Dicembre 2003
Gli anni del pre-Statuto e dello
Statuto (1945-1948)
Alla fine della seconda guerra mondiale la Valle d'Aosta è
alle corde ed è scossa da gravi tensioni. Il 18 maggio del
1945, primo anniversario della morte di Émile Chanoux, 20
mila valdostani scendono in piazza, ad Aosta, per chiedere il
plebiscito; il governo italiano sa bene che aderire alla
richiesta dei valdostani significa perdere la Valle d'Aosta:
troppe le vessazioni subite, troppo duri gli effetti della
guerra, troppo forti le spinte dei sogni perché i
valdostani, benché non siano mai stati francesi, non
scelgano... la Francia come una praticabile strada di
affrancamento dall'Italia. Il 7 settembre 1945, così, re
Umberto di Savoia firma i Decreti Luogotenenziali che,
attribuendo alla Valle d'Aosta una prima forma di Autonomia,
mirano a dar credibilità alle molte promesse di cui i
valdostani erano stati oggetto da parte dell'Italia. Il 13
settembre nasce l'Union Valdôtaine, formata da cattolici,
azionisti, comunisti, socialisti impegnati ad assicurare da un
lato continuità alle tradizioni ed alle specificità
della Valle d'Aosta e, dall'altro, coordinamento all'azione di un
movimento politico capace di amalgamare diverse tendenze:
annessionismo, separatismo, regionalismo, indipendentismo
risultano, così, assorbiti in una nuova dinamica
incentrata sul Federalismo e sull'insegnamento di Émile
Chanoux.
Il 4 gennaio 1946 s'insedia il primo Consiglio Valle, presieduto
da Federico Chabod che, aprendo i lavori di questa nuova
istituzione autonomista, si dice cosciente dell'importanza del
momento storico e delle difficoltà che esso comporta:
l'Autonomia della Valle d'Aosta è un'esperienza
assolutamente nuova in Europa. Il 7 marzo il Consiglio Valle
è chiamato a pronunciarsi sulle "garanzie internazionali"
che dovrebbero assicurare alla Valle d'Aosta una corretta
applicazione dello Statuto da parte dell'Italia; prima di ridar
fiducia a Roma, insomma, la Valle d'Aosta vuol esser sicura che
l'Italia non si rimangi tutto: si ritiene, cioè, che solo
un arbitrato internazionale possa obbligare l'Italia a rispettare
l'Autonomia della Valle d'Aosta. Chabod si dichiara contrario
alla richiesta. Il 2 giugno si vota per la "repubblica" o per la
"monarchia"; anche in Valle d'Aosta la scelta della maggioranza
è la repubblica ma ben 10 mila schede portano la scritta
"plébiscite". Il 26 marzo, allo scoppio di una nuova
manifestazione popolare che chiede l'autodecisione, Chabod
è violentemente contestato e rischia di esser buttato
giù da una finestra del suo ufficio. Il 24 luglio l'Union
Valdôtaine chiede l'Autonomia, la Zona Franca, il Demanio
valdostano e le Garanzie internazionali. Il 24 ottobre Federico
Chabod, malato e conscio di essere inviso ad una parte importante
della popolazione che gli rimprovera un eccesso di fiducia nello
Stato italiano, rassegna le dimissioni ed è sostituito da
Severino Caveri, leader dell'Union Valdôtaine. Nel '47 si
svolgono altre manifestazioni popolari e a Desenzano esponenti
politici della Valle d'Aosta, del Friuli, del Sud Tirol, del
Trentino, della Valtellina, dell'Intemelia, costituiscono - nello
spirito della Dichiarazione di Chivasso del 1943 - la Federazione
delle popolazioni alpine. Apre il Casinò di Saint-Vincent
che De Gasperi (capo del governo italiano) e Chabod avevano
individuato come strumento per assicurare proventi finanziari
alla Regione.
Il Consiglio Valle discute ed approva, unanimemente, un progetto
di Statuto che delimita le competenze dello Stato, non quelle
della Regione, assumendo una chiara connotazione federalista.
Queste vicende si intrecciano con quelle internazionali e con
quelle del nascente Stato italiano democratico e repubblicano: De
Gaulle che aveva inviato forze francesi in Valle d'Aosta a
sostegno degli annessionisti, è costretto a ritirarsi per
intervento degli alleati e questo mentre a Yalta le carte delle
potenze mondiali considerano la Valle d'Aosta già
francese; ai confini, intanto, l'Italia che sta nascendo dalla
Resistenza, utilizza per la difesa dallo "straniero" ciò
che resta dell'esercito fascista della R.S.I.; la Cogne voluta
come strumento di industrializzazione ma, soprattutto, di
italianizzazione, si rivela importante strumento di controllo
politico sulla Valle d'Aosta futura; l'esercito soffoca le
manifestazioni popolari dei valdostani; malgrado la
disponibilità della Nuova Zelanda l'ipotesi di conquistare
garanzie internazionali decade. Il clima è di tensioni,
speranze e diffidenze.
Il 26 febbraio 1948 lo Stato italiano
concede alla Valle d'Aosta lo Statuto di Autonomia; o si deve
dire che la Valle d'Aosta conquista l'Autonomia? Le valutazioni
sono differenziate: un certo entusiasmo coinvolge tutti,
c'è voglia di intraprendere l'opera di ricostruzione, ma
c'è anche molta delusione: lo Statuto ha perduto molte
delle prerogative che il Consiglio regionale, un anno prima,
aveva congeniato; "ce n'est qu'un leurre ... et une tromperie"
afferma l'U.V.; altre voci definiscono lo Statuto "endroumia":
"addormenterà le rivendicazioni dei valdostani",
affermano. C'è una considerazione, però, sulla
quale tutti sono concordi: qualcosa è stato ottenuto; la
Valle d'Aosta è riconosciuta Regione Autonoma a Statuto
Speciale con una Legge costituzionale della Repubblica, non con
una leggina in balia dei capricci del centralismo. Così
anche i più accesi sostenitori di una Autonomia più
ampia di quella acquisita, devono accettare la situazione; non
demordono, né rinunciano a rivendicare il Federalismo e
l'Europa dei Popoli ma - nella quotidianità - devono
confrontarsi con una realtà tutta da costruire e si
impegnano a vigilare affinché lo Statuto sia "almeno"
interamente applicato.
Sussistono, quindi, quattro piani, nei quali la questione
valdostana si articola: quello amministrativo (per assicurare,
comunque, una buona amministrazione alla Valle d'Aosta); quello
culturale (per attivare, completare ed attuare le prerogative
linguistiche e concretizzare l'altra "novità" introdotta
dallo Statuto di Autonomia: la parità linguistica, il
bilinguismo); quello politico (per assicurare il persistere del
diritto alla autodecisione). Inizia a farsi strada, però,
anche l'esigenza di dare sbocchi concreti ad un quarto piano, non
meno importante degli altri: il piano della rappresentanza dei
lavoratori, il piano sindacale: non si tratta soltanto di
rappresentare correttamente gli interessi ed i problemi dei
lavoratori valdostani, non sempre tenuti in adeguata
considerazione dalle Organizzazioni Sindacali di matrice e di
storia italiana; l'Autonomia rappresenta un valore che modifica
non solo l'assetto istituzionale ed i rapporti tra Stato e
Regione, ma anche i termini della riflessione e della azione
politica ed economica; la possibilità di governarsi da
sè comporta l'esigenza di organizzarsi autonomamente e,
quindi, di adattare, modificare o inventare ex novo soluzioni e
modi di rapportarsi anche alle problematiche del lavoro.
La nascita di una U.V. che non è ancora un partito
politico, ma un movimento che vuole essere diffusamente presente
nella politica, nella cultura, nella società civile, nel
mondo del lavoro, risponde, in questa fase, all'esigenza di porre
la "questione valdostana" all'interno di tutte le dinamiche che
la vita democratica, repubblicana ed autonomista rende possibili.
Nel 1952, quindi, uomini con una forte sensibilità
autonomistica si impegnano per far nascere un sindacato
valdostano che, diversamente dalla "storia" dei sindacati in
Italia, non ha bisogno di prendere inizialmente le distanze dal
"partito" con cui condivide le ispirazioni ideali poiché
questo, tra l'altro, non è neppure un partito, ma un
"movimento" al cui interno l'azione politica, quella culturale,
quella civile e quella sindacale sono un tutt'uno dell'intento di
rappresentare identità e diritti dei valdostani di origine
e di adozione.
Gli anni della ricostruzione
(1949-1958)
La società valdostana è per lo più
conservatrice; la base popolare agricola lo è
endemicamente, la borghesia lo è storicamente (e, in
Valle, le famiglie borghesi sono tutte imparentate tra loro). A
governare la Valle d'Aosta sono, quindi, l'U.V. e la D.C. con le
sinistre all'opposizione non solo per la ragione dei numeri: in
tutta Italia i comunisti sono al bando, sono considerati un
pericolo per la democrazia e, quindi, quanto più possibile
sono esclusi a tutti i livelli dal governo e dalle
responsabilità amministrative.
Eppure la città di Aosta è governata dalle
sinistre, comunque significativamente presenti lungo tutto l'asse
centrale della Valle. Scrive Enrico Martial: "con un rosso (il
comunista Savio) al Comune di Aosta, un autonomista con
precedenti separatisti (Caveri) in Regione ed un democristiano di
provenienza piemontese (Guglielmone) alla Cogne, i fuochi della
Resistenza si andavano spegnendo". Del resto i problemi sono
molti: mancano ponti, linee elettriche, linee telefoniche,
acquedotti, fognature, scuole, strade; sanità e turismo
vanno inventati; l'agricoltura ha bisogno di un rilancio. La
Giunta regionale mette mano a questi problemi concreti avendo
chiara visione delle difficoltà, il contenzioso con lo
Stato sulle acque, sulle vie di comunicazione internazionale,
sulla zona franca, sulle entrate finanziarie.
Nell'U.V. uomini come Albert Deffeyes coniugano "tradition et
renouveau" sostenendo un rilancio culturale che vede la nascita
del Comité des Traditions, del Cercle de la Culture (nel
segno della Jeune Vallée d'Aoste degli anni 20),
dell'Archivio Storico e di numerose pubblicazioni che collegano i
valori della lotta di Liberazione con le libertà
medievali. La D.C., già preoccupata dai consensi che il
P.C.I. ha in Valle, vede anche nell'U.V. un elemento
d'indebolimento dell'unità nazionale: si spiegano,
così, le difficoltà che sono frapposte dal governo
italiano all'attuazione della Zona Franca ed alla definizione di
un riparto fiscale tra Stato e Regione. È il periodo della
"politica dei rubinetti": i finanziamenti necessari alla Valle
d'Aosta (e Caveri lamenta tra l'altro il ritardo dei miliardi cui
la Valle ha diritto per le concessioni idroelettriche) arrivano
solo se la politica valdostana è compatibile, armonica con
quella del governo di Roma. Sullo Statuto di Autonomia, nel suo
complesso, pesa una tesi: senza norme di attuazione è, in
buona parte, inoperativo! Le norme arriveranno negli anni 80! Gli
attriti tra D.C. e U.V. si moltiplicano: alle elezioni del '53
una parte dell'elettorato valdostano non vota i due candidati
U.V.-D.C. alla Camera e al Senato (che, comunque, risulteranno
vincitori); viene preferito, per il senato, il candidato della
sinistra Lino Binel, amico di Émile Chanoux ed arrestato
con lui.
