Un memorandum dell'Associazione per i popoli minacciati
Bolzano, 10 giugno 2000
INDICE
L'invasione del dicembre 1994 | Deportazioni sotto Stalin | 1991: la
Cecenia diventa indipendente | Sangue per il
petrolio | Cartina degli oleodotti nel
Caucaso | Torture nei campi di filtraggio |
Crediti occidentali finanziano l'invasione | Guerra di bombe per la campagna elettorale | 1999: Chiusura della frontiera e blocco di aiuti
umanitari | Bombardamenti a tappeto russi |
Il massacro al Bazar di Grosny del 21.10.1999
| Cartina dei Gruppi etnolinguistici del
Caucaso | Fucilazioni di civili, saccheggi e
furti a danno dei profughi | Violazione del
Diritto dei Popoli da parte cecena | Le
richieste dell'APM
L'invasione del dicembre 1994 .: su :.
Con il pretesto di difendere l'ordine costituzionale della Russia, in dicembre 1994 le truppe della Confederazione Russa invadono la Cecenia. Aerei di guerra e carri armati bombardano quartieri residenziali, ospedali, scuole e asili, mentre cecchini russi sparano sulle file di persone alle fermate degli autobus e sui presenti ai funerali. Fino a metà del 1995, le aggressioni russe sono costate almeno 73.000 morti e 500.000 profughi: Ceceni, Ingusci, Armeni, Ebrei, Osseti, Daghestani e appartenenti ad altre etnie, ma anche un gruppo etnico russo, residente in zona da varie generazioni. La vittima principale dei bombardamenti è stato però il popolo dei Ceceni, che conta solo 900.000 persone e costituisce uno dei popoli indigeni del Caucaso. Mezzo secolo dopo Stalin, i Ceceni sono stati per la seconda volta vittime di un genocidio russo.
Deportazioni sotto Stalin .: su :.
Nella notte del 23 febbraio 1944 le truppe del servizio di sicurezza sovietico NKWD circondarono su ordine di Stalin i villaggi ceceni e ingusci. Sotto la minaccia dei mitra, gli abitanti vennero tirati fuori dai letti: avevano 15 minuti per lasciare le loro case che in seguito furono saccheggiate dai soldati. Molti morirono già durante il trasporto nei vagoni merci, soprattutto i malati, i bambini e gli anziani. 479.000 Ceceni e Ingusci sono stati vittime di deportazioni collettive e lavori forzati in Asia Centrale e in Siberia. Solo nel 1957 i popoli deportati furono riabilitati e fu loro permesso di tornare nella propria patria.
1991: la Cecenia diventa indipendente .: su :.
Nel novembre 1991 la Cecenia dichiara l'indipendenza della Repubblica. Così come avevano già fatto le Repubbliche Baltiche, l'Ucraina, la Bielorussia e molte altre, la Cecenia ha fatto uso del diritto all'autodeterminazione, come le veniva garantito dalla Costituzione sovietica e della Confederazione Russa, nel 1991 ancora valida. Poiché a quel punto la Costituzione Russa aveva cessato di essere valida per la Cecenia, essa non partecipò alle elezioni russe ed iniziò a sviluppare il proprio stato. L'invasione della Cecenia costituisce perciò una violazione del diritto dei popoli da parte di Mosca.
Sangue per petrolio .: su :.
Già in primavera
del 1992 Mosca aveva attuato un embargo economico contro la
Cecenia. La produzione del petrolio e l'attività delle
raffinerie di Grosny cessarono. La Russia fornì armi
all'opposizione cecena, contraria al presidente Dschochar
Dudajev, eletto nel 1991, provocando in tal modo i pesanti
scontri armati del settembre 1994. Una delle ragioni principali
per l'invasione era l'estrazione di petrolio sul Mar Caspio da
parte di un consorzio di ditte occidentali in collaborazione con
l'Azerbaigian. Affinchè la Russia potesse controllare il
redditizio transito di petrolio, gli oleodotti dovevano passare
par la Cecenia, e questa doveva essere sotto controllo russo. In
settembre 1994 furono firmati gli accordi tra le imprese
occidentali e l'Azerbaigian; in dicembre 1994 la Russia dette
inizio alla guerra contro la Cecenia.
La strategia dell'armata russa fu quella della terra bruciata.
Contro i villaggi ceceni indifesi sono stati usati missili,
bombe, artiglieria e mine. I soldati russi lanciarono granate in
cantine in cui sospettavano la presenza di persone, e seguivano i
profughi con lanciafiamme. Intere regioni furono bloccate e
isolate dai militari, il lavoro delle organizzazioni umanitarie
fu reso impossibile. L'Associazione per i Popoli Minacciati
è in possesso di rapporti che descrivono i massacri, i
saccheggi e gli stupri fatti da militari e soldati delle
unità speciali. Nel frattempo (novembre 1996) aumentano
anche gli indizi circa l'uso di bombe speciali e di armi
chimiche.
Torture nei campi di filtraggio .: su :.
