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Bolzano, Göttingen, 3 febbraio 2021
Giochi olimpici invernali Pechino 2022. Foto: Wikipedia.
Tra un anno, il 4 febbraio 2022, inizieranno le Olimpiadi
invernali a Pechino e dintorni. In questo contesto,
l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede una presa di
posizione chiara da parte del Comitato Olimpico Internazionale
(CIO) sulla politica di assimilazione violenta del governo cinese
verso le minoranze etniche e religiose. Il partito comunista
cinese userà il grande evento sportivo per presentarsi
come internazionale e cosmopolita - e allo stesso tempo per
rafforzare la sua politica repressiva sui gruppi etnici uiguri,
kazaki e kirghisi. Già nel corso dei Giochi estivi del
2008, il governo ha dimostrato che, contrariamente alle sue
stesse dichiarazioni, non intende rispettare i diritti del popolo
cinese e ampliare la protezione di questi diritti. Sarebbe fatale
se il CIO dovesse ancora una volta avallare questo comportamento
e ignorare la politica di oppressione della Cina.
Nel 2008, il CIO non ha espresso alcuna critica sulle numerose
violazioni dei diritti umani, anche in Tibet. Come se non
bastasse, il presidente del CIO Thomas Bach nel 2013 ha assegnato
l'Ordine Olimpico al leader di stato e di partito Xi Jinping. Due
anni dopo, la Cina ha vinto la candidatura per ospitare i giochi
invernali del 2022. Le nazionalità di religione islamica
nella regione dello Xinjiang sono state da allora sottoposte a un
regime repressivo senza precedenti con campi di rieducazione,
lavori forzati, separazioni familiari e distruzione di siti
religiosi. Nonostante questo il CIO ancora oggi continua a lodare
lo stato cinese. Questo atteggiamento di disprezzo non può
essere giustificato alla luce delle massicce violazioni dei
diritti umani nello Xinjiang. Attraverso il suo status di
organizzazione non governativa registrata dall'ONU, il CIO
è vincolato dalla Convenzione Anti-Genocidio del 1948.
Rispettare questa convenzione e chiamare il genocidio culturale
con il suo nome è il minimo che si possa chiedere a Thomas
Bach.
La massima della Carta Olimpica che ogni forma di discriminazione
"basata sulla razza, la religione, la politica, il sesso o
qualsiasi altro motivo [...] è incompatibile con
l'appartenenza al Movimento Olimpico" non sembra giocare
più alcun ruolo per il CIO. Così facendo, dimentica
ovviamente la sua storia: tra il 1964 e il 1988, il Sudafrica
è stato escluso dalla partecipazione ai Giochi Olimpici a
causa della sua politica di apartheid.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2020/200115it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2016/161124it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140916it.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/austral/australit.html
in www: www.hrichina.org