A chi appartiene la "Terra Santa"?
Una presa di posizione!
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Bolzano, 18.12.2000

Abbiamo ricevuto questa presa di posizione relativa al nostro comunicato in oggetto. Pubblichiamo volentieri sul nostro sito quanto ci è stato spedito dall'autore della "critica" Davide Volante, redattore di Etnica
Cari amici,
Ho ricevuto e letto con grande interesse il vostro documento "A chi appartiene la terra santa?", il testo in questione mi è parso stimolante e ricco di spunti di riflessione anche se per molti aspetti non lo trovo condivisibile. In tal senso mi permetto di inviarvi un (a mio avviso) bellissimo pezzo di M. Warhavski che abbiamo recentemente tradotto e proposto nel nostro sito (Etnica).
Mi scuso l'eventuale disturbo
Davide Volante
P.S. ho allegato anche l'intervento di Neta Golan (distribuito da AssoPace) pronunciato a termine della manifestazione "Sia Pace a Gerusalemme"

LA FESTA E' FINITA. LETTERA APERTA AD UN AMICO DI "PEACE NOW"su
Novembre 2000. Di Michael (Mikado) Warchavski (*) (**), da AIC. Traduzione di A. Dawson.

Sono passati esattamente sette anni da quando ti scrissi per l'ultima volta. Era il giorno dopo la firma degli Accordi di Oslo, quando mi invitasti a ballare con te in Piazza Menorah per festeggiare una pace israelo-palestinese che ancora non era stata qualificata dal suffisso "processo". Permettimi di citare qualche brano da quella lettera: "Hai danzato in mezzo alla piazza perché eri contento di questa pace. Ma non della pace nella sua semplicità, bensì di un misto tra pace, sicurezza, mea culpa palestinesi per i loro peccati (rinuncia al terrorismo), e importanti concessioni dell'altra parte. Una pace di cui puoi essere orgoglioso. Una pace per la quale (così affermi con vanto) noi non concediamo nulla ("Soltanto qualche inezia" come dice sottovoce il primo ministro) ma otteniamo tanto: il riconoscimento (dello stato d'Israele), maggiore sicurezza, la fine dell'Intifada, la rinuncia al terrorismo, la liberazione dalle pressioni degli arabi, e molto ancora. Sei contento di questa pace, e in suo onore mi inviti a danzare con te. No grazie!
Da quando ti conosco, già da 15 anni, hai lottato per la pace, non come valore in se bensì come un mezzo per garantire a noi israeliani la sicurezza. Sei a favore del ritiro dai Territori Occupati per garantire ad Israele una maggioranza ebraica; hai manifestato contro Sharon perché eri preoccupato per l'anima dei giovani ebrei; eri d'accordo a parlare con l'OLP per paura che restassimo costretti a parlare con Hamas. Io al contrario considero la pace un fine piuttosto che un mezzo, e rivendico il nostro ritiro dai Territori Occupati perché non v'è alcun motivo di esserci, anche se l'occupazione non ci costasse né una sola vittima né una sola lira; e sono contrario all'uccisione di bambini (e di adulti), per il semplice motivo che non è ammesso andare in giro a uccidere bambini e civili inermi. Così con questa pace, cosa potresti volere di più? Ti sei sbarazzato di Gaza, hai separato gli israeliani dai palestinesi, hai lasciato a loro il lavoro più sporco, e tutto senza neanche promettergli né un ritiro totale né un vero stato palestinese. Sarebbe possibile comprare la pace ad un prezzo più basso di questo? Per te