Monsignor Stévenin, capo della
D.C., pur essendo stato tra i fondatori dell'U.V., ne è -
ormai - irriducibile avversario. Alle elezioni regionali del '54,
così, l'U.V. si presenta distinta dalla D.C.: il sistema
è maggioritario e pur sfiorando il 30% dei voti l'U.V.
conquista 1 solo seggio, mentre la D.C. vince le elezioni; l'U.V.
elegge Marie Céleste Perruchon, vedova Chanoux, e forse
perderebbe anche questo se il P.C.I. non rinunciasse, come invece
fa, ad un ricorso sul conteggio dei voti validi di un seggio
erroneamente non calcolati a suo favore. La D.C. va al governo
della Regione e il rubinetto si apre: arriva una ripartizione
finanziaria che rende più agevole il completamento delle
opere di ricostruzione... ma non solo di quelle. Si perfeziona
l'avvio della realizzazione del Traforo del Monte Bianco di cui
si discute da lungo tempo; partono i lavori di costruzione delle
dighe di Place Moulin e Valgrisenche (saranno ultimati nel '64);
la Cogne, di cui era previsto il ridimensionamento, è
potenziata con fondi statali: 20 mila immigrati arrivano in
Valle; la trasformazione materiale è accompagnata da una
rivoluzione demografica che segue quella sviluppatasi nel
ventennio. I comunisti erano abituati a subire discriminazioni
come quelle che toccano ai loro dirigenti all'interno delle
industrie; lo erano meno gli unionisti, 17 dei quali sono
licenziati dall'amministrazione regionale democristiana per la
loro attività filo-unionista. Benché nella D.C. la
tendenza filo-U.V. sia ancora significativamente presente (Page
era stato, con Chanoux, uno dei congiurati di Chivasso...) i
rapporti tra le due forze che hanno governato la ricostruzione
ormai sono interrotti.
L'inaugurazione della biblioteca regionale, della scuola di
agricoltura, insieme ad una grande mostra d'arte (Picasso,
Modigliani... a Saint-Vincent), all'avvio di corsi di inglese
alla Scuola di preparazione professionale, provano che anche nel
campo culturale è il momento di ricostruire. Il Papa Pio
XII si pronuncia a difesa dei diritti delle minoranze etniche e
linguistiche. Albert Deffeyes, assessore alla P.I., si attiva per
la reintroduzione della lingua francese nella scuola; per dare
respiro internazionale alla sua azione, entra nella segreteria
della FUEV (Unione Federalista delle Etnie d'Europa). Sfortunata
la storia politica di un allievo diretto di Chanoux: Vincent
Trèves è condannato ad una carcerazione per le sue
opinioni "radicali" che paiono un attentato alla integrità
dello Stato; a lui, non ad altri, Chanoux aveva affidato la
divulgazione della Dichiarazione di Chivasso nelle fabbriche.
Il 1. marzo 1947, durante il Congresso
regionale des Syndicats, Joseph Pollet, uno dei delegati
valdostani degli operai della Cogne, al fine di metter fine alla
discriminazione dei lavoratori di origine valdostana, propone che
le domande di assunzione siano esaminate da tutti i sindacati dei
lavoratori, dalla F.I.O.M. e dalle Commissioni Interne; Pollet
solleva, in sostanza, il problema della disoccupazione dei
valdostani ai quali sono preferiti gli "stranieri" che "si
stabiliscono in Valle togliendo il lavoro ai valdostani che sono
costretti ad emigrare" e conclude osservando: "è
indispensabile che ai valdostani siano fornite delle garanzie: i
valdostani devono unirsi e diventare più solidali tra
loro".
Pochi mesi dopo, il 20 luglio 1947, al Teatro municipale di
Aosta è convocata una riunione degli operai della Cogne
per formalizzare la creazione di una Section operaia di
lavoratori valdostani della Cogne all'interno della F.I.O.M.. Il
comitato promotore è composto da Pierre Fosson, Candide
Vacher, Joseph Pollet, Denis Gal, Cyprien Roveyaz e Albert
Vuillermoz. Interviene all'assemblea anche l'avv. Severino
Caveri, Presidente dell'Union Valdôtaine, il quale analizza
la situazione lavorativa valdostana che ha portato alla nascita
della Sezione. Secondo Caveri il fascismo ha lasciato nei
valdostani profondi blocchi psicologici: la paura di darsi
responsabilità, la mentalità del doppio gioco e,
soprattutto, l'accettazione acritica di un paternalismo per il
quale si accetta che le decisioni siano assunte da pochi. Proprio
alla luce di queste considerazioni diventa evidente che la
nascita di una Section rappresenta un'inversione di tendenza,
è il segno della vitalità del movimento operaio
valdostano. Il fatto che un gruppo di operai valdostani si sia
costituito spontaneamente in una Sezione, appare come la chiara
dimostrazione del fatto che in loro è viva la voglia di
contribuire concretamente al miglioramento delle loro condizioni
lavorative. "La Sezione - afferma Caveri - riunisce uomini con un
eccezionale spirito di iniziativa, lavoratori che già
prima di tale costituzione hanno cercato di risolvere realmente i
problemi che affliggono i lavoratori valdostani".
I vari interventi svolti durante
l'assemblea consentono di chiarire cosa s'intenda dire parlando
di "lavoratori valdostani": parlare di "lavoratori valdostani"
significa affiancare alle categorie degli agricoltori e degli
intellettuali, la classe operaia valdostana. Nel corso del
dibattito sono evidenziati i motivi che attribuiscono una
particolare importanza all'iniziativa di creare una Sezione di
lavoratori valdostani. Il primo è collegato ad una ragione
di politica sociale: una forte classe operaia valdostana è
necessaria affinché la Valle d'Aosta non cada in una
posizione di conservatorismo. Appare chiaro che se i valdostani
vogliono mantenere le proprie tradizioni storiche, linguistiche
ed etniche, devono guardare al futuro e progredire. L'Autonomia
concessa alla Valle d'Aosta non deve essere lo scudo per
proteggere e conservare vecchi privilegi, ma deve essere
l'opportunità per i valdostani di migliorarsi. I vari
interventi del Congresso evidenziano che, soprattutto negli
ultimi anni molte cose sono cambiate e che è dovere dei
valdostani rendersene conto ed ampliare la loro concezione
sociale dei problemi economici che li coinvolgono. La storia
della Valle d'Aosta e le fondamenta della sua economia non
possono essere paragonate a quelle di altre regioni. La sua
posizione geografica e la sua morfologia hanno reso molto dura la
vita ai valdostani, ma la passione di questi ultimi per la loro
terra ha permesso di superare innumerevoli ostacoli. Questo
è il motivo della grande importanza di avere una forte
classe operaia valdostana che, con il suo amore per la propria
terra, diventi il mezzo di propulsione e di progresso per
l'intera regione.
Il secondo motivo riguarda ragioni di cultura economica. I
valdostani per molti anni si sono dimostrati refrattari a
lasciare le loro abitazioni per inserirsi nelle nuove
attività emergenti, come già accadde all'inizio del
secolo riguardo all'attività commerciale, rimasta a lungo
appannaggio solo dei piemontesi. Oggi, nel momento in cui la
classe operaia, comincia ad affermare i propri diritti politici,
economici e sociali, i valdostani non possono e non devono
tirarsi indietro. A fianco dei pastori, degli agricoltori e dei
frutticoltori valdostani, dovranno esserci gli addetti alle
fonderie, ai laminatoi, i tornitori, i meccanici e i tecnici
valdostani. Se così non sarà, tutti i posti
direttivi e quelli di maggior peso sfuggiranno ai valdostani che
saranno così esclusi dalla possibilità di incidere
sul destino della loro regione. Per ciò che concerne il
rapporto con gli altri operai, gli interventi proposti durante la
riunione pongono l'accento sui sentimenti di solidarietà
che regnano all'interno della categoria. "è necessario -
si afferma - difendere gli interessi della Valle d'Aosta e,
quindi, gli interessi di tutti quelli che vi risiedono:
valdostani e non".
In un articolo di Victor Perron si
legge: "Ecco costituita, infine, la Section des travailleurs
valdôtains de la Cogne". La nuova sezione si pone lo scopo
di difendere tutti gli interessi, materiali e spirituali,
dell'operaio valdostano, di essere il mezzo attraverso il quale i
valdostani possono conoscersi per scambiare e confrontare le loro
idee senza partito preso, con uno spirito democratico che pone la
difesa degli interessi dei lavoratori al di sopra di qualsiasi
altra considerazione. Perron tiene a precisare una cosa:"...dans
notre organisation, nous ne couvons aucun sentiment
d'animosité contre nos camarades travailleurs non
valdôtains, contrairement à ce que certaines
personnes tâchent par tous les moyens de leur faire croire;
nous ne chercherons pas la désunion des ouvriers, car cela
serait contraire à nos intérêts de
travailleurs et favorable aux intérêts de ceux qui
nous exploitent." È ribadito inoltre il fatto che, in ogni
modo, questi compagni di lavoro "non valdostani" devono cercare
di comprendere che gli autoctoni hanno dei diritti specifici.
"Non è una questione di razzismo" si afferma, ma bisogna
evitare che i valdostani siano ancora costretti ad emigrare (come
hanno massicciamente fatto nel passato) per poter sopravvivere. I
valdostani sono un piccolo popolo, ricco di storia e tradizioni
che devono essere difese e"...ces traditions ne seront jamais -
quoi qu'on dise - si bien défendues que par nous, ouvriers
et paysans, qui formons la partie la plus nombreuse et la plus
saine du peuple valdôtain". È l'inizio di un
percorso che vuole coinvolgere sia gli operai delle maggiori
industrie della Valle d'Aosta, sia i contadini delle campagne e
delle montagne. L'attività della Sezione è intensa,
gli iscritti sono sempre più numerosi, gli obiettivi
diventano molteplici.
Due elementi negativi, però, caratterizzano i valdostani
ponendo un freno allo sviluppo del movimento e alla
possibilità di migliorare la posizione degli operai e dei
contadini valdostani. Pierre Fosson, in una riunione sindacale
del 10 marzo 1948, ne individua due: "la tendence à
éviter toute place impliquant quelque
responsabilité" e "celle de sacrifie, sans raisons
plausibles, un intérêt futur important à un
intérêt immédiat de peu valeur", come quando,
ad esempio, si respingono le proposte di perfezionarsi da un
punto di vista tecnico, per non affrontare i sacrifici necessari.
Questa mentalità ha come conseguenza diretta il fatto che
tutti i posti da dirigenti e da operai specializzati sono nelle
mani di non valdostani, mentre i valdostani restano subordinati e
relegati a lavori di minore prestigio. Inoltre non solo i posti
ricoperti dai valdostani non sono ruoli direttivi, ma il
valdostano fatica perfino ad essere assunto nei posti di
qualifica inferiore. La forza dell'Union Valdôtaine e della
sua Sezione alla Cogne è tale, però, che alle
elezioni del nuovo comitato dirigente, avvenuto il 27-28 aprile
1948, sono eletti 7 degli 8 candidati presentati dalla Sezione
valdostana.
La polemica che in questi anni
caratterizza il mondo sindacale in tutta Italia, estende i suoi
effetti anche in Valle d'Aosta. Così la situazione
è vista dagli aderenti alla Section: "Si l'on part du
principe que l'union fait la force, il est certain que la
première conséquence de la scission sera le grave
affaiblissement du front des travaiIleurs par rapport au front,
beaucoup plus uni et compact, des patrons. Mais ce qui est plus
grave encore, c'est que la scission causera une polarisation des
deux tendances opposées vers les extrèmes, suivie
fatalement de prises de position intransigeantes qui
mèneront tôt ou tard à un véritable
conflit entre les travailleurs. La devise divide et impera aura
alors toutes les chances d'être appliquée en plein
avec d'excellents résultats". Pierre Fosson, l'autore di
queste affermazioni, ammette sia la necessità di sottrarre
i sindacati dalla funzione della politica dei partiti, sia
l'impossibilità all'ora attuale di una tale riforma a
livello nazionale. Tale riforma, continua, è però
attuabile in Valle d'Aosta ove regna una situazione molto diversa
e, particolare, dove da molto tempo i valdostani si sono uniti al
di sopra di tutti i partiti, cercando una mediazione costante con
le tendenze opposte dei partiti che, però, ora si sono
talmente acuite da minare l'unità sindacale. In Valle
d'Aosta è presente una situazione totalmente differente da
quella che esiste altrove, qui "existe une masse
prépondérante d'adhérents au syndicat unique
actuel qui ne pourra jamais adhérer à aucun des
deux syndicats de parti qui naîtraient de la scission. Et
alors, quelle force représentative auraient-ils ces
syndicats? Quels bons résultats obtiendraient-ils en
faveur de la classe qu'ils se proposent de défendre?"
