Marco CagolUN POPOLO SCONOSCIUTOGLI ZINGARIMateriale didattico per giovani |
Nell'esperienza di tempo limitato alla classe IV, i bambini documentarono per mezzo di testi orali, scritti e disegnati, le loro paure. In genere i bambini hanno paura degli zingari, anche se la loro vita nomade ha per loro un fascino; le voci che corrono in paese sono tutt'altro che buone, per fatti accaduti nel passato ma soprattutto per il rifiuto di accettarli come persone alla pari, con una loro particolare concezione del mondo e una loro umanità.
La gente ha paura degli zingari ed in genere dei diversi. Questa paura genera poi spesso pregiudizi ed incomprensioni e questo porta alla nascita dell'odio e dell'intolleranza. Per poter sperare di creare un giorno una società più tollerante, o, come scrive Laura Balbo, "una società poco razzista", è necessario conoscere gli altri, i diversi da noi; è assolutamente necessario considerare questi ultimi come portatori di una cultura, né migliore, né peggiore, ma solo diversa dalla nostra.(Mario Lodi)
SINTI E ROM
|
- IMPORTANZA DEI NOMI E DEI LORO
SIGNIFICATI
Come dice Vissalom nel romanzo di Sgorlon, i nomi sono
importanti.
Tutti noi usiamo, per designare noi o gli altri, dei nomi. Molto
spesso noi stessi non abbiamo scelto questi nomi, e così
abbiamo un nome di battesimo, forse uno o più soprannomi,
un cognome e qualche volta sappiamo che qualcuno ci ha anche
assegnato qualche epiteto, qualche titolo offensivo. Alcuni si
scelgono un altro nome, per esempio certi artisti, certi
cantanti, e con questo poi diventano famosi.
Così anche ogni popolo ha uno o più nomi nel
quale, o nei quali, forse si riconosce o forse no. Così,
per fare un esempio, la parola Esquimese significa letteralmente
mangiatore di carne cruda : così sono stati chiamati gli
abitanti delle zone artiche dai loro vicini indiani; loro invece
si definiscono Innuit che significa Uomini veri.
In Africa i Berberi sono stati così chiamati dai greci
che li definivano barbari ed anche il termine tedesco è un
nome dispregiativo, significa infatti volgare, ed anche questo
nome è stato dato da vicini non proprio amici.
Anche per designare gli zingari esistono molti termini con
connotazioni, significati, diversi.
Come sono stati chiamati gli zingari
Molti nomi con i quali vengono chiamati i nomadi, rimandano alla
presunta storia di questo popolo. Così in Francia vengono
chiamati Bohemiens, Poiché quando gli zingari arrivarono
in Francia, poterono esibire un salvacondotto donato loro dall'
Imperatore Sigismondo il quale era anche re di Boemia.
Tutti ricordano il film del 1936 di Stanlio & Ollio
intitolato "La ragazza di Boemia" che racconta appunto la storia
dei due comici nei panni di due zingari.
In Spagna vengono chiamati Ungaros riferendosi al loro lungo
soggiorno in terra d'Ungheria.
Molti altri termini con i quali vengono chiamati gli zingari
rimandano ad una errata identificazione con esiliati egiziani che
a causa della loro fede religiosa erano stati cacciati dalla
terra d'Egitto. Gitani, Gitans, Gypsies, Yeftos....sono tutti
nomi che si rifanno a questa leggenda.
Spesso anche il modo di vivere ha determinato il loro nome. E'
questo il caso del termine italiano nomadi con il quale vengono
chiamati gli zingari. In Sicilia si usa ancora il nome
camminanti. Questi appellativi generalizzano una caratteristica,
quella di non avere fissa dimora, a tutto un popolo anche se
esistono molti nomadi stanziali.
I nomi zingari, Zigeuner, Tsiganes ... sono i più diffusi
in Europa, tuttavia questo termine ha in tutte le lingue una
connotazione negativa. La stessa etimologia, l'origine del nome,
mette in cattiva luce chi porta questo nome; zingaro viene
infatti dal greco ATHINGANOI ed era questo il nome di una setta
eretica che praticava la magia nera.
Come si definiscono loro
Il termine che
gli zingari usano maggiormente per definirsi è rom (al
plurale: Rom, o più raramente, roma) e significa uomo,
maschio. É questo il nome che ormai usano per designare
tutto il loro popolo anche se i rom che nel tardo medioevo (
XIV-XV secolo ) nelle loro migrazioni arrivarono in Occidente
(Germania, Austria, Boemia, Slovenia ed Italia del Nord )
preferiscono essere chiamati Sinti.
Questo nome deriva da Sindh: la regione del Pakistan
occidentale, attraversata dal fiume Indo, dalla quale erano
partiti.
I nomadi che invece sono arrivati più tardi (ma anche in
tempi più recenti, per esempio, dalla seconda metà
del XIX secolo in poi e negli ultimi anni, provenienti dalla ex
Jugoslavia), e si sono stabiliti soprattutto nell'Europa del Sud
e dell'Est, e cioè la gran parte dei nomadi europei, si
definiscono rom.
Molte persone propongono così di usare il nome rom, ed in
particolare, rom e sinti, come nomi collettivi di questo popolo,
anche se ormai il termine zingari è molto usato per
designare tutti i diversi gruppi nei quali è diviso questo
popolo.
Da notare poi che, per fare un esempio, gli zingari dell'Iran
non conoscono e quindi non usano il nome rom (o roma), quelli di
Spagna preferiscono chiamarsi Kalo (plurale: Kale) e quelli
dell'Armenia usano per se stessi il termine Lom.
Questo popolo, che per molto tempo ha abitato le regioni dei
Balcani, usa inoltre chiamarsi con altri nomi che ricordano il
lavoro che facevano in quelle regioni. Così troviamo i
nomi Lovara, dalla radice linguistica ungherese lov che significa
cavallo e che ci ricorda che erano bravi allevatori di cavalli, e
Kalderas, dal tardo latino usato in Romania caldaria che
significa paiolo; molti zingari lavoravano infatti come
fabbri.
Anche il protagonista del romanzo "Il Calderas", dal quale
è stata tratta la prima lettura, aggiustava casseruole e
lavorava il rame.
Tentare di trovare un nome comune che vada bene per tutti i
gruppi, molto diversi tra loro, che compongono questo popolo,
risulta dunque molto difficile; per questo anche in questo testo
useremo sia il termine rom e sinti, sia il nome zingari
dimenticando il significato negativo di quest'ultimo.
Dall'esame dei nomi che sono stati dati a questo popolo o che i
rom e i sinti si sono dati è comunque possibile ricavare
molte notizie utili per ricostruire la storia di questo
popolo.
- UNA STORIA DI EMARGINAZIONI E
DI RIFIUTO
La storia, la cultura, le tradizioni, i miti di questo popolo
sono stati sempre tramandati solo oralmente e raccontano la vita
di chi ha sempre vissuto ai margini della nostra
società.
La terra di origine di sinti e roma è l'India. Negli
ultimi anni vari storici e soprattutto vari linguisti hanno
ribadito l'origine indiana di questo popolo e la radice sanscrita
del loro linguaggio.
Probabilmente i sinti e i rom nella scala sociale occupavano una
posizione bassa: appartenevano o ad una delle caste inferiori o
forse addirittura erano dei senza casta. Questo spiega
perchè tra il V° e l'XI° secolo, carestie, guerre
e l'indigenza li spinsero ad abbandonare la loro terra di origine
e ad intraprendere, in piccoli o grandi gruppi, degli spostamenti
verso la Persia e l'Armenia.
Neanche in questi stati trovarono rifugio e sempre in cammino su
strade sulle quali, come dice una canzone zingara, " nessun gallo
canta e nessun cane abbaia", arrivarono finalmente nell'impero
bizantino.
L'arrivo in Europa
Agli inizi del XV° secolo gruppi di zingari
arrivarono, come testimoniano le cronache del tempo, nell'Europa
dell'Est.
