russo non si è mai scusato per la deportazione, nel corso della quale è morto un terzo del popolo ceceno. Al contrario, ha scatenato contro i Ceceni un massacro.
Nella radio russa "Majak" pochi giorni fa un esponente del FSB ha dichiarato che donne cecene dell'”Associazione donne cecene” stessero preparando per il 23 febbraio "provocazioni" nel paese ceceno di Urus Martan, provocazioni per le quali avrebbero ottenuto 250.000 dollari dalla resistenza cecena. Combattenti ceceni starebbero preparando attentati, travestiti con divise militari russe, contro basi militari russe. Questa indicazione fa presumere che i servizi segreti stessi potrebbero eseguire, usando una logica che ha una lunga tradizione, attentati per poi incolpare i Ceceni, e che i servizi useranno la forza contro dimostranti per poi giustificare la violenza con presunti atti terroristici.
La fondatrice e presidente
della "Associazione delle donne cecene Itschkeria", la filologa Lipchan
Basajewa, collaboratrice dell'associazione russa per i diritti umani "Memorial",
in diverse conferenze nell'autunno del 2000 (tra l'altro è stata
a Bolzano per il festival “euromediterranea” e a Roma per la conferenza
sulla Cecenia organizzata da Emma Bonino/Radicali) ha illustrato
le pesantissime violazioni dei diritti umani in Cecenia. Con l'arresto
sarebbe reso impossibile il viaggio della Basajewa in Svizzera, Germania
e Italia, programmata per il mese di marzo, dove in diverse scuole, università
e presso associazioni per i diritti umani parlerebbe della guerra contro
il popolo ceceno. La politica russa dunque limita la libertà di
opinione e la libertà giornalistica anche nei nostri stati europei.
E la politica europea non protesta, ma avvia programmi di collaborazione
(anche militare) con la Russa di Putin (un vero esperto di censura, vista
la sua lunga attività nel KGB). Questa per noi è una vergogna
che sorprende almeno quanto le bestialità commesse dai militari
russi durante la campagna cecena.
Vedi anche tutti i dossier sulla Cecenia nella nostra sezione Dossier e Popoli (http://www.ines.org/apm-gfbv/3dossier/3indice.html#c) |
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