l'equazione tra Israeliani e palestinesi é sempre stata un gioco a somma zero: più concedo a loro, meno c'è per noi. Lui guadagna, io perdo. Se fossi veramente capace di concepire che cosa significa la pace, ti renderesti conto di quanto sbagli: più diritti hanno i palestinesi (più indipendenza, più orgoglio), più guadagnamo anche noi. Più tirchi siamo, più perdiamo! Ciononostante siamo tutti e due ora impegnati nella stessa lotta: quella di effettuare la piena applicazione degli accordi di Oslo, nella speranza che le nuove disposizioni prepareranno il terreno per una vera pace tra l'Israele e i palestinesi. 'Nella speranza' dico, perché a differenza di te non ho fiducia nella 'necessità storica', né nel governo e la persona di Jitzhac Rabin. Per quanto riguarda Rabin e il suo governo, concorderai con me che l'onere della prova non è sulle mie spalle ma sulle tue. "
Da quando scrissi queste righe hai potuto festeggiare la pace e sei diventato grasso e benestante. Le varie e ripetute violazioni degli accordi non ti hanno turbato, come non ti hanno turbato i toni arroganti di coloro che portavano avanti i negoziati a nome nostro, i loro tentativi di esigere sempre di più in cambio di sempre meno. E perché ti dovrebbe turbare? Hai avuto ciò che volevi: la separazione, la sicurezza, il benessere economico per chi appartiene alla tua stessa classe sociale, la legittimazione della comunità internazionale, la capacità di poterti guardare di nuovo allo specchio con un senso di soddisfazione e di autocompiacimento. E tutto questo per due soldi. All'ordine del giorno c'era la riconciliazione con i coloni, così ti sforzavi di spiegare ai pochi amici palestinesi che ti erano rimasti, che se vogliono la pace devono tener conto degli obblighi della riconciliazione interna israeliana. Altrimenti potranno aspettarsi soltanto un altro disastro come quello del 1948, ecc. Non hai rivendicato negoziati sinceri con i palestinesi, hai acconsentito alla tattica sistematica delle piccole e continue vessazioni. Ma quando ti abbiamo detto che tutto ciò non avrebbe funzionato e che la guerra sicuramente sarebbe scoppiata di nuovo, hai risposto "Ciò che vogliono, l'avranno; altrimenti il problema è loro". Perché per te è più accettabile una guerra di conquista piuttosto che una guerra civile.
"Finiti tutti i festeggiamenti e gli applausi per gli architetti dell'accordo, sei tu disposto di scendere in piazza con me per far sì che il primo ministro non manchi di nuovo di coraggio, che faccia tutto in suo potere per far mettere in pratica l'accordo? Tu, che non sei vincolato dalla firma di Arafat, sei pronto a esigere che si affronti sin da ora la questione degli insediamenti; dal momento che tu ed io sappiamo (forse a differenza di Arafat) che non esiste possibilità di progresso se non si affronta subito la questione? Sei pronto a richiedere, insieme a noi, più libertà e più diritti per la popolazione della Cisgiordania, anche se questo non sta scritto negli accordi - perché i loro diritti umani ti stanno a cuore, o forse solo perché anche questo è una delle condizioni del progresso? Ti unirai con noi nel richiedere il rilascio dei numerosissimi prigionieri politici - o dirai come Rabin: "Non l'avete chiesto, noi non l'abbiamo promesso, ora è troppo tardi."?