Nacquero allora tra le popolazioni locali molte leggende sulla
provenienza di questi nomadi. A creare queste leggende
contribuirono sia le caratteristiche somatiche dei sinti e rom:
capelli molto scuri, pelle olivastra, sia la pratica della
decorazione della pelle con tatuaggi, sia il modo di abbigliarsi
e di ornarsi, sia infine la lingua.
Alcuni ritennero che gli zingari fossero di origine ebrea, altri
che venissero dall'Egitto, altri ancora che fossero di origine
tartara. Almeno all'inizio non furono però male accolti;
furono quanto meno accettati.
Così, per esempio, nel salvacondotto, del 1423, dell'
imperatore Sigismondo si ordina che degli zingari, guidati in
quel momento da un certo Ladislao Voivoda, siano bene accolti
nell'impero.
"Noi Sigismondo, per grazia di Dio sempre Augusto Re dei Romani, Re d'Ungheria, di Boemia, di Dalmazia, di Croazia....Gli zingari rimasero comunque ai margini della società, nei loro accampamenti, dediti ai piccoli commerci e a qualche attività artigianale legata all'abilità nel lavorare i metalli.
.....Per la quale cosa dovunque il detto Ladislao Voivoda e la sua gente giungano nei nostri domini, città e castella, con la presente lettera comandiamo e ordiniamo alle nostre fedeltà che il medesimo L.V. e gli zingari suoi sudditi, tolto ogni impedimento e difficoltà, debbano essere favoriti e protetti e difesi da ogni attacco e offesa. Se poi tra loro stessi sarà sorta qualche zizzania o contesa, allora né voi, né nessun altro di voi, ma lo stesso Ladislao Voivoda, abbia facoltà di giudicare e liberare.
Anno Domini MCCCCXXIII , in Spis, la domenica prima della festa di San Giorgio martire."
La grande diffusione degli zingari in Europa avvenne in un
momento di importanti cambiamenti: stavano infatti nascendo gli
Stati moderni. L'affermazione di un potere assoluto comporta
sempre l'emarginazione e l'eliminazione di ogni tipo di
diversità e punta tutto sulla omogeneità dei
sudditi; la conseguenza fu la repressione anche nei confronti
degli zingari.
Nel 1499 Ferdinando il Cattolico associava gli zingari ai mori
ed agli ebrei e ne ordinava la cacciata dal suo regno.
Nel 1498 la Dieta di Augusta stabiliva l'impunità per
chiunque recasse danno a sinti e rom: "Wer Zigeuner schadigt,
frewelt nicht." (Chi danneggia gli zingari non commette reato
).
In quegli stessi anni anche la condizione dei
contadini peggiorò moltissimo e molti, immiseriti e senza
possibilità di lavorare, si diedero all'accattonaggio; nel
1591 la città di Bologna bandì sia gli zingari sia
i contadini rimasti senza lavoro.
Anche molte città tedesche adottarono provvedimenti
simili.
La nuova burocrazia ed in genere tutte le forme di controllo
sociale adottate dai nuovi stati crearono molti problemi a sinti
e rom.
Nel Wurttenberg, in Prussia ma anche a Milano molti zingari
furono consegnati direttamente al carnefice: la pena capitale
poteva infatti essere inflitta anche senza processo e la
Serenissima Repubblica di Venezia aveva nel 1558 stabilito che
chi consegnava alle autorità uno zingaro riceveva dieci
ducati e che
"possendo etiam li detti Cingani, così homini come femmine, che saranno ritrovati nei Territiri Nostri esser impune ammazati, si che gli interfettori ( gli uccisori ) per tali homicidi non abbino ad incorrer in alcuna pena."Fu in questo periodo che nacquero alcuni dei peggiori pregiudizi nei confronti dei sinti e dei rom. Si disse che erano delle spie al servizio dei turchi, che fossero i discendenti di Caino e che avessero forgiato i chiodi usati per crocifiggere il Cristo, che rapissero i bambini, che subdolamente diffondessero la peste ....
Nel settecento, nel secolo dei lumi, si
instaurò la politica della assimilazione dei diversi e
dunque anche degli zingari che non dovevano più essere
discriminati a patto però di diventare cittadini come
tutti gli altri.
Maria Teresa d'Austria e suo figlio Giuseppe II proibirono agli
zingari di usare il loro nome, la loro lingua, di vivere secondo
la loro tradizione. In Austria i bambini sinti e rom,
all'età di quattro anni, dovevano essere tolti alle loro
famiglie e dati in affidamento a contadini che li crescessero "
come buoni cristiani ". Non erano dunque gli zingari che rapivano
i bambini cristiani ma lo stato cristiano che sottraeva loro i
figli.
Sia l'industrializzazione dell'Europa del XIX° secolo e la
conseguente crisi dell'artigianato, sia la meccanizzazione dell'
agricoltura e la scomparsa di molte terre demaniali ( di
proprietà dello stato e di enti pubblici dalle quali gli
zingari potevano trarre cibo e legna ) aggravarono la
situazione.
La trasformazione poi degli stati europei in stati di polizia
che pretendevano controllare tutto e tutto sottoporre all'ordine
costituito, fece sì che tutti i diversi, zingari compresi,
fossero criminalizzati e considerati "oziosi, vagabondi e
socialmente pericolosi".
D'altra parte più venivano emarginati, più
pregiudizi nascevano nei loro confronti e dunque sempre
più necessario era per loro ricorrere ad espedienti per
poter sopravvivere, e questo non faceva che aumentare ancor di
più l'odio verso di loro.
Il controllo sociale era la premessa della repressione razzista che il nazismo ed il fascismo avrebbero attuato nel XX° secolo con lo sterminio di ebrei, zingari e diversi in genere.
- IL GENOCIDIO OPERATO DAL
NAZISMO
La storia dei Sinti e dei Rom presenta molti
aspetti comuni con la storia del popolo ebraico. Sia gli ebrei
che gli zingari hanno vissuto per secoli in Europa senza avere
però una loro patria; entrambi sono stati osteggiati dalle
leggi razziste del fascismo e del nazismo che ha anche
programmato il genocidio dei due popoli. Mentre però, dopo
la seconda guerra mondiale, sull'olocausto, sull'eliminazione
degli ebrei nei campi di concentramento, sono stati scritti molti
libri, sono stati girati molti film e si è molto discusso,
del genocidio del popolo zingaro si è parlato molto poco.
Anche nella sentenza del processo di Norimberga contro i crimini
nazisti un solo capitolo si riferisce allo sterminio di sinti e
rom:
"I gruppi d'assalto ricevettero l'ordine di fucilare gli zingari. Non fu fornita nessuna spiegazione circa il motivo per cui questo popolo inoffensivo, che nel corso dei secoli ha donato al mondo, con musica e canti, tutta la sua ricchezza, doveva essere braccato come un animale selvaggio. Pittoreschi negli abiti e nelle usanze, essi hanno dato sfogo e divertimento alla società, l'hanno a volte stancata con la loro indolenza. Ma nessuno li ha condannati mai come una minaccia mortale per la società organizzata, nessuno tranne il nazionalsocialismo, che per bocca di Hitler, Himmler e Heydrich, ordinò la loro eliminazione ".Solo questo paragrafo, tra inesattezze e banalità, ricorda quanto era successo durante il nazismo.
" Poiché l'appartenenza al sangue tedesco è una premessa per il diritto di cittadinanza, nessun ebreo può essere cittadino del Reich. Lo stesso vale anche per gli appartenenti ad altre razze, il cui sangue non è affine a quello tedesco, per esempio zingari e negri."Fu istituito anche un "Centro di ricerche scientifiche sull'ereditarietà" il quale doveva dimostrare la diversità degli zingari. Iniziarono così nel 1936 le deportazioni di zingari nel "campo di lavoro" di Dachau; nel solo 1936 ne arrivarono più di quattrocento. Nello stesso anno, per ripulire Berlino in occasione delle Olimpiadi molti sinti furono internati a Marzahn e ad Auschwitz.
