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Le chemin du S.A.V.T. (SYNDICAT AUTONOME VALDÔTAIN DES TRAVAILLEURS) 1952-2002

CAPITOLO 2 - IL SINDACALISMO VALDOSTANO

Dicembre 2003

INDICE / INDEX

Il libro 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 200250 ANS APRÈS

CAPITOLO 1 - FATTI E IDEE
Per una storia ... / Pour une histoire ... Sindacati e sindacalismo in Italia dall'inizio alla fine del 900 | La réalité valdôtaine au XX. siècle
L'impulso ideale / Les idéaux Il pensiero economico-sociale di Émile Chanoux

>>> CAPITOLO 2 - IL SINDACALISMO VALDOSTANO
Per una storia della Valle d'Aosta / Pour une histoire de la Vallée d'Aoste I primi anni del dopoguerra in Valle d'Aosta (1945-1958)
Il cammino del S.A.V.T. / Le chemin du S.A.V.T. Nascita della Section des Travailleurs Valdôtains (1947) | La creazione del Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs (1952) e i suoi primi passi (1952-1958) | Le Réveil Social
I testimoni / Les témoins Sylvain Bois, premier secrétaire du S.A.V.T. | Ernesto Breuvé
L'impulso ideale / Les idéaux Les Statuts du S.A.V.T.

CAPITOLO 3 - I DIRITTI E LE LOTTE DEL SINDACALISMO VALDOSTANO
Per una storia della Valle d'Aosta / Pour une histoire de la Vallée d'Aoste Dagli anni 60 ai giorni nostri
Il cammino del S.A.V.T. / Le chemin du S.A.V.T. L'Azione del S.A.V.T. dagli anni 60 ai giorni nostri | La rappresentatività ed i rapporti del S.A.V.T. con le altre OO. SS. | Gli obiettivi distintivi del S.A.V.T.
I testimoni / Les témoins Felice Roux | Da sempre nel S.A.V.T. - Rinaldo Zublena, Leonardo Tamone, Luigino Impérial | Battista Montrosset | Donne nel S.A.V.T. | Martino Borettaz
L'impulso ideale / Les idéaux Pour une école valdôtaine | Nous savons le chemin | La crisi in Europa | La Vallée d'Aoste e il problema del lavoro

CAPITOLO 4 - IL FUTURO DEL SINDACALISMO VALDOSTANO
Il cammino del S.A.V.T. / Le chemin du S.A.V.T. Le S.A.V.T. et les annés 2000
I testimoni / Les témoins Il S.A.V.T. oggi
L'impulso ideale / Les idéaux Lavoro, sviluppo, solidarietà, identità e globalizzazione

CAPITOLO 5 - Gli organi delle sezioni e del S.A.V.T. / Les organismes des sections et du S.A.V.T.
SECTIONS DES TRAVAILLEURS VALDÔTAINS | SECRÉTAIRES, SECRÉTARIATS, COMITÉS ET ORGANES DIRECTEURS DU S.A.V.T. (1952-2002) | Fotografie 1947-2002 Photographies

I PRIMI ANNI DEL DOPOGUERRA IN VALLE D'AOSTA (1945-1958) .: su / haut :.

1947 - Operai in piazza Chanoux, Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Gli anni del pre-Statuto e dello Statuto (1945-1948)
Alla fine della seconda guerra mondiale la Valle d'Aosta è alle corde ed è scossa da gravi tensioni. Il 18 maggio del 1945, primo anniversario della morte di Émile Chanoux, 20 mila valdostani scendono in piazza, ad Aosta, per chiedere il plebiscito; il governo italiano sa bene che aderire alla richiesta dei valdostani significa perdere la Valle d'Aosta: troppe le vessazioni subite, troppo duri gli effetti della guerra, troppo forti le spinte dei sogni perché i valdostani, benché non siano mai stati francesi, non scelgano... la Francia come una praticabile strada di affrancamento dall'Italia. Il 7 settembre 1945, così, re Umberto di Savoia firma i Decreti Luogotenenziali che, attribuendo alla Valle d'Aosta una prima forma di Autonomia, mirano a dar credibilità alle molte promesse di cui i valdostani erano stati oggetto da parte dell'Italia. Il 13 settembre nasce l'Union Valdôtaine, formata da cattolici, azionisti, comunisti, socialisti impegnati ad assicurare da un lato continuità alle tradizioni ed alle specificità della Valle d'Aosta e, dall'altro, coordinamento all'azione di un movimento politico capace di amalgamare diverse tendenze: annessionismo, separatismo, regionalismo, indipendentismo risultano, così, assorbiti in una nuova dinamica incentrata sul Federalismo e sull'insegnamento di Émile Chanoux.

Il 4 gennaio 1946 s'insedia il primo Consiglio Valle, presieduto da Federico Chabod che, aprendo i lavori di questa nuova istituzione autonomista, si dice cosciente dell'importanza del momento storico e delle difficoltà che esso comporta: l'Autonomia della Valle d'Aosta è un'esperienza assolutamente nuova in Europa. Il 7 marzo il Consiglio Valle è chiamato a pronunciarsi sulle "garanzie internazionali" che dovrebbero assicurare alla Valle d'Aosta una corretta applicazione dello Statuto da parte dell'Italia; prima di ridar fiducia a Roma, insomma, la Valle d'Aosta vuol esser sicura che l'Italia non si rimangi tutto: si ritiene, cioè, che solo un arbitrato internazionale possa obbligare l'Italia a rispettare l'Autonomia della Valle d'Aosta. Chabod si dichiara contrario alla richiesta. Il 2 giugno si vota per la "repubblica" o per la "monarchia"; anche in Valle d'Aosta la scelta della maggioranza è la repubblica ma ben 10 mila schede portano la scritta "plébiscite". Il 26 marzo, allo scoppio di una nuova manifestazione popolare che chiede l'autodecisione, Chabod è violentemente contestato e rischia di esser buttato giù da una finestra del suo ufficio. Il 24 luglio l'Union Valdôtaine chiede l'Autonomia, la Zona Franca, il Demanio valdostano e le Garanzie internazionali. Il 24 ottobre Federico Chabod, malato e conscio di essere inviso ad una parte importante della popolazione che gli rimprovera un eccesso di fiducia nello Stato italiano, rassegna le dimissioni ed è sostituito da Severino Caveri, leader dell'Union Valdôtaine. Nel '47 si svolgono altre manifestazioni popolari e a Desenzano esponenti politici della Valle d'Aosta, del Friuli, del Sud Tirol, del Trentino, della Valtellina, dell'Intemelia, costituiscono - nello spirito della Dichiarazione di Chivasso del 1943 - la Federazione delle popolazioni alpine. Apre il Casinò di Saint-Vincent che De Gasperi (capo del governo italiano) e Chabod avevano individuato come strumento per assicurare proventi finanziari alla Regione.

Il Consiglio Valle discute ed approva, unanimemente, un progetto di Statuto che delimita le competenze dello Stato, non quelle della Regione, assumendo una chiara connotazione federalista. Queste vicende si intrecciano con quelle internazionali e con quelle del nascente Stato italiano democratico e repubblicano: De Gaulle che aveva inviato forze francesi in Valle d'Aosta a sostegno degli annessionisti, è costretto a ritirarsi per intervento degli alleati e questo mentre a Yalta le carte delle potenze mondiali considerano la Valle d'Aosta già francese; ai confini, intanto, l'Italia che sta nascendo dalla Resistenza, utilizza per la difesa dallo "straniero" ciò che resta dell'esercito fascista della R.S.I.; la Cogne voluta come strumento di industrializzazione ma, soprattutto, di italianizzazione, si rivela importante strumento di controllo politico sulla Valle d'Aosta futura; l'esercito soffoca le manifestazioni popolari dei valdostani; malgrado la disponibilità della Nuova Zelanda l'ipotesi di conquistare garanzie internazionali decade. Il clima è di tensioni, speranze e diffidenze.

1945 - Federico Chabod al Cinema Teatro Lux di Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Il 26 febbraio 1948 lo Stato italiano concede alla Valle d'Aosta lo Statuto di Autonomia; o si deve dire che la Valle d'Aosta conquista l'Autonomia? Le valutazioni sono differenziate: un certo entusiasmo coinvolge tutti, c'è voglia di intraprendere l'opera di ricostruzione, ma c'è anche molta delusione: lo Statuto ha perduto molte delle prerogative che il Consiglio regionale, un anno prima, aveva congeniato; "ce n'est qu'un leurre ... et une tromperie" afferma l'U.V.; altre voci definiscono lo Statuto "endroumia": "addormenterà le rivendicazioni dei valdostani", affermano. C'è una considerazione, però, sulla quale tutti sono concordi: qualcosa è stato ottenuto; la Valle d'Aosta è riconosciuta Regione Autonoma a Statuto Speciale con una Legge costituzionale della Repubblica, non con una leggina in balia dei capricci del centralismo. Così anche i più accesi sostenitori di una Autonomia più ampia di quella acquisita, devono accettare la situazione; non demordono, né rinunciano a rivendicare il Federalismo e l'Europa dei Popoli ma - nella quotidianità - devono confrontarsi con una realtà tutta da costruire e si impegnano a vigilare affinché lo Statuto sia "almeno" interamente applicato.

Sussistono, quindi, quattro piani, nei quali la questione valdostana si articola: quello amministrativo (per assicurare, comunque, una buona amministrazione alla Valle d'Aosta); quello culturale (per attivare, completare ed attuare le prerogative linguistiche e concretizzare l'altra "novità" introdotta dallo Statuto di Autonomia: la parità linguistica, il bilinguismo); quello politico (per assicurare il persistere del diritto alla autodecisione). Inizia a farsi strada, però, anche l'esigenza di dare sbocchi concreti ad un quarto piano, non meno importante degli altri: il piano della rappresentanza dei lavoratori, il piano sindacale: non si tratta soltanto di rappresentare correttamente gli interessi ed i problemi dei lavoratori valdostani, non sempre tenuti in adeguata considerazione dalle Organizzazioni Sindacali di matrice e di storia italiana; l'Autonomia rappresenta un valore che modifica non solo l'assetto istituzionale ed i rapporti tra Stato e Regione, ma anche i termini della riflessione e della azione politica ed economica; la possibilità di governarsi da sè comporta l'esigenza di organizzarsi autonomamente e, quindi, di adattare, modificare o inventare ex novo soluzioni e modi di rapportarsi anche alle problematiche del lavoro.

La nascita di una U.V. che non è ancora un partito politico, ma un movimento che vuole essere diffusamente presente nella politica, nella cultura, nella società civile, nel mondo del lavoro, risponde, in questa fase, all'esigenza di porre la "questione valdostana" all'interno di tutte le dinamiche che la vita democratica, repubblicana ed autonomista rende possibili. Nel 1952, quindi, uomini con una forte sensibilità autonomistica si impegnano per far nascere un sindacato valdostano che, diversamente dalla "storia" dei sindacati in Italia, non ha bisogno di prendere inizialmente le distanze dal "partito" con cui condivide le ispirazioni ideali poiché questo, tra l'altro, non è neppure un partito, ma un "movimento" al cui interno l'azione politica, quella culturale, quella civile e quella sindacale sono un tutt'uno dell'intento di rappresentare identità e diritti dei valdostani di origine e di adozione.

1949 - Severino Caveri a Charvensod, Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Gli anni della ricostruzione (1949-1958)
La società valdostana è per lo più conservatrice; la base popolare agricola lo è endemicamente, la borghesia lo è storicamente (e, in Valle, le famiglie borghesi sono tutte imparentate tra loro). A governare la Valle d'Aosta sono, quindi, l'U.V. e la D.C. con le sinistre all'opposizione non solo per la ragione dei numeri: in tutta Italia i comunisti sono al bando, sono considerati un pericolo per la democrazia e, quindi, quanto più possibile sono esclusi a tutti i livelli dal governo e dalle responsabilità amministrative.

