Timor-est, un anno dopo
l'assegnazione del premio Nobel per la pace .:
su :.
La situazione riguardante il rispetto dei diritti dell'uomo nel
1997 è peggiorata malgrado l'assegnazione del premio Nobel
a due timoresi, il vescovo Carlos Filipe Ximenes Belo e Jose
Ramos-Horta il 10 dicembre 1996 ad Oslo. Nell'ambito di una sua
visita a Lisboa nel maggio 1997 Belo ha dichiarato: "Un'ondata di
arresti e di torture sta investendo i giovani di questo
territorio" (Communicato dell'Agence France Presse, Lisboa,
16.5.1997). Malgrado il premio assegnato la situazione a
Timor-est "non è cambiata", lo ha ribadito Belo durante i
dialoghi a Bruxelles nel settembre 1997 (Agenzia stampa
portoghese Lusa, 15.9.1997). L'Organizzazione per i diritti
dell'uomo Human Rights Watch/Asia, in un rapporto del settembre
1997 afferma che in vista dell'incremento delle attività
dell'organizzazione di resistenza del Timor-est, Falintil, gli
arresti per motivi politici siano aumentati notevolmente
(Deteriorating Human Rights in East Timor, HRW, September
1997).
La Falintil costituisce l'ala armata del Consiglio nazionale
della resistenza a Timor-est (CNRM) che a sua volta costituisce
la confederazione della resistenza a Timor-est. Anche Amnesty
International si preoccupa per l'aumento della tensione a
Timor-est (East Timor, Report for Human Rights - The precondition
for a political solution, ai, June 1997). L'organizzazione per i
diritti dell'uomo; East Timor Human Rights Centre, con sede in
Australia, tra gennaio e luglio 1997 ha registrato più di
700 arresti per motivi politici (Human Rights Deteriorate in East
Timor, bi-annual Report of Human Rights Violations in East-Timor,
august 30th 1997).
Siccome le autorità indonesiane vietano tuttora alle
organizzazioni per i diritti dell'uomo indipendenti l'accesso
libero a Timor-est, le possibilità di controllo
dettagliato delle indicazioni dei testimoni oculari sono
limitate. I loro rapporti sconvolgenti spesso però vengono
confermati dalla Commissione per la giustizia e la pace, la quale
è stata fondata con l'aiuto della chiesa.
Arresti arbitrari .: su :.
Tanti timoresi dell'est vengono incarcerati per ragioni
insufficienti o senza un mandato d'arresto. Spesso non viene
concesso a loro un avvocato come anche il contatto con la loro
famiglia. Così il 31 maggio 1997 è stato arrestato
e tenuto in carcere per cinque settimane il trentunenne Angelo
Paiceli Riberio con lo scopo di costringere i suoi fratelli
maggiori a consegnarsi alla polizia. Nelle stazioni di polizia
del Timor-est sevizie e torture vengono usate quotidianamente per
estorcere (ottenere?) certe confessioni agli arrestati; i metodi
di tortura sono diversi: alle persone sospettate vengono staccate
le unghie, sigarette vengono spente sulla loro pelle o sui loro
genitali, gli arrestati vengono tagliati con lame da barba, presi
a calci in faccia o bastonati fino allo stordimento; le donne
vengono violentate ...
Vittime delle ondate di arresti in prima linea sono i giovani,
perché essendo in gran parte disoccupati sono loro a
criticare il governo indonesiano in modo più massiccio.
Sempre sono le proteste dei giovani timoresi che vengono seguite
da arresti di massa. Quando il 7 febbraio 1997 nel sottodistretto
Uatulari appartenenti a un'organizzazione paramilitare hanno
aggredito (con violenza) un prete cattolico, il suo conducente e
altri dieci giovani, sono scoppiati gravi disordini. Di
conseguenza sono state arrestate e tenute in carcere per
più giorni almeno 105 persone. Più dimostranti sono
stati feriti dalle armi da fuoco e tanti dei giovani arrestati
venivano torturati.
L'esercito crea un clima di
timore .: su :.
In una lettera alla Commissione ONU per i diritti dell'uomo nel
marzo 1997, il vescovo Belo ha confermato che nelle carceri del
Timor-est gente viene torturata quotidianamente e ha richiamato
l'attenzione ai giovani imprigionati, le quali famiglie temono
continuamente nuovi soprusi da parte delle forze di sicurezza o
delle organizzazioni paramilitare: "Gli imprigionati vengono
torturati, bastonati e 'colmati' di pugni e pedate". Vengono
immersi in botti d'acqua e bruciati con sigarette. Le famiglie
degli incarcerati e persino quelle dei solo sospettati non
passano più una notte in pace: le loro case vengono
perquisite in piena notte o si tirano sassi contro di esse" (Le
Monde, Paris, 27.3.1997).
Quando l'incaricato speciale dell'ONU per Timor-est Jamsheed
Marker il 23 marzo 1997 ha visitato la capitale dell'isola, Dili,
oltre 400 dimostranti protestavano contro il governo indonesiano.
Quando degli studenti hanno tentato di consegnare dei documenti
al diplomato, le forze di sicurezza hanno atterrati loro a
bastonate e hanno aperto il fuoco alla gente. Diciotto
dimostranti sarebbero stati feriti (Tapol Bulletin, London,
aprile 1997, p.1). Perfino la Commissione nazionale per i diritti
dell'uomo indonesiana Komnas Ham, fondata nel 1993 dal presidente
Suharto, ha confermato che 37 dei giovani messi in carcere sono
stati picchiati (The Mahkota Hotel Demonstration Trials, ai,
giugno 1997).
Dopo attentati della Fantil tra maggio e luglio dell'anno scorso
una nuova ondata di arresti ha investito l'isola. Il 25 giugno il
comandante della Fantil, David Alex è morto sotto arresto
in circostanze fino ad oggi non chiarite. Solo pochi giorni dopo,
il 2 luglio 1997 un giovane è stato ucciso da membri
dell'esercito mentre assieme ad altri tredici giovani non armati
dei paesi di Letemumo e Lacoliu stavano cercando asilo in una
caverna, perchè perseguitati dalle forze di sicurezza
(Human Rights Watch, Deteriorating Human Rights in East Timor,
settembre 1997, p.12). Nel suo rapporto semestrale del 1997
l'East Timor Human Rights Centre ha documentato diciannove casi
nei quali Timoresi dell'est sono morti a causa di violenza da
parte delle forze di sicurezza. Il 14 novembre dell'anno scorso
ha avuto luogo un altro incidente grave, quando soldati dopo un
contrasto con più giovani hanno aperto il fuoco agli
studenti e a più edifici dell'Università di Dili.
Otto studenti sarebbero stati feriti dai colpi di fuoco. Uno dei
feriti è stato tirato fuori dalla macchina del Comitato
internazionale della Croce Rossa ancora prima che poteva essere
portato all'ospedale (World Organisation Against Torture,
Ginevra, 18 novembre 1997).
Intimidazione invece che clima di
fiducia .: su :.
Il fatto che l'Indonesia è poco interessata a una
soluzione pacifica del conflitto col Timor-est lo fa vedere la
creazione sistematica di un clima di tensione, di intimidazione e
di privazione di diritti da parte del regime Suharto. Invece di
favorire al rispetto dei diritti dell'uomo in modo ad ottenere la
fiducia dei timoresi dell'est, si creano sempre nuove
unità paramilitari, le quali impauriscono la popolazione.
Così persone, sospettate di essere critici al sistema,
vengono arrestati non solo dalla polizia e dai militari, ma anche
da unità speciali anti guerriglia, da unità di
resistenza civica e da collaboratori del Servizio di sicurezza
dello stato. Squadroni di morte, i cosiddetti "Ninjas",
probabilmente sostenuti dall'esercito dal 1995 attizzano la paura
della popolazione con le loro aggressioni contro critici del
regime. Ufficialmente l'organizzazione giovanile Gardapaksi
(guardia giovanile per il mantenimento dell'integrazione) si
occupa ad integrare giovani disoccupati nella vita professionale.