La politica repressiva adottata dal nazismo fu estesa a tutta
la "Grande Germania" ed anche in Austria la situazione degli
zingari non fu diversa.
Circa 6000 zingari austriaci trovarono la morte nei vari campi
di concentramento.
Come scrive Vittorio Giuntella nella testimonianza riportata all'inizio del capitolo: "I più fortunati furono quelli deportati in Sardegna, perchè ebbero un trattamento più umano". La repressione operata dal regime fascista nei confronti dei sinti e dei rom non fu così disumana come quella nazista: furono comunque emanate varie leggi con le quali si tentò di rendere stanziali gli zingari, di impedirne l' ingresso in Italia, di sancire "l'inferiorità" di questo popolo, si operarono dei rastrellamenti lungo i confini, soprattutto quello orientale e molti sinti e roma furono deportati in Austria e Germania. Circa mille zingari italiani furono uccisi durante il ventennio fascista.
Anche in altri paesi europei occupati dai nazisti i sinti ed i rom furono perseguitati durante questi anni e non mancarono, sempre in questi paesi, gli zingari che si unirono ai partigiani nella lotta contro i nazifascisti. Nel romanzo "Il calderas", già citato in precedenza, si racconta la storia di uno zingaro che combatte come partigiano in Italia.
- ROM, SINTI E ALTRE MINORANZE IN
ITALIA
Secondo recenti indagini, attualmente vivono in
Italia circa 70.000 zingari; secondo altri ce ne sarebbero invece
circa 100.000. Di questi quasi la metà è stanziale,
dimora cioè stabilmente in un luogo. É stato
calcolato che circa un terzo degli zingari che vivono in Italia
sia di provenienza extracomunitaria e che tra questi ultimi la
quasi totalità siano persone provenienti dalle regioni
della ex Jugoslavia.
Molti rom venuti qui negli ultimi anni sono arrivati tra la fine
degli anni '60 e la metà degli anni '70 o nella successiva
ondata migratoria avvenuta fra il 1987 e il 1991 proprio dalla
regione balcanica. Nella pagina precedente è riportato un
articolo, tratto dalla rivista Avvenimenti, che analizza i
diversi gruppi che compongono il popolo zingaro in Italia.
La Costituzione della Repubblica italiana all'articolo 6 dice:
"La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze
linguistiche". Questo popolo non è però di fatto
mai stato riconosciuto come minoranza e l'unica preoccupazione
degli amministratori pubblici e dei politici sembra, spesso,
essere quella di "cacciare" dal proprio territorio questi
indesiderati. Solo tre regioni in Italia hanno elaborato dei
disegni di legge e si sono date delle Linee generali e
programmatiche di intervento a tutela di sinti e rom: la regione
Veneto, la regione Lazio e la Provincia autonoma di Trento.
Il mutamento delle condizioni sociali di vita del nostro paese
ha inciso profondamente, dal dopoguerra ad oggi, su tutta la
realtà economico-sociale ed ha interessato anche gli
zingari che non trovano più giustificazione economica ai
loro antichi lavori (gestione di circhi e giostre, lavorazione di
metalli, allevamento di cavalli...) ed oggi attraversano un
periodo di grande difficoltà.
Spesso inoltre la situazione è aggravata dall'
atteggiamento repressivo delle forze dell'ordine che intervengono
in modo spesso pesante nei luoghi di sosta degli zingari per
reprimere la piccola delinquenza.
Anche l'inserimento dei bambini sinti e rom nella scuola non
è un dato di fatto e lo dimostrano le statistiche che
affermano che in Italia il 97% di questi bambini non arriva ad
assolvere l'obbligo scolastico.
Anche nella Provincia di Bolzano si riproduce la stessa
realtà ed anche qui le istituzioni e le varie
amministrazioni pubbliche sono piuttosto latitanti rispetto al
problema zingari, al punto che di sinti e rom si occupano quasi
solo la Caritas, l'Opera Nomadi (don Bruno Nicolini, in
particolare), la "San Vincenzo", l'Associazione popoli minacciati
e qualche altra associazione o persona che a livello di
volontariato, e con poche risorse, tenta di risolvere almeno le
situazioni più urgenti. L'istituzione di campi di sosta
attrezzati rimane anche da noi una speranza.
Nell'alta val Venosta vive un gruppo di nomadi (die Karrner) che
vivono "come gli zingari" ma che etnicamente e linguisticamente
si differenziano da rom e sinti. Hanno alcune caratteristiche
particolari come la lingua (Jenische), l'abbigliamento e sono
appunto nomadi: "Karrner" viene da Karren, i carri.
Roma oggi rappresenta uno spaccato di quella che è la
realtà degli zingari in Italia. Sono infatti presenti
molti gruppi diversi: dagli stanziali ai nomadi passando per i
seminomadi; dagli zingari italiani a quelli recentemente
immigrati nel nostro paese in particolare dall'est. da Avvenimenti 12/10/1994 |
- ROM E SINTI OGGI IN
EUROPA
Come risulta dai dati presentati nella pagina precedente
più di 5 milioni di zingari vivono oggi in Europa. Secondo
altre fonti questo calcolo è errato e gli appartenenti a
questo popolo, presenti in quasi tutti gli stati europei, sono
circa 10 milioni.
Proprio la vita nomade ed i frequenti spostamenti
da uno stato all'altro rende questo censimento particolarmente
difficoltoso.
Rispetto poi al problema dei rapporti con le varie minoranze, ci
sono, tra i vari stati europei, delle grandi differenze di
atteggiamento e legislative e, a livello di Comunità
Europea, oggi manca ancora una normativa politica e giuridica che
garantisca agli zingari, in tutti gli stati europei, gli stessi
diritti umani, civili e politici.
Ultimamente è sorta anche un'organizzazione
internazionale dei sinti e rom. Questa associazione è
stata anche riconosciuta nel 1979 dalle Nazioni Unite come
organizzazione non governativa internazionale. l'Unione
Romanì si occupa proprio della tutela dei diritti umani e
delle libertà fondamentali, collaborando con diverse
istituzioni ed organizzazioni.
Nel 1990, al 4° congresso dell'Unione Romanì
parteciparono rappresentanti di circa 30 stati. In questa
occasione sono però emerse anche divisioni e divergenze
che rischiano di vanificare il lavoro di questa
organizzazione.
l'Unione Romanì potrebbe invece costituirsi come luogo di
aggregazione e di confronto ed aiutare così sia gli
zingari ad avere coscienza della propria identità, sia i
gagè a superare i pregiudizi e a rifiutare gli stereotipi
che si riferiscono a questa minoranza.
Anche perchè sono proprio i pregiudizi sugli zingari e,
come scrive Mario Lodi, la paura degli stessi, ciò che
accomuna tutti gli stati europei.
" La discriminazione contro di noi, supera tutte le frontiere ",
recita così un verso di una poesia zingara.