Eppure la città di Aosta è governata dalle sinistre, comunque significativamente presenti lungo tutto l'asse centrale della Valle. Scrive Enrico Martial: "con un rosso (il comunista Savio) al Comune di Aosta, un autonomista con precedenti separatisti (Caveri) in Regione ed un democristiano di provenienza piemontese (Guglielmone) alla Cogne, i fuochi della Resistenza si andavano spegnendo". Del resto i problemi sono molti: mancano ponti, linee elettriche, linee telefoniche, acquedotti, fognature, scuole, strade; sanità e turismo vanno inventati; l'agricoltura ha bisogno di un rilancio. La Giunta regionale mette mano a questi problemi concreti avendo chiara visione delle difficoltà, il contenzioso con lo Stato sulle acque, sulle vie di comunicazione internazionale, sulla zona franca, sulle entrate finanziarie.

Nell'U.V. uomini come Albert Deffeyes coniugano "tradition et renouveau" sostenendo un rilancio culturale che vede la nascita del Comité des Traditions, del Cercle de la Culture (nel segno della Jeune Vallée d'Aoste degli anni 20), dell'Archivio Storico e di numerose pubblicazioni che collegano i valori della lotta di Liberazione con le libertà medievali. La D.C., già preoccupata dai consensi che il P.C.I. ha in Valle, vede anche nell'U.V. un elemento d'indebolimento dell'unità nazionale: si spiegano, così, le difficoltà che sono frapposte dal governo italiano all'attuazione della Zona Franca ed alla definizione di un riparto fiscale tra Stato e Regione. È il periodo della "politica dei rubinetti": i finanziamenti necessari alla Valle d'Aosta (e Caveri lamenta tra l'altro il ritardo dei miliardi cui la Valle ha diritto per le concessioni idroelettriche) arrivano solo se la politica valdostana è compatibile, armonica con quella del governo di Roma. Sullo Statuto di Autonomia, nel suo complesso, pesa una tesi: senza norme di attuazione è, in buona parte, inoperativo! Le norme arriveranno negli anni 80! Gli attriti tra D.C. e U.V. si moltiplicano: alle elezioni del '53 una parte dell'elettorato valdostano non vota i due candidati U.V.-D.C. alla Camera e al Senato (che, comunque, risulteranno vincitori); viene preferito, per il senato, il candidato della sinistra Lino Binel, amico di Émile Chanoux ed arrestato con lui.

1946 - Altiforni allo stabilimento Cogne di Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Monsignor Stévenin, capo della D.C., pur essendo stato tra i fondatori dell'U.V., ne è - ormai - irriducibile avversario. Alle elezioni regionali del '54, così, l'U.V. si presenta distinta dalla D.C.: il sistema è maggioritario e pur sfiorando il 30% dei voti l'U.V. conquista 1 solo seggio, mentre la D.C. vince le elezioni; l'U.V. elegge Marie Céleste Perruchon, vedova Chanoux, e forse perderebbe anche questo se il P.C.I. non rinunciasse, come invece fa, ad un ricorso sul conteggio dei voti validi di un seggio erroneamente non calcolati a suo favore. La D.C. va al governo della Regione e il rubinetto si apre: arriva una ripartizione finanziaria che rende più agevole il completamento delle opere di ricostruzione... ma non solo di quelle. Si perfeziona l'avvio della realizzazione del Traforo del Monte Bianco di cui si discute da lungo tempo; partono i lavori di costruzione delle dighe di Place Moulin e Valgrisenche (saranno ultimati nel '64); la Cogne, di cui era previsto il ridimensionamento, è potenziata con fondi statali: 20 mila immigrati arrivano in Valle; la trasformazione materiale è accompagnata da una rivoluzione demografica che segue quella sviluppatasi nel ventennio. I comunisti erano abituati a subire discriminazioni come quelle che toccano ai loro dirigenti all'interno delle industrie; lo erano meno gli unionisti, 17 dei quali sono licenziati dall'amministrazione regionale democristiana per la loro attività filo-unionista. Benché nella D.C. la tendenza filo-U.V. sia ancora significativamente presente (Page era stato, con Chanoux, uno dei congiurati di Chivasso...) i rapporti tra le due forze che hanno governato la ricostruzione ormai sono interrotti.

L'inaugurazione della biblioteca regionale, della scuola di agricoltura, insieme ad una grande mostra d'arte (Picasso, Modigliani... a Saint-Vincent), all'avvio di corsi di inglese alla Scuola di preparazione professionale, provano che anche nel campo culturale è il momento di ricostruire. Il Papa Pio XII si pronuncia a difesa dei diritti delle minoranze etniche e linguistiche. Albert Deffeyes, assessore alla P.I., si attiva per la reintroduzione della lingua francese nella scuola; per dare respiro internazionale alla sua azione, entra nella segreteria della FUEV (Unione Federalista delle Etnie d'Europa). Sfortunata la storia politica di un allievo diretto di Chanoux: Vincent Trèves è condannato ad una carcerazione per le sue opinioni "radicali" che paiono un attentato alla integrità dello Stato; a lui, non ad altri, Chanoux aveva affidato la divulgazione della Dichiarazione di Chivasso nelle fabbriche.

NASCITA DELLA SECTION DES TRAVAILLEURS VALDOTAINS (1947) .: su / haut :.

Manifestazione operaia in avenue Conseil des Commis, Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Il 1. marzo 1947, durante il Congresso regionale des Syndicats, Joseph Pollet, uno dei delegati valdostani degli operai della Cogne, al fine di metter fine alla discriminazione dei lavoratori di origine valdostana, propone che le domande di assunzione siano esaminate da tutti i sindacati dei lavoratori, dalla F.I.O.M. e dalle Commissioni Interne; Pollet solleva, in sostanza, il problema della disoccupazione dei valdostani ai quali sono preferiti gli "stranieri" che "si stabiliscono in Valle togliendo il lavoro ai valdostani che sono costretti ad emigrare" e conclude osservando: "è indispensabile che ai valdostani siano fornite delle garanzie: i valdostani devono unirsi e diventare più solidali tra loro".

Pochi mesi dopo, il 20 luglio 1947, al Teatro municipale di Aosta è convocata una riunione degli operai della Cogne per formalizzare la creazione di una Section operaia di lavoratori valdostani della Cogne all'interno della F.I.O.M.. Il comitato promotore è composto da Pierre Fosson, Candide Vacher, Joseph Pollet, Denis Gal, Cyprien Roveyaz e Albert Vuillermoz. Interviene all'assemblea anche l'avv. Severino Caveri, Presidente dell'Union Valdôtaine, il quale analizza la situazione lavorativa valdostana che ha portato alla nascita della Sezione. Secondo Caveri il fascismo ha lasciato nei valdostani profondi blocchi psicologici: la paura di darsi responsabilità, la mentalità del doppio gioco e, soprattutto, l'accettazione acritica di un paternalismo per il quale si accetta che le decisioni siano assunte da pochi. Proprio alla luce di queste considerazioni diventa evidente che la nascita di una Section rappresenta un'inversione di tendenza, è il segno della vitalità del movimento operaio valdostano. Il fatto che un gruppo di operai valdostani si sia costituito spontaneamente in una Sezione, appare come la chiara dimostrazione del fatto che in loro è viva la voglia di contribuire concretamente al miglioramento delle loro condizioni lavorative. "La Sezione - afferma Caveri - riunisce uomini con un eccezionale spirito di iniziativa, lavoratori che già prima di tale costituzione hanno cercato di risolvere realmente i problemi che affliggono i lavoratori valdostani".

1947 - Operai in piazza Chanoux, Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002I vari interventi svolti durante l'assemblea consentono di chiarire cosa s'intenda dire parlando di "lavoratori valdostani": parlare di "lavoratori valdostani" significa affiancare alle categorie degli agricoltori e degli intellettuali, la classe operaia valdostana. Nel corso del dibattito sono evidenziati i motivi che attribuiscono una particolare importanza all'iniziativa di creare una Sezione di lavoratori valdostani. Il primo è collegato ad una ragione di politica sociale: una forte classe operaia valdostana è necessaria affinché la Valle d'Aosta non cada in una posizione di conservatorismo. Appare chiaro che se i valdostani vogliono mantenere le proprie tradizioni storiche, linguistiche ed etniche, devono guardare al futuro e progredire. L'Autonomia concessa alla Valle d'Aosta non deve essere lo scudo per proteggere e conservare vecchi privilegi, ma deve essere l'opportunità per i valdostani di migliorarsi. I vari interventi del Congresso evidenziano che, soprattutto negli ultimi anni molte cose sono cambiate e che è dovere dei valdostani rendersene conto ed ampliare la loro concezione sociale dei problemi economici che li coinvolgono. La storia della Valle d'Aosta e le fondamenta della sua economia non possono essere paragonate a quelle di altre regioni. La sua posizione geografica e la sua morfologia hanno reso molto dura la vita ai valdostani, ma la passione di questi ultimi per la loro terra ha permesso di superare innumerevoli ostacoli. Questo è il motivo della grande importanza di avere una forte classe operaia valdostana che, con il suo amore per la propria terra, diventi il mezzo di propulsione e di progresso per l'intera regione.

Il secondo motivo riguarda ragioni di cultura economica. I valdostani per molti anni si sono dimostrati refrattari a lasciare le loro abitazioni per inserirsi nelle nuove attività emergenti, come già accadde all'inizio del secolo riguardo all'attività commerciale, rimasta a lungo appannaggio solo dei piemontesi. Oggi, nel momento in cui la classe operaia, comincia ad affermare i propri diritti politici, economici e sociali, i valdostani non possono e non devono tirarsi indietro. A fianco dei pastori, degli agricoltori e dei frutticoltori valdostani, dovranno esserci gli addetti alle fonderie, ai laminatoi, i tornitori, i meccanici e i tecnici valdostani. Se così non sarà, tutti i posti direttivi e quelli di maggior peso sfuggiranno ai valdostani che saranno così esclusi dalla possibilità di incidere sul destino della loro regione. Per ciò che concerne il rapporto con gli altri operai, gli interventi proposti durante la riunione pongono l'accento sui sentimenti di solidarietà che regnano all'interno della categoria. "è necessario - si afferma - difendere gli interessi della Valle d'Aosta e, quindi, gli interessi di tutti quelli che vi risiedono: valdostani e non".

1948 - Operai Cogne, Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002In un articolo di Victor Perron si legge: "Ecco costituita, infine, la Section des travailleurs valdôtains de la Cogne". La nuova sezione si pone lo scopo di difendere tutti gli interessi, materiali e spirituali, dell'operaio valdostano, di essere il mezzo attraverso il quale i valdostani possono conoscersi per scambiare e confrontare le loro idee senza partito preso, con uno spirito democratico che pone la difesa degli interessi dei lavoratori al di sopra di qualsiasi altra considerazione. Perron tiene a precisare una cosa:"...dans notre organisation, nous ne couvons aucun sentiment d'animosité contre nos camarades travailleurs non valdôtains, contrairement à ce que certaines personnes tâchent par tous les moyens de leur faire croire; nous ne chercherons pas la désunion des ouvriers, car cela serait contraire à nos intérêts de travailleurs et favorable aux intérêts de ceux qui nous exploitent." È ribadito inoltre il fatto che, in ogni modo, questi compagni di lavoro "non valdostani" devono cercare di comprendere che gli autoctoni hanno dei diritti specifici. "Non è una questione di razzismo" si afferma, ma bisogna evitare che i valdostani siano ancora costretti ad emigrare (come hanno massicciamente fatto nel passato) per poter sopravvivere. I valdostani sono un piccolo popolo, ricco di storia e tradizioni che devono essere difese e"...ces traditions ne seront jamais - quoi qu'on dise - si bien défendues que par nous, ouvriers et paysans, qui formons la partie la plus nombreuse et la plus saine du peuple valdôtain". È l'inizio di un percorso che vuole coinvolgere sia gli operai delle maggiori industrie della Valle d'Aosta, sia i contadini delle campagne e delle montagne. L'attività della Sezione è intensa, gli iscritti sono sempre più numerosi, gli obiettivi diventano molteplici.

