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Conflitto nel Nagorno-Karabakh

L'APM chiede l'intervento della diplomazia europea. La Turchia contribuisce all'acuirsi del conflitto con l'invio di migliaia di mercenari

Bolzano, Göttingen, 29 settembre 2020

Carta del Nagorno-Karabakh. Wikipedia. Carta del Nagorno-Karabakh. Wikipedia.

Dopo l'ultimo attacco dell'Azerbaigian alla regione contesa del Nagorno-Karabakh (Artsakh per gli Armeni), l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede un intervento della diplomazia europea per fermare il conflitto. La nuova escalation arriva dalla Turchia, che ha inviato migliaia di mercenari siriani e islamici nell'area controllata dagli Armeni. L'Europa non deve rimanere anche questa volta a guardare Erdogan fomentare la violenza in un'altra area di conflitto per rafforzare la sua base di potere in patria. Nel Nagorno-Karabakh si ripete quello che il presidente turco ha già tentato in Libia.

È inaccettabile che l'Europa lasci che Erdogan se la cavi con qualsiasi aggressione fintanto che trattiene in Turchia milioni di rifugiati. Sa esattamente in quale posizione di potere questo lo mette e continuerà a sfruttarlo finché gli sarà permesso. Le numerose guerre in cui è coinvolta la Turchia costringeranno sempre più persone a fuggire in Europa, e questo permetterà a Erdogan di poter mantenere la sua posizione di ricatto. Finché gli sarà permesso di continuare, Erdogan rappresenterà una delle maggiori minacce alla stabilità della regione.

Molti giovani siriani che sono fuggiti dalla loro terra in Turchia hanno poche opportunità di sfamare le proprie famiglie. Pertanto, molti decidono di entrare nelle milizie per denaro a sostegno degli interessi turchi in Libia o nel Nagorno-Karabakh. Molti sono anche ideologicamente motivati perché attaccano un territorio armeno e quindi occupato da cristiani. Questo crea l'assurda situazione per cui islamisti sunniti stanno combattendo per l'Azerbaigian sciita. Il denaro con cui i disperati siriani vengono mandati nelle guerre di Erdogan proviene dal Qatar. Questa fonte di finanziamento deve essere bloccata anche attraverso la pressione diplomatica.