I Gabrielli sono una delle famiglie di sinti più conosciute del Sudtirolo. Sono originari dell'Austria, appartenenti al folto gruppo dei sinti "Estrakarja". Allora si chiamavano ancora Adelsburg. Poi dovettero cambiare cognome per non farsi riconoscere e per evitare le persecuzioni dei nazisti e dei fascisti. "Nonostante ciò mio padre venne arrestato e internato a Napoli", racconta Alessandro Gabrielli, detto Neves, oggi il "patriarca" della famiglia, "Lo si credeva un intellettuale antifascista perchè aveva le mani fini e l'aria del grand'uomo. Invece faceva il musicista. Fuggiti da Napoli dall'internamento con tutta la famiglia mio padre tornò verso il Nord d'Italia con un mulo che tirava il loro carro. Vivevamo della nostra musica. Prima suonavamo negli accampamenti dei soldati italiani, poi anche dagli alleati. Ad entrambi piaceva la nostra musica. In Sudtirolo venivamo accolti bene, stavamo meglio di molti zingari oggi", continua Neves, "c'erano pochi zingari allora, c'era più povertà, più gente del sud appena immigrata. Si viveva con poco. Ho imparato la musica da mio papà, a sei anni ho cominciato a suonare il violino. Non mi servivano dei corsi. I nonni, il padre, i parenti, tutti suonavano uno strumento e cantavano. Solevamo fare anche del teatro, soprattutto commedie con tanta della nostra musica. Suonavamo dappertutto, sulle strade, sulle piazze, nei ristoranti, sulle feste. Fino pochi anni fa si viveva bene della musica. Suonavamo per intrattenere la gente. I ristoranti erano contenti di poterci ospitare per molte serate e giravamo per tutta l'Italia. Oggi, è più difficile suonare all'aperto ed in altri luoghi pubblici. A volte viene la polizia, a volte ti multano. E' tutto più complicato. Abbiamo anche inciso due cassette con la nostra musica con il titolo "Musica dei sinti del Sudtirolo". Una produzione che è costata ben 8 milioni. 7-8 anni fa un grande produttore che ci aveva conosciuti in una festa si avvicinò e ci propose di fare un altro disco. Ci offrí subito un contratto di due anni. "Ti faccio diventare famoso", mi disse, ma avrei dovuto impegnarmi troppo tempo per le registrazioni, per concerti e tournée. Dissi di no. Non firmai il contratto. Anche in Francia, un noto attore e produttore discografico voleva assumermi per la produzione di un disco con altri musicisti sinti. Rifiutai, perchè avrei dovuto lasciare la mia famiglia per mesi per andar a vivere in Francia senza la famiglia. Non mi va di essere alle dipendenze di un padrone. Noi sinti siamo fatti cosí. Questo è il nostro carattere. Non possiamo legarci per tanto tempo ad un padrone, lontano dai nostri." Oggi Neves e la sua famiglia vivono a Bressanone. Neves ha dieci figli e dozzine di nipoti. Già da dieci anni i Gabrielli si sono insediati a Sud della città e hanno un buon rapporto con i vicini. "Solo la polizia continua a considerarci pericolosi, sembra," racconta Neves indignato, "spesso vengono sul nostro campo per controllarci e dall'esterno a volte ci osservano per ore. Perchè? I Carabinieri entrano anche nelle case di qualsiasi cittadino per controllare e perquisire? Mio figlio è stato fermato dalla polizia stradale, cortesemente. Appena videro dalla patente che era un sinto, perquisirono scrupolosamente tutta la macchina". E di questi episodi Neves racconta ancora in abbondanza. Il campo-sosta in cui vivono i Gabrielli oggi è piccolo, ma bello e ben curato. Due casette in legno, spaziose roulottes, WC e docce, macchine ben tenute, piante ed erba coltivata con cura. E' del tutto diverso della baraccopoli a Bolzano-Sud. Solo il treno che passa vicino dá un certo fastidio. I Gabrielli stanno bene cosí - se la salute lo permette - e continuano a suonare. E vorrebbero essere rispettati come cittadini con diritti e doveri come tutti gli altri. E i rom immigrati dall'Est? Che ne pensa Neves? "E' tutto segno di una enorme crisi", risponde Neves, "la gente scappa perchè sta male, perchè soffre. I rom ed i sinti devono tornare a fare ciò che hanno fatto durante secoli interi. Devono andarsene, scappare dalla fame e della miseria, dal servizio militare e dalle guerre. E non sono gli unici stavolta. I paesi occidentali dovrebbero mostrarsi più umani. Dovrebbero accogliere i veri profughi. Anche l'Italia dovrebbe fare la sua parte. L'Opera Nomadi ha detto: lo Stato italiano deve finalmente predisporre campi sosta in tutti i comuni maggiori. Purtroppo finora si è fatto pochissimo". Ci racconta ancora dei suoi viaggi, e quando sono stati ricevuti dal Papa, tutta la famiglia. E quanto ci piacerebbe ascoltare la sua musica. Speriamo che tornino a suonare per rallegrare i nostri cuori con quei inconfondibili violini sinti. |
VITA E CULTURA |
Noi Sinti abbiamo una sola religione: la libertà. In
cambio di questa rinunciamo alla ricchezza, al potere, alla
scienza e alla gloria. Vittorio Mayer Pasquale, da "Lacio Drom", rivista di cultura zingara, 1973 |
Le radici della cultura dei rom e dei sinti si devono
ricercare in India. Recenti studi hanno dimostrato che esistono
molti elementi comuni con la cultura, la civiltà e le
lingue dravidiche, di quelle popolazioni cioè che,
arrivate in India prima del 3500 a.C., si stabilirono nelle
regioni del Deccan e del Panjab e fondarono la città di
Harappa ( Hara è uno dei nomi del dio Siva ) e quella
civiltà urbana di circa mille anni precedente l'invasione
degli arii.
Nella cultura dei rom e dei sinti si incrociano però
molti successivi influssi, a cominciare dalla cultura dei Veda
(testi religiosi degli arii immigrati in India).
Nelle sue secolari migrazioni questo popolo è entrato in
stretto contatto con molti altri popoli assumendone, in parte,
usi e costumi; ma Poiché queste migrazioni si sono
realizzate in tempi e con itinerari diversi, è difficile
parlare di un'unica cultura dei rom e dei sinti. Gli elementi
comuni a tutti i gruppi zingari non sono molti, basti pensare
alle varie lingue parlate da questo popolo, alle religioni
professate, alle diverse tradizioni. A parte l'origine, è
comune il sentimento che esprime questa poesia:
Sono vecchio e affaticato ma non posso restare.Anche a questo proposito bisogna però notare che esistono rom e sinti ormai stanziali ed altri che praticano il nomadismo.
Gli zingari si fermano solo per morire, perchè la strada è la loro vita.
Sulla strada veniamo al mondo, lungo le strade viviamo, in fondo ad una strada ci prende la morte.
Così è la nostra vita siamo poveri ma felici.
La nostra ricchezza è lo star seduti attorno ad un fuoco ad ascoltare il violino che suona.
- LA MAGIA
Anche nei brevi testi di letteratura zingara riportati
all'inizio dei vari capitoli di questo testo si trovano dei
riferimenti a spiriti buoni o cattivi che continuamente
intervengono nella vita degli uomini. Ancor di più
ascoltando i racconti dei vecchi zingari si sente spesso parlare
di esseri demoniaci (Nivasha, Phuvasha...), di streghe, di
spiriti dei morti (Cohane), o di spiriti benigni. Anche loro,
come gli induisti o i buddisti, credono nella metempsicosi,
credono cioè che l'anima di un essere umano nel momento
della morte si trasferisca o in un oggetto, o in un animale, o in
un uomo; questo spiega perchè pensino ad un mondo
così pieno di spiriti che possono essere, come tutte le
cose, o puri o impuri.
Per i rom ed i sinti la differenza tra puro ed impuro è
identica a quella fra vita e morte: puro è il sole, il
latte, la salute, la testa,.....; impuri sono i piedi, la
malattia, la sporcizia, le tenebre ...
Legata a questo ritorno degli spiriti e a questa alternanza tra
puro e impuro è la concezione del tempo, ed in
particolare, della ruota della fortuna. L'idea di fortuna
è strettamente legata a quella di destino (o, per usare
una parola sanscrita, di Karma).
l'universo è guidato dal destino e tutto avviene secondo
le leggi fissate dal destino. Questo spiega un certo fatalismo
presente nella cultura zingara.