"Temo che i miei amici ed io ci troveremo di nuovo soli in questa lotta, e che tutto il peso della verifica dell'attuazione di questi accordi - che consideriamo meno che soddisfacenti - ricadrà sulle nostre spalle." E così è stato. Agli occhi tuoi non eravamo altro che sognatori di sinistra o, peggio, guerrafondai e nemici della pace. "Siete ancor più esigenti di Arafat!", "Lasciate che sia il governo a portar avanti i negoziati!", e pure: "Dobbiamo tener conto dell'elettorato di destra." A furia di ascoltare i nostri cari fratelli negli insediamenti di Ofra e di Tapuah, siete rimasti sordi alle voci che giungevano da Gaza e da Nablus, da Dura e da Kalkiliya. E perché mai ascoltarle, in fondo? In pace come in guerra, siete voi a decidere ciò che è vantaggioso per noi e a delimitare i confini 'ragionevoli' di un accordo futuro. Con tutta la vostra arroganza colonialista pretendete pure di decidere le battute dei palestinesi nel copione della pace. Fin dal 1993 tu e gli amici tuoi state godendo dei frutti della pace mentre i palestinesi aspettano, aspettano che voi manteniate promesse di ritiro, d'indipendenza, di sovranità, di libertà. Aspettano sotto l'occupazione, aspettano sotto assedio, mentre voi fate festa e mangiate i frutti della pace. Per quanto tempo pensavi che poteva durare? E guarda caso, con tua grande meraviglia essi non recitano più le battute che hai scritto per loro: recitano un loro testo, e stanno guastando il tuo spettacolo. Il fatto è che i palestinesi, non solo la sinistra e i movimenti islamici ma anche i loro rappresentanti ufficiali, non hanno mai nascosto le loro condizioni essenziali. Ma come ho già detto, non ti sei degnato di dargli ascolto perché in fondo sei l'unico regista della messinscena della pace. Oggi sei in collera, sei nero di rabbia. Perché tante manifestazioni tutto d'un tratto? Perché rivendichi ad un tratto la sovranità su Gerusalemme? Perché esigi l'evacuazione di tutti gli insediamenti? Da dove tutto questo odio per l'esercito, per Barak, per i pacifisti israeliani? Chi ha dato a quei palestinesi il diritto di gettare il copione e di recitare delle battute diverse? Che ingratitudine! Dopo tutto quello che eri disposto a concedergli, dopo sette anni di 'happening' per la pace finanziati dai paesi europei!
Di nuovo li dici "Non mi cercare". Non mi cercare perché sono tornato al grembo del consenso per difendere il mio popolo, la mia patria. La verità è che non sei tornato al grembo, dato che non l'hai mai lasciato. Non hai mai smesso di lavorare per la riconciliazione nazionale con i peggiori nemici della pace. E a proposito di questo sforzo per la riconciliazione di cui sei diventato un esponente così importante dopo l'assassinio di Rabin, la destra ha capito quasi subito non solo quanto sei privo di principi ideologici e morali, ma anche fino a che punto sei ingenuo e sempliciotto. Come qualsiasi criminale nei film polizieschi di serie B, la destra capisce al volo che dai vigliacchi come te si può estorcere qualsiasi cosa. Per quanto fossi disposto a pagare per evitare una guerra civile, la destra ha alzato il tiro: da Gerusalemme Est sei arretrato fino ad Abu Dis, da Abu Dis sei arretrato a Hizma, da Hizma a Beitunia. Oggi sei disposto di morire per Psagot e Netzarim. Non di morire, scusami, bensì di diventare assassino per conto dei fratelli e delle sorelle che si sono piazzati nel cuore di Gaza al solo scopo di bloccare ogni possibilità di pace.
L'altro giorno durante una riunione a Gerusalemme, uno dei tuoi colleghi di Meretz ? uno dei migliori e più onesti ? disse "Sono confuso." Considerato il fatto che tu e i tuoi amici non dimostrate che certezze, volevo complimentarmi con lui della sua incertezza. Poi mi sono tornati in mente i servizi visti quel giorno alla televisione ? quel mezzo d'informazione così nemico dei diritti umani, dell'onestà intellettuale, dell'etica giornalistica ? e mi sono rifiutato di essere indulgente nei suoi confronti, di dimostrarmi comprensivo verso la sua confusione. Cosa c'è di cui restare 'confusi'? Un esercito di conquista sta usando carri armati ed elicotteri lanciarazzi per disperdere le manifestazioni. E' così difficile