Due elementi negativi, però, caratterizzano i valdostani ponendo un freno allo sviluppo del movimento e alla possibilità di migliorare la posizione degli operai e dei contadini valdostani. Pierre Fosson, in una riunione sindacale del 10 marzo 1948, ne individua due: "la tendence à éviter toute place impliquant quelque responsabilité" e "celle de sacrifie, sans raisons plausibles, un intérêt futur important à un intérêt immédiat de peu valeur", come quando, ad esempio, si respingono le proposte di perfezionarsi da un punto di vista tecnico, per non affrontare i sacrifici necessari. Questa mentalità ha come conseguenza diretta il fatto che tutti i posti da dirigenti e da operai specializzati sono nelle mani di non valdostani, mentre i valdostani restano subordinati e relegati a lavori di minore prestigio. Inoltre non solo i posti ricoperti dai valdostani non sono ruoli direttivi, ma il valdostano fatica perfino ad essere assunto nei posti di qualifica inferiore. La forza dell'Union Valdôtaine e della sua Sezione alla Cogne è tale, però, che alle elezioni del nuovo comitato dirigente, avvenuto il 27-28 aprile 1948, sono eletti 7 degli 8 candidati presentati dalla Sezione valdostana.

1948 - Pietro Fosson (al centro della foto) all’interno dello Stabilimento Cogne durante la premiazione dei lavoratori con vent’anni di servizio. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002La polemica che in questi anni caratterizza il mondo sindacale in tutta Italia, estende i suoi effetti anche in Valle d'Aosta. Così la situazione è vista dagli aderenti alla Section: "Si l'on part du principe que l'union fait la force, il est certain que la première conséquence de la scission sera le grave affaiblissement du front des travaiIleurs par rapport au front, beaucoup plus uni et compact, des patrons. Mais ce qui est plus grave encore, c'est que la scission causera une polarisation des deux tendances opposées vers les extrèmes, suivie fatalement de prises de position intransigeantes qui mèneront tôt ou tard à un véritable conflit entre les travailleurs. La devise divide et impera aura alors toutes les chances d'être appliquée en plein avec d'excellents résultats". Pierre Fosson, l'autore di queste affermazioni, ammette sia la necessità di sottrarre i sindacati dalla funzione della politica dei partiti, sia l'impossibilità all'ora attuale di una tale riforma a livello nazionale. Tale riforma, continua, è però attuabile in Valle d'Aosta ove regna una situazione molto diversa e, particolare, dove da molto tempo i valdostani si sono uniti al di sopra di tutti i partiti, cercando una mediazione costante con le tendenze opposte dei partiti che, però, ora si sono talmente acuite da minare l'unità sindacale. In Valle d'Aosta è presente una situazione totalmente differente da quella che esiste altrove, qui "existe une masse prépondérante d'adhérents au syndicat unique actuel qui ne pourra jamais adhérer à aucun des deux syndicats de parti qui naîtraient de la scission. Et alors, quelle force représentative auraient-ils ces syndicats? Quels bons résultats obtiendraient-ils en faveur de la classe qu'ils se proposent de défendre?" È proprio per difendere la propria classe che i lavoratori della Section, richiamandosi all'Autonomia della Valle, si fanno promotori della costituzione di una Camera del Lavoro autonoma per la Valle d'Aosta.

Tale proposta naufraga a causa dei forti contrasti tra C.I.S.L. e C.G.I.L. determinando la rottura dell'unità sindacale anche in Valle d'Aosta. Comunque la Sezione precisa che rispetto all'ipotesi della creazione di un "Syndicat libre indipendant de la Valleé d'Aoste", non è stata presa ancora nessuna decisione, in quanto è meglio fare tutti gli sforzi possibili affinché in Valle d'Aosta non si produca la scissione sindacale.. Con lo slogan "Maîtres chez nous" la Sezione continua il lavoro per il riconoscimento di una particolare attenzione per le condizioni socioeconomiche della Valle d'Aosta che non riguardano solo la Cogne; come ricorda Fosson: ci sono "numerosi casolari sperduti sulla montagna, isolati completamente dal mondo per mesi interi durante la cattiva stagione" ed anche "contadini, condannati ad una lunga e forzata inattività invernale" per i quali "non esiste alcun orario nella buona stagione e, purtroppo, molte volte neppure un reddito sufficiente a mantenere la propria famiglia". La vittoria nelle elezioni, con l'inserimento nel Consiglio regionale di consiglieri della Sezione eletti nella lista dell'U.V., permette l'avvio di una politica atta a risolvere il problema dello spopolamento delle montagne e quello delle difficoltà di sussistenza dei valdostani. È avviata così un'attività contro l'arbitrio dei trust monopolistici che non sono favorevoli all'Autonomia valdostana ed alla classe lavoratrice e contro l'egoismo delle classi abbienti o nuove arricchite che non riescono a capire e ad adeguarsi alle esigenze della società moderna.

Nel marzo del 1950, in seguito all'inizio dei lavori della diga di Valgrisenche da parte della SIP, i paesi di Valgrisenche, Arvier e Avise subiscono forti e negativi contraccolpi economici dovuti sia alle espropriazioni esercitate dalla azienda, sia alle difficoltà nelle comunicazioni e negli scambi causati dai lavori. Lo scontro si incentra sulle assunzioni e sulle condizioni di lavoro: Maurice Perron scrive: "Nous ne croyons pas superflu non plus de rappeler encore une fois que l'article 15 de la loi du 27 avril 1949 sur l'embauchage et l'assistance aux travailleurs involontairement en chômage, spécifie que les travailleurs ayant leur résidence dans les localités où se font les travaux doivent être embauchés de préférence aux autres. Et que l'article 27 de la dite loi établit aussi que les employeurs qui n'embauchent pas les travailleurs dont ils ont besoin par l'intermédiaire des bureaux de placement, sont passibles d'une amende ... pour chaque ouvrier embauché irrégulièrement." Inoltre i pochi valdostani assunti sono soggetti a ritmi forzati sotto l'assiduo controllo dei tecnici e dei capi squadra della SIP. Gli stipendi sono molto bassi. Si denuncia così una situazione di sfruttamento brutale delle risorse umane e naturali della Valle d'Aosta contro la quale, puntualmente e con forza, interviene la Sezione denunciando l'inammissibilità di tale situazione.

Il 9 e 10 maggio 1950 si svolgono le elezioni della Commissione interna degli operai e degli impiegati della Cogne. Quattro liste:1) C.G.I.L.; 2) C.I.S.L.; 3) Union Valdôtaine; 4) Indipendente. Il sistema scelto è quello proporzionale misto che permette la scelta nelle differenti liste. La campagna denigratoria operata dalle altre organizzazioni non permette all'Union Valdôtaine di riportare i risultati desiderati: tre gli eletti della Section nella lista degli operai (Breuvé Ernest, Ravet Charles, Viérin Dauphin) ed uno nella lista degli impiegati (Péaquin Gratien). I non brillanti risultati raggiunti sono imputati alla mancanza nel movimento di una struttura capillare ed alla persistenza nel valdostano di un atteggiamento individualista. Manca quella disciplina di gruppo, presente invece in organizzazioni con maggior esperienza, ed è da queste considerazioni che bisogna prendere spunto per migliorarsi: questo il monito proposto ai valdostani dai lavoratori dell'U.V. e della Section. Il 1950 è anche l'anno in cui la Cogne cade in una crisi che ha già coinvolto altre realtà nazionali; per la Valle d'Aosta è una situazione critica: vengono addirittura sospese le retribuzioni. I presidenti della Giunta e del Consiglio regionale, i Parlamentari valdostani, il Sindaco di Aosta, i rappresentanti dei dirigenti della Cogne, le Organizzazioni Sindacali e le Commissioni Interne dichiarano"...leur ferme et unanime volonté de coordonner les intentions et les efforts pour assurer à la Cogne une vie autonome et efficiente."

La crisi ha tre cause principali: la prima è il rifiuto del Governo (principale azionista della società) di aumentare il capitale sociale, ormai negativamente sproporzionato a causa della svalutazione della lira; la seconda è la cattiva gestione della società; la terza sono le manovre messe in atto da alcuni forti gruppi finanziari che hanno intenzione di assorbire la Cogne. La crisi è reale e forte, la direzione annuncia l'imminente licenziamento di 1200 operai, 250 impiegati e 25 dirigenti. Il movimento degli operai valdostani è più che mai deciso a difendere i posti di lavoro:"les valdôtains ne émigreront plus pour laisser la place à des gens d'en bas". La presa di coscienza della propria identità valdostana quale popolo indipendente i cui diritti vanno difesi con l'unione delle forze è sempre più chiara; ciò è dimostrato non solo dall'incremento degli aderenti alla Sezione, ma anche dal nascere di nuovi focolai di autoaffermazione in altri settori lavorativi, come - ad esempio - quello scolastico, ove un gruppo di "instituteurs valdôtains.. a ... le courage de dénoncer les illégalités commises par le syndicat à l'occasion des dernières élections".

Lo stesso Caveri, Presidente della Giunta intervenuto all'assemblea generale dei lavoratori della Cogne del 25 febbraio 1951, spiega che il movimento valdostano è, e deve essere, conservatore e progressista al tempo stesso. Conservatore perché bisogna difendere, senza compromessi, la propria lingua, le proprie tradizioni e tutto ciò che del passato può essere utile; progressista perché si deve lottare per l'elevazione dello standard di vita della classe operaia e di quella dei contadini. Il messaggio è, quindi, quello di unirsi, operai e contadini, coinvolgendo tutti i settori e non solo quello di fabbrica: "Si à l'intérieur des usines les organisations syndicales valdôtaines font de la bonne besogne pour la défense de notre main-d'oeuvre, il est quand même nécessaire que l'esprit coopérativiste se développe dans tous les milieux". Nella stessa occasione Péaquin, membro della Commissione Interna della fabbrica, relaziona dettagliatamente sulle attività svolte dalla Commissione stessa e sui principali problemi da affrontare: il problema della rivalutazione dei salari e quello della determinazione del prezzo di produzione. Ancora una volta è affrontato "il problema dell'organizzazione della Sezione che non deve limitarsi alle scelte dei suoi rappresentanti, ma deve realizzare la piena partecipazione dei lavoratori in un costante rapporto diretto".

La grande attività svolta dalla Sezione nei suoi primi anni di vita, ha - tuttavia - una momentanea battuta di arresto quando le altre organizzazioni, sindacati e partiti, si sono potenziati ed iniziano metodicamente ad escludere la Sezione, di cui temono la forza, dalle trattative con la scusa che questa non è una organizzazione ufficialmente riconosciuta. Nasce, quindi, all'interno del movimento valdostano l'idea della creazione di un sindacato autonomo. Siamo nell'autunno del 1951. Ancora forte ed esplicito è l'appello di Pierre Fosson in occasione dell'inaugurazione della Sezione lavoratori valdostani di Châtillon, l'8 dicembre 1951: dopo aver auspicato la creazione di Sections des travailleurs valdôtains all'interno di tutte le principali industrie della Valle, spiega l'importanza di istituire un sindacato autonomo che possa agire in maniera indipendente. Mancano ormai pochi mesi alla fondazione di un vero e proprio sindacato autonomo valdostano.

LA CREAZIONE DEL SYNDICAT AUTONOME VALDÔTAIN DES TRAVAILLEURS (1952) E I SUOI PRIMI PASSI (1952-1958) .: su / haut :.

