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Di per sé questo simposio, verso il quale non si è contrari, offre delle opportunità per la città di Bolzano e per la Libera Università, che possono essere utilizzate al meglio solo se si attua un confronto aperto con la società civile locale. Le tematiche e le diverse soluzioni ai problemi reali che verranno messe a fuoco dagli studiosi delle diverse scuole economiche partecipanti al congresso, assumono validità se s’inseriscono anche nel circuito informativo provinciale, stimolando il dialogo e la circolazione delle idee tra tutti i soggetti sociali, politici e nell’opinione pubblica.
In questo senso, la rete Lilliput propone un dibattito pubblico tra i responsabili della libera Università, l’European Economic Association, i rappresentanti della società e dell’economia. La rete Lilliput è dell’avviso che la sua richiesta non sia d’intralcio ai lavori del congresso internazionale, anzi il confronto pubblico con la divulgazione delle conoscenze e dei saperi fa parte dell’etica di ogni ricercatore. D’altro canto, sono più che prevedibili seminari e simposi collaterali con esperti.
La rete Lilliput è costituita dall’aggregazione di istituzioni ed associazioni che sono caratterizzate tutte da una struttura democratica. Essa, dunque, rappresenta una parte considerevole della popolazione sudtirolese/altoatesina. Non si comprende perciò il comportamento di alcuni media sudtirolesi che di fronte ad una semplice richiesta di dialogo più che legittima, hanno dato un taglio alla notizia da guerra aperta. La rete Lilliput intende mantenere una distanza da linguaggi militareschi e rimane stupefatta nel contempo per la mancanza di dialogo da parte degli organizzatori del convegno.
Lo stesso prof. Giorgio Basevi, direttore della facoltà di Economia, ha confermato, contraddicendo i promotori del simposio, che gli economisti non sono in una torre d’avorio. Essi entrano in contatto, non solo con il mondo accademico, ma soprattutto con coloro che decidono le sorti della politica economica.
L’università, se vuole essere coerente, ora deve dare una prova concreta di apertura al dialogo proprio in occasione di questo congresso. La rete Lilliput vorrebbe semplicemente conoscere quali temi vengono trattati concretamente nel convegno. Vuole sapere se gli studiosi si soffermeranno sulle ricadute dell’economia liberale e globale nell’ambito ecologico, sociale, culturale, politico e sulle conseguenti condizioni di assenza di sviluppo in grandi aree geografiche densamente popolate nel mondo. Ritiene importante un confronto aperto tra gli esperti e l’opinione pubblica locale e pretende di sapere quali finanziamenti sono stati elargiti al congresso.
Precisa che sul “Bozen Magazine” gli organizzatori hanno prima presentato il convegno come una sorta di Davos locale, poi il rettore Alfred Steinherr li ha smentiti, dichiarando: “ Nessun Davos! Il congresso non ha nulla di politico”. Ribadisce che la rete Lilliput voleva solo sapere quali temi sarebbero stati trattati nel congresso e non biasimare l’iniziativa come liberistica. Infine la rete Lilliput si distanzia dalle affermazioni poco serie e diffamanti di Christian Masten che non hanno nulla a che vedere con i contenuti, gli obiettivi e il peso politico della propria associazione e con molta fermezza ne rigetta la sua capacità di giudizio.
Rete Lilliput per un'economia di giustizia, Bolzano: CGIL-ASGB, SGB-CISL, UIL-SGK, ASGB, OEW, ECOLNET, OEKOINSTITUT, WWF, CENTRO TUTELA CONSUMATORI UTENTI, LEGA CONTADINI SUDTIROLESI (SBB), KVW, DACHVERBAND NATUR-UMWELTSCHUTZ, ASSOCIAZIONE PER I POPOLI MINACCIATI, FIAN, KOLPING, INIZIATIVA PER LA DEMOCRAZIA DIRETTA, ECO, AMNESTY INTERNATIONAL, GRUENE-VERDI-VERC, PAX CHRISTI, CIRCOLO ORIZZONTE, COOPERATIVA LE FORMICHE.
Vedi anche
il dossier sulla Dichiarazione
di Seattle dei Popoli Indigeni.
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