Comunicato stampa 

Bolzano, 26.3.99

 La NATO deve proteggere la popolazione civile
Nonostante le bombe i Kosovari restano alla mercè degli attacchi serbi

L’attacco della NATO contro la repubblica federale jugoslava è la conseguenza dell’incoerenza occidentale di fronte al regime di Milosevic. L’UE e gli Stati Uniti hanno fatto di Milosevic l'uomo più potente della penisola balcanica. L’occidente ha elevato Milosevic a signore della pace e della guerra. Nè l’UE nè gli Stati Uniti si sono ricordati di coinvolgere le forze democratiche antinazionalistiche dell’opposizione serba nel processo di dialogo e durante le trattative. Bisogna ricordare che anche in Croazia e in Bosnia operano partiti serbi non nazionalistici.

In Serbia la forza democratica del Comitato di Helsinki di Sonja Biserko si è opposta a Milosevic e ai suoi alleati nazionalistici. Il Comitato serbo di Helsinki ha ripetutamente criticato l’ONU per il ritardato sanzionamento delle pulizie etniche attraverso la sua politica di tracciamento di confini etnici in Bosnia e in Croazia. L’Occidente si è impegnato poco per il rimpatrio di tutti i rifugiati, siano questi i Serbi in Croazia, in Bosnia, o i Croati e Musulmani in Bosnia.

L’attuale situazione in Kosovo riflette il triste bilancio dell’era Milosevic, il quale dieci anni fa con l’abolizione dell’autonomia kosovara ha contribuito allo smembramento della Jugoslavia. Dal 1991 la Jugoslavia di Milosevic ha attaccato tre stati sovrani, la Slovenia, La Croayia e la Bosnia-Erzegovina. Il regime di Milosevic è responsabile di più di 200.000 morti e di diversi milioni di rifugiati.

L’Associazione per i popoli minacciati in un memorandum dell'agosto 1998 aveva richiamato l’attenzione sul fatto che i Serbi praticavano la loro politica di pulizia etnica anche in Kosovo. Per dieci anni i due milioni di Kosovari sotto il comando politico del presidente clandestino e pacifista Ibrahim Rugova si sono difesi da oppressione e persecuzione da parte serba con mezzi pacifici e resistenza passiva. Ma i Governi dell’Occidente non hanno ricompensato questo atteggiamento.

Nè per i Serbi nè per l’Occidente Rugova è stato ritenuto un interlocutore valido; l’UCK invece con le sue armi è stato preso subito in maggiore considerazione. Le conseguenze sono state drammatiche: dopo un anno di guerra della Serbia contro il Kosovo sono stati sfollati oltre 200.000 Kosovari, il che corrisponde al 10% della popolazione; almeno 1.000 persone sono state massacrate e 250 paesi bombardati.

Grazie a Milosevic, al suo regime e ai suoi luogotenenti serbi in Croazia, Bosnia e Kosovo, la guerra e il genocidio sono tornati ad essere nuovamente all'ordine del giorno in Europa dopo la Seconda Guerra mondiale. La NATO adesso deve proteggere la popolazione civile e il Kosovo e nell’interesse della maggioranza albanese, ma anche nell’interesse delle minoranze serbo-montenegrine, turche, bosniache e Rom, deve dichiarare il Kosovo una zona protetta controllata dall’UE e dalla NATO, finchè la popolazione tramite elezione libere possa prendere decisioni sul suo futuro. A questo punto gli Stati Uniti e l’UE non si devono limitare a bombardare Milosevic perché torni al tavolo delle trattative ma devono anche contattare i gruppi democratici e antinazionalistici dei Serbi in Croazia, Bosnia e Serbia.


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Una pubblicazione dell'Associazione per i popoli minacciati. Si prega di citare la fonte / Eine Publikation der Gesellschaft für bedrohte Völker. Weiterverbreitung bei Nennung der Quelle erwünscht  **  WebDesign: M. di Vieste