In: Home > News > Proteste in Ecuador: sono oltre un migliaio i manifestanti ancora in carcere
Lingue: ITA | DEU
Bolzano, Göttingen, 15 ottobre 2019
Jaime Vargas, Achuar, presidente della CONAIE. Foto: CONAIE.
Dopo undici giorni di pesanti proteste, il governo ecuadoriano
e la Confederazione delle Nazioni Indigene dell'Ecuador (CONAIE)
domenica sera hanno raggiunto un accordo. Il 13 ottobre è
stato ritirato il controverso decreto 883. L'esito dei negoziati
è un importante successo per il movimento indigeno in
Ecuador. Di fatto l'abolizione dei sussidi per il gasolio
andrebbe a colpire in particolare la parte economicamente
più debole del paese: gli indigeni e i piccoli agricoltori
che vivono di agricoltura. Il decreto 883 fa parte di un
programma di austerità che il Fondo Monetario
Internazionale (FMI) aveva posto come condizione per un ulteriore
sostegno al paese. Una commissione congiunta deve ora elaborare
delle alternative.
Ma questo accordo non rappresenta la fine del conflitto: forse
sta emergendo una soluzione per le finanze pubbliche dell'Ecuador
- ma non per l'eccessiva violenza. Durante le proteste, l'Ufficio
del Difensore civico nazionale per i diritti umani ha contato
sette morti, 1.340 feriti e 1.152 detenuti. In questo contesto,
il Presidente del CONAIE Jaime Vargas ha chiesto le dimissioni
del Ministro degli Interni María Paula Romo e del Ministro
della Difesa Oswaldo Jarrín. Ci sono ancora più di
mille dimostranti imprigionati. Questi devono essere rimessi in
libertà il prima possibile. Le proteste non devono essere
ulteriormente criminalizzate e le morti devono essere investigate
a fondo. Le Nazioni Unite dovrebbero seguire da vicino lo
sviluppo degli accordi.
Con il controverso decreto 883, il Presidente Lenin Moreno ha
voluto abolire i sussidi per i carburanti che esistono da quattro
decenni. La misura fa parte di un programma di austerità
del valore di miliardi per soddisfare il fabbisogno di credito
immediato del FMI. L'Ecuador aveva chiesto il prestito per tenere
sotto controllo il debito pubblico, che era sfuggito al controllo
del precedente governo. Il conseguente aumento del prezzo del
gasolio di oltre il 100 per cento colpisce in maniera eccessiva
proprio le popolazioni indigene e i piccoli agricoltori. Allo
stesso tempo, la produzione di petrolio è destinata ad
aumentare ancora una volta. Le popolazioni indigene e i piccoli
agricoltori sono anche i primi ad essere colpiti da
reinsediamenti sempre più ampi e dall'inquinamento
ambientale. Ora una commissione con rappresentanti indigeni sta
per elaborare un nuovo decreto sotto la mediazione della
Conferenza Episcopale e della rappresentanza dell'ONU in
Ecuador.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2019/190920it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2019/190814it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2018/181203it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2018/180808it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2018/180119it.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/global-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/brasil-tras.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/water2017-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/ind-voelker/crescita2012-it.html
in www: www.conaie.org