Kossovo: una soluzione complessiva per i Balcani

Le raccomandazioni dell’APM

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Bolzano, 16 Giugno 1999


L’associazione per i Popoli minacciati si appella alla comunità internazionale affinché si tutelino gli abitanti del Kossovo da ogni ulteriore atto di genocidio, e venga data ai profughi la possibilità di tornare alle loro case. Per questo raccomanda:

1. Nessuna trattativa con Slobodan Milosevic e gli altri presunti criminali di guerra sotto accusa presso il tribunale internazionale dell’Aia

2. Istituzione di un protettorato nel Kossovo dell'ONU e dell'UE garantito da una forza internazionale sotto il comando Nato

3. Aiuti rapidi, efficaci, generosi per la ricostruzione dei paesi e delle città distrutte

4. Mantenimento del carattere multietnico del Kossovo: nessuna spartizione del territorio e tutela delle minoranze serbe, montenegrine, bosniache, turche, e Rom.

5. Realizzazione dell’autodeterminazione per i Kossovari, con un referendum sul futuro status della regione a tre anni dall’inizio del ritiro

Sulla base dell’esperienza di altre tragedie simili l’Associazione per i Popoli minacciati ritiene indispensabile che il ritorno in patria dei profughi possa avere luogo già entro quest’anno. Altrimenti i Kossovari sarebbero costretti a vivere per lungo tempo in rifugi provvisori, oppure costretti all’emigrazione nei paesi occidentali.

Considerato che le truppe dell’ONU hanno assistito impotenti al genocidio in Bosnia, solo la Nato può garantire la sicurezza del ritorno in patria dei profughi. Dopo il genocidio dei Kossovari una permanenza di truppe serbe in Kossovo e la concessione di una “sostanziale autonomia”, come previsto nei trattati di Rambouillet non possono assicurare una pace di lunga durata.

In un quadro più vasto, l’APM raccomanda una soluzione complessiva del problema dei Balcani, con la quale tutti i profughi e deportati della regione a partire dal 1991 possano ritornare ai loro paesi, in Bosnia, Croazia, Sangiaccato e Voivodina.


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