Nel frattempo i suoi membri in parte sono muniti di armi e
vengono addestrati in modo militare dall'esercito. Così
membri del Gardapaksi intimidiscono in modo finalizzato critici
del sistema indonesiano minacciando loro con violenza.
I torturatori non vengono
perseguiti .: su :.
Chi tortura e ammazza per realizzare la rivendicazione di potere
dell'Indonesia a Timor-est, in casi molto rari deve temere
un'azione penale. Per accontentare la comunità
internazionale degli stati nel 1997 ad alcuni membri
dell'esercito è stata chiesta ragione per evidenti atti di
violenza. Ma invece di applicare pene draconiane per garantire ai
diritti dell'uomo il rispetto necessario, nella maggior parte dei
casi i torturatori sono stati promossi. Fino ad oggi il regime di
Suharto ha anche mancato compiere indagini sul massacro di Santa
Cruz il 12 novembre 1991 il quale nell'ambito del quale sono
morti almeno cento dimostranti non armati, ammazzati dai colpi di
fuoco dei soldati.
I migranti aggravano i problemi
sociali .: su :.
Le proteste della popolazione giovanile fanno anche vedere
l'esasperazione per l'aggravarsi dei problemi sociali. Fin
dall'inizio dell'invasione dell'isola il 7 dicembre 1975 sono
immigrati a Timor-est circa 200.000 indonesiani (Timor-est
consiste di ca. 800.000 abitanti). Tanti sono arrivati a
Timor-est nell'ambito di un programma di transmigrazione,
promosso dallo stato indonesiano, con il quale la popolazione da
regioni a concentrazione demografica relativamente alta viene
insediata in regioni, nelle quali lo stato intende fortificare il
suo potere per ragioni economiche, politiche e militari.
L'immigrazione massiccia ha peggiorato la situazione economica
dei timoresi. È difficile che trovino da lavorare e
vengono respinti nei paesi. Dagli investimenti da parte degli
indonesiani ne approfittano in prima linea i non indigeni. A
causa della politica di colonizzazione indonesiana i timoresi
dell'est a lungo andare temano uno sproporzionamento della
struttura demografica a loro sfavore. In tali circostanze una
realizzazione del diritto di autodeterminazione non é
più raggiungibile. Un ambizioso progetto economico
dell'Indonesia a Timor-est rende evidente, quanto siano
giustificate le preoccupazioni dei timoresi. Così il
figlio minore di Suharto, Hutomo Mandala Putra ("Tommy"), con la
sua impresa PT Putra Unggal Sejati intende sfruttare 25.000
ettari di fertile terreno coltivabile per la costruzione di un
piantagione di canna da zucchero, non rispettando i tradizionali
diritti sul terreno. Così verranno creati 10.000 posti di
lavoro. Gran parte dei lavoratori saranno però dei
transmigranti. Nella primavera del 1996 Tommy aveva già
fatto scalpore annunciando la produzione di una vettura di media
cilindrata col nome "Timor". Papà Suharto cercava di
aumentare le probabilità di successo sul mercato di questa
vettura prodotta dalla ditta Kia del Corea del Sud in Indonesia,
stabilendo alti dazi doganali per l'importazione di autovetture
straniere.
Nonostante la critica internazionale della transmigrazione lo
stato indonesiano non è disposto a bloccare questo
programma. Così il ministro per la transmigrazione,
Siswono Yudohusodo durante una visita a Timor-est nel maggio 1997
ha annunciato, che tra il 1997 e il 1998 verrebbero costruiti
2.250 centri residenziali per i transmigranti (Suara Timor Timur,
21.5.1997).
Reazione del governo indonesiano
al premio Nobel per la pace .: su :.
Subito dopo la proclamazione dei vincitori del premio provenienti
dal Timor-est, il portavoce del Ministero degli esteri
indonesiano ha criticato la decisione del comitato Nobel: "Siamo
abbastanza sorpresi e siamo spiacenti del fatto che
un'istituzione di tale stima onori una persona come Ramos-Horta,
il quale ha contribuito ad agitare e maneggiare la popolazione a
Timor-est per realizzare lo staccamento dall'Indonesia" (secondo
l'informazione dell'agenzia stampa Associated Press, Oslo, 11
ottobre 1996). Per settimane Ramos-Horta stava al centro della
critica indonesiana. Il Ministro degli esteri Ali Alatas ha
chiamato Ramos-Horta un "opportunista politico", il quale sarebbe
stato cacciato dal Timor-est dal suo stesso popolo (SZ, 14
ottobre 1996).
Irritato da un'intervista discutibile del vescovo Belo, fatta con
il settimanale tedesco "Der Spiegel", il governo indonesiano a
metà novembre ha lanciato una campagna di diffamazione
contro il vescovo (Tapol Bulletin, London, dicembre 1996).
Nell'intervista, pubblicata il 14 ottobre 1996, registrata
però già in giugno dello stesso anno, il vescovo
aveva dichiarato: "La soldatesca indonesiana che ci priva della
nostra libertà e distrugge la nostra cultura, ci tratta
come dei cani rognosi. Non sanno cosa sia giustizia. Gli
indonesiani ci tengono come schiavi". Giornali, ministri e
deputati intimavano il vescovo a giustificarsi. Membri
dell'associazione giovanile del partito al governo Golkar in una
dimostrazione a Djakarta chiedevano l'espulsione di Belo (TAZ, 14
novembre 1996). Il Ministro degli affari esteri indonesiano Ali
Alatas, ha chiesto al Vaticano il richiamo di questa
dignità ecclesiastica scomoda, perché il suo
impegno politico per il governo indonesiano sia inaccettabile
(FR, 18 novembre 1996). La pressione esercitata su Belo diventava
così alta, che ha rinunciato a una conferenza stampa
assieme a Ramos-Horta subito dopo la consegna del premio (TAZ, 10
dicembre 1996). Ha rifiutato inoltre tutte le conferenze stampe
durante la sua seguente visita in Germania (TAZ, 7 dicembre
1996). Per non correre rischi sul suo ritorno a Timor-est, Belo
durante i dialoghi a Bonn evitava ogni affermazione politica (SZ,
17 dicembre 1996). Al suo ritorno a Timor-est, il 24 dicembre
1996 più di 100.000 persone gli davano un caloroso
benvenuto.
Iniziative internazionali per Timor-est .: su :.
L'ambasciatore stabile dell'Indonesia dalle Nazioni Unite,
Nugroho Wisnumurt, no si é dimostrato impressionato
dall'assegnazione del premio Nobel a Belo: "L'Indonesia ha
dimostrato che nel caso del Timor-est no si é mai piegata
alla pressione. Più si fa pressione, più teniamo
duri" (SZ, 14 ottobre 1996).
Al livello internazionale si sta muovendo qualcosa nella
questione del Timor-est. L'anno 1997 ha fatto vedere che
organizzazioni internazionali, i governi di tutto il mondo e
personaggi di primaria importanza si occupano di nuovo di tale
questione e sviluppano iniziative concrete per trovare una sua
soluzione pacifica.
Dopo aver preso il suo incarico il segretario delle Nazioni
Unite, Kofi Annan, con la nomina di Jamesheed Marker come
incaricato speciale per Timor-est l'1 gennaio 1997 ha reso
evidente, che ci tiene molto a una soluzione del conflitto a
Timor-est. Il dipolmata pachistano ha giá avuto numerosi
dialoghi in Indonesia, nel Portogallo ed a Timor-est. Nel marzo
del 1997 Annan si é incontrato con Ramos-Horta per uno
scambio di opinioni sulla situazione a Timor-est. Per la prima
volta dopo l'invasione indonesiana nel 1975 un segretario
generale dell'ONU ha dialogato con un rappresentante principale
della resistenza a Timor-est.