È proprio per difendere la propria classe che i lavoratori
della Section, richiamandosi all'Autonomia della Valle, si fanno
promotori della costituzione di una Camera del Lavoro autonoma
per la Valle d'Aosta.
Tale proposta naufraga a causa dei forti contrasti tra C.I.S.L.
e C.G.I.L. determinando la rottura dell'unità sindacale
anche in Valle d'Aosta. Comunque la Sezione precisa che rispetto
all'ipotesi della creazione di un "Syndicat libre indipendant de
la Valleé d'Aoste", non è stata presa ancora
nessuna decisione, in quanto è meglio fare tutti gli
sforzi possibili affinché in Valle d'Aosta non si produca
la scissione sindacale.. Con lo slogan "Maîtres chez nous"
la Sezione continua il lavoro per il riconoscimento di una
particolare attenzione per le condizioni socioeconomiche della
Valle d'Aosta che non riguardano solo la Cogne; come ricorda
Fosson: ci sono "numerosi casolari sperduti sulla montagna,
isolati completamente dal mondo per mesi interi durante la
cattiva stagione" ed anche "contadini, condannati ad una lunga e
forzata inattività invernale" per i quali "non esiste
alcun orario nella buona stagione e, purtroppo, molte volte
neppure un reddito sufficiente a mantenere la propria famiglia".
La vittoria nelle elezioni, con l'inserimento nel Consiglio
regionale di consiglieri della Sezione eletti nella lista
dell'U.V., permette l'avvio di una politica atta a risolvere il
problema dello spopolamento delle montagne e quello delle
difficoltà di sussistenza dei valdostani. È avviata
così un'attività contro l'arbitrio dei trust
monopolistici che non sono favorevoli all'Autonomia valdostana ed
alla classe lavoratrice e contro l'egoismo delle classi abbienti
o nuove arricchite che non riescono a capire e ad adeguarsi alle
esigenze della società moderna.
Nel marzo del 1950, in seguito all'inizio dei lavori della diga
di Valgrisenche da parte della SIP, i paesi di Valgrisenche,
Arvier e Avise subiscono forti e negativi contraccolpi economici
dovuti sia alle espropriazioni esercitate dalla azienda, sia alle
difficoltà nelle comunicazioni e negli scambi causati dai
lavori. Lo scontro si incentra sulle assunzioni e sulle
condizioni di lavoro: Maurice Perron scrive: "Nous ne croyons pas
superflu non plus de rappeler encore une fois que l'article 15 de
la loi du 27 avril 1949 sur l'embauchage et l'assistance aux
travailleurs involontairement en chômage, spécifie
que les travailleurs ayant leur résidence dans les
localités où se font les travaux doivent être
embauchés de préférence aux autres. Et que
l'article 27 de la dite loi établit aussi que les
employeurs qui n'embauchent pas les travailleurs dont ils ont
besoin par l'intermédiaire des bureaux de placement, sont
passibles d'une amende ... pour chaque ouvrier embauché
irrégulièrement." Inoltre i pochi valdostani
assunti sono soggetti a ritmi forzati sotto l'assiduo controllo
dei tecnici e dei capi squadra della SIP. Gli stipendi sono molto
bassi. Si denuncia così una situazione di sfruttamento
brutale delle risorse umane e naturali della Valle d'Aosta contro
la quale, puntualmente e con forza, interviene la Sezione
denunciando l'inammissibilità di tale situazione.
Il 9 e 10 maggio 1950 si svolgono le elezioni della Commissione
interna degli operai e degli impiegati della Cogne. Quattro
liste:1) C.G.I.L.; 2) C.I.S.L.; 3) Union Valdôtaine; 4)
Indipendente. Il sistema scelto è quello proporzionale
misto che permette la scelta nelle differenti liste. La campagna
denigratoria operata dalle altre organizzazioni non permette
all'Union Valdôtaine di riportare i risultati desiderati:
tre gli eletti della Section nella lista degli operai
(Breuvé Ernest, Ravet Charles, Viérin Dauphin) ed
uno nella lista degli impiegati (Péaquin Gratien). I non
brillanti risultati raggiunti sono imputati alla mancanza nel
movimento di una struttura capillare ed alla persistenza nel
valdostano di un atteggiamento individualista. Manca quella
disciplina di gruppo, presente invece in organizzazioni con
maggior esperienza, ed è da queste considerazioni che
bisogna prendere spunto per migliorarsi: questo il monito
proposto ai valdostani dai lavoratori dell'U.V. e della Section.
Il 1950 è anche l'anno in cui la Cogne cade in una crisi
che ha già coinvolto altre realtà nazionali; per la
Valle d'Aosta è una situazione critica: vengono
addirittura sospese le retribuzioni. I presidenti della Giunta e
del Consiglio regionale, i Parlamentari valdostani, il Sindaco di
Aosta, i rappresentanti dei dirigenti della Cogne, le
Organizzazioni Sindacali e le Commissioni Interne
dichiarano"...leur ferme et unanime volonté de coordonner
les intentions et les efforts pour assurer à la Cogne une
vie autonome et efficiente."
La crisi ha tre cause principali: la prima è il rifiuto
del Governo (principale azionista della società) di
aumentare il capitale sociale, ormai negativamente sproporzionato
a causa della svalutazione della lira; la seconda è la
cattiva gestione della società; la terza sono le manovre
messe in atto da alcuni forti gruppi finanziari che hanno
intenzione di assorbire la Cogne. La crisi è reale e
forte, la direzione annuncia l'imminente licenziamento di 1200
operai, 250 impiegati e 25 dirigenti. Il movimento degli operai
valdostani è più che mai deciso a difendere i posti
di lavoro:"les valdôtains ne émigreront plus pour
laisser la place à des gens d'en bas". La presa di
coscienza della propria identità valdostana quale popolo
indipendente i cui diritti vanno difesi con l'unione delle forze
è sempre più chiara; ciò è dimostrato
non solo dall'incremento degli aderenti alla Sezione, ma anche
dal nascere di nuovi focolai di autoaffermazione in altri settori
lavorativi, come - ad esempio - quello scolastico, ove un gruppo
di "instituteurs valdôtains.. a ... le courage de
dénoncer les illégalités commises par le
syndicat à l'occasion des dernières
élections".
Lo stesso Caveri, Presidente della Giunta intervenuto
all'assemblea generale dei lavoratori della Cogne del 25 febbraio
1951, spiega che il movimento valdostano è, e deve essere,
conservatore e progressista al tempo stesso. Conservatore
perché bisogna difendere, senza compromessi, la propria
lingua, le proprie tradizioni e tutto ciò che del passato
può essere utile; progressista perché si deve
lottare per l'elevazione dello standard di vita della classe
operaia e di quella dei contadini. Il messaggio è, quindi,
quello di unirsi, operai e contadini, coinvolgendo tutti i
settori e non solo quello di fabbrica: "Si à
l'intérieur des usines les organisations syndicales
valdôtaines font de la bonne besogne pour la défense
de notre main-d'oeuvre, il est quand même nécessaire
que l'esprit coopérativiste se développe dans tous
les milieux". Nella stessa occasione Péaquin, membro della
Commissione Interna della fabbrica, relaziona dettagliatamente
sulle attività svolte dalla Commissione stessa e sui
principali problemi da affrontare: il problema della
rivalutazione dei salari e quello della determinazione del prezzo
di produzione. Ancora una volta è affrontato "il problema
dell'organizzazione della Sezione che non deve limitarsi alle
scelte dei suoi rappresentanti, ma deve realizzare la piena
partecipazione dei lavoratori in un costante rapporto
diretto".
La grande attività svolta dalla Sezione nei suoi primi
anni di vita, ha - tuttavia - una momentanea battuta di arresto
quando le altre organizzazioni, sindacati e partiti, si sono
potenziati ed iniziano metodicamente ad escludere la Sezione, di
cui temono la forza, dalle trattative con la scusa che questa non
è una organizzazione ufficialmente riconosciuta. Nasce,
quindi, all'interno del movimento valdostano l'idea della
creazione di un sindacato autonomo. Siamo nell'autunno del 1951.
Ancora forte ed esplicito è l'appello di Pierre Fosson in
occasione dell'inaugurazione della Sezione lavoratori valdostani
di Châtillon, l'8 dicembre 1951: dopo aver auspicato la
creazione di Sections des travailleurs valdôtains
all'interno di tutte le principali industrie della Valle, spiega
l'importanza di istituire un sindacato autonomo che possa agire
in maniera indipendente. Mancano ormai pochi mesi alla fondazione
di un vero e proprio sindacato autonomo valdostano.
Le Organizzazioni Sindacali nazionali
non dimostrano di essere sensibili allo spirito autonomista che i
lavoratori valdostani invece, difendono strenuamente. Preoccupati
di conciliare le loro azioni con le direttive dei partiti
più forti e centrali, i sindacati "italiani" subordinano,
troppo spesso, la difesa degli interessi dei lavoratori a
considerazioni di ordine politico; abbandonano alla loro sorte i
lavoratori delle campagne e quelli delle montagne per disputarsi
le preferenze degli operai. Questi i motivi che portano ad indire
il 20 aprile 1952, al teatro Giacosa di Aosta, una grande
assemblea dei lavoratori valdostani, organizzata dalla Section
dei lavoratori della Cogne, con lo scopo di istituire il
"Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs".
L'assemblea, inizia alle ore 10.00, presieduta dal Comitato
esecutivo incaricato di redigere uno studio sull'eventuale
Statuto del Sindacato. Lo compongono: Fosson, Breuvé,
Vuillermoz, Créton, Bioley, Ravet, Jordan, Péaquin,
Tamone, Boniface, Fourier e Bois. È presente alla riunione
anche l'Assessore Deffeyes in rappresentanza del Comitato
Centrale dell'Union Valdôtaine.
Il primo a prendere la parola è Fosson, in qualità
di Presidente della Séction des Travailleurs, il quale
ricorda gli sforzi fatti già nel 1948 in occasione della
prima scissione sindacale a livello nazionale, per far sì
che questa non si producesse anche in Valle d'Aosta. Fosson
ricorda che in quell'occasione per il bene di tutti i lavoratori,
la Section cercò di salvare l'unità sindacale,
lanciando l'idea della creazione di una Camera del Lavoro
Regionale Autonoma. Fosson sottolinea, tuttavia, che purtroppo
l'intransigenza delle due correnti, la C.G.I.L. e la C.I.S.L., ha
reso inutili le numerose riunioni svoltesi precedentemente e gli
sforzi di mediazione della Sezione. Fosson ricorda,
altresì, che i valdostani hanno reagito unendosi per la
salvaguardia e l'affermazione dei propri diritti e che la
Séction nei suoi cinque anni di vita ha lavorato duro
assumendo ruoli di mediazione importanti che hanno portato
miglioramenti in molte realtà lavorative valdostane.
Osserva, inoltre, che questa crescente capacità di
incidere all'interno dei posti di lavoro ha spinto le altre
organizzazioni, schierate politicamente, a boicottare la
Séction con la scusa che non è ancora una
organizzazione riconosciuta.
