Per un'Europa della tolleranza e della convivenza
Minoranze in Europa. Fatti, osservazioni, critiche
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Indice
La discriminazione delle minoranze, le ipocrisie delle maggioranze | Lo Stato nazionale è una forzatura ideologica | Dispetto, arroganza | Verso l'estinzione | Un punto debole: L'informazione | Giudizi distorti, calunnia | Minoranze contro altre minoranze | I diritti delle minoranze sono diritti umani | L'Italia | Legge farisaica | La voce dei grandi | Dalla Costituzione Italiana


La discriminazione delle minoranze, le ipocrisie delle maggioranze: i senza diritto in un'Europa pseudotollerantesu

Destre e sinistre unite contro le minoranze: Le loro richieste vengono rifiutate, la loro cultura trattata con disprezzo e dispetto, la loro lingua esclusa dalla vita pubblica. Osservazioni su un razzismo largamente condiviso.

L'Unione Europea è libera da conflitti armati tra le nazioni e nelle nazioni. L'UE vive una fase di pace esterna e di assenza di conflitti militari interni che potrebbe indurre a considerare questa comunitá di stati (non certo di "popoli" e tanto meno di culture) come esempio di nazionalità e società giuste, armoniche e progressiste che la facciano modello per il mondo.

L'Unione Europea ha 15 stati membri. Le lingue parlate da popolazioni storicamente insediate nella UE però sono molto di più e arrivano infatti a 42. La varietà linguistica appare ancora più elevata nell'ambito dell'Europa geografica: di 67 lingue dell'Europa solo la metà ha più di 500.000 parlanti. Metà delle lingue parlate in Europa dunque sono cosiddette "lingue minori", lingue meno diffuse, attorniate da "lingue maggiori" con la loro schiacciante presenza in ogni settore della vita pubblica e privata. Ad esclusione dell'islandese nessuna di queste lingue è lingua ufficiale di stato.

Lo Stato nazionale è una forzatura ideologicasu
La varietà linguistica dell'Europa è una caratteristica che annulla il concetto stesso di stato nazionale perseguita con tanta energia ed anche tanta ferocia da parte delle comunità linguistiche di maggioranza. Si tratta di una vera e propria forzatura ideologica, patrimonio politico ancora del 19esimo secolo. Un popolo, una lingua, uno Stato: Un'idea che in tutt'Europa non trova riscontro nella realtà. In praticamente tutti gli stati europei ci sono minoranze linguistiche. Le maggioranze fino ad oggi in gran parte non hanno concesso a queste minoranze, sebbene siano tutte autoctone (e nessuna di recente immigrazione) eguali diritti, al contrario, vige una discriminazione in parte implicita, in buona parte anche esplicita delle comunità linguistiche diverse dalla maggioranza. Le norme di tutela a favore delle minoranze al contrario in gran parte sono o completamente assenti o molto limitate. La sopravvivenza delle lingue minoritarie (e soprattutto delle lingue minori) è perciò imminente. La UE stessa ha commissionato un'inchiesta sulle minoranze ("euromosaic" - poi quasi nascosta), dalla quale emerge con chiarezza che la gran parte delle minoranze hanno poche chance di sopravvivenza - o proprio nessuna chance. Le minoranze che godono di tutela sufficiente si possono contare sulle dita di una mano.
La scomparsa delle minoranze - che si sta delieneando sempre più chiaramente - per l'Europa sarebbe una perdita vergognosa. L'Europa moderna, che si dice democratica, porterebbe a fine un'impresa che ai totalitarismi, ai fascismi non è riuscita: l'eliminazione (culturale, non certo fisica) delle minoranze linguistiche.

Dispetto, arroganzasu
Le maggioranze tendono a giudicare con disprezzo le minoranze, il loro mondo, la loro lingua, la loro cultura. Spesso anche gli appartenenti alle minoranze vengono descritti come un po' arretrati - come se non appartenere alla comunità linguistica della maggioranza significasse avere un valore minore, come se ribadire la propria identità significasse escludersi dal "progresso".
Per ricordare il valore delle minoranze basta ricordare la storia della cultura: La prima grande cultura europea fu "di minoranza", quella occitana. Senza la poesia e la musica occitana non esisterebbero i Dante, Petrarca, Walther von der Vogelweide, Oswald von Wolkenstein, Maniero ...