Fin'ora non si é riuscito ad ottenere risultati nei
dialoghi tra il Portogallo e l'Indonesia, iniziati per mediazione
delle Nazioni Unite. I dialoghi sono stati animati nel 1983 dal
segretario generale delle Nazioni Unite di allora, Javier Perez
de Cuellar. I due Ministri degli affari esteri (del Portogallo e
quello indonesiano) nel loro decimo incontro il 20 giugno 1997
hanno accordato per il futuro di continuare a trattare al livello
di esperti. Nelle trattative al livello degli ambasciatori nel
agosto, ottobre e novembre non si era riuscito ad ottenere
risultati concreti. Un altro giro di trattative é previsto
per il febbraio 1998.
Avendo la presidenza nelle Nazioni Unite, la Norvegia ha
criticato l'andamento stentato dei dialoghi ed ha offerto il suo
aiuto nella cerca di una soluzione pacifica.
Il Sudafrica vuole mediare .: su
:.
Sostegno inaspettato é arrivato dal Sudafrica. Durante una
sua visita in Indonesia il presidente Mandela si é
incontrato per dialoghi ed una cena con il leader della
resistenza del Timor-est, Xanana Gusmao, incarcerato. L'incontro
di due ore in un ristorante del governo indonesiano é
stato realizzato per via di richieste da parte del presidente
Mandela. Gusmao, arrestato il 20 novembre 1992, nel maggio
dell'anno seguente é stato condannato all'ergastolo per
rebellione e possesso illegale di armi in un procedimento
giudiziario estremamente nebuloso. Nell'agosto del 1993 il
presidente Suharto ha diminuito il grado della pena a 20
anni.
Poco dopo il suo ritorno in Sudafrica Mandela in una lettera si
é appellato a Suharto di liberare Gusmao (Far Eastern
Economic Review, Hongkong, 14 agosto 1997). Per settimane i
collaboratori di Mandela mancavano ad inviare la lettera
all'ambasciata indonesiana e al presidente Suharto. Il governo
indonesiano ha reso responsabile l'ambasciata portoghese in
Sudafrica per la pubblicazione della lettera - l'ambasciata aveva
ricevuto una copia della lettera - ed ha spinto il Sudafrica di
bandire l'ambasciatore del Portogallo. Mandela accontentava il
governo indonesiano (FR, 5 agosto 1997).
Nel novembre, in occasione di una visita di stato in Sudafrica,
Mandela ha organizzato un ricevimento affetuoso in onore del suo
"amico" Suharto. Non tenendo conto delle proteste da parte dei
sindacalisti, Mandela ha insignato il suo ospite
dell'"Onorificenza della buona speranza", l'onorificenza
più importante che stranieri possano ottenere nel
Sudafrica (comunicato AFP, Città del capo, 22 novembre
1997). Durante la preparazione della visita il presidente Mandela
aveva annunciato di impegnarsi ancora una volta per la
liberazione di Gusmaos (comunicato Reuters, Città del
capo, 13 novembre 1997). Entrambi le parti concordavano
peró di mantenere il silenzio sui risultati dei
dialoghi.
Mandela ribadisce che i suoi dialoghi sono accordati con le
Nazioni Unite e in accordo con le trattative ONU tra il
Portogallo e l'Indonesia. Stuppisce peró che Mandela
continua a chiedere l'autonomia per Timor-est. Il piano di pace
dell'organizzazione di resistenza del Timor-est CNRM vede un
autonomia caso mai come stadio di transizione prima di un
referendum popolare sul futuro del territorio. Il Ministro degli
esteri Ali Alatas d'altronde ha escluso uno stato autonomo di
Timor-est e in linea di massima si é dimostrato disposto a
concedere diritti autonomi limitati. Una liberazione di Gusmaos
Alatas se la puó immaginare solamente nel quadro di una
soluzione complessiva del conflitto (Comunicato Reuters,
Città del capo, 13 novembre 1997 / IHT, 11 settembre
1997).
Per tutto questo bisogna essere scettici a valutare le
possibilità di successo di una mediazione del Sudafrica.
In ogni modo é positivo il fatto che non conversino
solamente l'Indonesia ed il Portogallo tra di loro sulle
possibilità di trovare una soluzione nel conflitto a
Timor-est e che si superi la lunga tabuizzazione del genocidio.
Il Sudafrica in questa situazione persegue anche i propri fini.
Lo stato di apartheid di una volta che nel 1998 prenderà
la presidenza nel gruppo degli stati non allineati, tiene
rapporti politici ed economici molto stretti con l'Indonesia e
mira ad una rappresentanza permanente nel Consiglio di sicurezza
dell'ONU.
Ex-presidenti di stato si appellano a Suharto .: su :.
In una lettera del 7 settembre 1997 diverse persone rinomate
internazionali si sono appellate al presidente Suharto,
perché si impegni a trovare una sollecita soluzione del
conflitto a Timor-est. I firmatari della lettera sostengono gli
sforzi del Segretario generale dell'ONU e del Presidente
sudafricano a trovare una "soluzione giusta, ampia e accettabile
al livello internazionale" del problema (IHT, 11 settembre
1997).
La lettera é stata firmata dall'ex Capo dello stato
germanico, Richard von Weizsäcker, dall'ex Presidente
sudafricano, Frederik Willem de Klerk come anche dagli
ex-presidenti di Costa Rica e del Chile, Oscar Arias Sanchez e
Patricio Aylwin Azocar. All'appello si univano anche l'ex
Ministro degli esteri australiano, Gareth Evans, l'ex Ministro
della cultura francese, Jack Lang, lo studioso dei mari del sud
norvegese Thor Heyerdahl, l'ex vincitore del premio Nobel, Elie
Wiesel e in piú altri ex-vincitori del premio Nobel.
Commissione per i diritti umani dell'ONU critica
l'Indonesia .: su :.
Uno dei sucessi maggiori da quando é stato assegnato il
premio Nobel era l'approvazione di una risoluzione della
Commissione per i diritti umani dell'ONU il 16 aprile 1997
riguardante le violazioni dei diritti dell'uomo a Timor-est. Nel
1993 questo organo aveva condannato l'ultima volta le violazioni
dei diritti umani in questo territorio occupato e annettato
dall'Indonesia contrario ai diritti dei popoli. Nella risoluzione
si chiedeva la liberazione dei prigionieri politici e l'accesso
libero a Timor-est alle organizzazioni per la diffesa dei diritti
dell'uomo. L'ONU si é appellata anche alle autoritá
indonesiane di far entrare un inviato speciale della Commissione
il quale si occupasse del problema della tortura. L'Indonesia
é stata invitata a rendere possibile l'istituzione di un
ufficio per l'alto Commissario dell'ONU per i diritti umani.
Questo rappresentante dell'ONU dovrebbe avere libero accesso a
Timor-est. Nella primavera del 1997 l'alto Commissario del ONU
per i diritti umani di allora, Jose Ayala Lasso, si é
impegnato inutilmente per l'invio di un rappresentante permanente
(o perenne?) nella capitale dell'Indonesia. Invece di chiedere il
suo accredito a Timor-est, Lasso mirava sul suo invio a Djakarta.
Però nemmeno questa richiesta la poteva imporre al governo
indonesiano (agenzia stampa indonesiana, Antara, Djakarta, 7
marzo 1997 / Jakarta Post Daily, 7 marzo 1997).
Nella risoluzione la Commissione ha chiesto il governo
indonesiano affinché sostenga in modo attivo gli sforzi
delle Nazioni Unite a trovare una soluzione giusta ed accettabile
al livello internazionale. È stato biasimato all'Indonesia
la sua passività nella realizzazione delle sue promesse,
fatte negli ultimi anni alla Commissione da parte dei
rappresentanti del regime Suharto. Nel organo che consiste di 53
stati associati la risoluzione é stata approvata con una
maggioranza di sette voti. Sotto la presidenza dei Paesi Bassi
nel Consiglio europeo, diversi paesi europei hanno cercato di far
valere il loro influsso, affinchè venga approvata la
dichiarazione. Benché l'effetto della risoluzione sembrava
indicare una nuova direzione, si é ancora molto distanti
da una realizzazione delle richieste e dei consigli espressi in
essa. Questo ha fatto sí che in occasione della riunione
della Commissione per i diritti umani dell'ONU Amnesty
International ha rimproverato l'organo per la sua "smemoratezza
istituzionalizzata", perché l'adempimento delle
risoluzioni non viene controllato.