Questo il motivo principale, oltre
all'importanza di unirsi in una struttura organizzata
capillarmente, per il quale Fosson ritiene necessaria la
creazione di un sindacato autonomo. Al suo applauditissimo
discorso si succedono quello di Albert Vuillermoz, il quale
sottolinea l'importanza della libera discussione quale mezzo per
la soluzione dei vari problemi, e quello di Sylvain Bois,
nominato dall'assemblea primo Segretario del nascente Syndicat
Autonome Valdôtain des Travailleurs. Infine Deffeyes
sottolinea l'importanza della fusione tra le masse operaie e gli
uomini della montagna e della necessità di abbandonare lo
spirito individualista insito nel valdostano. A tale proposito
Deffeyes cita le parole che Emilio Chanoux, scriveva qualche mese
prima di finire vittima dai nazi-fascisti che lo avevano
arrestato: "Quelle que soit l'orientation des masses populaires
dans nôtre prochain avenir, une chose est certaine: ces
masses ne trouveront certainement pas les hommes des
Vallées contre elles. Les Vallées ont l'avantage de
former des zones où les ouvriers et les paysans sont en
partie fusionnés: elles peuvent fournir le terme moyen qui
reliera ces deux classes de base, les deux classes essentielles
dans la vie d'un peuple: les ouvriers et les paysans." Il primo
Congresso del sindacato valdostano si conclude con l'approvazione
del suo Statuto: "le Syndicat Valdôtain est
fondé".
Il progetto di capillarizzazione della presenza del sindacato
valdostano continua con la fondazione a Cogne della Sezione
locale dei lavoratori valdostani, gettando le basi per il
funzionamento del S.A.V.T. all'interno del mondo operaio di
Colonna e di Eaux-Froides. Ancora a Morgex il 2 luglio 1952, in
occasione dell'analisi della ripercussione dell'annunciato
licenziamento di 100 persone di La Thuile è fondata,
grazie all'intervento del Segretario S.A.V.T, Bois, la Sezione
locale di Morgex. Il problema dei licenziamenti e delle loro
conseguenze sulla vita socioeconomica locale, analizzati dal
geom. Vuillermoz, sono oggetto di riunioni nei giorni 7 e 8
luglio 1952; il 12 dello stesso mese, l'avvocato Caveri,
Presidente della Giunta regionale, convoca i rappresentanti dei
movimenti sindacali e della direzione della Cogne. In tale sede
è raggiunto l'accordo su determinati punti:
"Transfèrement de travailleurs des mines aux
établissements dans la mesure du possible;
réadmission à l'intérieur de la mine de ces
ouvriers que la visite médicale démontrera aptes
à ce travail; remplacement du plus grand nombre possible
d'ouvriers licenciés par des membres de leurs familles,
pourvu que ceux-ci soient aptes aux travaux qui se font à
l'intérieur de la mine; opportunité de contacts
entre les representants des Organisations syndicales et de la
Direction de la Cogne pour l'application des points ci-dessus
dans un esprit de justice et de collaboration; application des
accords ci dessus à ces travailleurs contre lesquels la
Direction avait déjà pris des mesures de
licenciement".
Nell'agosto del 1952, allo
stabilimento SOIE di Châtillon, a causa di una diminuzione
delle vendite, gli impiegati sono impossibilitati a completare le
loro 40 ore di servizio. In sostituzione delle ore mancanti
è riconosciuto loro il diritto ad un sussidio di
integrazione, o compensazione, temporaneo che permette di
recuperare parte del salario non percepito. Purtroppo per
più di 300 impiegati il periodo di concessione è
terminato e con esso il sussidio. Grazie all'intervento di Fosson
e del Presidente della Giunta regionale, Caveri, tali sussidi
sono rinnovati per un mese. Il S.A.V.T. inoltre inizia una
vertenza nei confronti dello stesso stabilimento sulla base
dell'accordo intervenuto nel 1918, in base al quale il comune di
Châtillon concedeva gratuitamente allo stabilimento della
"SOIE" determinati diritti a condizione che la Direzione dello
stesso s'impegnasse a dare preferenza e precedenza alla mano
d'opera di Châtillon e dei Comuni vicini. Il S.A.V.T
è ormai una realtà di cui non si può non
tener conto, tanto che nella stessa estate è riconosciuto
dall'Associazione Valdostana degli Industriali ed è
invitato a partecipare alle future contrattazioni. Sono inoltre
riconosciuti i contratti collettivi nazionali e locali,
già stipulati con gli altri sindacati operai, anche nei
confronti degli iscritti al S.A.V.T.
Nel settembre del 1952 compare nelle industrie valdostane un
manifesto propagandistico del S.A.V.T. che stigmatizza le
conseguenze dell'intransigenza delle altre organizzazioni dopo la
rottura nazionale e, in particolare, il fallimento, a causa di
tali incomprensioni, del progetto di costituire una Camera del
Lavoro che raggruppasse tutte le correnti. Nel manifesto la
rottura nazionale dell'unità sindacale è spiegata
con la sempre maggior interferenza dei partiti nelle direttive e
nelle decisioni delle Organizzazioni Sindacali. Ed è
evidenziato che, a causa di ciò, le divergenze tra le
varie organizzazioni si sono acuite con risultati dannosi dei
lavoratori. Il manifesto spiega, inoltre, che il S.A.V.T. si
è costituito per rimediare a tali inconvenienti e per
esercitare un'efficace azione di mediazione. L'azione svolta dal
S.A.V.T. durante i suoi primi mesi di vita dà buoni
risultati, meritando così la fiducia e l'adesione di
numerosi lavoratori da tutta la Valle. Fedele al proprio Statuto
il S.A.V.T. si propone di continuare la sua azione in difesa di
tutte le categorie dei lavoratori della Valle, al di sopra e al
di fuori di tutte le interferenze dei partiti. Il S.A.V.T. -
spiega ancora il manifesto - si pone l'obiettivo di favorire
l'ammissione nelle industrie e nelle fabbriche della regione,
della mano d'opera residente in Valle, di proteggere anche tutte
le altre categorie di lavoratori e dei suoi aderenti, quale che
sia la loro provenienza. Il S.A.V.T. è, quindi, aperto a
tutti coloro che lavorano nella regione. Essa ha anche
l'intenzione di estendere la sua attività in favore degli
operai agricoli, dei contadini e dei piccoli coltivatori diretti
al fine di offrire loro una protezione efficace sia dal punto di
vista dell'assistenza, sia da quello della previdenza sociale. Il
S.A.V.T. ritiene, inoltre, che l'applicazione integrale dello
Statuto accordato alla Valle d'Aosta dalla legge costituzionale
permetterà un effettivo miglioramento delle condizioni
sociali ed economiche dei lavoratori e dei contadini. ed è
per questo motivo che si propone di favorirne la completa
attuazione.
Il 1953 e il 1954 sono caratterizzati
da numerosi licenziamenti e dalla riduzione delle ore di lavoro
decisi dalla Direzione della "Cogne". La situazione sconvolge
l'equilibrio socioeconomico della Valle che poggia, quasi
esclusivamente, sulla Cogne e sui cantieri satelliti sparsi per
la regione. Viene creata una delegazione valdostana con il
compito di intraprendere delle trattative. La delegazione
è composta dal Sindaco di Aosta, dai membri delle
Commissioni Interne, da rappresentanti dei sindacati, del clero e
delle associazioni di categoria di Aosta, di Morgex e di La
Thuile, località più colpita dai licenziamenti.
Purtroppo le rassicurazioni dapprima fornite dalla Direzione
della Cogne, sono presto smentite dal nuovo preannunciarsi di
ulteriori riduzioni di orari che coinvolgono ben 2.400 lavoratori
dello stabilimento. La tensione porta, alla fine della primavera
del 1954, ad uno sciopero che dura 47 giorni. Sul tavolo delle
trattative sono posti diversi punti: restituzione delle somme
trattenute nel marzo del 1954, agli operai degli altiforni;
funzionamento delle Commissioni Interne; regolamentazione dei
premi di produzione; rapporti tra controllori e lavoratori;
assunzione dei giovani; riassunzione dei tre membri delle
Commissioni Interne licenziati a causa della loro attività
sindacale; erogazione di acconti economici.
Lo sciopero è sostenuto dalla Camera del Lavoro e dal
S.A.V.T.; osservatore esterno ed estraneo allo sciopero la
C.I.S.L. La questione dei tre licenziati è gestita
direttamente dalla Camera del Lavoro che, all'insaputa del
S.A.V.T., propone la rinuncia ad un acconto in cambio della
riassunzione di uno dei tre lavoratori licenziati, Comin,
esponente sindacale comunista. Il rifiuto della Direzione
interrompe le trattative con la Camera del Lavoro. Il discorso
è ripreso dal S.A.V.T. e dalla C.I.S.L. che continuano a
condurre la mediazione riuscendo ad ottenere un compromesso
onorevole per Comin e per un altro sindacalista licenziato,
Vittone (il quale viene posto in prepensionamento), la
riassunzione per Ourlaz (il terzo lavoratore licenziato) e, in
cambio dell'acconto in moneta, l'assegnazione gratuita di carbone
a tutti i dipendenti della Cogne. Tale richiesta mira anche alla
rivalorizzazione del carbone delle miniere di Morgex - La Thuile
cadute negli ultimi anni in uno stato di crisi.
Dal 1953 all'interno del S.A.V.T.
è organizzata anche la categoria degli agricoli ed alla
fine dell'anno, dopo marce forzate per raggiungere tutti gli
alpeggi della Valle d'Aosta e propagandare la nascita di tale
Sindacato di Categoria, il S.A.V.T. raggiunge per la prima volta
i 100 aderenti. Gli anni 53-54 sono anni di intensa
attività, riunioni nei villaggi si susseguono a ritmi
intensi e nei singoli Comuni sono designati dei fiduciari con il
compito di propagandare fra le masse contadine l'attività
svolta dal Sindacato in loro favore. La segreteria degli
"agricoli" è la prima in Valle d'Aosta che promette e
conclude un contratto integrativo regionale per i salariati
dell'agricoltura. Entrato in vigore il 1. giugno 1954, tale
contratto ha lo scopo di proteggere i salariati agricoli, fino a
questa data privi di contratto. Nel 1958, soprattutto per merito
del S.A.V.T., il contratto viene positivamente modificato: i
minimi salariali sono più che raddoppiati, sono
riconosciute ai salariati stagionali il diritto alle ferie, la
gratifica natalizia, la tredicesima mensilità e le feste
infrasettimanali. Il periodo di crisi economica del sindacato
rallenta l'attività della Categoria, ma grazie alle sedi
istituite nei maggiori centri della valle (Morgex,
Châtillon, Verrès, Pont-Saint-Martin) la presenza e
l'attività della Sezione degli "agricoli" si mantiene
viva. Gli agricoltori possono in queste sedi, in giorni fissi,
trovare informazioni, consigli e assistenza. L'organizzazione
capillare della categoria degli agricoli si consolida con la
creazione dei direttivi di zona. A questo fine la Valle d'Aosta
è suddivisa in sei zone: zona dell'Alta Valle con sede a
Morgex; zona del Grand San Bernardo con sede a Gignod; zona di
Aosta con sede a Aosta; zona della Media Valle con sede a
Châtillon; zona di Verrès con sede a Verrès;
zona di Pont-Saint- Martin con sede a Pont-Saint-Martin.
