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Bolzano, Göttingen, 5 maggio 2017
Manifestazione sahrawi per la protezione delle risorse naturali del Sahara occidentale. Foto: www.wsrw.org.
In seguito all'ordinanza emessa da un tribunale sudafricano
che ha impedito a una nave carica di fosfato proveniente dal
Sahara Occidentale di proseguire verso la Nuova Zelanda,
l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto alla
Commissaria europea per il commercio Cecilia Malmström di
chiarire in modo vincolante la questione delle importazioni di
prodotti provenienti dal Sahara Occidentale occupato dal
Marocco.
Il tribunale sudafricano era stato interpellato dalla leadership
sahrawi in base alla decisione della Corte di giustizia
dell'Unione europea (CGUE) del 21 dicembre 2016 per cui il Sahara
Occidentale non è riconosciuto come parte del Marocco.
Secondo il diritto internazionale l'estrazione e l'esportazione
di materie prime in territori occupati è illegale a meno
che non contribuisca direttamente e chiaramente al benessere
della popolazione residente. Il Sahara Occidentale è
occupato da oltre 40 anni dal Marocco e la popolazione, i
Sahrawi, da allora chiedono l'indipendenza.
In base alla decisione del CGUE. Chiunque importi materie prime
provenienti dal Sahara Occidentale deve mettere in conto gravi
perdite economiche poiché l'illegalità
dell'esportazione autorizza qualunque tribunale a fermare il
carico. La nave da carico "Cherry Blossom" trasportava 54.000
tonnellate di fosfato per un valore di 5 milioni di dollari
statunitensi in Nuova Zelanda per conto del produttore di
fertilizzanti "Ballance Nutrients". Per i Sahrawi la chiara
decisione della CGUE costituisce una potente arma nella lotta
decennale contro il saccheggio del loro territorio da parte del
Marocco.
Nel 2015 la Corte Europea CGUE aveva dichiarato illegale un
accordo di libero scambio commerciale tra l'Unione Europea e il
Marocco. Germania, Spagna, Portogallo e Belgio avevano quindi
avanzato una richiesta di revisione del verdetto in seguito alla
quale la CGUE aveva da un lato deliberato la validità
dell'accordo tra Marocco e UE ma dall'altro aveva anche affermato
che il Sahara Occidentale non è parte del Marocco e che la
vendita di prodotti provenienti da quell'area sottostanno quindi
alle regole fissate dalle Nazioni Unite per il commercio di
prodotti provenienti da territori occupati.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2011/111028it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/101108it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100419it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2010/100307it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2009/091204it.html
| www.gfbv.it/3dossier/sahrawi/sahr-mp-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/sahrawi/sahrawi.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Sahara_occidentale
| www.arso.org | www.un.org/en/peacekeeping/missions/minurso/
| www.fishelsewhere.eu
| http://it.wikipedia.org/wiki/Aminatou_Haidar
| www.wsrw.org | it.wikipedia.org/wiki/Fronte_Polisario