Gli USA limitano l'esportazione di armi .: su :.
Le recenti limitazioni dell'esportazione di armi da parte degli
USA sono da giudicare in modo molto positivo. Sia il Senato come
anche la Camera dei deputati a metà di novembre 1997 hanno
deciso, che ogni contratto che ha come oggetto la fornitura di
armi all'Indonesia deve contenere la clausola, "che queste armi
non vengano utilizzate a Timor-est" (Notizia AFP, Washington, 14
novembre 1997).
Giá la condanna delle violazioni dei diritti umani da
parte della Camera dei deputati il 10 giugno 1997 ha causato
grande irritazione in Indonesia (Tapol-Bulletin, luglio 1997). In
faccia alle violazioni catastrofici dei diritti umani importanti
membri del Congresso stanno pensando di cancellare i privilegi
commerciali dell'Indonesia. All'inpiù circa 30 degli stati
federali, distretti e città statunitensi intendono
decretare sanzioni contro l'Indonesia e Burma (Far Eastern
Economic Review, 8 maggio 1997). Un buon esempio in questo caso
lo da lo stato federale del Messachusetts. Lí é
stata varata una legge che vieta allo stato di stipulare
contratti con ditte americane o straniere, le quali fanno affari
con l'Indonesia. Altri quattro stati federali statunitensi hanno
preparato simili iniziative di legge. Gli ostacoli per il
commercio, causati da queste leggi, preoccupano il governo
statunitense in tal modo che il Ministro del commercio, Charlene
Barshefsky, in una lettera al Commissario dell'Unione Europea,
Sir Leon Brittan, ha rimproverato indirettamente al Portogallo di
aver sostenuto in modo attivo l'iniziativa di legge del
Massachusetts, mentre la Commissione Europea sta combattendo la
decretazione di sanzioni con tutti i mezzi che ha a disposizione
(Journal of Commerce, Boston, 11 giugno 1997).
In faccia alla critica massiccia negli Stati Uniti, ma anche per
calcoli di convenienza economica, l'Indonesia ha annullato il
contratto acquisto di nove aerei da combattimento F-16, molto
discusso negli Stati Uniti, e ha disdetto la partecipazione a un
programma di formazione militare (The Washington Post, 7 giugno
1997). Al suo posto il 4 settembre 1997 si é firmato un
precontratto con la Russia per la fornitura di 12 aerei da
combattimento Sukhoi SU-30K ed otto elicotteri MI-17-1V (notizia
Reuters, Djakarta, 4 settembre 1997). I russi offrivano un
finanziamento dell'affare estremamente conveniente: il prezzo
totale di 500 milioni di dollari può essere pagato con la
fornitura di materie prime.
La lite fa riccordare un conflitto tra il governo indonesiano e i
Paesi Bassi nel 1992. Il 25 marzo 1992 il regime Suharto aveva
rifiutato di accettare altri aiuti dello sviluppo da parte dei
Paesi Bassi, perché il governo olandese aveva criticato le
violazioni dei diritti umani a Timor-est. Le relazioni economiche
e militari tra gli Stati Uniti e l'Indonesia sono però
multiforme e non possono essere apparagonati con quelle con i
Paesi Bassi. Secondo una ricerca del World Policy Institute a
Timor-est nel 1975 gli Stati Uniti hanno fornito all'Indonesia
armi per un totale di 1,1 miliardi di dollari. Nel frattempo il
commandante supremo dell'esercito indonesiano, il generale Feisal
Tanjung, ha di nuovo dimostrato interesse a una fornitura di
aerei di trasporto, tipo Hercules, e di navi da sbarco americani
(notizia UPI, Djakarta, 20 novembre 1997).
Non é ancora chiarito, se la lotta elettorale di Bill
Clinton nell'ambito delle elezioni presidenziali é stata
in parte finanziata con degli aiuti dall'Indonesia e, in caso
fossero stati dati, in quale dimensione. In vista della crescente
pressione da parte del Congresso il governo statunitense ha
criticato la situazione dei diritti umani a Timor-est in modo
più deciso. Il conflitto a Timor-est é anche stato
l'argomento dei dialoghi tra Clinton e Suharto, tenuti al margine
del vertice economico degli Stati Asiatici-Pacifici (APEC) a
Vencouver il 24 novembre 1997 (notizia AFP, Vancouver, 24
novembre 1997).
L'impegno contrastante per Timor-est da parte
dell'Europa .: su :.
L'impegno per i diritti dell'uomo da parte dell'Europa é
estremamente contrastante sotto diversi aspetti. Così
é appariscente un forte impegno del Parlamento europeo,
mentre il Consiglio dei ministri e la Commissione Europea per
molto tempo hanno reagito con molta riservatezza. Nel frattempo i
Ministri degli esteri dell'Unione Europea attraverso grosse
difficoltà hanno trovato una posizione comune nei
confronti del Timor-est. È molto incerto in quanto il
Consiglio dei ministri rispetti e realizzi le linee direttive
stabilite. Ancora più problematico però è
l'atteggiamento ei governi nazionali nei confronti delle linee
direttive stabilite in "Europa".
Il Parlamento Europeo si impegna per i diritti
dell'uomo .: su :.
Se fossero i parlamentari a decidere, gli sforzi di porre fine al
conflitto a Timor-est già da molto tempo sarebbero in capo
alla lista nelle relazioni tra l'Europa e l'Indonesia. Per motivi
politici ed economici il Parlamento Europeo non si è mai
contenuto a criticare le violazioni dei diritti umani commessi
dall'Indonesia a Timor-est. Così tra il 1986 e giugno del
1997 il Parlamento ha decretato sedici risoluzioni riguardanti la
situazione nel territorio occupato dall'Indonesia. Nell'ottobre
del 1988 si sono rivolti ai governi europei ed a quello
dell'Indonesia con un cattalogo dettagliato di pretese.
Così hanno chiesto agli stati europei, di non fornire
più armi all'Indonesia e si sono appellati al Consiglio
dei Ministri degli esteri, perchè si impegnino per un
armestizio, affinchè possa aver luogo un referendum
popolare. L'appello no é stato udito, come lo dimostrano i
libri delle ordinazioni strapieni delle fabbriche d'armi
europei.
Quando nel 1989 durante una visita di Papa Giovanni Paolo II a
Timor-est le forze di sicurezza indonesiane hanno commesso gravi
violazioni dei diritti umani, i parlamentari europei hanno
incolpato l'Indonesia di un genocidio. In una risoluzione del 21
novembre 1991 i parlamentari hanno espresso il loro desiderio di
spedire una commissione d'inchiesta a Timor-est. In faccia al
massacro di Santa Cruz hanno intimato ai paesi europei di
controllare i loro aiuti per l'Indonesia. Tra 1994 e 1995 i
parlamentari hanno decretato cinque risoluzioni sul Timor-est. La
liberazione incondizionata di tutti i prigionieri politici
è stata una delle pretese centrali di una dichiarazione
dei parlamentari il 20 giugno 1996.
Ministri degli esteri si mostrano desinteressati .: su :.
Da ventidue anni le forze di sicurezza indonesiane commettono
gravi violazioni dei diritti umani a Timor-est. Fin dall'inizio
dell'invasione contraria al diritto dei popoli il 7 dicembre
1975, circa 200.000 timoresi sono venuti vittime del genocidio.
Fino a poco fa i Ministri degli esteri di quasi tutti i paesi
europei mostravano poco interesse e disponibilità ad
impegnarsi in modo più attivo nella ricerca di una
soluzione giusta del conflitto. in un'analise della politica
europea nei confronti del Timor-est recentemente pubblicata la
politologa irlandese Eilis Ward chiama le seguenti ragioni per la
loro riservatezza: durante la Guerra fredda i paesi europei e gli
Stati Uniti avrebbero preso le diffese dell'Indonesia mentre
l'Unione Sovietica diffendeva gli interessi dei timoresi. Negli
organi internazionali gli europei spesso si sarebbero astenuti
del voto. Un'altra ragione Word la vede nell'aiuto che
l'Indonesia ha dato all'Europa per costruire e approfondire i
rapporti tra l'Europa e gli altri paesi ASEAN. Prima che nel 1986
il Portogallo é entrato a far parte della Comunità
Europea, nessun paese avrebbe avuto un interesse particolare a
diffendere il desiderio dei timoresi (Timor Link 41, London,
Special suplement, EU Policy on East Timor).
