Un anno dopo il referendum a Timor Est:
i crimini indonesiani restano impuniti - i profughi vengono tuttora intimiditi
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Bolzano, Göttingen, 24.8.2000

Per l’anniversario del referendum per l’indipendenza l’APM Internazionale ha chiesto che si istituisca un tribunale dell’ONU per poter perseguire legalmente i responsabili di gravi violazioni ai diritti umani. L’organizzazione per i diritti umani ha altresí chiesto all’Unione Europea che mettesse a disposizione fondi particolari con i quali finanziare sia ulteriori indagini circa i crimini contro l’umanità commessi sia la preparazione e l’istituzione di un tribunale dell’ONU. “Solamente un processo indipendente ed internazionale può garantire che militari indonesiani di alto grado, responsabili della messa in fuga di 500.000 Timoresi dell’Est e dell’assassinio di migliaia di civili, vengano effettivamente giudicati e puniti appropriatamente”, ha dichiarato il portavoce dell’APM Andreas Selmeci. “L’Unione Europea si è fidata ad occhi chiusi delle assicurazioni del governo indonesiano, secondo le quali i militari colpevoli avrebbero avuto un processo giusto. Ma al più tardi con l’aggiunta alla costituzione, approvata dal parlamento indonesiano il 18 agosto, si è capito che il governo non ha intenzione di indagare seriamente sui crimini contro l’umanità commessi”. La nuova norma della costituzione prevede che nessuno può essere punito per aver commesso un crimine che, al momento in cui è stato commesso, non era regolamentato da una legge. Poichè i concetti di genocidio, crimini di guerra e violazione dei diritti umani non esistono nel codice penale indonesiano, gli avvocati dei militari imputati hanno già fatto sapere che si appelleranno alla nuova norma costituzionale per evitare l’incriminazione dei loro mandanti.

L’APM ha chiesto all’Unione Europea di far dipendere l’erogazione di ulteriori aiuti all’Indonesia dall’effettivo e rapido rimpatrio di tutti i profughi che vogliono tornare a casa e dall’immediata sospensione di ogni sostegno alle milizie pro-indonesiane di Timor Est ed Ovest. Tuttora 80.000 profughi attendono a Timor Ovest il rimpatrio, che viene sistematicamente ostacolato dalle milizie pro-indonesiane. “L’Indonesia deve finalmente attivarsi per fermare il terrore esercitato dalle milizie nei campi profughi, le quali prendono Timoresi dell’Est come ostaggi e sempre più frequentemente attaccano anche collaboratori delle Organizzazioni di soccorso Internazionali e dell’ONU“, ha chiesto ancora Selmeci. Nel corso dell'ultimo anno l’ONU è stata messa in discussione per ben 2 volte a Timor Est visto che non riesce né a impedire i soprusi violenti delle milizie pro-indonesiane a Timor Est, né a portare a termine il rimpatrio promesso dei profughi. Pare che reparti speciali dell’esercito indonesiano forniscano alle milizie armi moderne in modo da destabilizzare l’ancora giovane stato di Timor Est.
 

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