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Tribunale greco conferma l'accusa contro quattro slavomacedoni.
L'associazione per i popoli minacciati accusa la Grecia di una politica ostile verso le minoranze

Göttingen / Bolzano, lì 17 ottobre 1997


L'APM-internazionale ha criticato la decisione di un tribunale greco, presa il giorno 14 c.m., di fare causa a quattro slavomacedoni per "attività antigreche" e per "aver fomentato l'odio etnico", perchè rappresenterebbe una violazione dell'accordo di massima del Consiglio europeo per la tutela delle minoranze etniche, firmato anche dalla Grecia.

I quattro membri del partito slavomacedone "Arcobaleno", Vasilis Ramos, Costas Tasopoulos, Petros Vasiliadis e Pavlos Voskopoulos erano stati denunciati, perchè il 6 settembre 1995 all'apertura dell'ufficio del proprio partito nella città greca di Florina, avevano affisso un manifesto con la scritta bilingue "Arcobaleno - sezione di Florina".

"E' uno scandalo che in una Europa che si sta unendo, la Grecia continui a tenere una politica ostile verso le minoranze e che ai cittadini di origine slavomacedone neghi diritti fondamentali come la libertà di opinione", afferma l'APM-internazionale. Inoltre tutto questo è anche una violazione dell'articolo 14 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo, il quale vieta la discriminazione a causa della madrelingua o dell'appartenenza nazionale. L'APM critica il fatto che la Grecia continui a negare in modo tenace l'esistenza di minoranze etniche sul proprio territorio. Appartenenti a minoranze etniche temono continuamente azioni penali quando usano la propria lingua in pubblico. Tutti i governi greci hanno sempre tentato una politica di assimilazione della lingua e della cultura degli slavomacedoni: soprattutto le minoranze valacche e albanesi sono state colpite da questa politica.


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