Tali attività permettono alla
categoria di raggiungere alla fine degli anni '50 oltre 600
tesserati comprendenti: salariati, affittavoli, coltivatori
diretti ed anche datori di lavoro. La presenza di quest'ultima
categoria si spiega col fatto che nel corso dello stesso anno gli
agricoltori sono per un certo periodo prestatori d'opera, e
cioè salariati, e per un altro periodo coltivatori diretti
o affittavoli. Nel 1954 è pubblicato il primo numero del
periodico "Réveil Social". Mensile, questa pubblicazione
è il trait d'union tra i lavoratori dei diversi cantieri e
stabilimenti della Valle che attraverso di esso possono essere
informati sulle principali questioni e sui problemi di tutte le
categorie. Il titolo della publicazione, "Réveil Social",
racchiude in sé il significato dell'impossibilità
che il singolo lavoratore viva appartato ed all'oscuro dei
problemi che interessano la classe lavoratrice, elevando
così ad interesse primario l'organizzazione delle classi e
delle categorie. Sulle sue pagine vi è la
possibilità per i lavoratori di esprimere osservazioni e
proposte sui metodi di lavoro e sulle situazioni aziendali.
Il primo numero del mensile spiega anche l'emblema adottato dal
S.A.V.T.: "Attrezzi da lavoro considerati tra i più cari
amici, gli amici di tutta una vita". Sono la lanterna del
minatore, la cui fiamma tremula è piegata su un lato dalle
esplosioni delle mine; la vanga che permette al contadino di
solcare la terra che gli dà nutrimento; la mazza e
l'incudine degli operai delle officine che permettono all'uomo di
piegare il metallo alla sua volontà e, in ultimo, il libro
aperto che rappresenta il lavoro intellettuale che non sempre si
può vedere, ma che anch'esso costa fatica e
sacrificio.
Le S.A.V.T. est le seul syndicat
valdôtain qui dispose aujourd'hui d'un organe
d'information: exception faite pour un certain nombre
d'interruptions temporaires, "Le Réveil social"
paraît régulièrement, une fois par mois,
depuis 1954. Toute publication est subordonnée à
une procédure d'enregistrement auprès d'un
tribunal. Un directeur responsable doit ensuite être
désigné parmi les inscrits à l'ordre
national des journalistes; à défaut, le mandat de
directeur responsable peut être confié - depuis
quelques années seulement - à un dirigeant ou
à un fonctionnaire du syndicat qui est inscrit, aux fins
de la responsabilité légale, sur un
répertoire spécialement conçu pour garantir
la parution régulière des organes d'information
politique ou syndicale.
Le premier directeur responsable du "Réveil" est le
journaliste Italo Cossard, qui le dirige de 1954 à 1956.
C'est ensuite le tour de Sylvain Bois que Eugenio Corniolo
remplacera en 1958. Le seul numéro publié en 1968
est préparé et signé par Pierre Fosson et il
faudra attendre 1971 pour que d'autres numéros paraissent
sous la direction d'Émile Proment. Carlo Ferina prendra
ensuite la relève et exercera les fonctions de directeur
responsable jusqu'à 1976. Après une nouvelle
période de silence, la rédaction du journal reprend
son activité en 1982, coordonnée par Claudio
Magnabosco, auteur entre autres d'une série d'articles
qu'il signe avec le pseudonyme qu'on lui donne au S.A.V.T.,
"peuccabouque". En 1983, la direction est confiée à
Dino Viérin. Ce dernier n'étant pas journaliste, il
est secondé par un professionnel, Luciano Caveri, qui en
sa qualité de vice-directeur assiste également le
successeur de Viérin, Ezio Donzel, de 1986 à 1987.
Donzel continue d'assurer tout seul la direction du journal
jusqu'à 1994, lorsque Davide Mortara est nommé
directeur responsable, mission qu'il remplit encore de nos
jours.
Mais le journal n'est pas seulement
le fait de ses directeurs. Ainsi nous nous devons de rappeler ici
ceux qui ont contribué à sa rédaction et
à sa mise en page, dont assez récemment Ennio
Pastoret. La relecture des pages du "Réveil" permet non
seulement d'évoquer les batailles syndicales et les
congrès, mais aussi de retracer les faits, heureux ou
douloureux, culturels ou sociaux. C'est le "Réveil" qui
publie les contes de "Oscar", quelques poèmes de Mario
Thomasset et Lucio Duc, les articles historiques de Vigio
Vuillermoz et André Zanotto et les rapports sur les
contacts établis avec les syndicats nationaux - des
Sud-tyroliens, des Sardes, des Basques et des Catalans, notamment
- et avec ces syndicats qui, à l'instar de
Solidarité, ont joué un rôle
particulièrement important sur la scène
internationale. C'est toujours le "Réveil" qui illustre
les événements de l'histoire civile et sociale des
travailleurs, tels que la tragédie du Col du Mont ou
l'arrestation de Vincent Trèves, qui subit un
procès et l'emprisonnement pour avoir revendiqué le
droit des Valdôtains à l'autodétermination
(un épisode, ce dernier, que l'on pourrait juger
essentiellement politique si ce n'était pour le fait
qu'Émile Chanoux avait précisément
confié à Trèves la tâche de diffuser
parmi les travailleurs les principes énoncés par la
déclaration de Chivasso, en établissant ainsi ce
lien idéal dont le S.A.V.T. s'inspire toujours). Et c'est
encore le "Réveil" qui propose nombre d'articles sur
l'agriculture, dont ceux signés dans les années 50
par Adolphe Thérivel, qui conservent souvent une frappante
actualité (que dire, par exemple de la question du
remembrement rural?).
Dans le "Réveil", les articles en français et en
italien se côtoient. Les textes qui racontent la
Vallée d'Aoste sont variés: voici l'exposé
de François Crétier d'Émarèse qui,
pour brosser l'histoire de son village, emploie son
français à lui, ce français de
Valdôtain mélangé de patois et exempt de
toute prétention littéraire; voici la
présentation de la "Première journée
valdôtaine de patois"; voici le portrait de l'abbé
Trèves peint par Mario Trèves. Le licenciement des
fonctionnaires régionaux fait la une en 1955, puis, plus
récemment, la crise de l'industrie dans la Basse
Vallée, les grèves. Dans certains numéros en
particulier, la plume du directeur responsable ou du
rédacteur est aisément reconnaissable: le
Secrétaire du S.A.V.T. Ezio Donzel,
considéré à ses débuts comme un
"révolutionnaire", signe en 1993 des articles où
les grèves sont évoquées comme autant de
"journées de lutte", jusqu'à la grève de
1994 contre le gouvernement Berlusconi.
Les titres du "Réveil" font également état
de l'un des moments où l'action du S.A.V.T. assume une
portée politique, à savoir la campagne menée
dans les années 90 contre l'organisation des jeux
olympiques en Vallée d'Aoste. Si, d'une part, le
"Réveil" relate souvent des faits malheureux - combien de
morts sur les lieux de travail... - d'autre part, il ne
néglige pas les rubriques amusantes: c'est le cas des mots
croisés sur le monde féminin que Felice Roux
propose aux lecteurs au mois d'avril 1986, dans le cadre d'un
petit concours mettant en jeu des livres. N'oublions pas les
comptes rendus des Congrès, mais aussi des promenades et
de tous ces petits faits qui constituent la vie d'une
organisation et des personnes qui en font partie. Les vieux
numéros du "Réveil" ne manquent pas de mentionner
quelques curiosités. Le numéro du 28 mars 1959
contient une lettre de Placido Blanc, de Charvensod: "Faccio
rilevare che il Consiglio regionale si è dimenticato di
scrivere nel bilancio la realizzazione di opere per il torrente
Comboé che scorre fra il Comune di Pollein e quello di
Charvensod. Siamo a circa due anni dall'alluvione del '57, quindi
vorrei sollecitare... perchè detti lavori siano fatti...
In montagna vi è una grande quantità di neve:
basterebbe qualche giorno di pioggia per essere di nuovo da capo
ed allora si vedrebbe il piano Félinaz nuovamente
allagato...". Le souvenir d'une tragédie tout aussi
dramatique est encore trop vif dans nos esprits pour que ces
propos ne nous fassent pas réfléchir...
La vie du "Réveil" a été
profondément marquée par certains directeurs: Bois
et sa défense des liens du S.A.V.T. avec le mouvement
Comunità de Olivetti; Cossard et son histoire de la
Vallée d'Aoste, et Corniolo avec ses articles sur
l'école et sur la culture signés "Ecor". Il
convient ici de rappeler que le "Réveil" est aujourd'hui
tiré à 8 000 exemplaires et qu'avec les
suppléments relatifs aux différentes
catégories de travailleurs, il représente un outil
précieux pour maintenir le S.A.V.T. constamment en contact
avec ses inscrits. À l'occasion de ce 50e anniversaire de
la fondation du S.A.V.T., un nouvel outil sera mis à la
disposition des adhérents: un site WEB, qui permettra aux
travailleurs de bénéficier d'une information et
d'une documentation toujours plus exhaustives. Et si Eugenio
Corniolo a été l'un des principaux animateurs du
"Réveil" et un partisan de l'information, son fils Guido,
actuel Secrétaire du S.A.V.T., sera le guide du syndicat
sur la voie de la modernisation de l'information: quelle heureuse
coïncidence!
Chers Travailleurs
Valdôtains,
Quand le Comité Promoteur du Syndicat Valdôtain m'a
invité à collaborer à la direction de
l'Organisation Syndicale des Travailleurs Valdôtains qui
devait se constituer, j'ai accepté pour les motifs que je
vous expose:
1) J'ai constaté que les personnes qui partageront avec
moi les responsabilités et les luttes de notre
organisation, sont des personnes capables, très au courant
de toutes les questions d'ordre social qui fermentent dans le
monde du travail et qu'ils étaient de vrais
Valdôtains auprès desquels nos travailleurs
trouveraient toujours l'appui le plus inconditionnel.
2) J'ai constaté aussi que l'action sociale du Syndicat
Valdôtain dans les secteurs de l'industrie aurait
laissé de côté les extrémismes, soit
la lâcheté, soit l'intransigeance, appliqués
trop souvent dans la lutte de revendication pour
développer au contraire son activité dans un sens
de fermeté et de droiture, avec pour but le seul
intérêt des travailleurs de ces
catégories.
3) J'ai remarqué que beaucoup de secteurs de notre
activité régionale, notamment le secteur agricole,
ont été laissés dans le plus complet abandon
par les organisations ouvrières centralisées, et
qu'à cette classe de travailleurs de la campagne ou de
petits propriétaires d'où nous venons tous, il
était nécessaire de s'intéresser.
4) J'ai eu confiance dans tous les travailleurs valdôtains
et la certitude qu'avec leur collaboration, notre organisation
syndicale aurait pu atteindre les buts pour lesquels elle
était créée. Et je suis certain que la
confiance que nous avons eu en vous ne sera pas vaine. Comme
valdôtains, nous avons victorieusement franchi de durs
obstacles avant de nous affirmer et de reconquérir en
partie ces droits historiques d'indépendance qui nous ont
été à nouveau reconnus; comme travailleurs
valdôtains, unis dans un syndicat autonome, nous pourrons
atteindre les buts pour lesquels nous nous constituons, si
vraiment nous voulons réussir.
Car contre toute organisation syndicale de travailleurs se
dressent compactes et unies pour des motifs
d'intérêt, les organisations patronales; de leur
part, nous devons exiger et obtenir non des concessions
charitables ou philanthropiques, mais la reconnaissance de nos
justes droits. Mais contre une organisation syndicale
valdôtaine, se dressent aussi, hostiles, des personnes et
des institutions qui voient dans le groupement des forces du
travail de la Vallée une force dont elles devront tenir
compte dans leurs manœuvres antirégionales et
antivaldôtaines. La réaction qu'elles nous
opposeront est destinée à l'échec, si par
dessus toutes les idéologies qui pourraient nous
désunir, nous sommes avant tout Valdôtains. À
ces gens-là, mes amis, il faut dire clairement ce que nous
voulons, et ce que nous voulons c'est prendre parmi eux la place
prépondérante qui nous revient de droit.