da capire? Dopo sette anni di inganni e di accordi violati i palestinesi insorgono. E' così difficile da capire? Barak minaccia di mettere Haram / il monte del Tempio a Gerusalemme definitivamente sotto la sovranità israeliana, i palestinesi respingono questa soluzione. E' così difficile da capire? Non c'è posto per la confusione. C'è l'occupazione e c'è la lotta contro l'occupazione. Ci sono i manifestanti e c'è un esercito che ha ricevuto l'ordine di versare il loro sangue. E non tirar fuori le storie dei fucili (palestinesi): con il tuo glorioso servizio sotto le armi dovresti sapere quel che anche i cronisti della CNN sanno, e cioè che quei fucili non mettono in pericolo né l'Israele né i soldati purché stiano alla larga. Non rappresentano un pericolo neanche per l'occupazione, dal momento che i mezzi di sorveglianza messi a punto sotto la maschera del processo di pace permettono a Israele di tenere sotto controllo perfetto i Territori Occupati "senza la Corte Suprema e con il B'tselem," e pure senza una massiccia presenza militare. La 'carneficina' era prevista nei piani d'emergenza dell'esercito per l'eventualità che i palestinesi dichiarassero unilateralmente l'indipendenza, molto prima della provocazione di Sharon, e anche un bambino capisce che l'IDF (Nota: esercito di Israele) era pronto sin dall'inizio a versare sangue. La tua confusione, mio caro amico, è in malafede, perché se non ti vergognassi di tutto quello che si sta facendo a nome nostro ed eseguendo gli ordini del primo ministro che tu appoggi, non avresti alcuna difficoltà a capire chi sono le vittime bisognose del nostro sostegno e chi invece merita soltanto la nostra condanna.
Quanto a te, mio amico di Peace Now, non provi neanche la confusione. Sei adirato con i palestinesi perché ti hanno guastato la festa, e si rifiutano di permetterti di vivere nell'illusione che l'occupazione stia per finire e che la pace regni in terra. La pace è un tango: per ballarlo ci vogliono due persone, due partners che si uniscono liberamente e a pari diritti ? non uno che si tira dietro l'altro come gli pare e piace. E tu cosa dici? "Se è così, allora non sono partners". Questa volta hai ragione. Nella tua danza della pace non hai partners, ma solo nemici. Perché la tua pace è la sua occupazione; il tuo successo è il suo fallimento; la tua riconciliazione significa rendere impossibile la riconciliazione con i palestinesi. "Abbiamo firmato un accordo per un cessate il fuoco, ed é bene che abbiamo firmato. Ma la pace è ancora lontana, perché la pace richiede l'onestà, la pace richiede l'uguaglianza. Vuoi costringerli in una menzogna, vuoi che accettino una pace che è la resa, quello che festeggi è la pace tra padrone e schiavo. Sotto queste condizioni ci sarà forse un po' di tranquillità, ma la Pace no. Non fino a quando non aprirai gli occhi e il cuore. Non fino a quando non saremo disponibili a una pace che sia una collaborazione a condizioni paritarie."
Questo è quanto ti scrissi esattamente sette anni fa. Hai preferito tapparti le orecchie e chiudere gli occhi. Mi dispiace, veramente mi dispiace, che ci sono volute le raffiche di mitra a Psagot e l'esplosione dei missili presso Netzarim per aprirli di nuovo. Spero che presto ti si riapriranno il cuore e la mente, prima che comincino a saltare nelle nostre città gli autobus. La scelta è sempre la stessa: o una pace genuina, senza sotterfugi né inganni, una pace fatta di rispetto reciproco; o in alternativa, la discesa verso una guerra di religione nella quale tutti saranno perdenti.
* Michael Warchawski, militante della sinistra israeliana non sionista, è il direttore dell'Alternative Information Center di Gerusalemme
** "Peace Now" è un'organizzazione pacifista moderata israeliana vicina al partito laburista




Intervento di: NETA GOLAN, Pacifista Israelianasu
Voglio ringraziarvi ed applaudire il vostro coraggio per essere qui oggi, soprattutto gli organizzatori della marcia. Per quelli di noi che sono confusi dalla marea dei media e dei politici dal pensare che c'è una guerra in corso in Palestina, ora: vi invito a venire in Palestina e vedere voi stessi. Il popolo palestinese non ha un esercito.