1953 - Nascita della Section des Travailleurs Valdôtains di Morgex. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Le Organizzazioni Sindacali nazionali non dimostrano di essere sensibili allo spirito autonomista che i lavoratori valdostani invece, difendono strenuamente. Preoccupati di conciliare le loro azioni con le direttive dei partiti più forti e centrali, i sindacati "italiani" subordinano, troppo spesso, la difesa degli interessi dei lavoratori a considerazioni di ordine politico; abbandonano alla loro sorte i lavoratori delle campagne e quelli delle montagne per disputarsi le preferenze degli operai. Questi i motivi che portano ad indire il 20 aprile 1952, al teatro Giacosa di Aosta, una grande assemblea dei lavoratori valdostani, organizzata dalla Section dei lavoratori della Cogne, con lo scopo di istituire il "Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs". L'assemblea, inizia alle ore 10.00, presieduta dal Comitato esecutivo incaricato di redigere uno studio sull'eventuale Statuto del Sindacato. Lo compongono: Fosson, Breuvé, Vuillermoz, Créton, Bioley, Ravet, Jordan, Péaquin, Tamone, Boniface, Fourier e Bois. È presente alla riunione anche l'Assessore Deffeyes in rappresentanza del Comitato Centrale dell'Union Valdôtaine.

Il primo a prendere la parola è Fosson, in qualità di Presidente della Séction des Travailleurs, il quale ricorda gli sforzi fatti già nel 1948 in occasione della prima scissione sindacale a livello nazionale, per far sì che questa non si producesse anche in Valle d'Aosta. Fosson ricorda che in quell'occasione per il bene di tutti i lavoratori, la Section cercò di salvare l'unità sindacale, lanciando l'idea della creazione di una Camera del Lavoro Regionale Autonoma. Fosson sottolinea, tuttavia, che purtroppo l'intransigenza delle due correnti, la C.G.I.L. e la C.I.S.L., ha reso inutili le numerose riunioni svoltesi precedentemente e gli sforzi di mediazione della Sezione. Fosson ricorda, altresì, che i valdostani hanno reagito unendosi per la salvaguardia e l'affermazione dei propri diritti e che la Séction nei suoi cinque anni di vita ha lavorato duro assumendo ruoli di mediazione importanti che hanno portato miglioramenti in molte realtà lavorative valdostane. Osserva, inoltre, che questa crescente capacità di incidere all'interno dei posti di lavoro ha spinto le altre organizzazioni, schierate politicamente, a boicottare la Séction con la scusa che non è ancora una organizzazione riconosciuta.

1953 - Nascita della Section Travailleurs Valdôtains di Châtillon. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Questo il motivo principale, oltre all'importanza di unirsi in una struttura organizzata capillarmente, per il quale Fosson ritiene necessaria la creazione di un sindacato autonomo. Al suo applauditissimo discorso si succedono quello di Albert Vuillermoz, il quale sottolinea l'importanza della libera discussione quale mezzo per la soluzione dei vari problemi, e quello di Sylvain Bois, nominato dall'assemblea primo Segretario del nascente Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs. Infine Deffeyes sottolinea l'importanza della fusione tra le masse operaie e gli uomini della montagna e della necessità di abbandonare lo spirito individualista insito nel valdostano. A tale proposito Deffeyes cita le parole che Emilio Chanoux, scriveva qualche mese prima di finire vittima dai nazi-fascisti che lo avevano arrestato: "Quelle que soit l'orientation des masses populaires dans nôtre prochain avenir, une chose est certaine: ces masses ne trouveront certainement pas les hommes des Vallées contre elles. Les Vallées ont l'avantage de former des zones où les ouvriers et les paysans sont en partie fusionnés: elles peuvent fournir le terme moyen qui reliera ces deux classes de base, les deux classes essentielles dans la vie d'un peuple: les ouvriers et les paysans." Il primo Congresso del sindacato valdostano si conclude con l'approvazione del suo Statuto: "le Syndicat Valdôtain est fondé".

Il progetto di capillarizzazione della presenza del sindacato valdostano continua con la fondazione a Cogne della Sezione locale dei lavoratori valdostani, gettando le basi per il funzionamento del S.A.V.T. all'interno del mondo operaio di Colonna e di Eaux-Froides. Ancora a Morgex il 2 luglio 1952, in occasione dell'analisi della ripercussione dell'annunciato licenziamento di 100 persone di La Thuile è fondata, grazie all'intervento del Segretario S.A.V.T, Bois, la Sezione locale di Morgex. Il problema dei licenziamenti e delle loro conseguenze sulla vita socioeconomica locale, analizzati dal geom. Vuillermoz, sono oggetto di riunioni nei giorni 7 e 8 luglio 1952; il 12 dello stesso mese, l'avvocato Caveri, Presidente della Giunta regionale, convoca i rappresentanti dei movimenti sindacali e della direzione della Cogne. In tale sede è raggiunto l'accordo su determinati punti: "Transfèrement de travailleurs des mines aux établissements dans la mesure du possible; réadmission à l'intérieur de la mine de ces ouvriers que la visite médicale démontrera aptes à ce travail; remplacement du plus grand nombre possible d'ouvriers licenciés par des membres de leurs familles, pourvu que ceux-ci soient aptes aux travaux qui se font à l'intérieur de la mine; opportunité de contacts entre les representants des Organisations syndicales et de la Direction de la Cogne pour l'application des points ci-dessus dans un esprit de justice et de collaboration; application des accords ci dessus à ces travailleurs contre lesquels la Direction avait déjà pris des mesures de licenciement".

1953 - Morgex: Albert Vuillermoz, Alexandre Bougeat, Severin Caveri, Pierre Fosson. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Nell'agosto del 1952, allo stabilimento SOIE di Châtillon, a causa di una diminuzione delle vendite, gli impiegati sono impossibilitati a completare le loro 40 ore di servizio. In sostituzione delle ore mancanti è riconosciuto loro il diritto ad un sussidio di integrazione, o compensazione, temporaneo che permette di recuperare parte del salario non percepito. Purtroppo per più di 300 impiegati il periodo di concessione è terminato e con esso il sussidio. Grazie all'intervento di Fosson e del Presidente della Giunta regionale, Caveri, tali sussidi sono rinnovati per un mese. Il S.A.V.T. inoltre inizia una vertenza nei confronti dello stesso stabilimento sulla base dell'accordo intervenuto nel 1918, in base al quale il comune di Châtillon concedeva gratuitamente allo stabilimento della "SOIE" determinati diritti a condizione che la Direzione dello stesso s'impegnasse a dare preferenza e precedenza alla mano d'opera di Châtillon e dei Comuni vicini. Il S.A.V.T è ormai una realtà di cui non si può non tener conto, tanto che nella stessa estate è riconosciuto dall'Associazione Valdostana degli Industriali ed è invitato a partecipare alle future contrattazioni. Sono inoltre riconosciuti i contratti collettivi nazionali e locali, già stipulati con gli altri sindacati operai, anche nei confronti degli iscritti al S.A.V.T.

Nel settembre del 1952 compare nelle industrie valdostane un manifesto propagandistico del S.A.V.T. che stigmatizza le conseguenze dell'intransigenza delle altre organizzazioni dopo la rottura nazionale e, in particolare, il fallimento, a causa di tali incomprensioni, del progetto di costituire una Camera del Lavoro che raggruppasse tutte le correnti. Nel manifesto la rottura nazionale dell'unità sindacale è spiegata con la sempre maggior interferenza dei partiti nelle direttive e nelle decisioni delle Organizzazioni Sindacali. Ed è evidenziato che, a causa di ciò, le divergenze tra le varie organizzazioni si sono acuite con risultati dannosi dei lavoratori. Il manifesto spiega, inoltre, che il S.A.V.T. si è costituito per rimediare a tali inconvenienti e per esercitare un'efficace azione di mediazione. L'azione svolta dal S.A.V.T. durante i suoi primi mesi di vita dà buoni risultati, meritando così la fiducia e l'adesione di numerosi lavoratori da tutta la Valle. Fedele al proprio Statuto il S.A.V.T. si propone di continuare la sua azione in difesa di tutte le categorie dei lavoratori della Valle, al di sopra e al di fuori di tutte le interferenze dei partiti. Il S.A.V.T. - spiega ancora il manifesto - si pone l'obiettivo di favorire l'ammissione nelle industrie e nelle fabbriche della regione, della mano d'opera residente in Valle, di proteggere anche tutte le altre categorie di lavoratori e dei suoi aderenti, quale che sia la loro provenienza. Il S.A.V.T. è, quindi, aperto a tutti coloro che lavorano nella regione. Essa ha anche l'intenzione di estendere la sua attività in favore degli operai agricoli, dei contadini e dei piccoli coltivatori diretti al fine di offrire loro una protezione efficace sia dal punto di vista dell'assistenza, sia da quello della previdenza sociale. Il S.A.V.T. ritiene, inoltre, che l'applicazione integrale dello Statuto accordato alla Valle d'Aosta dalla legge costituzionale permetterà un effettivo miglioramento delle condizioni sociali ed economiche dei lavoratori e dei contadini. ed è per questo motivo che si propone di favorirne la completa attuazione.

1955 - Firenze: Congresso della U.I.L. Nazionale, A. Vuillermoz e G. Ravet. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Il 1953 e il 1954 sono caratterizzati da numerosi licenziamenti e dalla riduzione delle ore di lavoro decisi dalla Direzione della "Cogne". La situazione sconvolge l'equilibrio socioeconomico della Valle che poggia, quasi esclusivamente, sulla Cogne e sui cantieri satelliti sparsi per la regione. Viene creata una delegazione valdostana con il compito di intraprendere delle trattative. La delegazione è composta dal Sindaco di Aosta, dai membri delle Commissioni Interne, da rappresentanti dei sindacati, del clero e delle associazioni di categoria di Aosta, di Morgex e di La Thuile, località più colpita dai licenziamenti. Purtroppo le rassicurazioni dapprima fornite dalla Direzione della Cogne, sono presto smentite dal nuovo preannunciarsi di ulteriori riduzioni di orari che coinvolgono ben 2.400 lavoratori dello stabilimento. La tensione porta, alla fine della primavera del 1954, ad uno sciopero che dura 47 giorni. Sul tavolo delle trattative sono posti diversi punti: restituzione delle somme trattenute nel marzo del 1954, agli operai degli altiforni; funzionamento delle Commissioni Interne; regolamentazione dei premi di produzione; rapporti tra controllori e lavoratori; assunzione dei giovani; riassunzione dei tre membri delle Commissioni Interne licenziati a causa della loro attività sindacale; erogazione di acconti economici.

Lo sciopero è sostenuto dalla Camera del Lavoro e dal S.A.V.T.; osservatore esterno ed estraneo allo sciopero la C.I.S.L. La questione dei tre licenziati è gestita direttamente dalla Camera del Lavoro che, all'insaputa del S.A.V.T., propone la rinuncia ad un acconto in cambio della riassunzione di uno dei tre lavoratori licenziati, Comin, esponente sindacale comunista. Il rifiuto della Direzione interrompe le trattative con la Camera del Lavoro. Il discorso è ripreso dal S.A.V.T. e dalla C.I.S.L. che continuano a condurre la mediazione riuscendo ad ottenere un compromesso onorevole per Comin e per un altro sindacalista licenziato, Vittone (il quale viene posto in prepensionamento), la riassunzione per Ourlaz (il terzo lavoratore licenziato) e, in cambio dell'acconto in moneta, l'assegnazione gratuita di carbone a tutti i dipendenti della Cogne. Tale richiesta mira anche alla rivalorizzazione del carbone delle miniere di Morgex - La Thuile cadute negli ultimi anni in uno stato di crisi.