Ma anche più avanti i paesi europei avevano
difficoltà di prendere una politica comune nei confronti
del Timor-est. Così nell'anno dopo il massacro di Santa
Cruz il 12 novembre 1991 non sono riusciti a far approvare una
condanna dell'Indonesia nella Commssione per i diritti umani
dell'ONU. Alla fine il 18 luglio 1994 il Consiglio dei ministri
ha chiesto libero accesso a Timor-est per le organizzazioni
internazionali e ha richiamato l'importanza di un miglioramento
della situazione dei diritti umani per ottenere la pace.
I Ministri degli esteri si accordano sulla linea direttrice
nella loro politica verso Timor-est .: su
:.
Nel 1995 nell'ambito del gruppo di lavoro per l'Asia dell'Unione
Europea dipolomati da tutti i paesi euopei hanno steso una
posizione comune dell'Unione sul Timor-est, la quale é
stata varata il 25 giugno 1996. Nell'articolo 1 della
dichiarazione che é composta da cinque paragrafi viene
indicato come fine dell'impegno europeo per Timor-est di
contribuire a una soluzione del conflitto giusta, ampia ed
accettabile al livello internazionale. Questa soluzione dovrebbe
essere trovata tramite trattative e dovrebbe rispettare a pieno
gli interessi e le "aspirazioni legittime" del popolo timorese.
Purtroppo la presa di posizione comune non concretizza in modo
più preciso, quali aspirazioni dei timoresi vengono tenute
"legittime" dagli europei. Sarebbe giustificata solamente
l'autonomia o anche l'indipendenza totale? Anche la situazione
dei diritti umani a Timor-est dovrebbe migliorarsi. per
raggiungere tali fini, l'Unione Europea, a secondo dell'articolo
2, comma 1, sostiene le iniziative prese dalle Nazioni Unite in
quest'ambito.
L'Unione Europea, a secondo dell'articolo 2, comma 2, sostiene
particolarmente i dialoghi sotto gli auspici del Segretario
generale dell'ONU. Nell'articolo 2, comma 3, l'Unione Europea
cerca di incorraggiare i timoresi a continuare il dialogo sotto
la direzione delle Nazioni Unite. Nel comma 4 il governo
indonesiano viene invitato a prendere "provvedimenti adeguati,
perché la situazione dei diritti umani a Timor-est si
migliori notevolmente". Prima di tutto il governo indonesiano
dovrebbe realizzare a pieno le relative decisioni della
Commissione per i diritti umani dall'ONU. Rispettando i foni a
disposizione, nel comma 5 l'Unione Europea si dichiara disposto
non solo di portare aiuto per migliorare le condizioni di vita
della popolazione a Timor-est, ma anche per promuovere il
rispetto dei diritti umani. È anche disposto di svolgere
gli aiuti tramite organizzazioni non governative (NGO). Il
Consiglio dei ministri, a secondo dell'articolo 3, è
responsabile della realizzazione della posizione comune.
Gli europei delegano la responsabilità .: su :.
Con questa posizione comune l'Unione Europea ancora una volta
fallisce l'obiettivo di prendere la responsabilitá a
trovare una soluzione pacifica del conflitto. La dichiarazione
rispecchia il tenore di innumerevoli lettere del Ministero degli
esteri a Bonna, il quale lascia il compito di mediare un accordo
di pace alle Nazioni Unite. Invece è nuovo l'annuncio di
mettere a disposizione aiuti finanziari per il miglioramento
dello stato di vita della popolazione e per il rispetto dei
diritti dell'uomo. Anche l'orario per l'elaborazione della
posizione comune è significante. Secondo informazioni del
più importante quotidiano portoghese, Diario de Noticias,
la dichiarazione era stata approvata dai ministri già il
29 gennaio 1996, però pubblicata solo il 25 giugno 1996
(Diario de Noticias, Lisboa, 30 gennaio 1996).
Sulle ragioni del rallentamento si è sentito diverse
speculazioni. Mentre il Ministro degli esteri ollandese ha
ribadito, che non si vuole rischiare la rottura dei dialoghi tra
l'UE, l'ASEAN, la China, il Giappone e il Corea del Sud, presi
luogo a Bangkok nel marzo del 1996, altre voci hanno dichiarato
che la Gran Bretagna e la Francia avrebbero pregato di rinviare i
dialoghi. Con questo avrebbero voluto proteggere la vita degli
ostaggi europei, i quali erano stati rapiti da membri di un
organizzazione di resistenza della popolazione indigena a
Papua-ovest. Inoltre si é voluto aspettare prima la fine
delle occupazioni di ambasciatte, fatte da timoresi in
Indonesia.
Resta interessante come il Consiglio dei Ministri stabilisce le
sue priorità. Il porre fine a un genocidio sembra di non
godere particolare priorità.
Realizzazione stentata della dichiarazione .: su :.
Solo una settimana dopo la pubblicazione della posizione comune
l'Irlanda per sei mesi ha preso la presidenza nel Consiglio dei
Ministri. Sostenitori del Timor-est speravano in nuovi impulsi
per l'impegno europeo nella questione del Timor-est,
perché il governo irlandese aveva annunciato più
volte iniziative per la pace. Il periodo della presidenza
irlandese passava però senza che ne siano stati fatti
notevoli passi in avanti.
Ancora una volta si poteva vedere che paesi piccoli, anche se
hanno la presidenza del Consiglio, sono molto limitati a influire
sulla politica estera dell'Unione Europea. L'interesse dei paesi
europei più grandi ad intensificare i rapporti con
l'Associazione dei paesi dell'Asia sudorientale ed a rinforzare
le relazioni economiche bilaterali era troppo grande. Come
ostacolo si é dimostrato inoltre la posizione comune
dell'Unione Europea, la quale come documento di consenso
sarà il fondamento di tutte le iniziative dell'Eruopa per
Timor-est. Proposte più estese hanno poche
possibilità di essere considerate.
Dopo mesi di inattività il 27 novembre 1996 il Consiglio
dei Ministri, su iniziativa del Portogallo, ha deciso di mettere
a disposizione entro tre anni sei milioni di ECU per programmi
d'aiuto nei campi della sanità e dell'educazione. Diverse
organizzazioni di soccorso internazionali, ma anche piccole
organizzazioni non governative, le quali lavorano da anni a
Timor-est, nel frattempo sono state contattate dalla Commissione
Europea per la distribuzzione dei mezzi finanziari. Fino ad ora
non é stato definitivamente chiarito, se soldi per
Timor-est vengono bonificati tramite il governo indonesiano o se
affluiscono direttamente nel territorio. Dopo la dichiarazione
del Ministro degli esteri indonesiano del 3 febbraio 1997, in cui
aveva rifiutato qualsiasi programma di soccorso, i quali soldi
non vengono bonificati su contocorrenti dello stato indonesiano,
l'Unione Europea ha assicurato in modo frettoloso di svolgere i
programmi tramite Djakarta (agenzia stampa portoghese Lusa,
Bruxelles, 5 febbraio 1997). Le proteste da parte del Portogallo
erano pronte. Il 25 marzo il Ministro degli esteri portoghese,
Jaime Gama, ha dichiarato che il suo paese rifiuta ogni
svolgimento dei soccorsi tramite l'Indonesia, perché
ció significherebbe il tacito riconoscimento della
sovranità indonesiana a Timor-est (Lusa, Bruxelles, 25
marzo 1997).
L'Unione Europea si dà da fare nella Commissione per
i diritti umani .: su :.
