L’Associazione per i popoli minacciati:
processare anche la Turchia
L’Associazione per i popoli minacciati chiede al Governo Tedesco e a tutti i governi degli stati occidentali che oltre al presidente del Partito dei lavoratori del Kurdistan PKK vengano processati da un Tribunale internazionale anche i generali dell’esercito turco e i principali politici turchi per crimini contro l’umanità.
Inoltre questo Tribunale dovrebbe accertare se la Turchia con la distruzione di 3428 villaggi kurdi sul suo territorio, abbia commesso genocidio contro parte della popolazione civile kurda (artricolo IIc della Convenzione per la prevenzione e punizione del genocidio: "premeditata impostazione di condizioni di vita per un gruppo etnico atta a provocare la totale o parziale estinzione fisica"). Oltre a ciò l’esercito turco dovrebbe essere giudicato per le migliaia di omicidi, esecuzioni, incarcerazioni illecite, torture e sparizioni di Kurdi. "Allo stesso tempo devono essere esaminate le incriminazioni avanzate nei confronti del Leader kurdo secondo le quali sarebbe responsabile di uccisioni di membri del suo partito e di civili kurdi." sottolinea Tilman Zülch, il presidente dell’Associazione per i popoli minacciati.
Il Tribunale Internazionale, ancora da istituire, dovrebbe inoltre verificare fino a che punto la Germania, l’Italia e gli altri paesi membri della NATO abbiano contribuito, tramite la fornitura massiccia di armi di ogni tipo, all’escalation della guerra tra la Turchia e i Kurdi, e quindi ai crimini contro l’umanità commessi soprattutto contro la popolazione civile kurda.
L’Associazione per i popoli minacciati chiede ai partiti politici, ai parlamentari, al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio e ad altre personalità della vita pubblica e soprattutto ai massmedia di discutere pubblicamente le corresponsabilità europee nel conflitto tra la Turchia e i Kurdi.
A lungo andare è insostenibile che la discussione europea sulla violazione degli diritti umani si limiti ai crimini avvenuti 50 anni fa e che in questo modo si sorvoli sui delitti odierni. L’Europa deve assumersi la corresponsabilitá di oltre 2 milioni di cittadini kurdi che vivono nei nostri stati e le famiglie dei quali sono rimaste troppo spesso vittime di armi europee. Solo la Germania tra il 1985 e il 1991, secondo fonti ufficiali, ha fornito gratuitamente equipaggiamento bellico del valore di 3,6 miliardi di marchi. Materiali in eccedenza delle forze armate sono stati donati generosamente, fra questi 200 aeroplani ed elicotteri, all’incirca 41.000 autoveicoli e motociclette, 650 mezzi di trasporto da guerra, 10 veicoli corazzati, 100.000 lanciarazzi anticarro, 256.125 mitragliatori tipo Kalashnikov, 500.000 elmetti d’acciaio e 450 milioni di munizioni.
L’Associazione per i popoli minacciati
critica anche la doppia morale degli stati membri della
NATO. La NATO, anche se con quattro anni di ritardo,
è intervenuta militarmente in Bosnia per mettere
termine al genocidio e sta considerando - a ragione - la
possibilità di un intervento in Kosovo per impedire
la prosecuzione del massacro degli albanesi del Kosovo. Al
contrario ha premiato con continue forniture di armi la
Turchia, un paese che da settant’anni perseguita e
opprime i Kurdi, che fino ad oggi discrimina le minoranze,
sia cristiane, sia zoroastriane (Yezidi), che occupa un
terzo di Cipro laddove impedisce il ritorno degli abitanti
di etnia greca espulsi dai territori
occupati.
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