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Ancora a metà luglio aveva solidarizzato con le “generazioni rubate” l’atleta Cathy Freeman. L’astro dell’atletica australiana alle prossime Olimpiadi aveva duramente criticato la posizione del Governo australiano, contraria ad ogni riconciliazione. Cathy Freeman ha provato in prima persona il dolore ed il trauma dello sradicamento dalla propria famiglia e dalla propria cultura. Anche sua nonna è stata tra le vittime. Ma finora il Governo ha rifiutato persino di scusarsi per le ingiustizie commesse ai danni degli Aborigeni.
Quattro vittime hanno chiesto al Governo australiano non solo le scuse ufficiali, ma anche un risarcimento economico per l’ingiustizia subita. La condotta dell’Australia, infatti, violando l’apposita Convenzione delle Nazioni Unite, ha integrato ripetutamente la fattispecie giuridica del genocidio. In un processo destinato a far da precedente, che per il grande interesse nell’opinione pubblica è stato per la prima volta trasmesso in diretta contemporaneamente dalla radio, dalla televisione e da Internet, il giudice Maurice O’Loughlin ha respinto il primo ricorso contro lo Stato presentato da due appartenenti alle “generazioni rubate”.
Lorna Cubillo (62 anni) e Peter Gunner (53 anni) sono stati strappati alle loro famiglie, nei dintorni di Alice Springs, rispettivamente all’età di sette e di sei anni, per essere rinchiusi in un istituto statale in cui sono stati vittime di maltrattamenti. Con il loro ricorso richiedevano un risarcimento per la perdita della propria famiglia e della propria cultura. Il giudice O’Laughlin ha motivato il rigetto del ricorso nel caso di Peter Gunner con l’esistenza di un documento di assenso alla consegna del bambino che riporta l’impronta del pollice della madre. Nel caso di Lorna Cubillo, sempre secondo il tribunale, non è più possibile determinare i motivi che avevano portato al suo trasferimento in un istituto statale.
Durante il processo il Governo australiano ha negato ogni responsabilità per i maltrattamenti fisici e psicologici subiti dai ricorrenti. Soprattutto il timore di richieste di risarcimento ha impedito che il Governo presieduto da John Howard presentasse le proprie scuse agli Aborigeni. Nel solo Territorio del Nord pendono ancora 700 ricorsi di persone appartenenti alle “generazioni rubate”.
Purtroppo il Governo australiano
ha definitivamente perso tutte le occasioni per rendersi credibile nei
confronti delle “generazioni rubate”. Certo il Governo può ancora
scusarsi “gratis”, ma si può dubitare della sincerità e dell’onorevolezza
di simili scuse. In ogni caso, con la sentenza di oggi, il processo di
riconciliazione è nuovamente bloccato.
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