È stata piacevole la decisione di alcuni paesi europei nel
aprile 1997, sotto la guida del Presidente del Consiglio
olandese, di volersi impegnare, affinchè la politica
indonesiana a Timor-est venga condannata nella Commissione per i
diritti umani. Però anche in questo caso cè il
pericolo che la risoluzione viene ignorata e che nessuno dei
paesi si impegna a metterla in pratica.
È stata incoraggiante la decisione dell'Unione Europea del
24 settembre 1997 di spiegare per la prima volta all'assemblea
generale dell'ONU la sua valutazione del conflitto a Timor-est
(Lusa, 24 settembre 1997). Finora non è chiaro, se la
posizione comune dell'Unione Europea abbia in qualche modo
influito sullo sviluppo dei dialoghi tra il Portogallo e
l'Indonesia sotto la mediazione dell'ONU. La posizione comune ha
reso ancora una volta evidente che non e l'intenzione dell'Europa
di ottenere un ruolo più attivo nella sua mediazione di
una soluzione pacifica. Le trattative iniziate però
possono portare al sucesso solamente se contemporaneamente viene
fatto un po' di pressione sul governo indonesiano. Aparte gli USA
e il Giappone l'Europa sarebbe benissimo in grado di fare questo.
È una decisione politica di ampia portata, se l'Europa non
sfrutta questo suo potenziale.
Unione Europea, ASEAN e i diritti dell'uomo .: su :.
La riservatezza dell'Europa nella questione del Timor-est
è fortemente legata all'interesse di intensificare i
rapporti con l'ASEAN. Con più di 400 milioni di abitanti i
paesi ASEAN per l'industria europea sono un gigantesco spazio
economico e mercato per l'esporto. Il volume degli scambi
commerciali tra l'Unione Europea e l'ASEAN dal 1980 si è
più di quintuplicata e nel 1995 ha raggiunto un totale di
67,5 miliardi di dollari (FAZ, 13 febbraio 1997).
Gli investimenti dei paesi europei in Indonesia sono aumentati da
161,6 milioni nel 1986 a 905,5 milioni di dollari nel 1993
(EU-ASEAN Relations: The Facts, The European Commission,
Bruxelles, 1996, p. 32). 5,2% di tutti i beni esportati
dall'Unione Europea nel 1994 erano destinati ai paesi ASEAN
(EU-ASEAN Realtions: A Growing Partnership, The European
Commission, Bruxelles, 1996, p. 5). I ministri dell'Unione
Europea e dell'ASEAN dal 1978 si incontrano regolarmente per
dialogare. Nel 1980 l'Unione Europea e l'ASEAN hanno firmato un
contratto di cooperazione, il quale fino ad oggi rappresenta la
base dei rapporti. Quanto è piccola l'importanza dei
diritti umani nella relazione tra l'Unione Europea e l'ASEAN lo
rende evidente uno studio della Commissione Europea dell'estate
1996 (Creating a New Dynamic in EU - ASEAN Relations, Bruxelles,
3 luglio 1996).
I capi dello stato ed i capi del governo dei paesi ASEAN l'1
dicembre 1996, nell'ambito di un incontro non formale, hanno
avvertito l'Unione Europea che l'installamento di rapporti
bilaterali non deve dipendere dalla soluzione della questione del
Timor-est (FR, 2 dicembre 1996). In modo massiccio hanno
criticato il Portogallo che sfruttasse il conflitto a Timor-est
per disturbare il dialogo tra l'Unione Europea e l'ASEAN.
All'Indonesia i capi dello stato hanno garantito "il pieno
sostegno per il suo contegno nei confronti del Timor-est". Temi
come la questione del Timor non devono disturbare i rapporti. Il
Ministro degli esteri Alatas ha rimproverato al Portogallo di
danneggiare i rapporti tra l'Unione Europea e l'ASEAN in modo
sconveniente d di rischiare l'interuzzione delle trattative sul
Timor-est.
Il rinnovo del accordo di base, firmato nel 1980 tra l'Unione
Europea e l'ASEAN é fallito nel febbraio 1997 durante il
dodicesimo incontro dei ministri delle due unioni a causa
dell'opposizione portoghese. Il primo ministro del Singapore, Lee
Hsien Loong, all'inizio dell'incontro ha dichiarato che non sono
desiderati gli insegnamenti europei per quanto riguarda i diritti
umani (FAZ, 14 febbraio 1997). Il Ministro degli esteri
dell'Indonesia, Alatos, già durante le preparative della
conferenza ha minacciato di lasciare la sala qualora si toccasse
il tema Timor-est. Durante una cena di lavoro di due ore si
è parlato del conflitto a Timor-est e di altre questioni
riguardanti i diritti umani in presenza di Alatos (NZZ, 15
febbraio 1997). Infine dopo un lungo dibattito sulla situazione a
Timor-est ed in Burma, i ministri degli esteri hanno accordato
sul fatto che, nonostante vi siano effettivamente problemi di
diritti umani, ció non graverebbe sullo sviluppo sei
rapporti interstatali (FAZ, 15 febbraio 1997). I ministri hanno
approvato un documento finale nel quale é stato accordato
uno sviluppo dei rapporti commerciali (SZ 15 febbraio
1997).
In un successivo incontro dell'ASEM (Asia-Europe-Meeting),
cioé dei ministri degli esteri dei paesi europei e quelli
dell'ASEAN, nonché quelli della Cina, del Giappone e del
Corea del Sud il 16 febbraio 1997 a Singapore, é stato
deciso l'ampliamento della cooperazione e di non escludere la
questione contestata dei diritti umani (SZ, 17 febbraio 1997). I
ministri hanno dichiarato che sarebbe iniziata una nuova era di
collaborazione.
È piú che discutibile se quest'era aiuterà
ad imporre i diritti umani nel Timor-est. Negli ultimi mesi gli
impegni dell'Unione Europea di escludere dal dialogo dei Ministri
degli esteri le questioni dei diritti umani e di trattarle con
esperti in seminari e in gruppi di lavoro, erano troppo evidenti
(notizia Reuters, Djakarta, 26 luglio 1996 / notizia Lusa,
Bruxelles, 7 febbraio 1997). A questi tentativi il Portogallo
finora si è opposto con successo. Ma è solo una
questione di tempo, che il Portogallo, di fronte alle relazioni
commerciali tra l''Unione Europea e l'ASEAN sempre più
strette, sarà costretto a cedere.
Effetti negativi potrebbe causare anche la recente adesione di
Burma all'ASEAN. Il ministro degli esteri tedesco Kinkel
nonchè il suo controparte britannico, Robin Cook, hanno
criticato ripetutamente le gravi violazioni dei diritti umani in
Burma. Nei colloqui con l'ASEAN l'Unione Europea ha detto
chiaramente che l'adesione del Burma all'ASEAN graverebbe sui
rapporti tra le due organizzazioni. Nonostante ciò nel
luglio del 1997 Burma è diventato membro dell'ASEAN, per
cui aumenterà la pressione all'interno dell'Unione Europea
di deliberare su questioni di diritti umani in altri gremi, ma
non negli incontri ministeriali. Quest' andamento sarebbe fatale,
perchè comporterebbe nelle relazioni europeo-asiatiche
un'importanza dei diritti umani sempre minore.
Le esportazioni d'armi rendono inattendibile l'impegno
tedesco per Timor-est .: su :.
Durante il suo viaggio in Indonesia alla fine dell'ottobre 1996
il Cancelliere Helmut Kohl avrebbe desiderato di incontrare il
vescovo Belo. Il vescovo però ha disdetto l'incontro per
impegni sacerdotali. Il Ministro delle ricerche indonesiano,
Habibie, responsabile per lo sviluppo della cooperazione militare
con la Germania, avrebbe addirittura proposto di far portare il
vescovo a Djakarta in un aereo straordinario (SZ, 29 ottobre
1996). Però il cancelliere, accompagnato da 56
imprenditori tedeschi, si è deciso troppo tardi ad
incontrare Belo. Con l'annuncio dell'assegnazione del premio
Nobel a Belo, il vescovo da un giorno all'altro era diventato uno
stimato e richiesto interlocutore per i governi in tutto il
mondo.
