Cittadini dimezzati
I diritti delle minoranze linguistiche
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Dal 1947 il principio dell'articolo 6 della Costituzione Italiana ("La Repubblica tutela le minoranze linguistiche con apposite norme") non é stato tradotto in prassi politica e amministrativa. È auspicabile che nel 1996, dopo quasi 50 anni di Costituzione democratica, si vedano finalmente nascere le leggi e le norme che traducano in realtà le norme di tutela garantite dall'articolo 6, staccandosi così finalmente dalla politica seguita finora da tutti i governi. Il modo scelto é stato il meno rumoroso, ma il più vigliacco: la totale indifferenza, il silenzio assoluto, nella speranza che prima o poi il silenzio definitivo si sarebbe steso sulle minoranze linguistiche scomparse. Si tendeva alla assimilazione per stanchezza, rassegnazione, scoramento. Nella politica delle minoranze i governi e le maggioranze parlamentari hanno trattato la Costituzione come un inutile e retorico pezzo di carta. Ne fanno eccezione soltanto le minoranze che avevano forti appoggi dall'estero.

Degli stati della Unione Europea l'Italia é l'unica ad includere nella propria Costituzione la tutela delle minoranze. Inoltre il 20 novembre 1991 la Camera dei Deputati avrebbe approvato con larghissima maggioranza la legge n. 612, che in teoria dovrebbe mettere in prassi quanto previsto dalla Costituzione; la legge si deduce da direttive ONU, UE e dalla Convenzione quadro dell'UE concernenti diritti umani e tutela di minoranze linguistiche. Di questa legge però nella politica non si vide traccia. Le minoranze linguistiche in Italia devono tuttora rinunciare a molti dei diritti fondamentali dell'uomo. La tanto deplorata uniformità della società televisiva potrebbe essere ben combattuta tutelando la ricchezza linguistica dell'Italia: ma pare non ci sia né interesse né consapevolezza.

Alle minoranze linguistiche vanno garantiti fondamentali diritti, che fanno parte non tanto di speciali norme
di tutela, ma di diritti umani inderogabili:

1. Pari diritti e presenza della lingua minoritaria in tutti gli ambienti di vita privata e pubblica. Ciò comporta la presenza della lingua minoritaria nei mass media (televisione, radio, giornali, riviste), nelle indicazioni, nella toponomastica.

2. Insegnamento della lingua minoritaria in forma paritetica in tutte le scuole della zona, in cui la lingua viene parlata. Inoltre la lingua minoritaria deve essere insegnata in Università vicine.

3. L'uso della lingua minoritaria nell'esercizio dei propri diritti e doveri, dunque innanzi a tutti gli enti pubblici, agli enti e alle organizzazioni che svolgono funzioni di pubblico servizio e nella toponomastica.

4. Con apposite norme va sostenuta la cultura, la stampa, i mezzi di co-municazione di massa della lingua minoritaria

5. l'aiuto finanziario per la realizzazione dei punti sopra elencati.

Il termine tutela, strettamente legato alla debolezza, e dunque é contraddittorio assicurare un'ampia tutela alle minoranze forti e una tutela esigua o quasi nulla nei confronti delle minoranze più deboli, più di tutte minacciate dalla scomparsa. Non basta la tacita tolleranza, che é una falsa tolleranza in quanto nega perfino il diritto di informazione sulla situazione della minoranza. Inoltre le minoranze da sempre sono state sospettate di seces-sionismo, fatto che invece non corrisponde ai fatti: le minoranze linguistiche vogliono vivere in una pacifica convivenza nella Repubblica italiana, nel rispetto della Costituzione e quindi dell'Unità del paese - sono invece i governi a non rispettare la Costituzione, negando alle minoranze l'attuazione dell'articolo 6. Convivenza poi - se non accompagnata da norme di tutela, significa sempre che la minoranza subisce e la maggioranza discrimina, il che non é degno di uno stato democratico.

Esiste una grave discriminazione delle minoranze, discriminazione che contrasta con i diritti umani e con la Costituzione della Repubblica. Anzi, lo Stato Italiano di tante minoranze - quella friulana, occitana, catalana, sarda, greca, albanese, croata, rom, ladina - non riconosce nemmeno l'esistenza. Sarebbe dunque lo stato a doversi giustificare, non le minoran-ze, che chiedono quel che sarebbe previsto dalla Costituzione. Lo Stato da quasi 50 anni si comporta in modo anticostituzionale. Rispettando l'articolo 6 si manterrà la stupenda pluralità linguistica del nostro paese. Più di tre milioni cittadini della Repubblica italiana fanno parte di una minoranza, ma solo 500000 sono da considerare adeguatamente tutelati. Dunque all'interno stesso delle minoranze c'é una discriminazione, di carattere prevalentemente quantitativo.

All'interno delle minoranze tutelate ci sono delle gravi discriminazioni. La minoranza tedesco dell'Alto Adige è tutelata bene, i tedeschi delle province die Trento, Vercelli, Novara, Verona, Vicenza, Belluno e Udine invece non hanno tutela. È tutelata la lingua franco provenzale della Val d'Aosta, ma non hanno alcun tutela quelli della Val di Susa e delle altri valli della provincia di Torino. La minoranza slovena nella provincia di Trieste e Gorizia è tutelata, nella provincia di Udine invece la tutela non c'è, sebbene faccia parte della stessa Regione Autonoma. La minoranza ladina non è tutelata nella province di Udine, Gorizia e Pordenone, non è ne tutelata né riconosciuta nella provincia di Belluno, e malamente tutelata nella Val di Fassa e nella Val Badia e Val Gardena.

Le lingue minoritarie in Italia fanno il 5% circa della popolazione. Di fronte a una presenza schiacciante dell'italiano nei mass media, nell'ammi-nistrazione e, quasi sempre, l'esclusione della lingua minoritaria dalla scuola, fatto che contrasta con le direttive UNO e UE, la mancata tutela per una prassi governativa di carattere centralista e oppressivo hanno spinto le minoranze al limite della sopravvivenza. Non ci sono segni di un cambiamento, nonostante al governo ci siano forze politiche che si dichia-rano non di destra, non nazionaliste. Da più di dieci anni giace in Parlamento una legge quadro per le minoranze linguistiche. Questa legge deve essere approvata, con rivedimenti e modernizzazioni, e applicata.

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