1992 - Silvano Bois, primo segretario S.A.V.T.. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Dal 1953 all'interno del S.A.V.T. è organizzata anche la categoria degli agricoli ed alla fine dell'anno, dopo marce forzate per raggiungere tutti gli alpeggi della Valle d'Aosta e propagandare la nascita di tale Sindacato di Categoria, il S.A.V.T. raggiunge per la prima volta i 100 aderenti. Gli anni 53-54 sono anni di intensa attività, riunioni nei villaggi si susseguono a ritmi intensi e nei singoli Comuni sono designati dei fiduciari con il compito di propagandare fra le masse contadine l'attività svolta dal Sindacato in loro favore. La segreteria degli "agricoli" è la prima in Valle d'Aosta che promette e conclude un contratto integrativo regionale per i salariati dell'agricoltura. Entrato in vigore il 1. giugno 1954, tale contratto ha lo scopo di proteggere i salariati agricoli, fino a questa data privi di contratto. Nel 1958, soprattutto per merito del S.A.V.T., il contratto viene positivamente modificato: i minimi salariali sono più che raddoppiati, sono riconosciute ai salariati stagionali il diritto alle ferie, la gratifica natalizia, la tredicesima mensilità e le feste infrasettimanali. Il periodo di crisi economica del sindacato rallenta l'attività della Categoria, ma grazie alle sedi istituite nei maggiori centri della valle (Morgex, Châtillon, Verrès, Pont-Saint-Martin) la presenza e l'attività della Sezione degli "agricoli" si mantiene viva. Gli agricoltori possono in queste sedi, in giorni fissi, trovare informazioni, consigli e assistenza. L'organizzazione capillare della categoria degli agricoli si consolida con la creazione dei direttivi di zona. A questo fine la Valle d'Aosta è suddivisa in sei zone: zona dell'Alta Valle con sede a Morgex; zona del Grand San Bernardo con sede a Gignod; zona di Aosta con sede a Aosta; zona della Media Valle con sede a Châtillon; zona di Verrès con sede a Verrès; zona di Pont-Saint- Martin con sede a Pont-Saint-Martin.

1992 - Pietro Bioley, Pietro Fosson ed Ernesto Breuvé. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Tali attività permettono alla categoria di raggiungere alla fine degli anni '50 oltre 600 tesserati comprendenti: salariati, affittavoli, coltivatori diretti ed anche datori di lavoro. La presenza di quest'ultima categoria si spiega col fatto che nel corso dello stesso anno gli agricoltori sono per un certo periodo prestatori d'opera, e cioè salariati, e per un altro periodo coltivatori diretti o affittavoli. Nel 1954 è pubblicato il primo numero del periodico "Réveil Social". Mensile, questa pubblicazione è il trait d'union tra i lavoratori dei diversi cantieri e stabilimenti della Valle che attraverso di esso possono essere informati sulle principali questioni e sui problemi di tutte le categorie. Il titolo della publicazione, "Réveil Social", racchiude in sé il significato dell'impossibilità che il singolo lavoratore viva appartato ed all'oscuro dei problemi che interessano la classe lavoratrice, elevando così ad interesse primario l'organizzazione delle classi e delle categorie. Sulle sue pagine vi è la possibilità per i lavoratori di esprimere osservazioni e proposte sui metodi di lavoro e sulle situazioni aziendali.

Il primo numero del mensile spiega anche l'emblema adottato dal S.A.V.T.: "Attrezzi da lavoro considerati tra i più cari amici, gli amici di tutta una vita". Sono la lanterna del minatore, la cui fiamma tremula è piegata su un lato dalle esplosioni delle mine; la vanga che permette al contadino di solcare la terra che gli dà nutrimento; la mazza e l'incudine degli operai delle officine che permettono all'uomo di piegare il metallo alla sua volontà e, in ultimo, il libro aperto che rappresenta il lavoro intellettuale che non sempre si può vedere, ma che anch'esso costa fatica e sacrificio.

LE RÉVEIL SOCIAL .: su / haut :.

1959 - Eugenio Corniolo, direttore del 'Réveil Social'. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Le S.A.V.T. est le seul syndicat valdôtain qui dispose aujourd'hui d'un organe d'information: exception faite pour un certain nombre d'interruptions temporaires, "Le Réveil social" paraît régulièrement, une fois par mois, depuis 1954. Toute publication est subordonnée à une procédure d'enregistrement auprès d'un tribunal. Un directeur responsable doit ensuite être désigné parmi les inscrits à l'ordre national des journalistes; à défaut, le mandat de directeur responsable peut être confié - depuis quelques années seulement - à un dirigeant ou à un fonctionnaire du syndicat qui est inscrit, aux fins de la responsabilité légale, sur un répertoire spécialement conçu pour garantir la parution régulière des organes d'information politique ou syndicale.

Le premier directeur responsable du "Réveil" est le journaliste Italo Cossard, qui le dirige de 1954 à 1956. C'est ensuite le tour de Sylvain Bois que Eugenio Corniolo remplacera en 1958. Le seul numéro publié en 1968 est préparé et signé par Pierre Fosson et il faudra attendre 1971 pour que d'autres numéros paraissent sous la direction d'Émile Proment. Carlo Ferina prendra ensuite la relève et exercera les fonctions de directeur responsable jusqu'à 1976. Après une nouvelle période de silence, la rédaction du journal reprend son activité en 1982, coordonnée par Claudio Magnabosco, auteur entre autres d'une série d'articles qu'il signe avec le pseudonyme qu'on lui donne au S.A.V.T., "peuccabouque". En 1983, la direction est confiée à Dino Viérin. Ce dernier n'étant pas journaliste, il est secondé par un professionnel, Luciano Caveri, qui en sa qualité de vice-directeur assiste également le successeur de Viérin, Ezio Donzel, de 1986 à 1987. Donzel continue d'assurer tout seul la direction du journal jusqu'à 1994, lorsque Davide Mortara est nommé directeur responsable, mission qu'il remplit encore de nos jours.

Il primo numero del 'Réveil Social' e il numero sulla imminente chiusura delle miniere di Cogne. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Mais le journal n'est pas seulement le fait de ses directeurs. Ainsi nous nous devons de rappeler ici ceux qui ont contribué à sa rédaction et à sa mise en page, dont assez récemment Ennio Pastoret. La relecture des pages du "Réveil" permet non seulement d'évoquer les batailles syndicales et les congrès, mais aussi de retracer les faits, heureux ou douloureux, culturels ou sociaux. C'est le "Réveil" qui publie les contes de "Oscar", quelques poèmes de Mario Thomasset et Lucio Duc, les articles historiques de Vigio Vuillermoz et André Zanotto et les rapports sur les contacts établis avec les syndicats nationaux - des Sud-tyroliens, des Sardes, des Basques et des Catalans, notamment - et avec ces syndicats qui, à l'instar de Solidarité, ont joué un rôle particulièrement important sur la scène internationale. C'est toujours le "Réveil" qui illustre les événements de l'histoire civile et sociale des travailleurs, tels que la tragédie du Col du Mont ou l'arrestation de Vincent Trèves, qui subit un procès et l'emprisonnement pour avoir revendiqué le droit des Valdôtains à l'autodétermination (un épisode, ce dernier, que l'on pourrait juger essentiellement politique si ce n'était pour le fait qu'Émile Chanoux avait précisément confié à Trèves la tâche de diffuser parmi les travailleurs les principes énoncés par la déclaration de Chivasso, en établissant ainsi ce lien idéal dont le S.A.V.T. s'inspire toujours). Et c'est encore le "Réveil" qui propose nombre d'articles sur l'agriculture, dont ceux signés dans les années 50 par Adolphe Thérivel, qui conservent souvent une frappante actualité (que dire, par exemple de la question du remembrement rural?).

Dans le "Réveil", les articles en français et en italien se côtoient. Les textes qui racontent la Vallée d'Aoste sont variés: voici l'exposé de François Crétier d'Émarèse qui, pour brosser l'histoire de son village, emploie son français à lui, ce français de Valdôtain mélangé de patois et exempt de toute prétention littéraire; voici la présentation de la "Première journée valdôtaine de patois"; voici le portrait de l'abbé Trèves peint par Mario Trèves. Le licenciement des fonctionnaires régionaux fait la une en 1955, puis, plus récemment, la crise de l'industrie dans la Basse Vallée, les grèves. Dans certains numéros en particulier, la plume du directeur responsable ou du rédacteur est aisément reconnaissable: le Secrétaire du S.A.V.T. Ezio Donzel, considéré à ses débuts comme un "révolutionnaire", signe en 1993 des articles où les grèves sont évoquées comme autant de "journées de lutte", jusqu'à la grève de 1994 contre le gouvernement Berlusconi.

Les titres du "Réveil" font également état de l'un des moments où l'action du S.A.V.T. assume une portée politique, à savoir la campagne menée dans les années 90 contre l'organisation des jeux olympiques en Vallée d'Aoste. Si, d'une part, le "Réveil" relate souvent des faits malheureux - combien de morts sur les lieux de travail... - d'autre part, il ne néglige pas les rubriques amusantes: c'est le cas des mots croisés sur le monde féminin que Felice Roux propose aux lecteurs au mois d'avril 1986, dans le cadre d'un petit concours mettant en jeu des livres. N'oublions pas les comptes rendus des Congrès, mais aussi des promenades et de tous ces petits faits qui constituent la vie d'une organisation et des personnes qui en font partie. Les vieux numéros du "Réveil" ne manquent pas de mentionner quelques curiosités. Le numéro du 28 mars 1959 contient une lettre de Placido Blanc, de Charvensod: "Faccio rilevare che il Consiglio regionale si è dimenticato di scrivere nel bilancio la realizzazione di opere per il torrente Comboé che scorre fra il Comune di Pollein e quello di Charvensod. Siamo a circa due anni dall'alluvione del '57, quindi vorrei sollecitare... perchè detti lavori siano fatti... In montagna vi è una grande quantità di neve: basterebbe qualche giorno di pioggia per essere di nuovo da capo ed allora si vedrebbe il piano Félinaz nuovamente allagato...". Le souvenir d'une tragédie tout aussi dramatique est encore trop vif dans nos esprits pour que ces propos ne nous fassent pas réfléchir...

La vie du "Réveil" a été profondément marquée par certains directeurs: Bois et sa défense des liens du S.A.V.T. avec le mouvement Comunità de Olivetti; Cossard et son histoire de la Vallée d'Aoste, et Corniolo avec ses articles sur l'école et sur la culture signés "Ecor". Il convient ici de rappeler que le "Réveil" est aujourd'hui tiré à 8 000 exemplaires et qu'avec les suppléments relatifs aux différentes catégories de travailleurs, il représente un outil précieux pour maintenir le S.A.V.T. constamment en contact avec ses inscrits. À l'occasion de ce 50e anniversaire de la fondation du S.A.V.T., un nouvel outil sera mis à la disposition des adhérents: un site WEB, qui permettra aux travailleurs de bénéficier d'une information et d'une documentation toujours plus exhaustives. Et si Eugenio Corniolo a été l'un des principaux animateurs du "Réveil" et un partisan de l'information, son fils Guido, actuel Secrétaire du S.A.V.T., sera le guide du syndicat sur la voie de la modernisation de l'information: quelle heureuse coïncidence!

SYLVAIN BOIS, PREMIER SECRÉTAIRE DU S.A.V.T. .: su / haut :.

1953 - Morgex: Louis Ravet con la bandiera della 'Section Travailleurs'. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Chers Travailleurs Valdôtains,
Quand le Comité Promoteur du Syndicat Valdôtain m'a invité à collaborer à la direction de l'Organisation Syndicale des Travailleurs Valdôtains qui devait se constituer, j'ai accepté pour les motifs que je vous expose:
1) J'ai constaté que les personnes qui partageront avec moi les responsabilités et les luttes de notre organisation, sont des personnes capables, très au courant de toutes les questions d'ordre social qui fermentent dans le monde du travail et qu'ils étaient de vrais Valdôtains auprès desquels nos travailleurs trouveraient toujours l'appui le plus inconditionnel.
2) J'ai constaté aussi que l'action sociale du Syndicat Valdôtain dans les secteurs de l'industrie aurait laissé de côté les extrémismes, soit la lâcheté, soit l'intransigeance, appliqués trop souvent dans la lutte de revendication pour développer au contraire son activité dans un sens de fermeté et de droiture, avec pour but le seul intérêt des travailleurs de ces catégories.
3) J'ai remarqué que beaucoup de secteurs de notre activité régionale, notamment le secteur agricole, ont été laissés dans le plus complet abandon par les organisations ouvrières centralisées, et qu'à cette classe de travailleurs de la campagne ou de petits propriétaires d'où nous venons tous, il était nécessaire de s'intéresser.
4) J'ai eu confiance dans tous les travailleurs valdôtains et la certitude qu'avec leur collaboration, notre organisation syndicale aurait pu atteindre les buts pour lesquels elle était créée. Et je suis certain que la confiance que nous avons eu en vous ne sera pas vaine. Comme valdôtains, nous avons victorieusement franchi de durs obstacles avant de nous affirmer et de reconquérir en partie ces droits historiques d'indépendance qui nous ont été à nouveau reconnus; comme travailleurs valdôtains, unis dans un syndicat autonome, nous pourrons atteindre les buts pour lesquels nous nous constituons, si vraiment nous voulons réussir.