Le circostanze della visita sono tipiche per il ruolo svolto dal
Timor-est nei rapporti tra la Germania e l'Indonesia. Solo pochi
giorni prima il Ministro degli esteri; Kinkel, ha sollevato
un'obiezione contro un'iniziativa dell'Irlanda nel Consiglio dei
Ministri dell'Unione Europea, di congratularsi con i due premio
Nobel per la premiazione (Timor Link, Londra, gennaio 1997, p.2).
Poco prima della visita del Cancelliere ogni piccola irritazione
nei rapporti tra la Germania e l'Indonesia dovrebbe essere
evitata.
Il governo tedesco parla di rapporti "stretti ed amichevoli" con
l'Indonesia. Dal 1992 lo scambio commerciale è cresciuto
di 38,7 % a 6,8 miliardi di Marchi tedeschi (SZ, 26 ottobre
1996). Malgrado ci siano la guerra e gravi violazioni dei diritti
umani, le esportazioni di armi tedesche a Timor-est hanno alta
congiuntura. Secondo i dati del Segretario dello Stato nel
Ministero del commercio, Walter Kolb, dal 1986 venivano accordati
680 permessi d'esportazione di armi di guerra ed altri armamenti
(FK, 29 ottobre 1996). L'Indonesia è il più
importante acquirente di armi tedesche nell'Asia sudorientale.
Solamente tra il 1990 ed il 1993 l'Indonesia ha importato armi
dalla Germania per un valore di più di un miliardo di
marchi. Le forniture hanno compreso tra l'altro motoscafi,
elecotteri, sottomarini, navi da sbarco, autocarri militari,
dragamine, navi guardacoste, torpedo e munizione di tutti i tipi.
Nel 1993 l'acquisto di 39 navi da guerra dalle ex forze armate
popolari della Repubblica Democratica Tedesca ha suscitato grande
scalpore. Per mesi l'Associazione per i popoli minacciati assieme
ad altre organizzazioni ha protestato contro le contestate
forniture di armi. Quando il commandante supremo dell'esercito
indonesiano, il generale Feisal Tanjung, dopo la fornitura della
maggior parte delle navi NVA, in un intervista con l'Asian
Defence Journal ha dichiarato che le navi sostituirebbero le
unità della marina indonesiana, le quali vengono impiegate
nella lotta contro disordini nel proprio paese, l'APM ha
protestato presso il Ministero della difesa a Bonn (Asian Defence
Journal, ottobre 1995). Il Ministero si accontentava della
garanzia indonesiana che le unità della marina non
venissero messe in azione nel Timor-est.
Tuttavia la Germania continua a fornire armi all'Indonesia. Nel
1996 il Consiglio di sicurezza germanico ha approvato la
fornitura di sette carri armati tipo "Wiesel. Lo stesso consiglio
nel 1997 ha acconsentito all'esportazione di quattro sottomarini,
nonostante i due premio Nobel del Timor-est si siano appellati a
questo gremio, perchè le forniture di armi vengano fermate
(Der Spiegel, 21 aprile 1997). Nel ottobre 1996 il programma
televisivo Monitor ha riportato il fatto che il commandante
supremo dell'esercito indonesiano sarebbe stato istruito
dall'unità speciale tedesca GSG-9 (FR, 11 ottobre 1996).
Tutti gli sforzi dell'Associazione per i popoli minacciati, di
Watch Indonesia (Berlino), della campagna "Produrre per la vita -
fermare le esportazioni di armi" (Wiesbaden), della campagna BUKO
"Fermate l'esportazione di armi" (Brema), della Commissione
tedesca Justita et Pax (Bonn), dell'Iniziativa per i diritti
umani di tutti i cittadini dei paesi ASEAN (IMBAS, Francoforte) e
di tanti altre organizzazioni che hanno come obiettivo di fermare
le esportazioni di armi in Indonesia, finora sono falliti
sfortunatamente.
Con l'aiuto tedesco in Indonesia è stata costruita
un'importante industria di armi che nel frattempo produce su
licenza armi tedesche. Così con il supporto della ditta
Messerschmitt-Bölkow-Blohm (MBB) è stato fondato
l'impresa aerea PT Nusantara la quale finora ha già
prodotto su licenza più di 100 elicotteri del tipo BO 105.
Imprenditori tedeschi hanno aiutato al miglioramento
dell'infrastruttura militare e all'impianto di cantieri navali,
nei quali vengono costruiti navi da guerra.
Davanti a rapporti commerciali talmente intensi ed al gran numero
di stretti contatti con rappresentanti del governo indonesiano la
Germania sarebbe benissimo in grado di sostenere in modo efficace
la ricerca di una soluzione pacifica. Più volte il
Portogallo si è appellato al governo federale tedesco,
perchè sfrutti il suo influsso sul governo indonesiano a
favore degli Timoresi dell'est. Le speranze su iniziative
tedesche per il componimento del conflitto finora sono state
vane. Come uno dei più importanti fornitori di armi
all'Indonesia la Germania dovrebbe sentirsi particolarmente
responsabile di trovare una soluzione pacifica del conflitto. Che
il governo tedesco non è disposto ad assumere tale
responsabilità lo fa vedere il fatto che continua ad
adossare il compito di mediare nel conflitto alle Nazioni Unite.
Però anche in circoli governativi tedeschi si dovrebbe
sapere che le possibilità di fare pressione sul governo
indonesiano per le Nazioni Unite sono molte meno che per loro
stessi.
L'impegno del governo tedesco per Timor-est è
caratterizzato da grandi contraddizioni. Mentre da un lato i
rapporti politici ed economici con l'Indonesia vengono ampliati e
la potenza militare della stessa viene potenziata, dall'altro
lato ci si impegna nel Consiglio dei Ministri dell'Unione Europea
per limitate iniziative a favore del rispetto dei diritti umani a
Timor-est (ad esempio la risoluzione critica della Commissione
ONU per i diritti umani, usata come concetto nell'Assemblea
generale dell'ONU). L'esempio della Germania dimostra chiaramente
quanto poco l'impegno dei governi nazionali per Timor-est
coincide con le direttive del Consiglio dei Ministri dell'Unione
Europea, per non parlare delle richieste del Parlamento
dell'Unione Europea che sono state completamente ignorate dai
governi nazionali.
Il disinteresse francese verso Timor-est .: su :.
Anche l'impegno del governo francese per Timor-est è
particolarmente contrastante. Nonostante l'adesione alla
Posizione Comune dei paesi dell'Unione Europea e la condanna
delle violazioni dei diritti umani nella Commissione per i
diritti umani dell'ONU, si continua a fornire in grande stile
armi all'Indonesia. Nel 1994 la metà delle armi prodotte
dalla Francia è stata esportata in paesi asiatici
(Indonesia, arms trade to a military regime, ENAAT, Amsterdam
1997, p.68). Così nel 1996 l'Indonesia ha ordinato missili
Mistral per la sua marina dalla ditta Matra. Attualmente si sta
sipulando un contratto di compravendita di aerei da trasporto per
un valore di 35 milioni di dollari. Nel gennaio del 1997 il
Ministro della difesa di allora, Charles Million, ha annunciato
la stipulazione di un accordo di principio sulla cooperazione
militare tra le imprese GIAT e la PT Pindad in Indonesia. Alla
fine del 1996 il gruppo THOMSON ha venduto all'Indonesia
tecnologie di sorveglianza delle coste (Jane's Navy
International, dicembre 1996).
Dopo il crollo del mercato di vendita locale, l'industria di armi
francese si ritrova in una frenetica cerca di nuovi clienti e per
tale scopo viene appoggiato anche dal governo francese. Quando
nel giugno 1997 Djakarta ha stornato l'acquisto di aerei da
combattimento F-16 dagli Stati Uniti, la Francia in cambio ha
offerto i suoi aerei Mirage-2000 (notizia AFP, Djakarta, 10
giugno 1997). L'adetto militare dell'ambasciata francese in
Indonesia, Jean Roucher, si è sbrigato a constatare che la
Francia, a differenza degli Stati Uniti, non legerà
(subordinerà?) l'acquisto a delle condizioni
politiche.
