Un memorandum dell'Associazione per i popoli minacciati, Göttingen/Bolzano, presentato in occasione dell'udienza alla Camera dei Lord sull'immunità di Augusto Pinochet nel gennaio 1999
Indice
"Non esistono popolazioni indigene ... " - Mapuche: vittime del Staatsstreichs - Il rapporto della Commissione Rettig - La repressione dei Mapuche ... - Espropriazioni della proprietà terriere - Le violazioni dei diritti umani dopo Pinochet - Fondo storico ed etnografico - Richieste dell'Associazione per i popoli minacciati - Links - Fonti
"Non esistono popolazioni indigene, siamo tutti Cileni" (Augusto Pinochet; pogrom 160/91, p. 62)
Il dittatore Pinochet, che in Cile ha esercitato il potere assoluto dal 1973 al 1990, non avrebbe potuto esprimersi più aspramente: voleva annientare la peculiarità culturale delle popolazioni indigene del Cile - innanzitutto quelle dei Mapuche - nel nome dello stato nazionale. Una commissione delle Nazioni Unite nel 1978 confermò le conseguenze di questa politica: "Dal giorno del colpo di stato i latifondisti, i militari e la polizia hanno iniziato una vera e propria caccia ai Mapuche".
Nel 1979 il comitato interamericano per i diritti umani nell'America Latina (Comité Interamericano de Derechos Humanos en América Latina) dovette constatare che i Mapuche erano perseguitati in quanto popolazione indigena. Mark Münzel, etnologo nonché sostenitore e membro dell'Associazione per i popoli minacciati (APM), nel 1992 disse: "La lotta cruenta contro ribelli indiani è la tradizione più importante dell'esercito cileno".
Mapuche: Vittime del golpe
I Mapuche fin dall'inizio del golpe dell'11 settembre 1973 furono vittime della repressione. Con il governo Allende molti Mapuche avevano approfittato della riforma agraria, che fino al 1972 restituì loro circa 700.000 ettari di terre. Altri Mapuche prima del colpo di stato avevano partecipato all'occupazione di circa 75.000 ettari di terreni appartenenti a latifondisti. Nel settembre 1972 il governo Allende emanò una legge (Ley No. 17.729) che garantiva ai Mapuche nella costituzione diritti fondamentali: la restituzione dei diritti sulla proprietà della terra perduta, l'allargamento dei diritti territoriali, il sostegno ad interessi sociali e culturali, il miglioramento del sistema sanitario e l'insegnamento nella lingua madre Mapudungun. La legge le assegnava però un ruolo inferiore che a quello dello spagnolo. Ciò nonostante la politica del governo Allende verso gli indigeni per quei tempi fu molto avanzata.
La persecuzione dei Mapuche fu particolarmente crudele negli anni dopo il colpo di stato. I testimoni di quel tempo raccontano di migliaia di vittime fatte dalla dittatura militare. Si parla di decine di cadaveri che nelle vicinanze della città Pitrufquen erano stati visti galleggiare sul fiume. Si parla di camion dell'esercito che tornavano dalla zona di Puraquina carichi di cadaveri.
Probabilmente non sarà mai possibile avere dati più precisi sul numero delle vittime tra i Mapuche durante il regime di Pinochet. L'appartenenza etnica di molti contadini assassinati o arrestati (e poi scomparsi) non è più accertabile. Molti cadaveri non sono mai stati recuperati. Così - per citare solo un esempio - soltanto nel 1990 fu ritrovato il cadavere di uno studente indigeno di Temuco.
Rapporto della commissione Rettig
Le previsioni più pessimistiche non sono mai state verificate o confermate. Il "Rapporto della commissione Rettig" del 1990, incaricata dall'allora presidente Aylwin, stimò il numero dei Mapuche scomparsi e assassinati a più di 100. Esponenti dei Mapuche invece parlano di oltre 300 assassinati appartenenti al loro popolo sui circa 3.000 trucidati dal regime militare. Intere comunità contadine furono torturate, tra cui anche bambini, come nei paesi di Llaima, Viluco e Allanao. Famigerato è l'assalto al villaggio di Liquiñe (150 chilometri a sud di Valdivia) nell'ottobre 1973, in cui furono assassinati 15 Mapuche.