Car il est nécessaire, il est juste, il est fatal que ce
soit nous, comme syndicat valdôtain, qui prenions en main
la direction de la classe ouvrière et agricole
valdôtaine et qui cherchions avec elle les moyens de
résoudre chez nous les problèmes des rapports
sociaux. Le programme qui vous a été exposé,
vous fait voir quels sont les buts que le syndicat se propose et
les finalités qu'il veut atteindre; nous tiendrons compte
dans l'évolution de notre activité syndicale des
observations que vous ferez; bien plus, nous demandons à
tous les adhérents d'intervenir activement dans la vie de
l'organisation, en y apportant chacun la contribution de sa
propre expérience. La nécessité que nous
ressentons de votre collaboration active et
éclairée vous demandera parfois des sacrifices,
mais sachons aussi être des idéalistes, comme l'ont
été ceux qui ont tout donné à la
Vallée d'Aoste, même leur vie. Et puisque je vous
parle d'idéal, permettez-moi de vous rappeler que
l'activité d'un syndicat valdôtain doit, pour
être logique, suivre ces deux voies maîtresses:
action sociale et régionalisme; ce qui est clairement
exposé dans les Statut mêmes du syndicat. Unis pour
la défense de nos intérêts professionnels,
nous le serons aussi contre tout ce qui pourrait porter atteinte
à la vie de la Région et à son Statut.
Avec ces buts bien déterminés, le syndicat
valdôtain fera, grâce à nous tous, son chemin,
et je suis certain que la prochaine fois que nous nous
retrouverons tous réunis pour faire le point de notre
activité sociale et organisatrice, nous pourrons dire que,
dans le domaine syndical aussi, nous sommes maître chez
nous. Permettez-moi de vous rappeler, en terminant, que la force
d'un syndicat se mesure au nombre de ses adhérents. Faites
en sorte de commencer à nous apporter dès
aujourd'hui l'appui numérique et financier qui nous
permettra de faire du bon et solide travail pour notre
chère Vallée d'Aoste. Mais quelle était la
situation au moment de la naissance du S.A.V.T.?
En janvier 1952, durant une
réunion du groupe "Travailleurs valdôtains de la
Cogne", il fut décidé de créer un syndicat
valdôtain et mon nom fut suggéré pour en
être le premier Secrétaire. En mars de la même
année, le Président du groupe me contacta en me
proposant la charge de Secrétaire du syndicat qui allait
être fondé, responsabilité que j'ai
acceptée. Il fallait tout faire: fixer les textes des
statuts du nouvel organe social, prendre contact avec les
travailleurs des divers secteurs industriels pour les
préparer à une adhésion; organiser la
manifestation de création du Syndicat Autonome
Valdôtain des Travailleurs - S.A.V.T.. Cette manifestation
eut lieu le 20 avril 1952 au Théátre Giacosa
d'Aoste où les nombreux travailleurs présents
furent informés, par l'exposé de l'assesseur Albert
Deffeyes et par mon propre rapport, du programme et des buts du
nouveau syndicat, qui désirait s'insérer et
intervenir dans le débat des questions sociales qui
s'ouvrait en Vallée d'Aoste. À cette époque,
une partie des travailleurs étaient inscrits au syndicat
C.G.I.L., fortement influencé par le Parti Communiste; les
autres étaient inscrits à la C.I.S.L., qui venait
de se détacher de la C.G.I.L. et était
orienté vers la Démocratie Chrétienne; la
U.I.L. n'existait pas encore en Vallée d'Aoste. Ces
syndicats italiens étaient profondément
politisés et, souvent, transformaient en lutte syndicale
leurs querelles politiques.
Ce n'était pas la manière de défendre les
intérêts des travailleurs valdôtains et le
S.A.V.T. démontra tout de suite qu'il n'entendait pas se
prêter à des manoeuvres qui visaient à
maintenir une situation conflictuelle constante et qu'il
concevait le syndicat uniquement en tant que force au service des
droits moraux et économiques des travailleurs. Il devint
donc un élément d'équilibre et
d'équité dans la lutte sociale en Vallée
d'Aoste, repoussant à diverses reprises les actions qui
visaient à la bagarre pour la bagarre. Le S.A.V.T. a
lentement créé des sections d'adhérents dans
les industries extractives: à Cogne, Morgex, La Thuile,
Pompiod; dans la métallurgie: Etablissements Cogne
d'Aoste, Guinzio-Rossi de Verrès, Ilssa-Viola de
Pont-Saint-Martin; dans le secteur chimique: la Soie de
Châtillon; dans celui du tissage: Brambilla Filature de
Verrès; dans l'industrie hydroélectrique: Centrale
de Chavonne-Saint-Pierre. Pour contacter tous ces travailleurs,
pour exposer les problèmes sociaux qui se
présentaient chaque jour et se faire le porte-parole de
ses adhérents, le S.A.V.T. créa son journal, "Le
Réveil Social", qui continue encore aujourd'hui à
exercer la fonction qui avait motivé sa création.
Les travailleurs du S.A.V.T. avaient aussi besoin d'un appui pour
défendre leurs droits dans le domaine des assurances
sociales et, vu que les bureaux régionaux I.N.A.M.,
I.N.A.I.L. et I.N.P.S. refusaient d'accepter les démarches
et nos requêtes faites en ce sens, une
délégation du S.A.V.T. se rendit à Turin et
obtint de la U.I.L. de représenter l'institut I.T.A.L. en
Vallée d'Aoste, ce qui nous permit de traiter les
problèmes de nos adhérents directement avec ces
établissements. Dès sa constitution le S.A.V.T. a
pu compter sur la collaboration active d'un grand nombre de
travailleurs valdôtains, ce qui lui a permis d'avoir une
grande force décisionnelle dans les débats sociaux
en Vallée d'Aoste et, parfois, d'être
l'élément décisif pour la solution des
problèmes.
Aucun syndicat italien ne s'était jamais
préoccupé de nos paysans; le S.A.V.T. eut à
cœur de les informer des avantages prévus par les
assurances sociales et par les dispositions de nos lois
régionales, et de les en faire bénéficier.
En 1958, alors le S.A.V.T. s'était bien
inséré dans les secteurs industriel et agricole
valdôtains, mon état de santé m'obligea
à quitter le poste de Secrétaire du syndicat au sei
duquel j'avais oeuvré dès sa constitution. Tandis
que nous relisons ensemble ces notes, Sylvain Bois
réfléchit à haute voix: "Mon activité
syndicale a commencé au moment où se terminait la
construction du barrage de Valgrisenche. J'étais l'un des
représentants des 1 200 ouvriers qui y travaillaient.
C'est ainsi que j'ai eu l'occasion de constater que beaucoup de
syndicalistes - membres de syndicats unitaires - étaient
trop conditionnés par des choix qui étaient faits
loin de la Vallée d'Aoste et que, trop souvent,
l'intérêt politique semblait passer avant celui des
travailleurs. "La grève pe de què?" m'arrivait-il
ainsi de demander, sans recevoir de réponse, lorsque je
contestais ce type de syndicalisme qui était
systématiquement "contre" et ne savait organiser des
manifestations ou des grèves que pour des raisons
politiques.
Quand la tension se fit trop forte au sein du mouvement et que
le syndicat finit par se diviser, nous pensâmes tous que ce
n'était pas une bonne chose pour les travailleurs. Il
était indispensable de tenter de mettre sur pied une
nouvelle manière de représenter les travailleurs et
de défendre leurs intérêts, puisque le
précédent système avait volé en
éclats. Nous devions trouver un Secrétaire pour le
S.A.V.T. et quelqu'un avança mon nom: c'était
Arthur Junin, qui deviendrait par la suite syndic d'Arvier et qui
est décédé il y a à peu près
deux ans maintenant. Un certain idéal a toujours
occupé une place prépondérante dans la
conception même du S.A.V.T., c'est indiscutable, et si nous
pouvons citer sans détours l'enseignement d'Émile
Chanoux, je dois aussi rappeler l'importance d'une
expérience ultérieure, qui se rapporte à la
période durant laquelle j'eus l'honneur de guider notre
syndicat. Nous voulions comprendre de quelle façon il
serait possible d'humaniser les conditions de travail ainsi que
de démocratiser la vie dans les usines et comment notre
S.A.V.T. débutant pourrait se situer par rapport aux
questions sociales. Voilà pourquoi nous prîmes
contact avec le Gruppo Comunità d'Adriano Olivetti,
à Ivrée. Après avoir visité l'usine
et parlé avec ceux qui y travaillaient, avec les
responsables du Gruppo et avec Olivetti en personne, force nous
fut de constater que, même si cette expérience ne
pouvait pas être transposée sans modifications, elle
démontrait certainement qu'il était tout à
fait possible d'organiser différemment et le travail, et
les rapports au sein du monde du travail, entre entrepre- neurs
et travailleurs. Cette constatation nous conforta dans
l'idée que, fort de ses idéaux et de sa
capacité de rechercher un modèle de
développement différent, le S.A.V.T. pouvait
franchir le pas qui l'amènerait à élargir
son rôle et à devenir, de syndicat
représentant les travailleurs en situation conflictuelle,
une structure capable de proposer de véritables
alternatives aux logiques économiques
prédominantes.
Si c'est une confirmation de
l'importance historique de la naissance du S.A.V.T. que nous
cherchons, alors le témoignage d'Ernesto Breuvé est
incontournable. Son récit fourmille de détails et
de précisions, même s'il a un peu de mal, de temps
à autre, à se rappeler les noms de tous les
protagonistes de l'époque. Il finit cependant par les
nommer un à un, et nous indique jusqu'à leur
village d'origine et au poste qu'ils occupaient. Drôle
d'histoire que la sienne, inextricablement nouée à
la lutte pour la libération mais aussi aux aléas de
l'Union Valdôtaine que sa famille entière a toujours
soutenue avec ardeur. "Du reste, rappelle-t-il, c'est dans cette
lutte et au sein de ce mouvement que se sont forgées les
idées et que se sont déroulées les
discussions qui ont nourri les attentes d'où allait
naître le S.A.V.T.". "Tout le monde sait qu'en 1952, c'est
à cause de tensions internes que la C.G.I.L. se divisa,
mais c'est là une lecture un peu simpliste des
événements et ce ne fut pas la seule fracture qui
se produisit. En fait, à la base de cette rupture, il y
avait le Parti Communiste Italien qui tentait de prendre en main
le syndicat. Et c'est toujours le Parti Communiste Italien et sa
mentalité hégémonique qui ont
généré les incompréhensions et les
divisions au cœur de l'A.N.P.I., l'association qui
réunissait les anciens partisans".
"Les travailleurs valdôtains - y compris ceux qui auraient
par la suite adhéré au S.A.V.T. - étaient
fermement convaincus de l'importance de l'unité syndicale
et la décision de mettre sur pied un syndicat
valdôtain fut la conséquence inévitable d'une
rupture qu'ils n'avaient pas voulue. Bien entendu, les
idéologies et les partis pesèrent sur cette
démarche - tout comme sur celle qui, en Italie, porta
à la constitution de syndicats autres que la C.G.I.L. - et
c'est ainsi que les travailleurs de l'Union Valdôtaine
présidèrent à la naissance du S.A.V.T.. "
"C'est sans doute difficile à croire aujourd'hui, mais,
à ses débuts, l'Union Valdôtaine fut bel et
bien un syndicat.Voilà pourquoi il n'y a rien
d'étrange à trouver, sur la liste des candidatures
aux élections des commissions internes de la Cogne, en
1950, la C.G.I.L., la C.I.S.L. et... l'Union Valdôtaine".
