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Afghanistan

In viaggio dal 17 al 31 maggio 2003

Di Evelina Colavita

Bolzano, 10.6.2003

Viaggio in Afghanistan. Foto di Evelina ColavitaQuest'anno non sapevo proprio cosa aspettarmi in Afghanistan, ma dopo la guerra in Iraq ero pronta al peggio. Mi aspettavo una totale perdita di influenza da parte del governo centrale a Kabul sul resto del paese, una disgregazione, un'accresciuta diffidenza verso l'occidente e la rinascita dell'integralismo islamico sotto l'egida di Gulbudin Hekmatyar, influente capo pashtun ed ex pupillo dell'amministrazione americana ai tempi dell'occupazione sovietica. Non ho trovato nulla di tutto ciò. Tutti gli afgani, inclusa Sima Samar, mi parlavano di un generale peggioramento della situazione di sicurezza in Afghanistan. Tuttavia, a differenza dell'anno scorso, quest'anno non ho sentito un'unica esplosione a Kabul.

Viaggio in Afghanistan. Foto di Evelina ColavitaNel Hazarajat solo i carri armati arrugginiti abbandonati lunga la strada raccontano della guerra. I contadini lavorano i campi come se l'Afghanistan non fosse uno dei paesi più minati del mondo. Gli artigiani e i commercianti ricostruiscono botteghe e negozi nei nuovi bazar poco distanti da quelli distrutti e bruciati durante i conflitti. Nelle botteghe si trova tutto ciò che il cuore può desiderare, ciononostante l'Afghanistan non è il paese dei sogni, tanto piene sono le botteghe quanto vuote sono le tasche degli afgani. Sima Samar è tuttora presidente della commissione indipendente per i diritti umani. Si batte con il governatore di Herat per il rispetto dei diritti umani nel caso di un giornalista e per 25 donne che sono state espulse dall'Iran e ora sono rinchiuse nelle carceri di Herat su ordine di Ismail Khan. Il giorno del mio arrivo Sima era andata ad inaugurare l'ultimo degli uffici regionali della commissione per i diritti umani a Faizabad, nella provincia del Badakhshan. Ora in tutto il paese può essere vegliato sul rispetto dei diritti umani. Ciò che manca a Sima, a questo punto, è l'accesso ai media afgani. Ma questa non è solo una storia afgana.

Viaggio in Afghanistan. Foto di Evelina ColavitaKabul brulica di vita e di attività. Poche donne si vestono con il burqa, tante camminano indaffarate e a testa alzata attraverso le strade di Kabul vestite con eleganti abiti, con pantalone e un leggero foulard in testa. Vado nel quartiere di Dasht e Barchi dove la nostra scuola per bambine ha traslocato in un edificio nuovo dopo che il padrone di casa aveva aumentato a dismisura l'affitto. Nel cortile sono in atto gli scavi per il pozzo, offerto da una madrina ticinese. In un piccolo ma rifornitissimo negozio di cancelleria compro le matite colorate offerte a tutte le bambine delle nostre scuole da parte di una madrina milanese.

Quasi subito devo lasciare Kabul alla volta della provincia di Wardak. Voglio andare a vedere gli altri progetti. Lascio Kabul in direzione sudest e attraverso il fertile Maidan, dove crescono tanti meli come in Val di Non, raggiungo Sia Chog, il confine del Hazarajat. La zona centrale dell'Afghanistan, dove vive la gente di etnia azara viene chiamata Hazarajat. Qui regna la pace e la povertà. I campi a differenza dell'anno scorso, sono coltivati e i canali di irrigazione sono stati riparati.

Viaggio in Afghanistan. Foto di Evelina ColavitaArrivata a Behsood, controllo se è giunto il microscopio che ho inviato alcuni mesi fa e se l'infermiera che ha tenuto il nostro corso per le ostetriche è soddisfatta dalle sue allieve. L'infermiera mi presenta pure la nuova ginecologa dell'ospedale che ha studiato medicina in Uzbekistan e parla perfettamente il russo. Ha conosciuto suo marito, si è sposata e si è trasferita a Behsood dove ora vive con la figlia di alcuni mesi e il marito in una stanza di pochi metri quadrati.