Tutte le istituzioni e organizzazioni che ai Mapuche rendevano possibile la partecipazione alle decisioni sul proprio destino vennero abolite dal regime militare. L'organizzazione nazionale dei Mapuche (Confederación Nacional de Mapuche) venne proibita immediatamente dopo il golpe, i loro dirigenti vennero arrestati, torturati o costretti all'esilio. Tutti i membri delle organizzazioni regionali dei Mapuche vennero arrestati e molti di loro torturati. Nei mesi successivi al golpe l'80% dei detenuti nella prigione di Temuco, il maggior centro cittadino della regione dei Mapuche, appartenevano alla popolazione indigena.
La repressione dei Mapuche
Pinochet continuò la politica di repressione violenta contro i Mapuche fino alla fine degli anni 80. In questi anni esercito e polizia occuparono e distrussero tutte le loro comunità. Nel mese di luglio del 1986 per esempio ci furono invasioni militari in Piedra Alta, Isla Huapi, Cahuemu, Malalhue, Colco, Rucapanque, Santa Maria, Huelleko, Mallai, Carahue e Lumaco. Nel mese di settembre dello stesso anno esercito e polizia penetrarono nella comunità di Loncoyán sparando su tutto ciò che si muoveva.
Alla persecuzione fisica si aggiunse il declino sociale. Ne furono vittime innanzi tutto i bambini. In quegli anni terminò il sostegno con latte, vestiti e materiale didattico. Ancora negli anni 80 un terzo dei neonati Mapuche moriva nel primo anno di vita (pogrom 113/85, S. 44). La lingua madre venne proibita per tutte le manifestazioni di carattere pubblico.
Espropriazione delle proprietà terriere
Il regime militare fin dall'inizio usò la mano armata contro le occupazioni terriere e di restituzione dei terreni decretata dalla riforma agraria del governo Allende. Già nell'ottobre 1974 l'80% delle proprietà terriere passate ai contadini con la riforma agraria erano state ridate ai latifondisti. Lo strumento principale ne divenne la legge n. 2.568 del 1979, di cui l'articolo 1 sancisce che "dalla abolizione della comunità i terreni non possono più essere considerati territorio indigeno e gli indigeni non possono più esserne proprietari".
Tale legge rese possibile lo scioglimento delle proprietà terriere comunitarie e la loro parcellazione in proprietà privata e libera per la vendita. Per privatizzare una comunità Mapuche era sufficiente la dichiarazione di un unico membro della comunità. Viste le repressioni, la povertà e le grandi promesse a chi rinunciasse alla sua terra, non era difficile trovare firmatari che dichiaravano tale rinuncia. Oggi il 90% delle proprietà Mapuche sono privatizzate e dunque nelle mani dei latifondisti. Una legge simile (la n. 2.885) legalizzò le espropriazioni dei terreni dei Rapanui sull'Isola di Pasqua.
Con le leggi sulla proprietà venne distrutta non solo la proprietà collettiva, ma anche tutte le strutture e istituzioni politiche, sociali, economiche e culturali dei Mapuche, che erano legati alla gestione collettiva del territorio. Delle 2.060 comunità Mapuche esistenti agli inizi degli anni 70 ne rimasero solamente 665 alla fine degli anni 80. I Mapuche però non accettarono passivamente le repressioni ed i crimini e nel settembre del 1978 cominciarono a organizzarsi in "centri culturali" (Centros Culturales) per mantenere la propria identità ed avere uno strumento per la difesa dei terreni loro rimasti.
Crimini dopo Pinochet
Anche nel Cile del dopo-Pinochet i Mapuche hanno avuto problemi di sopravvivenza. Le condizioni di vita sono migliorate e i decreti dittatoriali per l'espropriazione delle proprietà comunitarie sono stati annullati. Fino ad oggi però la politica cilena non ha cambiato sostanzialmente il suo atteggiamento ostile e repressivo verso gli indigeni. La "Ley Indígena" del 1993, la n. 19.253, nega ai Mapuche il diritto ad un proprio territorio e li classifica come "popolazioni", ma non come "popolo" - una differenza fondamentale dal punto di vista del diritto dei popoli internazionale.
Nel corso della costruzione di grandi strade e dighe (come quella sul Bìo-Bìo) i Mapuche vennero cacciati anche dopo la fine del regime militare, e continuò la privatizzazione forzata e lo sfruttamento del loro territorio per l'industria del legno. Secondo stime del 1998 dei rappresentanti Mapuche presso l'ONU a Ginevra, circa 80.000 ettari di terreno è stato reso inutilizzabile dal taglio degli alberi da legname.