"L'année 1952 vit donc la naissance et la constitution du
S.A.V.T., mais il ne faut pas oublier que, dès 1947, il y
avait à la FIOM une Section des travailleurs
valdôtains". "L'on retrouvait dans les sections des
personnes qui gravitaient aussi autour de l'Union
Valdôtaine, des gens dont les racines idéologiques
étaient bien définies et qui - en
général - tendaient d'un autre côté,
comme par exemple Claudio Manganoni, qui fut l'un des grands noms
du Parti Communiste de la Vallée d'Aoste et s'attira des
risées lorsque, vers la fin de sa carrière, il opta
pour la protection de l'environnement: un choix en avance sur son
temps, que celui de ce mouvement qui a depuis suscité bien
des intérêts, mais un choix qui fut alors mis sur le
compte d'une certaine perte de lucidité
précoce".
Breuvé nous raconte encore que les réunions,
politiques comme syndicales, se tenaient dans les locaux de la
place Manzetti, qui sont encore aujourd'hui ceux du S.A.V.T., et
évoque les discussions qui menèrent à la
fondation de ce dernier mais aussi l'atmosphère explosive
de ces années-là, au sein de l'UV comme à
l'extérieur, au sein du syndicat comme ailleurs. En
dépit des discours pleins d'élan de Severino
Caveri, lors de la naissance du S.A.V.T., Ernesto Breuvé
raconte comme les jeunes de l'UV, il voulait à cette
époque que l'UV se fraye son propre chemin, en restant
à égale distance de la Démocratie
Chrétienne et du PCI. Et ce n'est pas un rappel casuel,
puisqu'il y ajoute des souvenirs liés à la
période suivante, comme - par exemple - cette fois ou un
dirigeant de la Cogne lui indiqua qu'il appréciait
particulièrement ses capacités professionnelles et
lui assura qu'il ferait rapidement carrière s'il
lâchait le syndicat pour "prendre sa carte à la D.C.
"! Et même au moment de décider du symbole du
nouveau syndicat, le problème de la distance ou
plutôt de l'équidistance entre les idéologies
se fit sentir. Pour représenter les travailleurs, il
fallait autre chose que la faucille et le marteau. "Comme nous
étions géomètres et que nous avions
l'habitude de dessiner, c'est à Vuillermoz et à moi
que fut confié le soin de préparer les projets",
rappelle Breuvé. "Les autres aussi y avaient
réfléchi et lorsque nous nous sommes
retrouvés pour en discuter, nous avons
décidé de réunir toutes les idées: le
marteau et l'enclume pour l'industrie lourde, la houe pour les
agriculteurs, la lampe à acétylène pour les
mineurs et le livre pour les personnels de bureau et les
enseignants". Breuvé rappelle encore que la naissance du
S.A.V.T. ne fut pas accueillie avec hostilité, mais que
beaucoup - même parmi ceux qui étaient susceptibles
de s'y reconnaître, pour des raisons idéologiques -
faisaient preuve d'une certaine méfiance. "Vo contade ren
", disaient-ils, préoccupés du fait que le S.A.V.T.
ne bénéficiait pas encore des mêmes droits
que les autres syndicats.
"Mais même s'ils se
méfiaient, les travailleurs ne pouvaient pas contester
l'engagement dont faisaient preuve les gens du S.A.V.T.. Un
engagement authentique, doublé d'un sens profond des
responsabilités, dirais-je. Je me souviens par exemple de
ce jour où - durant cette grève historique qui dura
47 jours - quelqu'un proposa d'arrêter les hauts-fourneaux.
Eh bien, même si j'étais d'accord avec cette
idée, je fus le premier à parler des
conséquences d'une telle décision et des dommages
considérables qu'elle aurait causés. Des dommages
qu'il n'était pas dans l'intérêt des
travailleurs de provoquer... " Ernesto Breuvé est un homme
à la compétence professionnelle indiscutable, une
compétence que tous lui ont toujours reconnue mais dont il
refuse de parler, même s'il insère dans son
récit des détails qui en disent long à ce
propos. Alors que d'autres risquaient leur place, il
menaça à plusieurs reprises de démissionner
et à chaque fois, ses dirigeants firent tout pour le
retenir, car ils savaient bien qu'ils auraient du mal à le
remplacer.
Cette même compétence professionnelle lui
créa d'ailleurs des problèmes au sein du S.A.V.T..
Lui qui en avait été l'un des fondateurs, que les
ouvriers avaient élu au Conseil de l'entreprise, qui avait
participé activement à la grève des 47
jours, fut contesté parce qu'il faisait carrière
grâce à ses capacités et qu'il était
devenu cadre. Quelqu'un fit observer que l'on ne pouvait pas
être à la fois cadre et directeur
confédéral du S.A.V.T., ce qui offensa doublement
Ernesto Breuvé. D'abord en sa qualité de
cofondateur du syndicat, mais aussi en tant que syndicaliste
convaincu, qui voulait un organisme capable de représenter
tous les travailleurs, indépendamment de leur poste, parce
que "le travail restera toujours le travail, quel qu'il soit".
Ernesto Breuvé tient à rappeler la tâche
accomplie par Thérivel, qui "insista beaucoup pour
fédérer les agriculteurs au sein du S.A.V.T." et
évoque également le souvenir des premiers
activistes, Dagnes, Cheillon, Viérin (Delfino, le partisan
"Tarzan" ) ou Montrosset, tout en disant que "mieux vaut ne pas
faire de liste, parce que ce ne serait pas juste d'en oublier "et
remarque avec tristesse qu'il y en a "beaucoup qui ne sont plus
parmi nous". Comment endiguer le flot des souvenirs et des
anecdotes qu'il nous relate pêle-mêle, où les
souvenirs de famille s'entrecroisent avec des faits politiques ou
des événements d'ordre privé? Nous avons
presque honte de l'interrompre, à mi-chemin d'une
dernière histoire, alors que nous comprenons bien qu'il en
aurait encore tant à nous raconter. Mais après
tout, c'est peut-être là ce qui fait la grandeur de
l'histoire, le fait de la raconter sans que nul ne puisse jamais
dire qu'elle est terminée... Une caractéristique
qui est aussi celle de l'existence du S.A.V.T. depuis 50
ans...
Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs
Verbale di costituzione
Addì 1° maggio 1952, alle ore 10, in Aosta, nella sede
della "Section Travailleurs de la Cogne", Piazza I. Manzetti si
sono riuniti i signori FOSSON Pietro, fu Giocondo, perito
industriale, nato e domiciliato ad Aosta
VUILLERMOZ Alberto, fu Antonio, geometra, nato e domiciliato in
Aosta
BREUVÉ Ernesto, fu Michele, geometra, nato e domiciliato
in Aosta
PEAQUIN Graziello, fu Cesare, impiegato, nato a Emarèse e
domiciliato ad Aosta
BIOLEY Pietro, fu Alessio, equiparato, nato e domiciliato a
Chambave
FOURIER Albino, di Napoleone, impiegato, nato a Fénis e
domiciliato ad Aosta
RAVET Gian Carlo, fu Gaudenzio, operaio, nato e domiciliato ad
Aosta
BONIFACE Oreste, fu Giuseppe, operaio, nato a Sarre e domiciliato
ad Aosta
JORDAN Prospero, di Gioachino, operaio, nato ad Ollomont e
domiciliato ad Aosta
BOIS Silvano, fu Fedele, nato ad Aosta e domiciliato a
Valgrisenche
componenti del Comitato promotore per la Costituzione di un
Sindacato Autonomo Valdostano, Comitato regolarmente eletto dal
Consiglio della Section Travailleurs de la "Cogne" e riconfermato
dai rappresentanti dei lavoratori delle altre aziende industriali
della Valle. Gli stessi in virtù del mandato ricevuto il
giorno 20 aprile 1952 dai soci della "Section Travailleurs del
l'U.V. de la Cogne - Aosta, di Pont-Saint-Martin, di
Châtillon, dai rappresentanti dei lavoratori valdostani di
Verrès, La Thuile, Morgex. Cogne, Villeneuve, per il
settore industriale, nonché dai rappresentanti di quasi
tutti i Comuni della Valle per il settore agricolo, riuniti in
assemblea al Teatro Giacosa di Aosta
PRESO ATTO
che lo Statuto della costituenda Organizzazione Sindacale,
elaborato dal Comitato promotore e presentato alla approvazione
della assemblea convocata nei locali sopra citati è stato
approvato a grande maggioranza degli intervenuti (solo due
contrari)
CONSIDERATA LA NECESSITÀ
di aderire al desiderio espresso dai mandanti di sollecitare la
creazione di detta organizzazione sindacale onde poter riunire le
forze del lavoro nell'ambito della Regione Autonoma Valle d'Aosta
in una organizzazione salda ed efficiente che, libera da ogni
interferenza di partito svolga una vera azione di difesa e di
tutela per tutte le categorie lavoratrici della Valle
d'Aosta
DELIBERANO
di costituire per i lavoratori della Regione Autonoma della Valle
d'Aosta una Organizzazione libera e indipendente da qualsiasi
interferenza di partiti denominata
SINDACATO AUTONOMO VALDOSTANO TRAVAILLEURS / SYNDICAT AUTONOME
VALDOTAIN DES TRAVAILLEURS S.A.V.T..
Il Sindacato è retto dallo Statuto approvato
dall'assemblea dei rappresentanti i lavoratori valdostani nella
riunione tenutasi al Teatro Giacosa il 20 aprile 1952.
Il Sindacato nell'ambito della sua competenza tra gli altri scopi
si propone di:
a) curare l'applicazione ed il perfezionamento dei contratti di
lavoro, tendente in modo particolare ad elevare la
professionalità dei lavoratori;
b) interessare direttamente il prestatore d'opera alla vita ed
alle sorti dell'azienda;
c) promuovere iniziative dirette alla protezione sociale del
lavoro, alla preparazione professionale, alla educazione morale e
sindacale, alla tutela previdenziale del lavoratore;
d) provvedere alla nomina e designazione dei propri
rappresentanti in seno a quegli organi nei quali tale
rappresentanza sia stabilita dalle leggi e dai regolamenti o da
disposizioni di carattere superiore in vigore;
e) promuovere ed appoggiare tutte le iniziative tendenti a
potenziare o a difendere il lavoro in Valle d'Aosta;
f) organizzare anche i lavoratori della campagna ed i piccoli
proprietari onde offrire loro un'efficace tutela sia nel campo
economico sociale come in quello assistenziale e
previdenziale;
g) favorire l'assunzione della mano d'opera locale nelle
industrie e nelle imprese operanti nella regione onde migliorare
le disagiate condizioni economiche di gran parte della
popolazione montana e porre così un freno allo
spopolamento della montagna;
h) favorire la completa attuazione dello Statuto regionale
concesso con la legge costituzionale e difenderne tutte le
clausole;
i) esercitare tutte quelle funzioni che, come sindacato, le
siano demandate in virtù delle norme vigenti in
materia.
ORDINAMENTO
Possono far parte del S.A.V.T. tutti i lavoratori della Valle
d'Aosta. Il Sindacato si suddividerà in senso verticale in
categorie interessanti i diversi rami di attività dei
lavoratori ad esso aderenti, in senso orizzontale in sezioni
comunali ed intercomunali. Organo deliberante del Sindacato
sarà il Consiglio Direttivo eletto dal Congresso.
Il Congresso eleggerà pure l'Amministrazione che
sarà formata da un amministratore e da due revisori dei
conti. Il Consiglio Direttivo eleggerà la Segreteria
generale che potrà essere formata da uno o più
segretari scelti fra i suoi membri. Il Segretario ed i componenti
la Segreteria rappresenteranno il Sindacato davanti alle
autorità costituite o nei confronti delle altre
Organizzazioni o Associazioni.