Verso l'estinzionesu
La probabile (e sempre più imminente) estinzione di molte lingue minoritarie non è un'evoluzione "naturale", come tendono ad affermare coloro che dei diritti delle minoranze non ne vogliono sapere, ma bensì di uno sviluppo forzato, di un tenace e lungo processo di assimilazione. Alla gran parte delle minoranze linguistiche infatti dalle maggioranze non vengono concessi i diritti collettivi ed individuali fondamentali. Tanto meno godono di apposite norme di tutela. Alle minoranze, già in forte svantaggio per la consistenza numerica, vengono impedite le misure per garantire la sopravvivenza. Le lingue minoritarie per l'intolleranza delle maggioranze sono al margine della civiltà, da dove scompariranno entro due o tre generazioni non cambia la realtà giuridica, culturale, politica.

Un punto debole: L'informazionesu
L'Europa sta compiendo silenziosamente una delle più grandi assimilazioni della storia. Decine di lingue sono sulla via dell'estinzione. Il fatto che i massmedia non denuncino le discriminazioni e la progressiva scomparsa delle minoranze non significa che non ci siano. Significa soltanto che i mass media il problema delle minoranze non lo percepiscono nemmeno, o che la percepiscono in maniera estremamente limitata. I mass media parlano le lingue delle maggioranze, i mass media delle minoranze (se ci sono) la maggioranza nemmeno li capisce. In rarissimi casi i giornalisti dei mass media delle maggioranze capiscono la lingua della minoranza. Le ricerche sulle minoranze dunque non possono che essere limitate, parziali, o anche semplicemente sbagliate. Nessun giornale invia in Spagna un corrispondente che non parla spagnolo - quando si tratta di scrivere sulle minoranze linguistiche invece la mancata conoscenza della lingua pare non essere un impedimento. La maggioranza nemmeno si rende conto dei limiti.
L'immagine delle minoranze diffusa dai mass media (delle maggioranze) in genere è molto incompleta e stereotipa. Poche idee, per dirlo con le parole di un grande, e quelle poche storte: Le maggioranze non sanno quasi nulle sulle minoranze, e quel che sanno frequentemente sono notizie distorte, la solita limitazione a qualche cliché, a qualche luogo comune, a qualche pregiudizio.
La distorsione forse più diffusa si potrebbe nominare "minoranze & folk". L'opinione pubblica tende a identificare le minoranze con folklorismi di ogni genere. L'altro lato del luogo comune riguarda la violenza: I mass media delle maggioranze parlano molto volentieri delle minoranze nei casi dove membri delle minoranze usano la violenza. Nell'intero paesaggio politico europeo si tratta di pochissimi casi singoli. I mass media sono praticamente assenti dove le minoranze e i loro rappresentanti politici e culturali (molte minoranze non hanno la rappresentanza politica diretta perché impedita dalle maggioranze, che poi assumono la mancanza come pretesto per non dialogare con i rappresentanti culturali delle minoranze) chiedono diritti fondamentali in maniera democratica. L'opinione pubblica in genere non è interessata a un immagine completa della realtà della minoranza - e trova gli alleati nel giornalismo.

Giudizi distorti, calunniasu
Le richieste delle minoranze (anche quelle più fondamentali) da parte della maggioranze vengono frequentemente rifiutate, chi le esprime viene considerato nazionalista, estremista e via di seguito. Gli esponenti delle maggioranze non vogliono accorgersi che è il proprio atteggiamento, che nega diritti fondamentali agli altri, ad essere nazionalista. Le maggioranze hanno tutto: istituzioni nella propria lingua, una vita culturale nella propria lingua (con finanziamenti altissimi da parte della mano pubblica), scuole e università, l'uso della propria lingua senza eccezioni, mass media - ma poi quando un esponente di una minoranza chiede un insegnamento minimo della propria lingua nelle scuole, l'uso della propria lingua per la toponomastica o altro, gli si salta addosso: nazionalista, estremista ...
Purtroppo i mass media delle maggioranze tendono a rinforzare gli atteggiamenti di intolleranza e nazionalismo invece di evidenziare la loro misera natura e le contraddizioni, le incongruenze; tendono a fornire un'immagine semplicista invece di informare bene e senza pregiudizi sulle esigenze delle minoranze. I mass media delle maggioranze sono spesso assenti dove i diritti delle minoranze linguistiche non vengono rispettati.