Car contre toute organisation syndicale de travailleurs se dressent compactes et unies pour des motifs d'intérêt, les organisations patronales; de leur part, nous devons exiger et obtenir non des concessions charitables ou philanthropiques, mais la reconnaissance de nos justes droits. Mais contre une organisation syndicale valdôtaine, se dressent aussi, hostiles, des personnes et des institutions qui voient dans le groupement des forces du travail de la Vallée une force dont elles devront tenir compte dans leurs manœuvres antirégionales et antivaldôtaines. La réaction qu'elles nous opposeront est destinée à l'échec, si par dessus toutes les idéologies qui pourraient nous désunir, nous sommes avant tout Valdôtains. À ces gens-là, mes amis, il faut dire clairement ce que nous voulons, et ce que nous voulons c'est prendre parmi eux la place prépondérante qui nous revient de droit.

Car il est nécessaire, il est juste, il est fatal que ce soit nous, comme syndicat valdôtain, qui prenions en main la direction de la classe ouvrière et agricole valdôtaine et qui cherchions avec elle les moyens de résoudre chez nous les problèmes des rapports sociaux. Le programme qui vous a été exposé, vous fait voir quels sont les buts que le syndicat se propose et les finalités qu'il veut atteindre; nous tiendrons compte dans l'évolution de notre activité syndicale des observations que vous ferez; bien plus, nous demandons à tous les adhérents d'intervenir activement dans la vie de l'organisation, en y apportant chacun la contribution de sa propre expérience. La nécessité que nous ressentons de votre collaboration active et éclairée vous demandera parfois des sacrifices, mais sachons aussi être des idéalistes, comme l'ont été ceux qui ont tout donné à la Vallée d'Aoste, même leur vie. Et puisque je vous parle d'idéal, permettez-moi de vous rappeler que l'activité d'un syndicat valdôtain doit, pour être logique, suivre ces deux voies maîtresses: action sociale et régionalisme; ce qui est clairement exposé dans les Statut mêmes du syndicat. Unis pour la défense de nos intérêts professionnels, nous le serons aussi contre tout ce qui pourrait porter atteinte à la vie de la Région et à son Statut.

Avec ces buts bien déterminés, le syndicat valdôtain fera, grâce à nous tous, son chemin, et je suis certain que la prochaine fois que nous nous retrouverons tous réunis pour faire le point de notre activité sociale et organisatrice, nous pourrons dire que, dans le domaine syndical aussi, nous sommes maître chez nous. Permettez-moi de vous rappeler, en terminant, que la force d'un syndicat se mesure au nombre de ses adhérents. Faites en sorte de commencer à nous apporter dès aujourd'hui l'appui numérique et financier qui nous permettra de faire du bon et solide travail pour notre chère Vallée d'Aoste. Mais quelle était la situation au moment de la naissance du S.A.V.T.?

1955 - 1. maggio a Machaby, Arnad. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002En janvier 1952, durant une réunion du groupe "Travailleurs valdôtains de la Cogne", il fut décidé de créer un syndicat valdôtain et mon nom fut suggéré pour en être le premier Secrétaire. En mars de la même année, le Président du groupe me contacta en me proposant la charge de Secrétaire du syndicat qui allait être fondé, responsabilité que j'ai acceptée. Il fallait tout faire: fixer les textes des statuts du nouvel organe social, prendre contact avec les travailleurs des divers secteurs industriels pour les préparer à une adhésion; organiser la manifestation de création du Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs - S.A.V.T.. Cette manifestation eut lieu le 20 avril 1952 au Théátre Giacosa d'Aoste où les nombreux travailleurs présents furent informés, par l'exposé de l'assesseur Albert Deffeyes et par mon propre rapport, du programme et des buts du nouveau syndicat, qui désirait s'insérer et intervenir dans le débat des questions sociales qui s'ouvrait en Vallée d'Aoste. À cette époque, une partie des travailleurs étaient inscrits au syndicat C.G.I.L., fortement influencé par le Parti Communiste; les autres étaient inscrits à la C.I.S.L., qui venait de se détacher de la C.G.I.L. et était orienté vers la Démocratie Chrétienne; la U.I.L. n'existait pas encore en Vallée d'Aoste. Ces syndicats italiens étaient profondément politisés et, souvent, transformaient en lutte syndicale leurs querelles politiques.

Ce n'était pas la manière de défendre les intérêts des travailleurs valdôtains et le S.A.V.T. démontra tout de suite qu'il n'entendait pas se prêter à des manoeuvres qui visaient à maintenir une situation conflictuelle constante et qu'il concevait le syndicat uniquement en tant que force au service des droits moraux et économiques des travailleurs. Il devint donc un élément d'équilibre et d'équité dans la lutte sociale en Vallée d'Aoste, repoussant à diverses reprises les actions qui visaient à la bagarre pour la bagarre. Le S.A.V.T. a lentement créé des sections d'adhérents dans les industries extractives: à Cogne, Morgex, La Thuile, Pompiod; dans la métallurgie: Etablissements Cogne d'Aoste, Guinzio-Rossi de Verrès, Ilssa-Viola de Pont-Saint-Martin; dans le secteur chimique: la Soie de Châtillon; dans celui du tissage: Brambilla Filature de Verrès; dans l'industrie hydroélectrique: Centrale de Chavonne-Saint-Pierre. Pour contacter tous ces travailleurs, pour exposer les problèmes sociaux qui se présentaient chaque jour et se faire le porte-parole de ses adhérents, le S.A.V.T. créa son journal, "Le Réveil Social", qui continue encore aujourd'hui à exercer la fonction qui avait motivé sa création. Les travailleurs du S.A.V.T. avaient aussi besoin d'un appui pour défendre leurs droits dans le domaine des assurances sociales et, vu que les bureaux régionaux I.N.A.M., I.N.A.I.L. et I.N.P.S. refusaient d'accepter les démarches et nos requêtes faites en ce sens, une délégation du S.A.V.T. se rendit à Turin et obtint de la U.I.L. de représenter l'institut I.T.A.L. en Vallée d'Aoste, ce qui nous permit de traiter les problèmes de nos adhérents directement avec ces établissements. Dès sa constitution le S.A.V.T. a pu compter sur la collaboration active d'un grand nombre de travailleurs valdôtains, ce qui lui a permis d'avoir une grande force décisionnelle dans les débats sociaux en Vallée d'Aoste et, parfois, d'être l'élément décisif pour la solution des problèmes.

Aucun syndicat italien ne s'était jamais préoccupé de nos paysans; le S.A.V.T. eut à cœur de les informer des avantages prévus par les assurances sociales et par les dispositions de nos lois régionales, et de les en faire bénéficier. En 1958, alors le S.A.V.T. s'était bien inséré dans les secteurs industriel et agricole valdôtains, mon état de santé m'obligea à quitter le poste de Secrétaire du syndicat au sei duquel j'avais oeuvré dès sa constitution. Tandis que nous relisons ensemble ces notes, Sylvain Bois réfléchit à haute voix: "Mon activité syndicale a commencé au moment où se terminait la construction du barrage de Valgrisenche. J'étais l'un des représentants des 1 200 ouvriers qui y travaillaient. C'est ainsi que j'ai eu l'occasion de constater que beaucoup de syndicalistes - membres de syndicats unitaires - étaient trop conditionnés par des choix qui étaient faits loin de la Vallée d'Aoste et que, trop souvent, l'intérêt politique semblait passer avant celui des travailleurs. "La grève pe de què?" m'arrivait-il ainsi de demander, sans recevoir de réponse, lorsque je contestais ce type de syndicalisme qui était systématiquement "contre" et ne savait organiser des manifestations ou des grèves que pour des raisons politiques.

Quand la tension se fit trop forte au sein du mouvement et que le syndicat finit par se diviser, nous pensâmes tous que ce n'était pas une bonne chose pour les travailleurs. Il était indispensable de tenter de mettre sur pied une nouvelle manière de représenter les travailleurs et de défendre leurs intérêts, puisque le précédent système avait volé en éclats. Nous devions trouver un Secrétaire pour le S.A.V.T. et quelqu'un avança mon nom: c'était Arthur Junin, qui deviendrait par la suite syndic d'Arvier et qui est décédé il y a à peu près deux ans maintenant. Un certain idéal a toujours occupé une place prépondérante dans la conception même du S.A.V.T., c'est indiscutable, et si nous pouvons citer sans détours l'enseignement d'Émile Chanoux, je dois aussi rappeler l'importance d'une expérience ultérieure, qui se rapporte à la période durant laquelle j'eus l'honneur de guider notre syndicat. Nous voulions comprendre de quelle façon il serait possible d'humaniser les conditions de travail ainsi que de démocratiser la vie dans les usines et comment notre S.A.V.T. débutant pourrait se situer par rapport aux questions sociales. Voilà pourquoi nous prîmes contact avec le Gruppo Comunità d'Adriano Olivetti, à Ivrée. Après avoir visité l'usine et parlé avec ceux qui y travaillaient, avec les responsables du Gruppo et avec Olivetti en personne, force nous fut de constater que, même si cette expérience ne pouvait pas être transposée sans modifications, elle démontrait certainement qu'il était tout à fait possible d'organiser différemment et le travail, et les rapports au sein du monde du travail, entre entrepre- neurs et travailleurs. Cette constatation nous conforta dans l'idée que, fort de ses idéaux et de sa capacité de rechercher un modèle de développement différent, le S.A.V.T. pouvait franchir le pas qui l'amènerait à élargir son rôle et à devenir, de syndicat représentant les travailleurs en situation conflictuelle, une structure capable de proposer de véritables alternatives aux logiques économiques prédominantes.

ERNESTO BREUVÉ .: su / haut :.

1953 - Morgex: lavoratori e bandiere del S.A.V.T.. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002Si c'est une confirmation de l'importance historique de la naissance du S.A.V.T. que nous cherchons, alors le témoignage d'Ernesto Breuvé est incontournable. Son récit fourmille de détails et de précisions, même s'il a un peu de mal, de temps à autre, à se rappeler les noms de tous les protagonistes de l'époque. Il finit cependant par les nommer un à un, et nous indique jusqu'à leur village d'origine et au poste qu'ils occupaient. Drôle d'histoire que la sienne, inextricablement nouée à la lutte pour la libération mais aussi aux aléas de l'Union Valdôtaine que sa famille entière a toujours soutenue avec ardeur. "Du reste, rappelle-t-il, c'est dans cette lutte et au sein de ce mouvement que se sont forgées les idées et que se sont déroulées les discussions qui ont nourri les attentes d'où allait naître le S.A.V.T.". "Tout le monde sait qu'en 1952, c'est à cause de tensions internes que la C.G.I.L. se divisa, mais c'est là une lecture un peu simpliste des événements et ce ne fut pas la seule fracture qui se produisit. En fait, à la base de cette rupture, il y avait le Parti Communiste Italien qui tentait de prendre en main le syndicat. Et c'est toujours le Parti Communiste Italien et sa mentalité hégémonique qui ont généré les incompréhensions et les divisions au cœur de l'A.N.P.I., l'association qui réunissait les anciens partisans".