Questa cultura, già molto differenziata tra i diversi
gruppi, ha perso molti dei suoi valori nell'ultimo secolo a causa
della imposizione della "nostra" cultura basata sulla tecnologia
e sulla comunicazione. Nelle case, ma anche nelle roulotte, nelle
baracche e nelle tende abitate dagli zingari è sempre
più facile trovare una televisione e sempre più
facilmente le tradizioni, gli usi ed i costumi di questo popolo
scompaiono di fronte ai nuovi modelli di vita che la
società dei consumi impone a loro come a noi.
- LA RELIGIONE
Per capire quale importanza ha per i rom ed i
sinti la religione e per capire la loro vita religiosa, bisogna
risalire alle origini di questo popolo. Anche parlando della
religione bisogna premettere che ci sono grandi differenze tra i
diversi gruppi di zingari: alcuni sono musulmani, altri cristiani
ortodossi, altri cattolici o luterani. Ci sono così rom e
sinti che festeggiano il Natale e la Pasqua, altri che
festeggiano il Bajram ed il Kurban Bairam.
I rom e sinti hanno comunque conservato alcuni elementi comuni,
di origine indiana, pur avendo, in parte, accettato la fede dei
popoli presso i quali sono vissuti.
Abbiamo già visto nel capitolo precedente che è
comune a tutti gli zingari la credenza negli spiriti dei morti e
la fede nel Destino (fortuna).
Ci sono poi alcuni miti, come quelli riferiti all'acqua o quello
della battaglia e della vittoria di Indra, che costituiscono un
patrimonio religioso comune. Indra è una delle grandi
divinità induiste assieme a Shiva e Vishnu. E' da notare
che Vishnu, in tre successive incarnazioni, si presentò
agli uomini come Rama: c'è chi sostiene che il nome rom (
o roma ) significhi proprio figli di Rama.
Ci sono poi alcuni "santi" comuni a rom e sinti sia cristiani
che musulmani; questi santi, di origine indiana, sono in
particolare: Bibi (o Sara) la Nera e San Giorgio.
Quella di San Giorgio è una festa di primavera. In onore
di San Giorgio viene sacrificato un agnello e parte delle carni
dell'agnello vengono appese ad un albero, affinché gli
spiriti buoni (le fate) se ne cibino e continuino ad essere
benevole.
Anche la festa della dea Bibi si celebra in primavera (marzo),
sotto un grande albero. In Serbia questa dea è
rappresentata esattamente come Kalì, la dea che in India
è venerata come la compagna di Shiva. I rom la considerano
la protettrice dei bambini.
Era una limpida e calda giornata di giugno, quando venne alla
luce il terzo figlio di Patari e Ruk. Aveva due grandi occhi
azzurri che sembravano due stelle luminose. I capelli scuri
ricordavano quelli dei genitori. Secondo le abitudini dei nomadi di quei tempi lontani, il neonato fu lavato da Auda, una donna del gruppo. Aveva in precedenza scavato un buco nella terra e lo aveva riempito di acqua. Questo rito era importante per rendere puro il piccolo. Lo cosparsero poi d'olio per fortificarlo. Gli misero al collo un amuleto per proteggerlo dagli spiriti cattivi. Solo allora fu avvertito il padre, che venne dal suo carro alla tenda dove stava la moglie. Doveva riconoscere il figlio. Il neonato fu ricoperto da una camicia che aveva già portato Ruk, per significare che tutti e due appartenevano a lui. La madre poi depose per terra il piccolo. Ruk lo alzò al cielo, mettendogli al collo un filo rosso. Con questo atto egli mostrò di riconoscersi come padre. Per gli zingari la terra è simbolo di fertilità e di forza. Per questo il neonato veniva messo per terra: da essa infatti nasce la vita. Poi fu invocata la protezione di Devel. da "Peslotto" (op. cit.) |
- LA FAMIGLIA
La famiglia costituisce per i rom e i sinti l'
elemento fondamentale della loro vita sociale. Il vincolo con la
famiglia e con il clan a cui appartengono è molto forte
perchè sono queste istituzioni che garantiscono la
protezione e la sicurezza.
Come risulta anche dalla lettura " Il rom e le ciliege ", la
preoccupazione di allevare, sfamare e proteggere la famiglia
è molto sentita: la cura per i bambini occupa molto
tempo.
Questa istituzione risulta per gli zingari più importante
di quanto lo sia per noi, infatti la famiglia si deve occupare
anche di quelle funzioni che nella nostra società sono
affidate ad altre istituzioni, come la scuola, l'amministrazione
pubblica, lo stato...
Per sinti e rom non ha nessun senso parlare, per esempio, di
ospizi per i vecchi; nessuno abbandonerebbe mai una persona
anziana che è membro della famiglia a tutti gli
effetti.
Per loro, inoltre, una famiglia numerosa è una grande
fortuna: per questo nella testimonianza di Emilia Sattler,
riportata nel capitolo 3°, si parla della sterilizzazione
come di una vera brutalità che ha impedito alla stessa di
"vivere come donna".
Le donne sono sottomesse agli uomini anche se molto spesso sono
proprio loro che si occupano della cura della famiglia e si danno
da fare per trovare i soldi con i quali mantenere tutti i
componenti della stessa. Sono loro che vanno in giro a chiedere
la carità, a leggere le mani, a vendere fiori o altri
oggetti di artigianato.
Spesso anche il matrimonio non è una libera scelta della
donna; abbiamo letto nel 2° capitolo che Sandra Jayat, per
aver rifiutato il matrimonio che le era stato imposto, ha dovuto
scappare in Francia.
Negli ultimi tempi anche tra gli zingari c'è però
chi mette in discussione questa supremazia dei maschi e propone
una pari dignità tra uomini e donne.
Come vedremo nel prossimo capitolo, anche per quanto riguarda l'
educazione, la famiglia riveste un ruolo molto importante.
C'era una volta un rom che aveva cinque bambini. Era povero ed
una sera non aveva più nulla da dare da mangiare ai suoi
piccoli che piangevano per la fame. Non vuole dir loro che non
c'era più nulla da mangiare. Pensò e ripensò
a cosa fare infine disse tra se: vado a comprare delle ciliege.
Si arrampicò di nascosto su un ciliegio di un gagè
e comincio a mettere le ciliege in un cesto. Non passò
molto ed il rom vide venire verso il ciliegio un ragazzo ed una
ragazza che si fermarono proprio lì sotto. Il rom si
nascose ed aspettò. I due ragazzi si sedettero sotto
l'albero, si abbracciarono e si baciarono. Il ragazzo chiese alla
sua compagna di fare l'amore, ma lei gli rispose: "ma se poi
nasce un bambino, chi lo sfamerà". Il ragazzo disse: "ci
penserà quello lassù (intendendo Dio)!" Ma il rom
sentito questo gridò: "No, no! Ne ho già abbastanza
di bambini da sfamare!" da "Romane Krle" (Voci zingare), edizioni Sensibili alle foglie; testo ripreso da "Lacio Drom", 1980/5 |
- LA SCUOLA
Per molti secoli i sinti ed i rom non hanno conosciuto la
scuola. Imparavano vivendo in famiglia e nel clan. In questo modo
apprendevano tutto ciò che era utile ed importante per
sopravvivere.
I
giovani conoscevano la storia del loro popolo dai racconti dei
vecchi che tramandavano, solo oralmente, la cultura zingara.
Questo modo di apprendere è entrato in crisi negli ultimi
secoli, dopo che la rivoluzione industriale ha imposto nuovi
modelli economici e culturali. Il fatto di essere analfabeti ha,
per esempio, creato non pochi problemi agli zingari nel momento
in cui hanno dovuto avere rapporti con la burocrazia dei vari
stati: anche attraversare un confine diventa un grosso problema
per chi non sa leggere e scrivere e non può dunque
controllare dei documenti.
Oggi anche i sinti e i rom che svolgono una attività
economica, per esempio gestiscono delle giostre o dei piccoli
circhi, devono tenere dei libri contabili, devono dunque
conoscere le leggi, le norme, le disposizioni vigenti.