Minoranze contro altre minoranzesu
Manca inoltre - e questo è uno dei fatti più deplorevoli - la solidarietà fra le minoranze. Così un quotidiano di lingua tedesca in Alto Adige scrive sempre articoli (con aspri commenti) quando non viene applicata la lingua tedesca, o quando nell'applicazione ci sono errori, ritardi ecc.; tace poi quasi sempre quando non viene applicata la lingua ladina (nonostante le prescrizioni), e spesso anche ignora le prese di posizione dei politici ladini che denunciano il mancato rispetto della loro lingua. Quando una minoranza nella realtà regionale è maggioranza e dal canto suo non rispetta i diritti delle altre minoranze, tali diritti pare non esistano più. Inoltre in Alto Adige (per fare un solo esempio) ci sono le vere e proprie campagne di calunnia contro esponenti ladini che chiedono più diritti (diritti che i Tedeschi dell'Alto Adige possiedono ampiamente). La minoranza dunque lei stessa si fa antiminoritaria quando si tratta dei diritti di altre minoranze.

I diritti delle minoranze sono diritti umanisu

La legittima aspirazione delle minoranze a vedere tutelata la propria specialità culturale, storica e linguistica, in altre parole la loro "identità", costituisce espressione di rilievo degli attuali valori della democrazia come è testimoniata dal preciso riferimento della Costituzione ...
Nicola Mancino, "Primo rapporto sullo stato delle minoranze in Italia", 1994.
Le minoranze non chiedono privilegi irraggiungibili, ma diritti fondamentali. Secondo il primo principio dei diritti umani tutti sono uguali di diritto. Quasi tutte le minoranze però devono rinunciare ad una parte consistente dei diritti civili, quale l'uso della propria lingua nell'esercizio dei diritti e dei doveri di cittadino, l'insegnamento della propria lingua nelle scuole del proprio territorio, servizi giornalistici nelle propria lingua su carta e nei massmedia elettronici.
La Convezione Quadro per le minoranze linguistiche del Consiglio d'Europa nel suo primo articolo sancisce che i diritti delle minoranze linguistiche sono parte integrante dei diritti umani e come tale fanno parte delle competenze delle collaborazioni internazionali.
Le minoranze linguistiche hanno diritto a leggi che garantiscano i seguenti diritti:

1. Pari diritti e presenza della lingua minoritaria in tutti gli ambienti di vita pubblica della zona in cui é parlata.
Ciò comporta la presenza della lingua minoritaria nei mass media (televisione, radio, giornali, riviste), nelle indicazioni, nella toponomastica.
2. Insegnamento della lingua minoritaria in tutte le scuole della zona in cui viene parlata. Inoltre la lingua minoritaria deve essere insegnata in Università vicine quale materia linguistica e materia didattica.
3. L'uso della lingua minoritaria nell'esercizio dei propri diritti e doveri, dunque innanzi a tutti gli enti pubblici, agli enti e alle organizzazioni che svolgono funzioni di pubblico servizio.
4. Apposite norme per il sostegno della cultura e dei mass-media della lingua minoritaria.
5. L'ufficializzazione della toponomastica nonché di nomi di famiglia e dei nomi propri delle minoranze.
6. Il sostegno finanziario per la realizzazione dei punti sopra elencati.