"Les travailleurs valdôtains - y compris ceux qui auraient par la suite adhéré au S.A.V.T. - étaient fermement convaincus de l'importance de l'unité syndicale et la décision de mettre sur pied un syndicat valdôtain fut la conséquence inévitable d'une rupture qu'ils n'avaient pas voulue. Bien entendu, les idéologies et les partis pesèrent sur cette démarche - tout comme sur celle qui, en Italie, porta à la constitution de syndicats autres que la C.G.I.L. - et c'est ainsi que les travailleurs de l'Union Valdôtaine présidèrent à la naissance du S.A.V.T.. " "C'est sans doute difficile à croire aujourd'hui, mais, à ses débuts, l'Union Valdôtaine fut bel et bien un syndicat.Voilà pourquoi il n'y a rien d'étrange à trouver, sur la liste des candidatures aux élections des commissions internes de la Cogne, en 1950, la C.G.I.L., la C.I.S.L. et... l'Union Valdôtaine". "L'année 1952 vit donc la naissance et la constitution du S.A.V.T., mais il ne faut pas oublier que, dès 1947, il y avait à la FIOM une Section des travailleurs valdôtains". "L'on retrouvait dans les sections des personnes qui gravitaient aussi autour de l'Union Valdôtaine, des gens dont les racines idéologiques étaient bien définies et qui - en général - tendaient d'un autre côté, comme par exemple Claudio Manganoni, qui fut l'un des grands noms du Parti Communiste de la Vallée d'Aoste et s'attira des risées lorsque, vers la fin de sa carrière, il opta pour la protection de l'environnement: un choix en avance sur son temps, que celui de ce mouvement qui a depuis suscité bien des intérêts, mais un choix qui fut alors mis sur le compte d'une certaine perte de lucidité précoce".

Breuvé nous raconte encore que les réunions, politiques comme syndicales, se tenaient dans les locaux de la place Manzetti, qui sont encore aujourd'hui ceux du S.A.V.T., et évoque les discussions qui menèrent à la fondation de ce dernier mais aussi l'atmosphère explosive de ces années-là, au sein de l'UV comme à l'extérieur, au sein du syndicat comme ailleurs. En dépit des discours pleins d'élan de Severino Caveri, lors de la naissance du S.A.V.T., Ernesto Breuvé raconte comme les jeunes de l'UV, il voulait à cette époque que l'UV se fraye son propre chemin, en restant à égale distance de la Démocratie Chrétienne et du PCI. Et ce n'est pas un rappel casuel, puisqu'il y ajoute des souvenirs liés à la période suivante, comme - par exemple - cette fois ou un dirigeant de la Cogne lui indiqua qu'il appréciait particulièrement ses capacités professionnelles et lui assura qu'il ferait rapidement carrière s'il lâchait le syndicat pour "prendre sa carte à la D.C. "! Et même au moment de décider du symbole du nouveau syndicat, le problème de la distance ou plutôt de l'équidistance entre les idéologies se fit sentir. Pour représenter les travailleurs, il fallait autre chose que la faucille et le marteau. "Comme nous étions géomètres et que nous avions l'habitude de dessiner, c'est à Vuillermoz et à moi que fut confié le soin de préparer les projets", rappelle Breuvé. "Les autres aussi y avaient réfléchi et lorsque nous nous sommes retrouvés pour en discuter, nous avons décidé de réunir toutes les idées: le marteau et l'enclume pour l'industrie lourde, la houe pour les agriculteurs, la lampe à acétylène pour les mineurs et le livre pour les personnels de bureau et les enseignants". Breuvé rappelle encore que la naissance du S.A.V.T. ne fut pas accueillie avec hostilité, mais que beaucoup - même parmi ceux qui étaient susceptibles de s'y reconnaître, pour des raisons idéologiques - faisaient preuve d'une certaine méfiance. "Vo contade ren ", disaient-ils, préoccupés du fait que le S.A.V.T. ne bénéficiait pas encore des mêmes droits que les autres syndicats.

1947 [?] - Operai di Cogne al Palazzo del Popolo di Aosta. 'Le chemin du S.A.V.T. 1952-2002', 2002"Mais même s'ils se méfiaient, les travailleurs ne pouvaient pas contester l'engagement dont faisaient preuve les gens du S.A.V.T.. Un engagement authentique, doublé d'un sens profond des responsabilités, dirais-je. Je me souviens par exemple de ce jour où - durant cette grève historique qui dura 47 jours - quelqu'un proposa d'arrêter les hauts-fourneaux. Eh bien, même si j'étais d'accord avec cette idée, je fus le premier à parler des conséquences d'une telle décision et des dommages considérables qu'elle aurait causés. Des dommages qu'il n'était pas dans l'intérêt des travailleurs de provoquer... " Ernesto Breuvé est un homme à la compétence professionnelle indiscutable, une compétence que tous lui ont toujours reconnue mais dont il refuse de parler, même s'il insère dans son récit des détails qui en disent long à ce propos. Alors que d'autres risquaient leur place, il menaça à plusieurs reprises de démissionner et à chaque fois, ses dirigeants firent tout pour le retenir, car ils savaient bien qu'ils auraient du mal à le remplacer.

Cette même compétence professionnelle lui créa d'ailleurs des problèmes au sein du S.A.V.T.. Lui qui en avait été l'un des fondateurs, que les ouvriers avaient élu au Conseil de l'entreprise, qui avait participé activement à la grève des 47 jours, fut contesté parce qu'il faisait carrière grâce à ses capacités et qu'il était devenu cadre. Quelqu'un fit observer que l'on ne pouvait pas être à la fois cadre et directeur confédéral du S.A.V.T., ce qui offensa doublement Ernesto Breuvé. D'abord en sa qualité de cofondateur du syndicat, mais aussi en tant que syndicaliste convaincu, qui voulait un organisme capable de représenter tous les travailleurs, indépendamment de leur poste, parce que "le travail restera toujours le travail, quel qu'il soit". Ernesto Breuvé tient à rappeler la tâche accomplie par Thérivel, qui "insista beaucoup pour fédérer les agriculteurs au sein du S.A.V.T." et évoque également le souvenir des premiers activistes, Dagnes, Cheillon, Viérin (Delfino, le partisan "Tarzan" ) ou Montrosset, tout en disant que "mieux vaut ne pas faire de liste, parce que ce ne serait pas juste d'en oublier "et remarque avec tristesse qu'il y en a "beaucoup qui ne sont plus parmi nous". Comment endiguer le flot des souvenirs et des anecdotes qu'il nous relate pêle-mêle, où les souvenirs de famille s'entrecroisent avec des faits politiques ou des événements d'ordre privé? Nous avons presque honte de l'interrompre, à mi-chemin d'une dernière histoire, alors que nous comprenons bien qu'il en aurait encore tant à nous raconter. Mais après tout, c'est peut-être là ce qui fait la grandeur de l'histoire, le fait de la raconter sans que nul ne puisse jamais dire qu'elle est terminée... Une caractéristique qui est aussi celle de l'existence du S.A.V.T. depuis 50 ans...

LES STATUTS DU S.A.V.T. .: su / haut :.

Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs
Verbale di costituzione
Addì 1° maggio 1952, alle ore 10, in Aosta, nella sede della "Section Travailleurs de la Cogne", Piazza I. Manzetti si sono riuniti i signori FOSSON Pietro, fu Giocondo, perito industriale, nato e domiciliato ad Aosta
VUILLERMOZ Alberto, fu Antonio, geometra, nato e domiciliato in Aosta
BREUVÉ Ernesto, fu Michele, geometra, nato e domiciliato in Aosta
PEAQUIN Graziello, fu Cesare, impiegato, nato a Emarèse e domiciliato ad Aosta
BIOLEY Pietro, fu Alessio, equiparato, nato e domiciliato a Chambave
FOURIER Albino, di Napoleone, impiegato, nato a Fénis e domiciliato ad Aosta
RAVET Gian Carlo, fu Gaudenzio, operaio, nato e domiciliato ad Aosta
BONIFACE Oreste, fu Giuseppe, operaio, nato a Sarre e domiciliato ad Aosta
JORDAN Prospero, di Gioachino, operaio, nato ad Ollomont e domiciliato ad Aosta
BOIS Silvano, fu Fedele, nato ad Aosta e domiciliato a Valgrisenche
componenti del Comitato promotore per la Costituzione di un Sindacato Autonomo Valdostano, Comitato regolarmente eletto dal Consiglio della Section Travailleurs de la "Cogne" e riconfermato dai rappresentanti dei lavoratori delle altre aziende industriali della Valle. Gli stessi in virtù del mandato ricevuto il giorno 20 aprile 1952 dai soci della "Section Travailleurs del l'U.V. de la Cogne - Aosta, di Pont-Saint-Martin, di Châtillon, dai rappresentanti dei lavoratori valdostani di Verrès, La Thuile, Morgex. Cogne, Villeneuve, per il settore industriale, nonché dai rappresentanti di quasi tutti i Comuni della Valle per il settore agricolo, riuniti in assemblea al Teatro Giacosa di Aosta

PRESO ATTO

che lo Statuto della costituenda Organizzazione Sindacale, elaborato dal Comitato promotore e presentato alla approvazione della assemblea convocata nei locali sopra citati è stato approvato a grande maggioranza degli intervenuti (solo due contrari)

CONSIDERATA LA NECESSITÀ

di aderire al desiderio espresso dai mandanti di sollecitare la creazione di detta organizzazione sindacale onde poter riunire le forze del lavoro nell'ambito della Regione Autonoma Valle d'Aosta in una organizzazione salda ed efficiente che, libera da ogni interferenza di partito svolga una vera azione di difesa e di tutela per tutte le categorie lavoratrici della Valle d'Aosta

DELIBERANO

di costituire per i lavoratori della Regione Autonoma della Valle d'Aosta una Organizzazione libera e indipendente da qualsiasi interferenza di partiti denominata
SINDACATO AUTONOMO VALDOSTANO TRAVAILLEURS / SYNDICAT AUTONOME VALDOTAIN DES TRAVAILLEURS S.A.V.T..

Il Sindacato è retto dallo Statuto approvato dall'assemblea dei rappresentanti i lavoratori valdostani nella riunione tenutasi al Teatro Giacosa il 20 aprile 1952.

Il Sindacato nell'ambito della sua competenza tra gli altri scopi si propone di:
a) curare l'applicazione ed il perfezionamento dei contratti di lavoro, tendente in modo particolare ad elevare la professionalità dei lavoratori;
b) interessare direttamente il prestatore d'opera alla vita ed alle sorti dell'azienda;
c) promuovere iniziative dirette alla protezione sociale del lavoro, alla preparazione professionale, alla educazione morale e sindacale, alla tutela previdenziale del lavoratore;
d) provvedere alla nomina e designazione dei propri rappresentanti in seno a quegli organi nei quali tale rappresentanza sia stabilita dalle leggi e dai regolamenti o da disposizioni di carattere superiore in vigore;
e) promuovere ed appoggiare tutte le iniziative tendenti a potenziare o a difendere il lavoro in Valle d'Aosta;
f) organizzare anche i lavoratori della campagna ed i piccoli proprietari onde offrire loro un'efficace tutela sia nel campo economico sociale come in quello assistenziale e previdenziale;
g) favorire l'assunzione della mano d'opera locale nelle industrie e nelle imprese operanti nella regione onde migliorare le disagiate condizioni economiche di gran parte della popolazione montana e porre così un freno allo spopolamento della montagna;
h) favorire la completa attuazione dello Statuto regionale concesso con la legge costituzionale e difenderne tutte le clausole;
i) esercitare tutte quelle funzioni che, come sindacato, le siano demandate in virtù delle norme vigenti in materia.