Essi sono un popolo in lotta per la fine dell'occupazione e per la loro sopravvivenza. Non c'è una guerra in Palestina, c'è un massacro. La gente in Palestina è soggetta al terrorismo come l'esecuzione senza processo ieri di Hussein Abayat e delle due donne. Terrorismo economico. L'assedio che è la causa diretta della fame ed il terrorismo psicologico. Sapete com'è vivere con gli elicotteri che ti ronzano costantemente in testa e che possono porre fine alla tua vita da un momento all'altro? Il pubblico israeliano, insieme al resto del mondo, è stato portato a credere che stia andando avanti un processo di pace, ma in realtà gli insediamenti sono raddoppiati, la terra ha continuato ad essere confiscata, le case ad essere demolite e gli alberi ad essere sradicati. Con il pretesto del processo di pace è stato costruito un massiccio intreccio di by-pass roads con 200 milioni di dollari da fondi americani. L'occupazione ha riorganizzato e rafforzato il suo gruppo all'interno del movimento nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, in modo che la popolazione palestinese soffra non soltanto per una chiusura imposta dal 1999, per cui non possono lasciare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza senza un permesso speciale difficile se non impossibile da ottenere, ma ora anche per un assedio interno per cui la gente non può più entrare o uscire dalle proprie città, paesi e, talvolta anche dalle proprie case come ad esempio ad Hebron e nel paese dove i palestinesi che costruiscono lì le loro case nelle cave della zona di Bata. A quelli che chiedono di fermare la violenza: io voglio ricordare che l'occupazione è violenza. Fermare la violenza vuol dire fermare l'occupazione. Ci deve essere un completo ritiro dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza e solo allora si può davvero parlare di pace. La pace non è un processo in cui una parte più forte cerca di imporre le sue condizioni alla parte più debole. I generali israeliani non vogliono tornare ai confini del 1967. Strategicamente, da un punto di vista militare è una posizione vulnerabile. E, vorrebbe anche dire lasciare le risorse idriche in mano ai palestinesi. Risorse che forniscono il 33% dell'acqua israeliana. Ma, se l'esercito si ritirasse allora si dovrebbe creare una pace reale in cui entrambe le parti avrebbero un vero interesse a vivere insieme, insieme ed a cooperare. I palestinesi desiderano condividere Gerusalemme come unica città capitale di due stati. Se Israele si ritirasse ai confini del '67, Gerusalemme può diventare una città di vera pace, un esempio di tolleranza e di coesistenza, una luce per tutte le nazioni. Ma perché ciò accada dobbiamo tutti Musulmani, Ebrei e Cristiani unirci a fianco del popolo palestinese: insieme possiamo fermare il massacro che è solo un altro passo verso la terza guerra mondiale, l'ora critica è arrivata, dobbiamo agire ora. E' facile accusare. Accusare Israele, accusare il governo degli Stati Uniti, accusare Barak, accusare i coloni, accusare i media. Sì, essi sono responsabili. Ma, noi tutti, ciascuno di noi è responsabile del massacro in Palestina. Adesso, coloro che stanno zitti, stanno cooperando al massacro.
La comunità ebraica in Svezia ha emesso un documento in cui dichiara che il governo d'Israele non li rappresenta e che essi protestano per la violenza usata contro i Palestinesi. Io chiedo ad altre comunità ebraiche di seguire il loro esempio.
Come essere umano faccio appello a voi: noi dobbiamo, tutti, fare tutto il possibile per fermare questa inutile uccisone di bambini, donne e uomini che vogliono e meritano di vivere: in dignità e libertà. I palestinesi hanno bisogno di protezione internazionale, faccio appello a voi perché vi uniate nella creazione di un movimento internazionale popolare per venire in Palestina e stare accanto alla gente che viene bombardata e colpita. Se voi non potete venire radunate gente e mandate una persona della vostra comunità. Vi assicuro che, quando c'è sangue straniero nella foto l'esercito ci penserà prima di sparare, allora, forse, il nostro governo seguirà.
Vedi anche il nostro comunicato: "A chi appartiene la terra santa?"

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