Diventa dunque importante che i ragazzi zingari possano
frequentare le scuole e lo possano fare con continuità e
non sentendosi degli "intrusi".
Perchè questo non succeda è però necessario
che la loro cultura, i loro usi e costumi siano conosciuti dagli
insegnanti e dagli altri ragazzi, dai gagè, e sia
rispettata la loro diversità.
Per permettere agli zingari di frequentare le scuole con
continuità e profitto sarebbe importante o costruire dei
campi-sosta attrezzati nei quali le famiglie si possano fermare
per più tempo garantendo così la frequenza dei
figli a scuola , o istituire, proprio per loro, delle scuole
itineranti, nelle quali cioè anche gli insegnanti viaggino
assieme ai ragazzi; questo sarà possibile nel momento in
cui ci saranno dei maestri sinti o rom.
D'altra parte anche per i ragazzi gagè è un
arricchimento la possibilità di incontro con una cultura,
una lingua tanto diversa; ne è un esempio il lavoro fatto
dalla classe Va della scuola elementare "Madonna Bianca" di
Trento che ha anche prodotto quel libro "Peslotto" così
spesso citato in questo testo.
I giorni passavano e i ragazzi apprendevano sempre nuove cose
lungo il viaggio. Al mercato c'erano molti animali Ruk passò dall'uno all'altro, finché si
fermò davanti ad un cavallo bianco, con una lunga
criniera. Lo osservò a lungo. Dopo aver parlato all'
allevatore del prezzo, chiese al figlio: da "Peslotto" (op. cit.) |
- IL LAVORO
Per molti secoli i sinti e i rom hanno esercitato
dei lavori che erano in accordo con il tipo di vita nomade che
facevano.
I diversi gruppi di zingari si sono specializzati in lavori
diversi e queste professioni sono state tramandate dai padri ai
figli. E' per questo che alcuni gruppi di zingari portano ancora
oggi un nome che proviene proprio dal lavoro che faceva il
gruppo. Così ci sono:
i lovara (dalla radice linguistica ungherese lov, cavallo): rom
allevatori soprattutto di cavalli,
i kalderasha (dal tardo latino caldaria, pentola): rom calderai
o fabbri,
i lautari (dalla stessa radice di liuto): rom musicisti,
soprattutto di chitarra e di violino.
Altre professioni esercitate dagli zingari sono:
- il commercio di oggetti di artigianato; soprattutto oggetti in
metallo o in vimini che i sinti costruiscono con molta
abilità,
- lo spettacolo ambulante; esistono ancora alcuni piccoli circhi
gestiti da zingari ed alcuni sinti lavorano ancora nelle giostre
e nei Luna Park,
- la chiromanzia,
- il lavoro saltuario in agricoltura, in particolare per la
raccolta di olive e di agrumi.
Molti di questi lavori offrono però ben poca
possibilità di guadagno nella nostra società dei
consumi: nessuno fa più aggiustare una pentola rotta,
pochi si fermano ad ascoltare dei musicisti ambulanti, pochi
commerciano in cavalli, il circo non è più un'
attrattiva.
Rimangono così poche possibilità di lavoro per gli
zingari anche perchè, fino ad oggi, hanno frequentato poco
le scuole e dunque è per loro particolarmente difficile
trovare una nuova occupazione.
E' forse per questo che alcuni giovani zingari, soprattutto dei
gruppi più poveri, cadono nella rete tesa dalla
malavita.
Lo zingaro era seduto per terra, addossato al timone del
carro, e martellava una ciotola di rame. Era al sole, a testa
nuda, ma con la sua maglia verde indosso. Tre bimbi si muovevano
tranquillamente là intorno, giocando sotto la tettoia del
cavallo: carretta e cavallo erano via. Una vecchia con un
fazzoletto sulla testa cucinava curva sopra un fuoco di sterpi.
Non si sentiva altro rumore che il rapido e risonante tap, tap,
tap del martello sul rame. L'uomo levò subito gli occhi, quando Yvette mise il piede a terra dalla sua bicicletta, ma non si mosse: solo si fermò dal martellare. Un lieve sorriso, appena percettibile, apparve sulla sua faccia. La vecchia si voltò a guardare, acutamente, di sotto i suoi sudici capelli grigi. " Come state, tutti voi ? " chiese la fanciulla educatamente. " Oh benissimo ! Non volete sedervi un attimo ?" Si allungò, restando seduto, a tirar fuori uno sgabello di sotto il carrozzone. Intanto mentre lei era andata ad appoggiare la bicicletta contro la parete della cava, riprese il suo martellio a rapidi colpi lievi che sembravano il picchiare del becco di un uccello. Yvette si avvicinò al fuoco per scaldarsi le mani. " State cucinando il pranzo? " chiese fanciullescamente alla vecchia zingara mentre tendeva le sue lunghe mani tenere, chiazzate di rosso per il freddo, verso le braci. " Il pranzo, sì!" disse la vecchia. "Per lui ! E per i bambini." Indicò col forchettone i tre piccoli dagli occhi scuri che stavano fissando Yvette di sotto le loro frange nere. Ma erano puliti, i piccoli. Solo la vecchia era sudicia. E anche la cava era tenuta perfettamente pulita. " Sono i vostri piccoli?" chiese Yvette rialzandosi, rivolta all'uomo. Egli la guardò dentro gli occhi, e assentì. " Ma vostra moglie?" " E' andata col paniere. Sono tutti via, carretta e tutto, per vendere. Io non vado quasi mai per vendere. Io le fabbrico le cose da vendere, ma non le vendo. Solo qualche volta. " da " La vergine e lo zingaro " di D. H. Lawrence, A. Mondadori editore. |
- LA MUSICA
La
sensibilità degli zingari per la musica è
proverbiale. E' facile trovare negli accampamenti dei sinti e dei
rom degli strumenti musicali, soprattutto violini, cimbali,
chitarre.
Quasi mai questi musicanti conoscono le note musicali ed i
trattati sull'armonia: più che compositori sono dei bravi
arrangiatori della musica popolare.
Quella musicale è una tradizione molto antica. Nel 1430,
alla corte dell'imperatore Sigismondo, suonava una orchestra
zingara e pochi sanno che uno dei maestri di musica di Franz
Liszt era un rom ungherese.
Oltre che bravi esecutori gli zingari erano anche
bravi artigiani che producevano strumenti musicali.
Per capire meglio che cosa rappresenti la musica per gli zingari
rimandiamo alla prima lettura di questo libro ( Il Calderas di C.
Sgorlon ).
Un esempio della creatività zingara nel campo della
musica è il flamenco: una espressione musicale tipica dei
gitani, cioè dei rom di Spagna.
Il cuadro flamenco (chitarra, danza, canto e battito delle mani)
è diventato famoso in tutto il mondo.
Ecco come spiega il flamenco José Amaya, un gitano della
compagnia di Luisillo: "Il flamenco è la forma con cui il
gitano manifesta il suo sentimento (triste, allegro, religioso
che sia). La sera, quando si riunisce la famiglia, basta che uno
accenni il ritmo battendo le mani e già un bambino sta
ballando e la madre sta cantando. Basta un accenno: è una
comunicazione!" (da: I figli del vento di M. Karpati ,
edit. La scuola).