L'Esercito russo e le unità speciali del Ministero degli Interni Russo hanno iniziato fin da dicembre 1994 a istituire in 20 località diverse dei cosiddetti campi di filtraggio: fino a 4.000 civili furono accusati di essere dei combattenti e in seguito detenuti in condizioni disumane e torturati in vagoni ferroviari (come accade nel campo di Mosdok), in ex-fabbriche o in altri edifici. Prigionieri che sono riusciti a liberarsi, raccontano dei metodi di tortura usati:
Crediti occidentali hanno finanziato l'invasione.: su :.
I governi occidentali presero nei confronti di Boris Jelzin una posizione molto blanda, e il governo tedesco addirittura dichiarò che la guerra in Cecenia era una "questione interna". Secondo il rinomato quotidiano svizzero Zürcher Zeitung NZZ, l'invasione in Cecenia è costata alla Russia dai tre ai cinque milioni di dollari al giorno. Ciononostante in aprile 1995 il Fondo Monetario Internazionale (FMI) concesse alla Russia un prestito di 6,8 miliardi di dollari americani: il secondo più grande nella sua storia. Il direttore del FMI aveva chiesto a Jelzin semplicemente di ridurre la guerra in Cecenia ad un conflitto di bassa intensità, per poter così riacquisire fiducia nel settore degli investimenti.
La guerra delle bombe come inizio della campagna elettorale .: su :.
Dal 5 settembre 1999 le Forze Armate Russe hanno ripreso a bombardare il piccolo paese caucasico; tre mesi prima delle elezioni per la Duma del 19.12.1999. La Russia conduce questa nuova guerra con il pretesto di combattere dei "terroristi". Secondo la propaganda del governo russo esisterebbe una "pista cecena" per i terribili attentati di Mosca e Volgodonsk, nei quali sono morte più di 300 persone. Fino ad oggi non si è mai riusciti a trovare delle conferme per la "pista cecena".
1999: Chiusura della frontiera con la Cecenia da parte delle truppe russe e blocco di aiuti umanitari .: su :.
Il 5 settembre 1999 le Forze Aeree russe hanno ripreso i bombardamenti dei villaggi ceceni. Secondo le stime fornite da diverse organizzazioni umanitarie internazionali, fino al 1. novembre 1999 più di 200.000 persone erano scappate dalle bombe russe in Inguscezia o nel sud della Russia. Si pensa che un numero altrettanto alto di persone abbia vagato senza meta all'interno dei confini ceceni. Il numero complessivo di profughi sarebbe perciò dai 350.000 ai 400.000: la metà della popolazione cecena. Dal 5.9 al 6.11.1999, l'intervento armato è costato al governo russo 390 milioni di dollari americani.
Bombardamenti a tappeto russi .: su :.
Contrariamente alle affermazioni del governo russo, le organizzazioni umanitarie cecene ed internazionali affermano, come vari giornalisti, che i bombardamenti russi si rivolgono contro la popolazione civile e contro obiettivi civili. L'intervento vede l'impegno di artiglieria, aerei da combattimento e missili. Secondo i profughi, gli elicotteri da combattimento russi sparano su tutto ciò che si muove. Secondo i dati forniti dall'Associazione Germania-Caucaso, i bombardamenti degli impianti industriali comportano per la Cecenia danni ecologici irreversibili. La distruzione di impianti chimici ha come conseguenza l'avvelenamento dei fiumi Sunscia e Terek, che terminano entrambi nel Mar Caspio. Pericoli incalcolabili invece derivano dal bombardamento di magazzini a Grosny, in cui erano depositati rifiuti nucleari.
Il massacro al Bazar di Grosny del 21.10.1999 .: su :.
Le testimonianze dei sopravvissuti al massacro, interrogati dall'organizzazione per i diritti umani americana Human Rights Watch, parlano di un posto di comando del capo della guerriglia cecena Schamil Bassajev, istituito nelle vicinanze del bazar. Ciò costituirebbe una violazione della Convezione di Ginevra, grave quanto il bombardamento del mercato da parte russa. In un talkshow della televisione russa NTW del 28.10.1999, il generale russo Schamanov ammise che si trattò in quell'occasione di missili russi, il cui impiego può essere autorizzato solo dalle massime istanze.
Fucilazioni di civili, saccheggi e furti a danno dei profughi da parte delle truppe russe nelle zone cecene conquistate .: su :.
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) è in possesso di un rapporto dell'organizzazione per i diritti umani cecena "Donne del caucaso del Nord", secondo il quale le truppe russe avrebbero giustiziato dei civili. Nella regione di "Naurski Rayon" e di "Gorogorski Rayon" sarebbero state effettuate delle cosiddette "pulizie", con perquisizioni e saccheggi di case.
Violazione del Diritto dei Popoli da parte cecena .: su :.
L'APM è comunque anche in possesso di primi rapporti non confermati, secondo i quali le formazioni paramilitari cecene avrebbero impedito agli uomini in età utile per le armi di lasciare il paese e li avrebbero reclutati con la forza per la difesa del paese. Se questi rapporti dovessero risultare veritieri, allora i comandanti ceceni dovrebbero essere chiamati a rispondere delle violazioni della Convenzione di Ginevra.
Le richieste dell'Associazione per i Popoli Minacciati .: su :.