Nei confronti del premio Nobel, Jose Ramos Horta, Parigi era
molto meno disponibile alla cooperazione. Quando nel novembre del
1996 Horta ha visitato la capitale francese, non è stato
accolto ufficialmente (La Lettre de la Fédération
Internationale des Ligues des Droits de l'Homme, Nr. 671/672,
Parigi, 12 dicembre 1996, p.8). Invece il Ministro per la ricerca
e la tecnologia indonesiano durante il suo soggiorno a Parigi tra
il 24 e il 29 novembre del 1996 è stato accolto sia dal
Presidente dello Stato, Jacques Chirac, nonchè dal Primo
Ministro di allora, Alain Juppè, e da altri funzionari
militari e rappresentanti dell'industria di armi.
Il Disinganno dopo il cambio di governo a Londra .: su :.
Il fatto che sia stato Tony Blair ad essere eletto come Primo
Ministro della Gran Bretagna ha suscitato grandi speranze per una
nuova politica nei confronti dell'Indonesia e del Timor-est.
È stato proprio lui ad annunciare che nella politica
estera inglese si volesse attribuire più valore ai diritti
umani. È stata inoltre la Gran Bretagna, come uno dei
più importanti fornitori di armi all'Indonesia, a
prospettare una politica più restrittiva riguardo
all'esportazione di armi. Quando il 1 gennaio del 1998 la Gran
Bretagna ha preso la presidenza nel Consiglio Europeo le speranze
culminavano soprattutto nell'aspettativa che postesse dare nuovi
impulsi all'impegno europeo per Timor-est.
Ma già alla fine dell'estate 1997 si é capito
chiaramente che il governo non era disponibile ad un voltafaccia
radicale nella sua politica nei confronti dell'Indonesia. Pare
che l'importanza economica dell'esportazione di armi
all'Indonesia sia troppo grande perchè possa aver sucesso
una politica più restrittiva.
Dopo il Giappone la Gran Bretagna è il più grande
investitore nell'Indonesia (Financial Times, London, 30 agosto
1997). Nel 1996 ha esportato in questo paese asiatico merce per
un valore di 900 milioni di Sterline. La metà di queste,
438 milioni di Sterline, sono state realizzate con l'esportazioni
di armi (TAPOL Bulletin, p.7, ottobre 1997). Particolarmente
contrastato è stat6 l'esportazione di aerei da
combattimento HAWK del British Aerospace, nonchè i carri
armati di diversi produttori inglesi. Il Ministro degli esteri
indonesiano, Alatas, ha avvertito il nuovo governo Labour che
potrebbe perdere lucrativi contratti di esportazione di armi, se
le vendite di armi veranno subordinate al rispetto dei diritti
umani da parte del suo paese (Financial Times, 1 luglio 1997). I
nuovi criteri per l'esportazione di armi hanno poi suscitato
grande delusione presso i critici delle forniture di armi
britanniche. Secondo il nuovo regolamento i permessi di
esportazione non vengono concessi, se esiste un notevole rischio
che le armi potrebbero essere usate per la sospensione di
proteste nel paese beneficiario. Indicando la potenziale
violazione d'interessi nazionali (britannici) il governo
può però approvare le esportazioni di armi,
finchè "prende in considerazione" il rispetto dei diritti
umani. Nel nuovo regolamento d'esportazione d'armi tante
formulazioni lasciano un grande spazio di interpretazione
soggettiva ed offrono innumerevoli possibilità di
autorizzare perfino forniture problematiche. Così non era
da meravigliarsi quando una nota rivista economica inglese
riferiva che la Gran Bretagna fornisse delle strutture militari
per la protezione di giacimenti di metano nel mare sudchinese,
zona contestata tra la China e l'Indonesia (Financial Times, 30
agosto 1997).
Raccomandazioni .: su :.
- L'impegno europeo per i diritti umani nel Timor-est sarà
credibile soltanto, se le esportazioni di armi in Indonesia
vengono sospese immediatamente.
- I paesi membri dell'Unione Europea dovrebbero far valere il
loro influsso politico ed economico sull'Indonesia per
raggiungere tramite la mediazione delle Nazioni Unite una
soluzione equa ed accettabile al livello internazionale del
conflitto a Timor-est.
- L'Unione Europea dovrebbe insistere, affinchè il governo
indonesiano realizzi i consigli e le richieste della risoluzione
della Commissione per i diritti umani dell'ONU, approvata il 16
aprile 1997. In particolare l'Unione Europea dovrebbe impegnarsi,
perchè venga istituita a Timor-est una rappresentanza
dell'Alto Commissariato per i diritti umani dell'ONU. Sia ai
collaboratori di quest'istituzione che alle organizzazioni di
soccorso e a quelle impegnati per la tutela dei diritti umani
dovrebbe essere garantito dalle autorità indonesiane
libero accesso a tutti i territori del Timor-est.
- L'Unione Europea dovrebbe invitare il governo indonesiano ad
istituire un registro centrale nel quale dalle forze dell'ordine
vengono annotati tutti gli arresti nel Timor-est.
- L'Unione Europea dovrebbe appellarsi al governo indonesiano di
liberare tutti i prigionieri politici a Timor-est.
- L'Unione Europea dovrebbe invitare il governo indonesiano di
punire senza eccezione violazioni dei diritti umani da parte
delle forze dell'ordine. Inoltre il governo indonesiano dovrebbe
finalmente aprire un'inchiesta indipendente sul massacro di Santa
Cruz del 12 novembre 1991 per impedire ulteriori e gravi
violazioni dei diritti umani.
- Nei confronti del governo indonesiano l'Unione Europea dovrebbe
inoltre sottolineare che non approva l'annessione del Timor-est,
contraria alle norme del diritto internazionale, quando
trasferisce soldi per progetti umanitari nel Timor-est tramite
conto correnti bancari indonesiani.
Riassunto .: su :.
Dopo l'assegnazione del premio Nobel al vescovo Belo ed a Jose
Ramos-Horta la situazione dei diritti umani a Timor-est si
è peggiorata. Al livello internazionale però il
premio ha avuto la conseguenza che altri governi ed anche gli
Stati Uniti si sono impegnati di più per trovare una
soluzione del conflitto. Il Presidente sudafricano si impegna a
mediare. La Commissione per i diritti umani dell'ONU quest'anno
ha condannato per la prima volta dal 1993 le violazioni dei
diritti umani in Indonesia.
Nell'impegno dell'Unione Europea per Timor-est continua a
sussistere un grande abbisso tra pretese e realtà. Mentre
il Parlamento europeo si impegna per il rispetto dei diritti
umani a Timor-est senza scrupoli politici, i Ministri degli
esteri dei paesi europei il 25 giugno 1996 solo sotto grosse
difficoltà sono riusciti a trovare una Posizione Comune
nei confronti del Timor-est. Con questo consenso minimale si
passa alle Nazioni Unite la responsabilità di trovare una
soluzione pacifica del conflitto. L'Unione Europea non è
disponibile a sfruttare i vari rapporti economici, politici e
militari con l'Indonesia per ottenere una soluzione nelle
trattative. Nonostante gli appelli dei due premio Nobel di
interrompere le esportazioni di armi in Indonesia, la Germania,
la Francia e l'Inghilterra continuano a fornire armi. Questa
politica sta in pieno contrasto con la richiesta dell'Unione
Europea, formulata nella Posizione Comune, di impegnarsi assieme
alle Nazioni Unite per una soluzione equa ed accettabile al
livello internazionale. Davanti alla mancante congruenza tra la
politica dell'Unione Europea e quella dei governi nazionali
l'impegno europeo per i diritti umani a Timor-est è
inattendibile.
Abbreviazioni .: su
:.
AP Associated Press - AFP Agence France Presse - FAZ Frankfurter
Allgemeine Zeitung - FR Frankfurter Rundschau - IHT International
Herald Tribune - NZZ Neue Zürcher Zeitung - SZ
Süddeutsche Zeitung - taz tageszeitung - UPI United Press
International
Testo di Ulrich Delius. Traduzione e adattamento di Günter Falser.