Le emozioni non erano finite per il ragazzo. Una sera arrivò dal suonatore ambulante che tutti chiamavano il Conte e si accorse che egli teneva accanto a sé due strumenti simili a quello di Samuel; erano due bassa-paskri. Il vecchio disse: " Ora suoni bene. Possiamo fare una suonata in due. Hai bisogno di uno strumento musicale a corde come questo. Te lo regalo. Era di mio figlio. Egli è morto molto tempo prima che arrivassimo in Grecia. Eravamo vicini all'Armenia, sulle montagne del Caucaso. Faceva molto freddo. Mio figlio, che amava suonare come te, si ammalò. Nessun medico dei villaggi vicini volle visitarlo. Nessuno ci vedeva di buon occhio in quel posto! Così egli morì. Mi restò la sua bassa-paski. Ora è tua. E' giusto così ! " Peslotto non aveva parole per ringraziare. Prese tra le mani lo strumento. Toccò le corde. " Se vuoi suonare bene, devi esercitarti ogni giorno, finché le tue dita si muoveranno da sole sulle corde. Allora sentirai nascere ritmi nuovi dentro di te. Sarai tu ad inventarli." da " Peslotto " ( op. cit. ) |
- LINGUA E DIALETTI
L'origine della lingua dei sinti e dei rom
è da ricercare in India, probabilmente nell'India
nordoccidentale. Ormai molti studiosi hanno dimostrato che questa
lingua deriva dal sanscrito, la lingua letteraria dell'India
antica, ancor oggi usata nelle cerimonie religiose più
importanti.
Questa lingua originaria ha subito però delle notevoli
influenze da parte delle diverse realtà linguistiche con
le quali gli zingari vennero in contatto nel loro peregrinare ed
è possibile tracciare il percorso fatto nei secoli da
questo popolo per arrivare in Europa, proprio studiando i vari
influssi linguistici.
Sappiamo così che sinti e rom sono entrati in contatto
con la lingua iraniana, l'armeno, le lingue slave, l'albanese,
l'ungherese, il rumeno, il greco..... frammentandosi così
in diversi dialetti che conservano però un fondo
comune.
Poiché però i vari dialetti della lingua zingara
non sono mai stati usati, fino all'inizio del ventesimo secolo,
in testi scritti, il lavoro di ricostruzione di questo fondo
comune è complicato e deve rifarsi solo alla tradizione
orale.
Non esiste dunque una grammatica della lingua dei sinti e dei
rom e il testo riportato nella pagina precedente (preso dalla
rivista lacio drom, n.2, 1983) è uno dei primi tentativi
di creare un vocabolario che ci permetta di conoscere meglio la
cultura dei "figli del vento".
Negli ultimi anni sono stati pubblicati vari libri scritti nei
dialetti zingari e su di essi e questo ha contribuito a
rafforzare, nei sinti e rom, la consapevolezza della propria
identità .
In questo libretto sugli zingari abbiamo già riportati vari testi scritti, negli ultimi tempi, da rom o sinti. Aggiungiamo ora la trascrizione di una poesia, di alcuni proverbi zingari e di una simpatica storiella.
La verità zingaraDov'è la verità zingara?
Da quando mi ricordo
giro con la tenda il mondo
cerco amore ed affetto
giustizia e fortuna.Sono invecchiato sulla strada
non ho trovato vero amore.
Non ho sentito la parola giusta.
Dov'è la verità zingara?Rasim Sejdic
Lo zingaro, sua moglie e un detto siciliano
Nella ricca cultura popolare siciliana i riferimenti agli
zingari sono briciole sparse, che non è sempre facile
raccattare. Lo stesso Pitrè, infaticabile com'era e
nonostante avesse affermato che "la loro memoria era molto viva
nella tradizione e più nel dialetto palermitano", non
riuscì, alla fin fine, che a mettere insieme non
più di qualche paginetta.
Eppure, a ben esplorare gli angoli più remoti del
folclore isolano, può capitare che qualche cosa di nuovo
salti fuori all'improvviso; ed è capitato, per caso,
proprio a chi scrive queste note, parlando del più e del
meno con un amico di Canicattini Bagni, un grosso paese in
provincia di Siracusa, dove vive una comunità di
Camminanti. Mi si è presentato un modo di dire che, per
quanto mi risulta, fu ignoto al Pitrè ed è
addirittura inedito: "èssiri comu a mugghieri o zingaru",
essere come la moglie dello zingaro. Com'era la moglie dello
zingaro ce lo dice un aneddoto.
Uno zingaro e sua moglie si erano accampati, con il loro
carrozzone, sulla riva di un torrente. Un giorno, mentre lo
zingaro si trovava in paese, il torrente straripò,
spazzando via tutto ciò che incontrava lungo il suo corso.
Al ritorno, il povero zingaro non trovò né la
moglie né il carro e diede l'allarme. Accorsero alcuni
contadini, che incominciarono a perlustrare la zona, e man mano
si dirigevano a valle. Solo lo zingaro andava verso monte.
Qualcuno, un po' sorpreso, gli fece allora notare che se sua
moglie fosse stata travolta dalle acque, si sarebbe dovuta
trovare a valle. Ma lo zingaro, con una certa rassegnazione,
replicò che ciò che sarebbe stato normale per gli
altri, non lo sarebbe sicuramente stato nel caso di sua
moglie.
E fu così che da quel giorno la gente del luogo disse di
chi agisce sempre in maniera inconsueta, fuori dalla norma, che
"è comu a mugghieri o zingaru".
Proverbi zingari
Se vuoi essere saggio, ascolta.
Un uomo saggio ride quando può. Sa bene che ci
sarà molto da piangere nella vita.
Se ti siedi sul cavallo rivolto all'indietro, quello continua ad
andare avanti.
Una lepre in pentola vale per sei nel campo.
Se piove, non coprirti la testa con un settaccio.
Se entri nel torrente, non accusare le scarpe di essersi
bagnate.
Un topo con una rosa all'orecchio è sempre un topo.
Se non vuoi vedere, a che serve una stella?
Vedere un gagiò che sorride è più raro che
vedere una mucca che fa un uovo.
STEREOTIPI E PREGIUDIZI |
Lo "straniero", con la sua situazione di precarietà, fa riemergere il ricordo e la paura delle perdite di certe sicurezze (la casa, il lavoro, gli affetti familiari); e con essa anche il senso del fallimento, l'immagine infantile di essere disprezzato, indesiderato e non amato che ciascuno di noi porta nel profondo.Ecco come la psicologa Rita Vittori spiega la formazione dello stereotipo e del pregiudizio. E' dunque uno stereotipo affermare, per esempio, che tutti gli zingari sono dei ladri, degli imbroglioni, gente insomma di cui dobbiamo avere paura. Avere una capacità critica forse significa allora saper distinguere e voler capire meglio.
Per rimanere indenni da questi sentimenti ecco che le persone o gruppi si creano un immagine degli altri, sulla base di inadeguate informazioni, con determinate caratteristiche negative cha permetterà di disprezzarli per certe caratteristiche reali, che vengono esagerate, ma non inventate (stereotipo). Ad esse vengono poi associate opinioni e sentimenti negativi sostenuti perfino di fronte alla prova del contrario (pregiudizio).Rita Vittori
- COME LA STAMPA AFFRONTA IL "PROBLEMA " ZINGARI
Il gagiò lavora, lavora sempre, sperando di diventare
qualcosa e, sperando così, muore. Poi ha fatto tante
leggi, troppe. La libertà è bella: vai dove voi.
Una volta nei tempi antichi, era così: andavi dove volevi
e non ti domandavano niente. Invece oggi troppi incartamenti ci
vogliono. (da Rom sim di B. L. Zlato e M. K. Semezejana, edizione Lacio Drom, Roma, 1984) |
I rapporti tra e gagé non sono sempre facili. Questa lettera scritta da una ragazza rom di 14 anni (di origine macedone, musulmana, in Italia dal 1990), inviata ad un ragazzo conosciuto a Bolzano, ne é forse un esempio. (Si è preferito correggere alcuni errori di ortografia e togliere i nomi propri citati nella lettera.)
Caro...
Nei prossimi giorni parto con mia mamma e i miei fratelli per andare da mio padre a Skopie. Mio padre è stato mandato via dalla polizia che è venuta una mattina e ha preso tanti uomini e li ha caricati su un autobus e li ha portati al confine perché non hanno il permesso di soggiorno. Anche la Mamma ha il foglio di via e cosi andiamo con .... a Skopie dove c'é anche mia nonna.
