Tribunale greco
conferma l'accusa contro quattro
slavomacedoni.
L'associazione per i
popoli minacciati accusa la Grecia di una politica ostile verso
le minoranze
L'APM-internazionale ha
criticato la decisione di un tribunale greco, presa il giorno 14
c.m., di fare causa a quattro slavomacedoni per "attività
antigreche" e per "aver fomentato l'odio etnico", perchè
rappresenterebbe una violazione dell'accordo di massima del
Consiglio europeo per la tutela delle minoranze etniche, firmato
anche dalla Grecia.
I quattro membri del partito slavomacedone "Arcobaleno", Vasilis Ramos, Costas Tasopoulos, Petros Vasiliadis e Pavlos Voskopoulos erano stati denunciati, perchè il 6 settembre 1995 all'apertura dell'ufficio del proprio partito nella città greca di Florina, avevano affisso un manifesto con la scritta bilingue "Arcobaleno - sezione di Florina".
"E' uno scandalo che in
una Europa che si sta unendo, la Grecia continui a tenere una
politica ostile verso le minoranze e che ai cittadini di origine
slavomacedone neghi diritti fondamentali come la libertà
di opinione", afferma l'APM-internazionale. Inoltre tutto questo
è anche una violazione dell'articolo 14 della Convenzione
europea per i diritti dell'uomo, il quale vieta la
discriminazione a causa della madrelingua o dell'appartenenza
nazionale. L'APM critica il fatto che la Grecia continui a negare
in modo tenace l'esistenza di minoranze etniche sul proprio
territorio. Appartenenti a minoranze etniche temono continuamente
azioni penali quando usano la propria lingua in pubblico. Tutti i
governi greci hanno sempre tentato una politica di assimilazione
della lingua e della cultura degli slavomacedoni: soprattutto le
minoranze valacche e albanesi sono state colpite da questa
politica.
Una pubblicazione dell'Associazione per i popoli minacciati. Si prega di citare la fonte / Eine Publikation der Gesellschaft für bedrohte Völker. Weiterverbreitung bei Nennung der Quelle erwünscht ** WebDesign: M. di Vieste