10 Marzo: 40. anniversario della insurrezione popolare
tibetana
L'APM chiede una nuova politica europea verso la Cina
- Presentato un rapporto sulle continue violazione dei
diritti umani in Cina
In occasione del 40. anniversario dell’insurrezione del Tibet (10 marzo 1959) contro l’occupazione cinese, l’APM chiede a tutti i governi europei di cambiare rotta nella politica umanitaria verso la Cina. La politica del "dialogo critico" finora praticata assomiglia più a un discorso tra un sordo e un cieco: nei mesi scorsi le già gravi violazioni di diritti umani verso Tibetani, Uiguri, Mongoli e dissidenti cinesi sono ulteriormente aumentate. Per porre fine alla soppressione e persecuzione delle minoranze in Cina dovrebbero finalmente esser impiegati tutti i mezzi internazionali per la tutela dei diritti umani.
L’APM fa appello a tutti i governi di non indugiare e di preparare per l’inizio della sessione della Commissione per i Diritti Umani delle Nazione Unite, il 22 marzo 1999, una risoluzione critica verso la Cina. La rinuncia a una critica davanti agli organi dell’ONU, potrebbe mettere gravemente in dubbio l’attendibilità dell’impegno europeo per i diritti umani in Cina e la Cina potrebbe sentirsi incoraggiata a proseguire nella sua politica di continua repressione.
L’APM sottolinea le sue richieste con la pubblicazione di un rapporto in tedesco di 19 pagine riguardante la situazione precaria dei diritti umani in Cina, a cura di Ulrich Delius, esperto dell’Asia. In questo rapporto l’autore denuncia che ogni intervento per la tutela delle culture tradizionali e della religione in Tibet e nella provincia Xingjiang del nordovest (Turkestan dell’est), la patria degli Uiguri, viene criminalizzato da Pechino come generico "separatismo" e viene punito con anni di reclusione o internamento in campi di lavoro e, sempre più spesso, con la pena di morte.
Senza pressione pubblica il governo cinese non farà nessuna concessione. Il passato insegna quanto Pechino tema una condanna da parte della Commissione per i diritti umani delle Nazione Unite. Tra il 1990 e il 1996 l’UE e gli Stati Uniti hanno presentato ogni anno risoluzioni di condanna contro la Cina. Ma nessuna è stata accolta perché Pechino è riuscita a bloccarle tramite una lobbying massiccia in Europa e negli stati del Sud del Mondo.
Nella dichiarazione della carta ONU e nella conferenza ONU per i diritti umani a Vienna nel 1993 Pechino aveva riconosciuto l’importanza dei principali diritti umani. Italia, UE e Nazione Unite dovrebbero ora richiederne il rispetto senza esitazione. La Cina non può essere esonerata dall’obbligo di rispettare i diritti umani. Altrimenti la tutela universale dei diritti umani rimane una vana promessa.
Una pubblicazione dell'Associazione per i popoli minacciati. Si prega di citare la fonte / Eine Publikation der Gesellschaft für bedrohte Völker. Weiterverbreitung bei Nennung der Quelle erwünscht ** WebDesign: M. di Vieste