Mi dispiace tanto partire anche se qui al campo è sempre più brutto e quasi tutti giorni arriva la polizia che l'altro giorno ha anche rotto i vetri e la porta della roulotte di ..., i bambini hanno tantissima paura quando vedono la polizia.
Spero che a Skopie non c'é la guerra e così forse dopo 4 anni posso tornare a scuola e non devo come qui a Bolzano andare in giro a chiedere i soldi; questo è brutto e qualche volta la gente mi risponde male e mi manda via.
Io volevo andare a scuola qui a Bolzano ma anche se ... ha fatto tanto, non ho potuto. Invece ti prego di salutare ... e .... * che mi hanno aiutato e sono gentili con la tua famiglia.
Quando sono a Skopie ti scrivo e ti dico come è.
Ciao, saluti a...Bolzano, 20 settembre 1994
* collaboratrici di una agenzia educativa privata che ha permesso la frequenza gratuita di un corso.
Ormai da tre mesi lavorava su quel ponte abitato da giganti
con le ali e i capelli lunghi tutti di pietra bianca. Andava
avanti e indietro con un cartone in mano e tante volte da quando
era lì aveva sentito dire le mamme ai bambini: "Hai visto?
Sta attento che altrimenti ti portano via gli zingari." da: Per voce sola, di Susanna Tamaro, Marsilio editore 1991 |
Autori vari
(a cura di M. Karpati), Zingari ieri ed oggi, Centro studi
zingari di Roma, Associazione per i popoli minacciati di Bolzano.
1993
Francoise Cozannet, Gli zingari, Miti ed usanze religiose, Edizione Jaca Book, Milano.
Bart Mc Dowell, Zingari, vagabondi del mondo, Ed. National Geografic Society, Giunti - Martello
Mirella Karpati, Fra i rom: vita e storie zingare, (Realtà e scuola: proposte di ricerca per la scuola, n. 17), editrice La Scuola, Brescia.
Mirella Karpati, I figli del vento, gli zingari (Realtà e scuola: proposte di ricerca per la scuola, n. 18), editrice La Scuola.
Donald Kenrick, Il destino degli zingari, Edizioni Rizzoli, Milano
Lucia Tumiati, Gli Zingari (Biblioteca di lavoro di Mario Lodi), Mancinelli Firenze 1977
Scuola elementare "Madonna bianca" Trento, classe VA, Peslotto, il lungo viaggio di un ragazzo sinto, Scuola aperta n. 4, Provincia Autonoma di Trento, Servizio Istruzione a assistenza scolastica, 1986
Carlo Sgorlon, Il calderas, (romanzo), A.Mondadori editore, 1988, Milano.
D.H. Lawrence, La vergine e lo zingaro, (racconti tradotti da E. Vittorini), Oscar Mondadori, 1971 Milano.
Autori vari, Romane Krle, voci zingare, edizioni Sensibili alle foglie, 1992 Roma.
Diane Tong, Storie e fiabe degli zingari, Guanda editore
F. Lazzarato, V. Ongini, Il vampiro riconoscente. Fiabe, leggende e miti della tradizione zingara, Mondadori editore
Marie Voriskovà, I quattro fratelli. Fiaba zingara, Sonda editore, (Supertascabili)
D. e L. Williamson, La nascita dell'unicorno e altre leggende dei nomadi scozzesi, Mondadori editore.
Lacio drom, (buon viaggio), rivista bimestrale di studi
zingari, direttore responsabile: Mirella Karpati, presso Centro
studi zingari, Roma.
Audiovisivi (In parte presenti nel catalogo della Biblioteca Culture del Mondo)
Il tempo dei gitani, di E.Kusturica (1989), video cassetta.
L'uomo perfetto, di Toni Gatlif, regista zingaro, (1983)
Latcho drom, di Toni Gatlif (1993)
Ho incontrato anche zingari felici, di A. Petrovic, video cassetta 105', Avala Film (1967)
I lautari, di Loteanu (su pizze cinematografiche)
- ENTI ED ASSOCIAZIONI CHE SI
OCCUPANO DEGLI ZINGARI
In italia
Centro studi zingari
via dei Barbieri 22 - 00186 Roma / tel. 06 6833181 - fax 06
6868760
Opera nomadi
via Arco del Monte 99
00186 Roma
Associazioni per i diritti delle minoranze
via Reginaldo Giuliani 382
50141 Firenze
tel. 055 452418
Comune di Roma, XII circoscrizione
Biblioteca e centro culturale dei Rom - via S. Larizzo 100
00182 Roma
in Sud Tirolo
Associazione per i popoli minacciati
Gesellschaft für bedrohte Völker
via Portici 49 - 39100 Bolzano
tel/fax 972240
info@gfbv.it - www.popoliminacciati.it
- Vedi i nostri link su Sinti e Rom
in Europa
Associazione culturale rom
presso Enes Hrustic
via F. Baracca 1 - 39100 Bolzano
Caritas (sezione tedesca)
via Talvera 4 - 39100 Bolzano
tel. 973604
in Austria
Kulturverein Osterreichischer Roma
Springsiedelgasse 32 - 1110 Wien
Roma
Verein zur Forderung von Zigeunern
Postfach 41 - A 7400 Oberwart
Romano Centro
Schneidergasse 15/5 - 1110 Wien
in Germania
Zentralrat deutscher Sinti und Roma
Zwingerstrasse 18 - 69117 Heidelberg
tel. 0049 6221 981101
Rom e.V. fur die Verstandigung von Roma und nicht Rom
Bobstrasse 6-8 - 50676 Koln 1 - tel. 0049 221 242536
Cinti Union Berlin
Lagerweg 14-18 - 1000 Berlin 20
Gesellschaft für bedrohte Völker
(International)
Postfach 2024 - 37010 Gottingen
tel. 0049 551 49906 - 0 / fax 0049 551 57529 / info@gfbv.de - www.gfbv.de
in Francia (Centro che interessa tutta l'Europa)
Centre de recherches tsiganes
Universitè René Descartes
106 quai de Clichy
F 92110 Clichy.
IMMAGINI DAL LIBRO
Cagol, Marco: Un popolo sconosciuto: gli Zingari
Edizione tedesca: Verdorfer, Martha: Unbekanntes Volk - Sinti
und Roma
Edizione ladina: N popul nia conesciù - Sinti y Roma,
Tradotto da Erna Flöss e Marlies Frenademez
® Tutti i diritti riservati
Editrice Frasnelli-Keitsch, Bolzano 1995
Edito da: Associazione per i popoli
minacciati - Sudtirolo, 39100 Bolzano, Via Portici, 49
Concetto grafico e impaginazione: Graphic Line, Bolzano
Stampa: CIERRE grafica, Caselle di Sommacampagna (VR)
Foto di copertina: Interface, Straßburg
Collaborazione: Thomas Benedikter, Hilda Kasparek, Doris
Wallnöfer, Irene Palma
Versione web (luglio 2001): Mauro di Vieste
Ringraziamo:
Mirella Karpati: Centro Studi Zingari, Roma
Istituto ladino di cultura Micurà de Rü, San Martino
in Badia
Annelore Hermes, Gesellschaft
für bedrohte Völker, Göttingen
Helene Gamberoni, Caritas Bozen
Famiglia Wolfdietrich Schnurre, Berlin
Ordinazioni: Editrice Frasnelli-Keitsch, 39100 Bolzano, Via
Castel Flavon, 37/B, tel. (0471) 274240, fax (0471) 288177
Associazione per i popoli
minacciati, 39100 Bolzano, Via Portici, 49, tel./fax (0471)
972240
I Sinti e i Rom, ossia gli zingari come spesso
vengono chiamati in Italia, sono dispersi su quasi tutti i paesi
europei, ovunque minoranza. Sono più di 10 milioni di
persone che costituiscono l'ultimo popolo europeo che, da 600
anni nella diaspora, vive almeno in parte un'esistenza
nomade. |