Lettera
aperta al Ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer
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L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha appreso con orrore della firma, nella giornata di ieri, di un contratto per la fornitura alla Turchia di un impianto dell’impresa tedesca Fritz Werner per la produzione di munizioni di piccolo calibro. Questo affare da novanta milioni di marchi (novanta miliardi di lire), che può essersi svolto solo con la Sua approvazione, è in aperto contrasto con le parole umanitarie e pacifiste con cui finora Lei si era espresso riguardo alla fornitura ad Ankara di carri armati Leopard II. Così facendo, Lei disapplica anche i principi, enunciati dal Suo stesso gruppo parlamentare, contro l’esportazione di armi verso le aree di crisi.
Nell’ambito dell’iniziativa europea contro il commercio internazionale delle armi di piccolo calibro, intrapresa anche con la Sua collaborazione, Lei aveva sottolineato che questi armamenti, nei conflitti interni, hanno sempre causato più vittime dell’artiglieria e dell’aviazione. Ora parrebbe che Lei abbia voluto condannare soltanto ... le armi prodotte fuori di Germania.
Ricordiamo ancora bene i tempi in cui i politici verdi, insieme all’APM, denunciavano la scia di sangue, lasciata negli ultimi decenni in tutto il globo dai fucili d’assalto e dalle munizioni delle ditte tedesche Fritz Werner e Heckler & Koch (o dalle loro concessionarie). Per esempio, esse furono impiegate dai genocidi nigeriani nel Biafra; ed inoltre nel Sud Sudan, in Guatemala, nel Bengala Orientale; ed ancora dalla Birmania contro le minoranze delle montagne, nonché dall’Indonesia contro la popolazione di Timor Est e della Nuova Guinea Occidentale.
Anche la maggior parte delle
oltre 35.000 vittime della guerra combattutasi dal 1984 al 1999 tra l’esercito
turco ed il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) è stata uccisa
con armi di piccolo calibro, quali pistole e fucili; spesso a distanza
ravvicinata, nel corso dello sgombero forzato dei villaggi kurdi. L’area
in questione è ancora teatro di guerra: lo scorso 15 agosto (2000),
in un attacco aereo contrario a tutte le norme del diritto internazionale,
la Turchia, Sua alleata nella NATO, ha causato 45 morti ad Arbil, nel territorio
autonomo kurdo nell’Iraq settentrionale.
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