Al Vicepresidente
dell'Assemblea delle Regioni dell'UE, e Presidente del Land Tirolo, Wendelin
Weingartner,
Al Presidente della Giunta Provinciale di Bolzano, Luis Durnwalder
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prendiamo occasione dalla Sua visita a Bruxelles, per farLe una richiesta. Il "Consilium" UE ha concluso i propri lavori di preparazione della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea. In questa Carta di 30 articoli (che contiene soltanto i diritti individuali "classici" mancano i diritti delle minoranze.
L'Associazione per i popoli Minacciati Internazionale richiede quindi la riscrittura della Carta, insieme con la FUEV, con l'organizzazione britannica per i diritti umani delle minoranze "Minority Rights Group", con l'Ufficio Europeo per le lingue meno usate e con l'organizzazione non governativa catalana Ciemen.
Il prossimo 5 ottobre, le organizzazioni appena citate intendono presentare a Strasburgo una risoluzione al riguardo. La nostra richiesta: signor Presidente, potrebbe presentare questa risoluzione all'Assemblea delle Regioni, in occasione della sua 35a adunanza plenaria?
Le minoranze linguistiche,
etniche e nazionali nell'Unione Europea avranno una possibilità
di riconoscimento e di sostegno soltanto se aumenteranno le pressioni al
riguardo sui Governi dell'Unione. Ci rallegreremmo se Lei potrà
aiutare la nostra, e le altre organizzazioni citate, a fare un passo in
avanti.
Carta europea
dei Diritti fondamentali. Risoluzione
Le organizzazioni internazionali
non-governative che si occupano di diritti umani in generale, ed in particolare
dei diritti delle minoranze nazionali, riunitesi a Strasburgo il 5 ottobre
2000, hanno approvato la seguente risoluzione, che sarà inviata
al parlamento Europeo.
Salutiamo positivamente l'elaborazione e l'approvazione di una Carta dei Diritti Fondamentali da parte dell'Unione Europea. È certo una saggia decisione quella di fissare in forma politicamente vincolante e giuridicamente precettiva i valori fondanti della comunità europea. Notiamo tuttavia con preoccupazione che nelle bozze finora disegnate dal "Consilium", non è prevista una sufficiente tutela delle minoranze linguistiche, etniche e religiose d'Europa. Riteniamo assolutamente necessario, per motivi di ordine umanitario, culturale, giuridico e politico, l'inserimento nel trattato in questione di questi diritti fondamentali.
Riguardo alla questione giuridica, vogliamo rivolgere l'attenzione sulle diverse proposte, ed in particolare quella presentata al "Consilium" dall'International Institute for Right of Nationality and Regionality, che possiamo approvare senza riserve. Appoggiamo allo stesso modo la proposta concreta indicata nel citato documento.
Vogliamo di seguito limitarci ad alcune indicazioni fondamentali:
La molteplicità linguistica e culturale appartiene al retaggio della civiltà europea, e forma il patrimonio spirituale e culturale del nostro continente. Questa pluralità merita di essere conservata; e ciò è possibile solo attraverso il riconoscimento, la migliore tutela e la promozione delle minoranze linguistiche e nazionali di antico insediamento.
Nel XX secolo gli Stati d'Europa non sono riusciti ad assicurare alle minoranze nazionali ed alle comunità parlanti lingue minoritarie e minacciate le condizioni politiche, giuridiche e pratiche per la loro sopravvivenza. Al contrario: la formazione degli Stati sul fondamento - ideologico, perché inapplicabile in quasi tutti gli Stati - dell'omogeneità etnica, ha condotto a tentativi di soluzione della questione delle minoranze nazionali attraverso l'assimilazione e la violenza. Anche nelle democrazie europee la questione della coesistenza pacifica tra maggioranze e minoranze nazionali non è sempre stata risolta in modo soddisfacente. I conflitti hanno raggiunto il culmine nelle guerre di aggressione, nei genocidi e nelle espulsioni in massa da parte delle dittature nazifasciste e comuniste, che hanno colpito da 40 a 60 milioni di persone. Dalla fine dell'Unione Sovietica e dal disfacimento della vecchia Jugoslavia questi conflitti hanno portato in misura crescente a guerre civili, di cui sono vittime soprattutto i civili. Per questo la soluzione pacifica della questione delle minoranze costituisce parte essenziale del sistema di sicurezza europeo.
I diritti fondamentali quali il diritto al paese natio, alla propria lingua ed alla propria cultura non possono essere negati a singoli o comunità. Va ricordato che circa il 14% della popolazione europea è composta da cittadini che non appartengono alle comunità etno-linguistiche dominanti nei propri Stati. Il diritto allo studio ed all'uso libero e pubblico della propria lingua, come pure l'accesso ai mezzi di comunicazione ed alla propria identità culturale devono essere garantiti a tutti i cittadini europei, in modo individuale e collettivo. Come provato dallo studio "Euromosaic", pubblicato dalla stessa Commissione dell'UE nel 1996, rischia l'estinzione quasi la metà delle 46 lingue minoritarie d'Europa. Alcuni Stati dell'UE violano il divieto di discriminazione degli appartenenti a minoranze linguistiche, etniche e nazionali.
Solo negli anni '90 le istituzioni
internazionali d'Europa hanno riconosciuto e timidamente tradotto in documenti
scritti il bisogno di uno standard politico, giuridicamente vincolante,
per la tutela delle comunità linguistiche d'antico insediamento
e delle minoranze nazionali. Questi standard minimi internazionalmente
riconosciuti devono essere inserite anche ai trattati dell'Unione Europea.
Salutiamo quindi positivamente la presenza, nell'art. 21 della bozza della
Carta dei Diritti Fondamentali pubblicata dal "Consilium" il 28.7.2000,
di un divieto di ogni sorta di discriminazione.
Ma lamentiamo anche l'assenza
di norme che prescrivano "azioni positive", quali quelle previste negli
artt. 22-24 della stessa bozza per la parità fra uomo e donna, per
la tutela dell'infanzia e l'integrazione degli handicappati.
In conclusione vogliamo mettere in guardia da ogni tentativo di limitare l'ambito di vigenza dei Diritti Fondamentali, e di degradare la Carta ad una dichiarazione non vincolante. Non si distruggerebbe così soltanto l'idea di un "Bill of Rights" europeo, ma si inferirebbe anche un duro colpo allo sviluppo del diritto internazionale umanitario. Nella dichiarazione conclusiva dell'incontro al vertice di Copenaghen del 1993, gli allora membri dell'UE avevano legato la propria disponibilità ad accogliere nuovi Stati nell'Unione all'inserimento, da parte loro, di disposizioni di tutela delle minoranze nelle proprie Costituzioni.
In questo senso l'inclusione
di tali diritti nella Carta dei Diritti Fondamentali è anche una
questione di credibilità!
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