Di Thomas Benedikter
Bolzano, 14.4.2008
Il governo dello Sri Lanka il 2 gennaio 2008 annullato l'accordo di tregua con le Tigri Tamil (Liberation Tigers of Tamil Eelam LTTE) e scatenato una larga offensiva contro la guerriglia che da decenni occupa il Nord dell'isola. Mentre le forze armate singalesi si accingono a rioccupare territori controllati dalle Tigri, l'LTTE intensifica i suoi attentati nelle maggiori città dello Sri Lanka. Che questa nuova ondata di violenza, dopo quasi 80.000 vittime della prima guerra 1983-2002, possa presto terminare e sfociare in una pace giusta e stabile è altamente dubbio.
Le Tigri iniziarono la lotta armata per un proprio stato nel Nord e Nordest dell'isola, il Tamil Eelam, 25 anni fa, nel 1983. Questa formazione guerrigliera, ritenuta una delle più efficaci in generale, si considera l'unica rappresentanza legittima della minoranza Tamil che si sente discriminata dai governi singalesi di Colombo dalla costituzione dello Sri Lanka nel 1948. Ripetutamente l'LTTE è finita in difensiva, come negli ultimi mesi, quando le Tigri dovettero cedere larghe parti dei territori prima occupati lungo la costa orientale. L'LTTE, comandata dal tanto temerario quanto spietato Vellupillai Prabakharan, di recente ha perso anche vari personaggi di spicco quale il direttore dell'ala politica, S.P. Thamilselvan, ucciso durante un raid aereo del governo all'inizio di novembre 2007 a Killinochchi, la capitale provvisoria del Tamil Eelam; ed il colonnello Charles, capo dei servizi segreti dell'LTTE,, che è stato ucciso da un corpo speciale delle forze armate in un attentato all'inizio dell'anno. Il famoso ideologo Tamil e capo delegazione delle Tigri Tamil al tavolo delle trattative con Colombo dal 2002 al 2006, Anton Balasingham, invece è morto per insufficienza renale due anni fa.
Per i Tamili è una guerra di liberazione, gli altri, il governo singalese, sostenuto dalla maggioranza singalese della popolazione dello Sri Lanka, lo presenta come una campagna di antiterrorismo. Infatti, l'LTTE, oltre ad avere stabilmente occupato un'area di circa 10.000 km2 nel Nord dell'isola, continua una strategia fatta di attentati con mine anti-persona e attentati suicidi, commessi anche da donne, che colpiscono alti rappresentanti dello stato, ma spesso anche semplici civili. L'LTTE ha costruito un culto marziale attorno ai suoi Black Tigers, un gruppo di guerriglieri d'élite scelti per gli attacchi suicidi che da morti vengono elevati a martiri. Così il conflitto oggi ha coinvolto non solo il Nord, la penisola di Jaffna e la costa orientale, ma anche le città del Sud, in cui la popolazione vive in un'atmosfera di crescente terrore e nervosismo.
Anche il governo si serve di gruppi paramilitari che compiono innumerevoli atti di terrorismo per sbarazzarsi di persone non gradite - giornalisti, politici dell'opposizione tamila, operatori di pace - ma spesso giusto per terrorizzare la popolazione Tamil nei territori contesi. Nello Sri Lanka oggi prevale una cultura della violenza, la paura e l'isterismo nazionalista favoriscono coloro che si presentano come i rispettivi "salvatori della patria". Sono centinaia di migliaia i profughi all'interno dell'isola; ma moltissimi Tamili si sono rifugiati anche nel Tamil Nadu, stato indiano vicino per geografia e etnia, o in tanti paesi occidentali.
All'inizio del 2002 fu proclamato un cessate il fuoco, ma le trattative di pace dopo alcuni anni si arenarono, soprattutto a causa dell'intransigenza del governo di Colombo, mentre l'LTTE, con una rottura rispetto la sua linea politica precedente, si dichiarò d'accordo con una soluzione federale all'interno di uno stato comune con i singalesi. Con l'avvento al potere del falco Mahindra Rajapakse nel novembre 2005 aumentarono le violazioni della tregua e nell'aprile 2006 i negoziati di pace, facilitati dai governi giapponese e norvegese, definitivamente furono interrotti. Il 2 gennaio 2008 il governo di Colombo ufficialmente dichiarò fine alla tregua e entro due settimane la missione scandinava di monitoraggio SLMM (Sri Lanka Monitoring Mission) venne costretta a lasciare il paese.
Oggi il governo e le forze armate dello Sri Lanka si presentano sicuri di una vittoria vicina. I generali di Colombo calcolano che siano rimasti solo circa 3000 guerriglieri LTTE che potranno essere "spazzati via" entro pochi mesi. Dall'inizio dell'offensiva militare ogni giorno muoiono decine di persone sia negli attacchi e bombardamenti dell'esercito, sia nei contrattacchi ed attentati dell'LTTE. Questa nella sua strategia confida di portare la guerra anche nelle parti meridionali dell'isola, avvalendosi anche dell'appoggio di simpatizzanti fra i circa 40% dei Tamili srilankesi che vivono sparsi nelle città del Sud e nel centro del paese. Una strategia destinata ad esasperare la violenza perché già oggi i Tamili che vivono nel Sud si vedono esposti a persecuzioni indiscriminate da parte delle forze dell'ordine, di rappresaglie sommarie e di un aumento di diffidenza e odio da parte di molti singalesi.