Neanche il nuovo governo cileno è disposto a concedere il ripristino dei territori dei Mapuche e il risarcimento per i crimini subiti durante la dittatura. L'attuale governo utilizza una legge anti-terrorismo per la repressione nel caso di occupazione dei terreni da coltivare. Già nel 1992/93 144 membri dell'organizzazione "Consejo de todas las Tierras" vennero condannati per "associazione a delinquere".
Riferimenti storici ed etnografici
Secondo il censimento del 1992 in Cile vivono 928.500 Mapuche, che si dividono in Pehuenche, Huilliche, Lafquenche, Nagche e Huenteche. Nelle regioni di Malleco e Cautìn rappresentano il 40% della popolazione: altri 400.000 Mapuche vivono in Argentina. Degli indigeni del Cile fanno parte anche gli Aymara (48.000), i Rapanui (20.000), i Cunsa o Atacameño (3.000), i Coya (100), i Yàmana (70) e i Kawèskar (100). I popoli indigeni rappresentano il 10% della popolazione totale del Cile.
Il nome Mapuche significa Mapu=terra, Che=uomo. Prima dell'occupazione spagnola i Mapuche erano cacciatori, pescatori, raccoglitori e piccoli coltivatori con la fama di popolo guerriero. Durante una delle tante guerre contro gli invasori, i Mapuche che tradizionalmente erano organizzati in piccole comunità basate sulla parentela, si allearono fra loro. A causa della loro tenace resistenza i Mapuche negli anni 1772e 1793 firmarono degli accordi con il governo coloniale spagnolo. Questi accordi garantirono loro uno status di sovranità nello „Estado de Arauco". Ottennero così un territorio autonomo a sud del fiume Bìo-Bìo.
Soltanto nel 1883 il Cile e l'Argentina sottomisero i Mapuche: i loro territori vennero divisi e venne istituito un sistema di riserve territoriali. Già nel 1881 erano stati emessi titoli di proprietà che concedevano ai Mapuche solo il 6,39% (510.000 ettari) delle terre che possedevano inizialmente. Per di più queste terre erano di pessima qualità. L'espulsione forzata continuò nel nostro secolo. Tra il 1920 e il 1964 vennero loro confiscati ulteriori 30.000 ettari di terra. La maggiorparte dei Mapuche vive oggi in zone rurali e qualche gruppo anche in contesti urbani, come Temuco e Santiago. I Mapuche sono stati in grado di conservare la propria lingua, il Mapudungun.
Richieste dell'Associazione per i popoli minacciati
L'Associazione per i popoli minacciati si appella urgentemente alla Camera dei Lord inglese affinchè non venga concessa l'immunità a Pinochet. Soltanto così sarà possibile consegnare alla giustizia il dittatore responsabile di continui ed aggravati crimini contro l'umanità.
Pinochet può essere giudicato secondo lo Statuto del Tribunale di Norimberga, ratificato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 12 dicembre 1946, per crimini contro l'umanità, poiché è responsabile di almeno 116 assassini di indiani Mapuche confessati dallo stesso regime. Questi crimini non vanno in prescrizione e non sono amnistiabili. Chi ha commesso crimini contro l'umanità non ha nessun diritto all'immunità, sebbene capo di stato.
L'Associazione per i popoli minacciati si appella al Governo italiano affinchè esamini tutte le accuse sollevate contro Augusto Pinochet al fine di favorire la sua estradizione in Spagna. Inoltre si esorta il Governo affinché sostenga le accuse di cittadini italiani contro il dittatore.
Fonti
Bildungshaus Retzhof (Hg.): Internationale Konferenz für Autonomie und Selbstbestimmung des Mapuche-Volkes in Chile, 1987Calbucura, Jorge; El Proceso legal de abolición de la propiedad colectiva: El caso Mapuche. Universität von Uppsala 1998
Münzel, Mark / Lindig, Wolfgang: Die Indianer, Band 2: Mittel- und Südamerika. München 1992
POGROM Nr. 47 (1977), 74/75 (1980), 113 (1985), 129 (1987), 145 (1989), 147 (1989), 160 (1991)
Link
www.derechos.org/nizkor/chile/doc
www.chipsites.com/derechos/index_esp.html
Testo: Warren Stowe, Dr. Theodor Rathgeber, Yvonne Bangert
Traduzione italiana: APM Sudtirolo
Il memorandum può essere richiesto con allegati relativi documenti (come la lista ufficiale delle 116 vittime Mapuche) presso: versand@gfbv.de