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Nigeria alla prova dei fatti:

confermata la lapidazione di Amina Lawal

Bolzano, Göttingen, 19 Agosto 2002

La condanna a morte della trentenne Amina Lawal, confermata oggi da un tribunale islamico nigeriano, rischia di mettere il paese davanti ad una scelta pericolosa. Secondo l'Associazione per i Popoli Minacciati, la Corte Suprema dovrà ora decidere se la Sharia, con le sue pene draconiane, sia costituzionale. I supremi giudici del paese dovranno in questo modo decidere se dare credito ai leader musulmani del Nord oppure alla politica del presidente democraticamente eletto Olusegun Obansanjo. L'APM pone l'attenzione sul pericolo di un aumento dei conflitti etnico-religiosi in Nigeria, che dal 1999 ad oggi, dopo la fine della dittatura militare, hanno già mietuto migliaia di vittime. La Corte Suprema dovrà prendere una decisione entro gennaio 2004, data in cui dovrebbe essere eseguita la pena di morte. Nel marzo 2002 Amina Lawal era stata condannata alla lapidazione perché dopo il divorzio era rimasta incinta e aveva messo al mondo una bambina. Grazie all'aiuto di gruppi per i diritti umani locali, era riuscita a ricorrere contro la condanna ed ottenere la sua sospensione fino alla fine dell'allattamento.

Nel 1999 dodici stati federali nigeriani su 36 hanno introdotto la Sharia, la quale non solo si contrappone alla costituzione democratica del paese ma anche a diversi accordi internazionali sui diritti umani firmati dalla Nigeria. Richiamandosi alla Sharia, alcuni leader islamici tentano così di sobillare la popolazione del Nord contro quella cristiana del sud del paese.


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/3dossier/africa/nigeria-it.html
* www: www.amnistiapornigeria.org/ | www.mertonai.org/amina/
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