In deroga alla disposizioni statutarie che regolano
l'organizzazione del Sindacato, il Comitato promotore in
virtù del mandato affidatogli in data 20 aprile 1952
designa a reggere la Segreteria sino alla Convocazione del
Congresso i signori:
VUILLERMOZ Alberto
BOIS Silvano
RAVET Gian Carlo
Nomina quale Amministratore provvisorio il signor ROSSET
Vittorio.
Si riserva di costituire le principali categorie, di nominare il
Consiglio Direttivo a cui sarà demandato il compito di
indire il Congresso che provvederà ad eleggere secondo le
norme statutarie i vari organi del Sindacato.
Nel corso degli anni, la vita del S.A.V.T. è stata
regolata dal suo Statuto al cui testo originale sono state
apportate, via via, modificazioni formali necessarie a renderlo
rispondente alle nuove contingenze che si venivano a
determinare.
Questo il testo dello Statuto del S.A.V.T. in vigore
PRÉAMBULE
Le S.A.V.T. (Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs)
est une organisation syndicale générale, libre,
unitaire, démocratique et à but non lucratif.
À ce titre, il organise les salariés, les
chômeurs, les demandeurs d'un premier emploi et les
retraités de la Vallée d'Aoste (hommes et femmes)
qui considèrent la démocratie comme le fondement de
la vie sociale et qui, dans le cadre des principes visés
aux présents statuts, œuvrent pour le
développement social et l'émancipation culturelle,
économique et politique de la communauté
valdôtaine. Le S.A.V.T. considère la collaboration
entre les travailleurs de toutes les communautés ethniques
comme un instrument important pour combattre l'aliénation
culturelle, sociale et économique à laquelle ils
ont été et sont toujours soumis.
Article 1er
Le S.A.V.T. se propose d'atteindre les objectifs suivants:
- la défense et la promotion des intérêts
culturels, moraux, économiques et professionnels des
travailleurs de la Vallée d'Aoste et l'amélioration
de leurs conditions de vie et de travail;
- la réforme et la transformation radicale des structures
politiques et économiques actuelles en vue de la
réalisation du Fédéralisme
intégral.
À cette fin, le S.A.V.T. s'engage, par la recherche,
l'action et la lutte, à:
- promouvoir la protection sociale, l'éducation, la
formation professionnelle et le droit à la santé
des travailleurs, ainsi que l'organisation d'un système de
services sociaux adéquat et efficace;
- défendre le pouvoir d'achat des salaires et le droit au
travail de tous les jeunes et les travailleurs de la
Vallée d'Aoste, dans tous les secteurs
économiques;
- concrétiser les principes d'égalité entre
les hommes et les femmes;
- favoriser la prise en charge de la part des travailleurs de la
gestion des entreprises qui les emploient et leur participation
à la vie publique valdôtaine;
- nouer des liens avec les organisations syndicales italiennes et
européennes et tout particulièrement avec les
organisations syndicales qui sont l'expression des
communautés ethniques minoritaires, en vue
d'échanger des expériences et d'entamer des actions
communes.
Article 2
Aux fins visées à l'article 1er des présents
statuts, le S.A.V.T.:
- participe aux négociations des conventions collectives
de travail aux niveaux général, sectoriel et
d'entreprise;
- entreprend des initiatives d'ordre législatif dans
l'intérêt des travailleurs de la Vallée
d'Aoste;
- participe à l'activité des institutions et des
organismes qui œuvrent dans les domaines de la
sécurité sociale, de l'assistance aux travailleurs,
de l'éducation, de la formation professionnelle, de la
culture, des activités récréatives et des
services.
Article 3
L'inscription au S.A.V.T. est libre et volontaire et s'effectue
par acte de délégation transmis au
représentant de catégorie ou au siège
central. L'inscription est annuelle et automatiquement
renouvelée, sauf révocation. Peuvent adhérer
au S.A.V.T. les personnes appartenant aux catégories
visées au préambule, même si elles ne
résident ni ne travaillent en Vallée d'Aoste.
Toute personne inscrite se doit de verser la cotisation
syndicale prévue et de respecter les présents
statuts; fait partie, directement ou par l'intermédiaire
de délégués, de tous les organes du
syndicat; peut être élu aux postes de direction;
jouit de la pleine liberté d'expression; contribue
à l'essor du syndicat. Le montant de la cotisation
syndicale est fixé selon les modalités
établies par le Secrétariat.
Article 4
Sont exclus des postes de direction les élus aux
Parlements italien et européen, au Conseil de la
Vallée et au Conseil communal de la ville d'Aoste, ainsi
que les personnes qui exercent des fonctions de direction au sein
des partis et mouvements politiques. Le S.A.V.T., compte tenu de
son rôle, affirme son autonomie par rapport aux partis et
mouvements politiques.
Article 5
Les organes du S.A.V.T. sont les suivants:
- Le Congrès;
- Le Comité directeur confédéral;
- Le Secrétariat;
- Le Secrétaire administratif;
- Le Conseil des commissaires aux comptes;
- Le Conseil des prud'hommes.
Le S.A.V.T. est organisé en structures
catégorielles. Chacune de ces structures œuvre par
l'intermédiaire de ses organes:
- Le Congrès de catégorie;
- Le Comité directeur de catégorie;
- Le Secrétariat de catégorie.
Article 6
Le Congrès est le principal organe
délibérant du S.A.V.T. puisqu'il en décide
les orientations générales. Le Congrès est
convoqué tous les quatre ans. Le Congrès discute le
rapport général du Secrétariat, modifie les
statuts à la majorité des deux tiers des
délégués présents, élit le
Comité directeur confédéral et le Conseil
des prud'hommes. Les délégués au
Congrès sont élus par les Congrès de
catégorie.
Article 7
Le Comité directeur confédéral est le
principal organe délibérant entre un Congrès
et l'autre; il se réunit en assemblée ordinaire au
moins une fois par mois et à la demande d'un tiers au
moins de ses membres. Le Comité directeur
confédéral applique les décisions du
Congrès; élabore et concrétise, dans les
limites du mandat que le Congrès lui donne, les lignes
d'action du syndicat; approuve les comptes; convoque le
Congrès et en organise les travaux; décide la
création de toutes nouvelles structures
catégorielles; élit le Secrétaire
général, le vice-Secrétaire, le
Secrétaire administratif, les autres membres du
Secrétariat et les commissaires aux comptes.
Le Comité directeur confédéral peut
convoquer le Congrès avant l'expiration du délai
fixé à l'article précédent et ce,
pour des raisons extrêmement graves et à la demande
des deux tiers au moins de ses membres. Le nombre et les
modalités d'élection des membres du Comité
directeur confédéral sont fixés par le
Règlement approuvé par le Congrès.
Article 8
Le Secrétariat est l'organe exécutif du S.A.V.T..
Il répond de son action au Comité directeur
confédéral. Il se réunit au moins une fois
par semaine. Le Secrétariat est chargé de
l'organisation et du fonctionnement de tous les services du
S.A.V.T., nomme les permanents et en fixe les traitements.
Le Secrétariat est responsable des publications du
S.A.V.T. et peut créer en son sein des Commissions de
travail en vue d'examiner des problèmes particuliers. Le
Secrétaire général est le
représentant légal du S.A.V.T.. En cas
d'empêchement, la représentation légale du
syndicat revient au vice- Secrétaire. Le nombre et les
modalités d'élection du Secrétaire
général, du vice- Secrétaire, du
Secrétaire administratif, des autres membres du
Secrétariat et des commissaires aux comptes sont
fixés par le Règlement approuvé par le
Congrès.
Article 9
Le S.A.V.T. institue un Service d'assistance syndicale au profit
de tous les travailleurs, salariés et indépendants,
des membres de leurs familles et des ayants cause. Le Service
d'assistance syndicale peut être organisé
directement ou faire l'objet de conventions passées avec
d'autres organismes d'assistance. Le Service d'assistance
syndicale veille au respect des droits et des
intérêts reconnus par les lois étatiques et
régionales en matière de sécurité
sociale, avec une attention particulière aux besoins des
nouvelles catégories sociales.
Le Service d'assistance syndicale sauvegarde les droits
expressément définis ou engendrés par les
conventions et les accords de travail, les conventions
internationales et les règlements et statuts en vigueur en
matière de sécurité sociale, d'aide sociale,
de santé, ainsi que de prévention des accidents et
des maladies, tant sur les lieux de travail qu'ailleurs. Le
directeur et les permanents du Service d'assistance syndicale
sont nommés par le Secrétariat. L'activité
de conseil du Service d'assistance syndicale est toujours
gratuite.
Article 10
Le Comité directeur confédéral nomme un
Secrétaire administratif et trois commissaires aux
comptes. Le Secrétaire administratif est responsable de la
gestion financière du syndicat, ainsi que de la
régularité des dépenses supportées.
Chaque année, il dresse les comptes et les soumet au
Secrétariat et au Comité directeur
confédéral en vue de leur approbation. Les
commissaires aux comptes certifient la régularité
des comptes et présentent au Comité directeur
confédéral le rapport y afférent.
Article 11
Le Conseil des prud'hommes se compose de trois membres
élus par le Congrès et statue sur les recours
introduits contre les décisions disciplinaires
adoptées par le Comité directeur
confédéral. Les modalités d'élection
des membres du Conseil des prud'hommes sont fixées par le
Règlement approuvé par le Congrès.
Article 12
Le Congrès de catégorie, organe principal de chaque
catégorie, est convoqué tous les quatre ans, il
dresse le bilan des actions menées et définit les
lignes directrices de l'activité future. Le Congrès
de catégorie élit ses délégués
au Congrès et le Comité directeur de
catégorie qui, à son tour, élit le
Secrétariat de catégorie. Le nombre et les
modalités d'élection des membres desdits organes
sont fixés par le Règlement approuvé par le
Congrès. Les structures catégorielles œuvrent
en vue d'atteindre les objectifs généraux du
S.A.V.T..
Article 13
Tout membre du Comité directeur confédéral
cesse d'exercer ses fonctions dans les cas suivants:
- démission;
- révocation du mandat après trois absences
consécutives non justifiées;
- non-renouvellement de l'inscription au S.A.V.T..
En cas de contestation, l'intéressé peut faire
appel au Conseil des prud'hommes. Les membres
susmentionnés sont remplacés par des
délégués de leur même
catégorie, nommés dans l'ordre de leur inscription
au classement issu des élections qui se tiennent lors du
Congrès. Une fois le classement susmentionné
épuisé, les nouveaux membres du Comité
directeur confédéral sont désignés
par le Comité directeur de la catégorie
concernée.
Article 14
Toute personne inscrite au S.A.V.T. qui manquerait à ses
devoirs envers le syndicat encourt les sanctions suivantes:
- blâme;
- destitution de ses fonctions au sein du syndicat;
- suspension de un à six mois;
- expulsion du syndicat.
Le Comité directeur confédéral est l'organe
compétent en la matière. Des recours peuvent
être introduits devant le Conseil des prud'hommes contre
les sanctions susmentionnées.
Article 15
Toutes les structures catégorielles du S.A.V.T.,
constituées ou en voie de constitution, sont tenues de
respecter les dispositions des présents statuts.
Article 16
Au sens des lois en vigueur, le S.A.V.T.:
- ne peut distribuer, directement ou indirectement, ni
bénéfices, ni excédents de gestion, ni
ressources, ni réserves, ni capitaux pendant la vie de
l'association, sauf disposition législative
contraire;
- est tenu, en cas de dissolution pour quelque raison que ce
soit, de céder son patrimoine à une autre
association ayant des buts analogues ou de le destiner à
des fins d'utilité publique, l'organisme de contrôle
visé à l'alinéa 190 de l'article 3 de la loi
n° 662 du 23 décembre 1996 entendu et sans
préjudice de toute autre destination imposée par la
loi;
- se doit de respecter l'intransmissibilité de la
cotisation syndicale, sauf en cas de cession pour cause de
décès, ainsi que sa non-actualisation.