ORDINAMENTO
Possono far parte del S.A.V.T. tutti i lavoratori della Valle d'Aosta. Il Sindacato si suddividerà in senso verticale in categorie interessanti i diversi rami di attività dei lavoratori ad esso aderenti, in senso orizzontale in sezioni comunali ed intercomunali. Organo deliberante del Sindacato sarà il Consiglio Direttivo eletto dal Congresso.
Il Congresso eleggerà pure l'Amministrazione che sarà formata da un amministratore e da due revisori dei conti. Il Consiglio Direttivo eleggerà la Segreteria generale che potrà essere formata da uno o più segretari scelti fra i suoi membri. Il Segretario ed i componenti la Segreteria rappresenteranno il Sindacato davanti alle autorità costituite o nei confronti delle altre Organizzazioni o Associazioni.
In deroga alla disposizioni statutarie che regolano l'organizzazione del Sindacato, il Comitato promotore in virtù del mandato affidatogli in data 20 aprile 1952 designa a reggere la Segreteria sino alla Convocazione del Congresso i signori:
VUILLERMOZ Alberto
BOIS Silvano
RAVET Gian Carlo
Nomina quale Amministratore provvisorio il signor ROSSET Vittorio.
Si riserva di costituire le principali categorie, di nominare il Consiglio Direttivo a cui sarà demandato il compito di indire il Congresso che provvederà ad eleggere secondo le norme statutarie i vari organi del Sindacato.
Nel corso degli anni, la vita del S.A.V.T. è stata regolata dal suo Statuto al cui testo originale sono state apportate, via via, modificazioni formali necessarie a renderlo rispondente alle nuove contingenze che si venivano a determinare.

Questo il testo dello Statuto del S.A.V.T. in vigore

PRÉAMBULE
Le S.A.V.T. (Syndicat Autonome Valdôtain des Travailleurs) est une organisation syndicale générale, libre, unitaire, démocratique et à but non lucratif. À ce titre, il organise les salariés, les chômeurs, les demandeurs d'un premier emploi et les retraités de la Vallée d'Aoste (hommes et femmes) qui considèrent la démocratie comme le fondement de la vie sociale et qui, dans le cadre des principes visés aux présents statuts, œuvrent pour le développement social et l'émancipation culturelle, économique et politique de la communauté valdôtaine. Le S.A.V.T. considère la collaboration entre les travailleurs de toutes les communautés ethniques comme un instrument important pour combattre l'aliénation culturelle, sociale et économique à laquelle ils ont été et sont toujours soumis.

Article 1er
Le S.A.V.T. se propose d'atteindre les objectifs suivants:
- la défense et la promotion des intérêts culturels, moraux, économiques et professionnels des travailleurs de la Vallée d'Aoste et l'amélioration de leurs conditions de vie et de travail;
- la réforme et la transformation radicale des structures politiques et économiques actuelles en vue de la réalisation du Fédéralisme intégral.
À cette fin, le S.A.V.T. s'engage, par la recherche, l'action et la lutte, à:
- promouvoir la protection sociale, l'éducation, la formation professionnelle et le droit à la santé des travailleurs, ainsi que l'organisation d'un système de services sociaux adéquat et efficace;
- défendre le pouvoir d'achat des salaires et le droit au travail de tous les jeunes et les travailleurs de la Vallée d'Aoste, dans tous les secteurs économiques;
- concrétiser les principes d'égalité entre les hommes et les femmes;
- favoriser la prise en charge de la part des travailleurs de la gestion des entreprises qui les emploient et leur participation à la vie publique valdôtaine;
- nouer des liens avec les organisations syndicales italiennes et européennes et tout particulièrement avec les organisations syndicales qui sont l'expression des communautés ethniques minoritaires, en vue d'échanger des expériences et d'entamer des actions communes.

Article 2
Aux fins visées à l'article 1er des présents statuts, le S.A.V.T.:
- participe aux négociations des conventions collectives de travail aux niveaux général, sectoriel et d'entreprise;
- entreprend des initiatives d'ordre législatif dans l'intérêt des travailleurs de la Vallée d'Aoste;
- participe à l'activité des institutions et des organismes qui œuvrent dans les domaines de la sécurité sociale, de l'assistance aux travailleurs, de l'éducation, de la formation professionnelle, de la culture, des activités récréatives et des services.

Article 3
L'inscription au S.A.V.T. est libre et volontaire et s'effectue par acte de délégation transmis au représentant de catégorie ou au siège central. L'inscription est annuelle et automatiquement renouvelée, sauf révocation. Peuvent adhérer au S.A.V.T. les personnes appartenant aux catégories visées au préambule, même si elles ne résident ni ne travaillent en Vallée d'Aoste.
Toute personne inscrite se doit de verser la cotisation syndicale prévue et de respecter les présents statuts; fait partie, directement ou par l'intermédiaire de délégués, de tous les organes du syndicat; peut être élu aux postes de direction; jouit de la pleine liberté d'expression; contribue à l'essor du syndicat. Le montant de la cotisation syndicale est fixé selon les modalités établies par le Secrétariat.

Article 4
Sont exclus des postes de direction les élus aux Parlements italien et européen, au Conseil de la Vallée et au Conseil communal de la ville d'Aoste, ainsi que les personnes qui exercent des fonctions de direction au sein des partis et mouvements politiques. Le S.A.V.T., compte tenu de son rôle, affirme son autonomie par rapport aux partis et mouvements politiques.

Article 5
Les organes du S.A.V.T. sont les suivants:
- Le Congrès;
- Le Comité directeur confédéral;
- Le Secrétariat;
- Le Secrétaire administratif;
- Le Conseil des commissaires aux comptes;
- Le Conseil des prud'hommes.
Le S.A.V.T. est organisé en structures catégorielles. Chacune de ces structures œuvre par l'intermédiaire de ses organes:
- Le Congrès de catégorie;
- Le Comité directeur de catégorie;
- Le Secrétariat de catégorie.

Article 6
Le Congrès est le principal organe délibérant du S.A.V.T. puisqu'il en décide les orientations générales. Le Congrès est convoqué tous les quatre ans. Le Congrès discute le rapport général du Secrétariat, modifie les statuts à la majorité des deux tiers des délégués présents, élit le Comité directeur confédéral et le Conseil des prud'hommes. Les délégués au Congrès sont élus par les Congrès de catégorie.

Article 7
Le Comité directeur confédéral est le principal organe délibérant entre un Congrès et l'autre; il se réunit en assemblée ordinaire au moins une fois par mois et à la demande d'un tiers au moins de ses membres. Le Comité directeur confédéral applique les décisions du Congrès; élabore et concrétise, dans les limites du mandat que le Congrès lui donne, les lignes d'action du syndicat; approuve les comptes; convoque le Congrès et en organise les travaux; décide la création de toutes nouvelles structures catégorielles; élit le Secrétaire général, le vice-Secrétaire, le Secrétaire administratif, les autres membres du Secrétariat et les commissaires aux comptes.
Le Comité directeur confédéral peut convoquer le Congrès avant l'expiration du délai fixé à l'article précédent et ce, pour des raisons extrêmement graves et à la demande des deux tiers au moins de ses membres. Le nombre et les modalités d'élection des membres du Comité directeur confédéral sont fixés par le Règlement approuvé par le Congrès.

Article 8
Le Secrétariat est l'organe exécutif du S.A.V.T.. Il répond de son action au Comité directeur confédéral. Il se réunit au moins une fois par semaine. Le Secrétariat est chargé de l'organisation et du fonctionnement de tous les services du S.A.V.T., nomme les permanents et en fixe les traitements.
Le Secrétariat est responsable des publications du S.A.V.T. et peut créer en son sein des Commissions de travail en vue d'examiner des problèmes particuliers. Le Secrétaire général est le représentant légal du S.A.V.T.. En cas d'empêchement, la représentation légale du syndicat revient au vice- Secrétaire. Le nombre et les modalités d'élection du Secrétaire général, du vice- Secrétaire, du Secrétaire administratif, des autres membres du Secrétariat et des commissaires aux comptes sont fixés par le Règlement approuvé par le Congrès.

Article 9
Le S.A.V.T. institue un Service d'assistance syndicale au profit de tous les travailleurs, salariés et indépendants, des membres de leurs familles et des ayants cause. Le Service d'assistance syndicale peut être organisé directement ou faire l'objet de conventions passées avec d'autres organismes d'assistance. Le Service d'assistance syndicale veille au respect des droits et des intérêts reconnus par les lois étatiques et régionales en matière de sécurité sociale, avec une attention particulière aux besoins des nouvelles catégories sociales.
Le Service d'assistance syndicale sauvegarde les droits expressément définis ou engendrés par les conventions et les accords de travail, les conventions internationales et les règlements et statuts en vigueur en matière de sécurité sociale, d'aide sociale, de santé, ainsi que de prévention des accidents et des maladies, tant sur les lieux de travail qu'ailleurs. Le directeur et les permanents du Service d'assistance syndicale sont nommés par le Secrétariat. L'activité de conseil du Service d'assistance syndicale est toujours gratuite.

Article 10
Le Comité directeur confédéral nomme un Secrétaire administratif et trois commissaires aux comptes. Le Secrétaire administratif est responsable de la gestion financière du syndicat, ainsi que de la régularité des dépenses supportées. Chaque année, il dresse les comptes et les soumet au Secrétariat et au Comité directeur confédéral en vue de leur approbation. Les commissaires aux comptes certifient la régularité des comptes et présentent au Comité directeur confédéral le rapport y afférent.

Article 11
Le Conseil des prud'hommes se compose de trois membres élus par le Congrès et statue sur les recours introduits contre les décisions disciplinaires adoptées par le Comité directeur confédéral. Les modalités d'élection des membres du Conseil des prud'hommes sont fixées par le Règlement approuvé par le Congrès.

Article 12
Le Congrès de catégorie, organe principal de chaque catégorie, est convoqué tous les quatre ans, il dresse le bilan des actions menées et définit les lignes directrices de l'activité future. Le Congrès de catégorie élit ses délégués au Congrès et le Comité directeur de catégorie qui, à son tour, élit le Secrétariat de catégorie. Le nombre et les modalités d'élection des membres desdits organes sont fixés par le Règlement approuvé par le Congrès. Les structures catégorielles œuvrent en vue d'atteindre les objectifs généraux du S.A.V.T..

Article 13
Tout membre du Comité directeur confédéral cesse d'exercer ses fonctions dans les cas suivants:
- démission;
- révocation du mandat après trois absences consécutives non justifiées;
- non-renouvellement de l'inscription au S.A.V.T..
En cas de contestation, l'intéressé peut faire appel au Conseil des prud'hommes. Les membres susmentionnés sont remplacés par des délégués de leur même catégorie, nommés dans l'ordre de leur inscription au classement issu des élections qui se tiennent lors du Congrès. Une fois le classement susmentionné épuisé, les nouveaux membres du Comité directeur confédéral sont désignés par le Comité directeur de la catégorie concernée.

Article 14
Toute personne inscrite au S.A.V.T. qui manquerait à ses devoirs envers le syndicat encourt les sanctions suivantes:
- blâme;
- destitution de ses fonctions au sein du syndicat;
- suspension de un à six mois;
- expulsion du syndicat.
Le Comité directeur confédéral est l'organe compétent en la matière. Des recours peuvent être introduits devant le Conseil des prud'hommes contre les sanctions susmentionnées.

Article 15
Toutes les structures catégorielles du S.A.V.T., constituées ou en voie de constitution, sont tenues de respecter les dispositions des présents statuts.

Article 16
Au sens des lois en vigueur, le S.A.V.T.:
- ne peut distribuer, directement ou indirectement, ni bénéfices, ni excédents de gestion, ni ressources, ni réserves, ni capitaux pendant la vie de l'association, sauf disposition législative contraire;
- est tenu, en cas de dissolution pour quelque raison que ce soit, de céder son patrimoine à une autre association ayant des buts analogues ou de le destiner à des fins d'utilité publique, l'organisme de contrôle visé à l'alinéa 190 de l'article 3 de la loi n° 662 du 23 décembre 1996 entendu et sans préjudice de toute autre destination imposée par la loi;
- se doit de respecter l'intransmissibilité de la cotisation syndicale, sauf en cas de cession pour cause de décès, ainsi que sa non-actualisation.


Il libro 'AKARA-OGUN E LA RAGAZZA DI BENIN CITY', 2002Vedi anche di Claudio Magnabosco:
"Sono nessuno o sono una nazione", su evolutionbook.com, versione .rtf zip 55KB
Akara-Ogun e la ragazza di Benin City
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Decine di africane sono state assassinate in Italia. Le altre Amina: ogni giorno le africane sono "lapidate" in Italia
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