Pubblica udienza per una Carta dei Diritti Fondamentali nell'Unione Europea:
bisogna fissare i diritti delle minoranze!
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Bolzano, Berlino, 6.4.2000

L’Associazione per i Popoli Minacciati (APM), prendendo posizione in occasione dell’udienza pubblica del Parlamento tedesco riguardante la Carta dei Diritti Fondamentali nell’Unione Europea (UE), ha richiesto che siano espressamente fissati i diritti delle minoranze di antico insediamento in Europa. Dopo un secolo di conflitti europei e di guerre civili, che hanno portato troppo spesso al genocidio, un’effettiva tutela delle minoranze deve essere uno dei fondamenti dell’unificazione europea.

Punto di partenza di una tutela efficace delle minoranze, chiarisce Andreas Selmeci, responsabile della sezione Diritti Umani dell’APM, deve essere il divieto di discriminazione, cui nella bozza della Carta dei Diritti Fondamentali è stato invece riservato uno spazio assolutamente insufficiente. L’UE deve aggiungere nel paragrafo riguardante il divieto di discriminazione la seguente frase: “La UE promuove l’uguaglianza di chances delle persone appartenenti alle minoranze linguistiche ed etniche autoctone, ed opera per l’eliminazione degli svantaggi esistenti. Promuove le lingue minoritarie d’Europa e la collaborazione transfrontaliera nelle regioni abitate dalle minoranze”; analogamente a quanto fatto nel paragrafo sulla parità tra uomo e donna.

L’Europa, inoltre, si confronta col problema dei crimini di genocidio nei Balcani. Uomini politici europei devono rispondere all’Aia per crimini contro l’umanità, ai danni soprattutto dei Musulmani bosniaci. Il genocidio è la più disastrosa conseguenza della discriminazione, ed al contempo la negazione più radicale del diritto alla vita. Per questo motivo l’APM propone di aggiungere, nell’articolo della Carta riguardante il diritto alla vita la seguente espressione: “La UE si impegna a prevenire, ovvero a porre fine, ed a perseguire penalmente la guerra di aggressione, il genocidio ai danni di popoli o classi sociali, la cacciata in massa e gli altri crimini gravi contro l’umanità”.

“Mentre la Repubblica Federale Tedesca (come del resto anche l’Italia) reclama per il rispetto dei diritti umani all’estero, e particolarmente in Europa Orientale, essa trascura, nel proprio territorio, i propri stessi obblighi”, dichiara, dalla sede di Göttingen, il presidente dell’APM Tilman Zülch. Le quattro minoranze autoctone non sono ricordate nella Costituzione tedesca. Ai Sorabi di Lusazia sono stati tagliati gli aiuti finanziari, il gruppo linguistico frisone è sostenuto solo con la ridicola somma di 100.000 marchi. La funzione di protezione nei confronti del gruppo tedesco nell’Europa Orientale non è presa sul serio: in quei luoghi si chiudono i consolati e si tagliano i fondi.
In Kosovo la presenza della Germania (e degli altri Paesi KFOR, tra cui l’Italia) non è minimamente sufficiente ad impedire la cacciata in massa della popolazione non-albanese, ed in particolare dei Rom e degli Ashkali (Vedi il Dossier su Rom e Ashkali del Kosovo [qui]).

La richiesta dell’inserimento di un’effettiva tutela delle minoranze nella Carta dei Diritti Fondamentali della UE sarà presentata a fine aprile al Parlamento Europeo da un rappresentante dell’APM internazionale.

Si veda anche il Dossier sui diritti linguistici [qui]
 

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