Più la guerra dura, più alti saranno i suoi costi. Lo Sri Lanka negli ultimi anni ha investito ingenti somme nel suo riarmo, spesa che si ripercuote duramente sui conti pubblici. Aumenta il debito pubblico, aumenta l'inflazione e gli indici della borsa di Colombo da mesi si trovano in continuo discesa. Tutta la ricostruzione delle tratte costiere colpite dallo Tsunami alla fine del 2004 è bloccata, e gli aiuti internazionali a causa del conflitto non vengono più liquidati. La guerra si fa anche sentire pesantemente nella vita quotidiana. Nelle fila nei supermercati, alle stazioni del treno e autobus e sulle piazze ormai ad ogni momento potrebbe scoppiare la prossima bomba. Cresce la disperazione il disagio anche fra la popolazione singalese.
Il presidente Mahindra Rajapakse e la coalizione governativa attorno al suo partito SLFP (Sri Lanka Freedom Party) negli ultimi mesi è trovata sotto pressione costante da parte di due partiti oltranzisti più piccoli affinché non si cedesse in nessun modo all'LTTE. Il Fronte di liberazione popolare (Janatha Vimukthi Peramuna - JVP) ed il partito dei monaci buddhisti JHU (Jathika Hela Urumaya - Partito del retaggio nazionale) criticano la corruzione all'interno del governo ed ogni attentato LTTE istiga nuove ondate di propaganda. La disdetta della tregua con l'LTTE per il governo ha significato anche un colpo verso gli estremisti nazionalisti che ora si vedono affermati nelle loro rivendicazioni di farla finita con l'LTTE. Ma la strategia ora imboccata dal governo di Colombo di vincere prima la guerra contro l'LTTE per poi offrire ai Tamili una soluzione politica del conflitto non è realista. Nel marzo scorso il comitato di tutti i partiti, voluto dal governo, dopo due anni di lavoro presentò un elenco di proposte di riforma dello stato che, tra l'altro prevedono anche il rafforzamento dei consigli regionali. Ma parecchi partiti dell'opposizione si sono ben guardati dal partecipare a questo comitato al quale, del resto, fu assente anche il maggior partito democratico dei Tamili, la Tamil National Alliance TNA.
Più a lungo dura la guerra civile, più forte
sarà la pressione dal basso di trovare un'altra soluzione
del conflitto. L'euforia di guerra e la sicurezza di vincerla
faranno presto posto alla frustrazione anche perché
l'LTTE, grazie al forte appoggio finanziario che gode fra le
comunità Tamil all'estero, non sarà facilmente
costretta a rendere le armi. Anche se per adesso regna
l'escalation della violenza, sembra ineluttabile di tornare al
tavolo delle trattative. I risultati principali di un'inchiesta
demoscopica realizzata alla fine del 2007 dal miglior istituto di
ricerca politica dell'isola (Centre of Policy Alternatives,
www.cpalanka.org; nell'inchiesta non furono inclusi i Tamili
delle zone controllate dalla LTTE) sono stati i seguenti:
- la maggioranza dei singalesi (48,5%) pensa che la pace
potrà essere riportata nello Sri Lanka sconfiggendo
l'LTTE. I Tamili e i Musulmani sono i prevalenza del parere che
negoziati di pace debbano essere avviati da subito.
- Il 42,6% dei singalesi ritengono che una soluzione definitiva
del conflitto sia vicina. Invece la maggioranza delle minoranze
è convinto dell'opposto, che la pace sia lontana.
- Maggioranza relative di tutte i gruppi etnici (singalesi,
musulmani, Tamili) sono convinti che sia la guerra ad causare il
massiccio aumento dei costi della vita.
- Il 38,2% dei singalesi ed il 39,2% dei musulmani, ma il 51,2%
dei Tamili pensano che la libertà d'informazione sia
fortemente limitata da parte del governo a danni dei
Tamili.
- Il 49,3% der singalesi ed il 30,4% dei musulmani pensano che
l'LTTE capacità militari siano state ridotte, ma il 53,3%
dei Tamili ritiene tuttora molto fiorti.
- Solo il 35,6% dei singalesi ritiene sforzi per una soluzione
politica del conflitto essenziale, mentre fra i Tamili sono il
67,1%, fra i musulmani il 71%.
Quindi ci sono segnali di una società profondamente divisa. I Tamili sembrano vivere in un altro paese rispetto la maggioranza singalese. Il governo di Rajapakse, espressione del Sud singalese e nazionalista, non si occupa delle preoccupazioni dei Tamili, Il suo messaggio è semplice e forte: aiutateci a sconfiggere il terrorismo e tutto finirà bene. I media statali, tutti controllati dal Governo, continuano a bombardare i singalesi con questo tipo di propaganda.
Quindi l'LTTE avrà una vita dura nel 2008. Militarmente indebolita ha perso terreno e morale, e anche a livello internazionale ha registrato brutti contraccolpi. La comunità internazionale di misura crescente avvalla la tesi che si tratta di un problema di "terrorismo" e non di una guerra di liberazione nazionale. In una recente conferenza il presidente Rajapakse affermò: "Abbiamo registrato delle vittorie militari inaudite da anni e questo spiana la via ad una soluzione del problema. Ma non c'è nessun motivo di parlare di una soluzione politica prima di aver spazzato via il terrorismo." Può darsi che nel 60° anniversario dell'indipendenza dello Sri Lanka l'LTTE venga sconfitta, ma chi osa immaginarsi il terrorismo che seguirà?
Thomas Benedikter, ha approfondito in collaborazione con locali organizzazioni per i diritti umani i retroscena dei conflitti etnici nello Sri Lanka (thomas.benedikter@dnet.it).