Per una politica efficiente per le minoranze bisogna distinguere fra lingua di minoranza e lingua meno diffusa. Una lingua di minoranza, come il tedesco o il francese in Italia, ha uno hinterland vasto e potente, da cui importare vari prodotti di carattere culturale, giornalistico, cinematografico, radiofonico, televisivo. La cultura dunque ha un mercato che può sostenersi anche da sé e tutt'in più, una struttura statale che spende molto per lo sviluppo della lingua e della cultura. Le lingue minori invece, quali il friulano ed il ladino, il sardo, l'occitano, non possono attingere a nessun hinterland, non hanno prodotti culturali, editoriali ecc. da importare. Tutto deve essere prodotto sul posto, non c'è un mercato che possa sostenere la cultura in modo che questa possa almeno in parte autofinanziarsi. La politica culturale, messa a punto dalle maggioranze, non tiene conto di questo svantaggio.

Moltissime minoranze non hanno una rappresentanza politica diretta, non hanno la possibilità di autogestire le proprie risorse naturali, economiche e culturali. Sarebbe un diritto umano fondamentale che non va negato a nessuno. Alle minoranze gli stati dell'Europa Unita devono garantire la rappresentanza politica diretta tramite organizzazioni politiche proprie ed autonome e tramite una ripartizione dei collegi fatta su misura per le minoranze (e non su misura contro le minoranze).

L'Italiasu
L'articolo 6 della Costituzione della Repubblica per la tutela delle minoranze linguistiche prevedeva "apposite norme". Le apposite norme non si sono viste, a parte qualche rara eccezione (i tedeschi nel Sudtirolo hanno una tutela globale, hanno larghe misure di tutela i francesi della regione Aosta, godono di qualche tutela gli Sloveni del Friuli Venezia-Giulia). Dopo 50 anni di mancata tutela delle minoranze lo stato attuale delle minoranze é in gran parte disastroso. I provvedimenti di tutela linguistica con tanta pazienza invocati e mai concessi devono essere accompagnati da una vigorosa tutela e salvaguardia economica, sociale e culturale.

Legge farisaicasu
Una Legge Quadro per la tutela delle minoranze ha ottenuto il voto favorevole in Parlamento. Ci doveva essere l'attuazione della legge, ma la legge rimane lettera morta. Ben due Sottosegretari di Stato alle minoranze linguistiche (Luciano Caveri, Gianclaudio Bressa) non hanno fatto quello che era il loro compito istituzionale, cioè non hanno fatto quello per cui erano pagati. La legge sulle minoranze - che presenta molti difetti, ma che andrebbe comunque realizzata senza remore - rimane così lettera morta, e si potrebbe anche avere l'impressione che il Parlamento l'abbia votata soltanto per non doversi fare biasimare, per avere un legge da far vedere farisaicamente.

La voce dei grandisu
Pier Paolo Pasolini già nel 1947, non ancora famoso e non ancora "profeta della sinistra", additò nel regionalismo una politica del futuro per le sinistre e per l'Europa, prevedendo pure - profeticamente - tutte gli espedienti dei centralisti e nazionalisti pseudotolleranti per non realizzare i diritti delle minoranze.

Infatti spetterebbe soprattutto alle Sinistre, poi, di far sì che il nuovo Ente Regione (Friulano, veneto, lombardo ecc.) non diventi il covo di interessi locali, di campanilismi - di reazione, in una parola; ma che al contrario sia il più immediato e naturale campo di progresso sociale. In una regione che sia una necessaria espressione storica, linguistica, etnica, è ovvio che aumentino le possibilità di una civiltà in quanto coscienza, cioè in quanto superamento di convenzioni e sentimentalismi ritardatari. I comunisti temono nella Regione un rinfocolarsi del conservatorismo borghese e clericale? Ma no, si tratterebbe piuttosto di un suo beato imprigrirsi; e dipenderebbe da essi il suggerimento o l'instaurazione di una nuova mentalità capace di trasformare la preistoria in storia, la natura in coscienza. [...] non comprendiamo quindi come i comunisti siano contrari alla Regione [...] quando è proprio attraverso questa regione che essi potrebbero attuare ab imis e democraticamente la loro rieducazione.
Sulle aspirazioni friulane (1947)

Dalla Costituzione Italianasu
art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inalienabili dell'uomo sia come singolo sia nelle formazioni sociale ove si svolge la sua personalità.

art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociale. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

art. 6
La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.

Mateo Taibon

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