Cecenia:
con
le bombe russe si rischia un'altra Cernobyl nel Caucaso |
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Bolzano, Göttingen, Berlino,
30.11.1999
Questa mattina l’Associazione per i popoli minacciati
(APM) ha convocato a Berlino una conferenza stampa nella quale Ramsan Goitemirov,
politico ceceno dei Verdi e leader del Consiglio ecologico del Caucaso,
ha messo in guardia sul pericolo della possibile esplosione del deposito
di scorie nucleari “RADON” situato vicino alla capitale cecena Grosny.
Secondo lo scienziato vi sono depositati ben 906 metri cubi di cobalto-60,
plutonio, radio-226, cesio-137, iodio-131, iridio-192 e di altre scorie
radioattive. Missili e bombe russe del tipo “Grad” e “Uragan” sarebbero
già cadute nelle vicinanze di “RADON”. Se le bombe dovessero colpire
il deposito le conseguenze sarebbero disastrose: secondo Goitemirov si
rischierebbe la contaminazione radioattiva di tutta la regione, bel oltre
le frontiere cecene, nonchè l’avvelenamento del Mar Caspio.
Goitemirov si è invece appellato al governo
federale tedesco e a tutte le organizzazioni ecologiche affinchè
convincano il governo russo a fermare i bombardamenti. Anche il governo
della Georgia ha espresso la sua preoccupazione riguardo al pericolo derivante
dal fatto che bombe russe potrebbero colpire il deposito nucleare e contaminare
così tutta la regione. Il Ministero dell’Ambiente del piccolo stato
caucasico, vicino della Cecenia, si era rivolto già agli inizi di
novembre al direttore dell’Istituto Internazionale per l’Energia Nucleare,
Abel J. Gonzales, per esprimere i suoi timori. Nella lettera del governo
georgiano si legge testualmente: “Secondo la nostra opinione, la situazione
nei dintorni del deposito nucleare “RADON” è tale da rendere necessari
degli interventi immediati per fermare le operazioni militari nella regione.
La preghiamo di compiere subito dei passi in tal senso.”
Il presidente dell’APM Tilman Zülch ha aspramente
criticato l’inattivismo del governo tedesco nei confronti della guerra
in Cecenia. Di fronte al genocidio in Cecenia ed alle gravi violazioni
dei diritti umani commesse dalla Russia non si capisce, dice Zülch,
come mai non siano ancora stati interrotti la partecipazione della Russia
nel Consiglio Europeo da una parte, ed il programma di incentivi TACIS
a favore del Russia dall’altra.
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