Viaggio in Afghanistan. lago di Band e Amir. Foto di Evelina ColavitaAttraversando un paesaggio imponente di rocce rosse e gialle e superando impervi passi di montagna arrivo a Yakawlang. Nel distretto di Yakawlang si trovano le nostre nuove scuole per bambine sparpagliate a parecchie ore di macchina una dall'altra. 1300 bambine ca. frequentano le sette scuole del distretto. Come la scuola di Dasht e Barchi a Kabul, le scuole di Yakawlang offrono lezioni fino alla sesta classe. La prima e la seconda classe sono miste. Dopo la seconda classe i maschi non possono più frequentare la scuola delle bambine, altrimenti i padri non manderebbero più le proprie figlie a scuola. Dalla seconda in poi, i ragazzini vanno alla scuola nel capoluogo Yakawlang. Una delle scuole di Yakawlang si trova in una valle lontana e sperduta; insegnanti e allieve sono veramente povere. Sono quindi particolarmente felici del materiale scolastico e delle matite colorate che distribuisco.

Viaggio in Afghanistan: i telai della casa rifugio a Kabul. Foto di Evelina ColavitaA Yakawlang sono ospite dell'ospedale di Shuhada. Quando questo capoluogo, alla fine del 2000, è caduto nelle mani dei Taleban tre uomini che lavoravano all'ospedale sono stati giustiziati. Oggi l'ospedale è gestito da Shuhada e da Médecins sans frontières Spagna. Yakawlang è costituito principalmente da un vecchio bazar distrutto e un bazar nuovo di zecca e pieno di vita. Ad ogni angolo ci sono dei carri armati distrutti e veicoli bruciati. L'Afghanistan tra guerra e pace.

Sul viaggio di ritorno verso Kabul mi permetto di realizzare un vecchio sogno. Faccio una gita a Band e Amir, un lago di un azzurro profondo trattenuto da una diga naturale. E poi chiaramente visito Bamyan con le due enormi nicchie vuote dove si trovavano i Buddha prima di essere distrutti nel marzo 2001. Nelle caverne scavate nella roccia sulle poche centinaia di metri tra un Buddha e l'altro abitavano 600 famiglie circa. Ora, l'UNESCO ha dichiarato le caverne patrimonio artistico e quindi le famiglie hanno dovuto sloggiare. Una piccola ONG svizzera sta costruendo un villaggio per ospitare questi miseri sfrattati.

Anche quest'anno vado a trovare le donne della casa rifugio a Kabul. 13 donne e 30 bambini, in parte orfani, abitano in questa casa. Tessono cottone e seta e con questo lavoro riescono a guadagnarsi una parte dei soldi destinati alle loro spese. Ascolto tante storie; la storia di una anziana donna azara che alleva tre bambine orfane di etnia tadjica. La storia di una giovane sposa che è stata promessa a due uomini e che ora è costretta a fuggire dai due pretendenti e dalla propria famiglia, anche se uno dei due è il padre del bambino che porta in grembo e in effetti lo vorrebbe sposare.

Evelina Colavita
Per OMID Onlus e Solidarietà Ticino Afghanistan


Vedi anche:
* www.gfbv.it: Adozione a distanza per ragazze. Studenti bolzanini sostengono l'ONG Shuhada in Afghanistan!
Sostenete una campagna nelle scuole sudtirolesi a favore delle scuole per ragazze in Afghanistan!
Adozioni a distanza e progetti di sviluppo in Afghanistan
Non dimentichiamo i diritti umani! Di Mateo Taibon
Ragazze Hazara in fuga dall'Afghanistan a Quetta
Afghanistan dopo i Talebani: viaggio tra le rovine di un paese
Afghanistan: quale presente? A cura di Roberta Mineo

* www: www.shuhada.org | www.ticino-afghanistan.ch

Ultimo agg.: 10.6.2004 | Copyright | Motore di ricerca | URL: www.gfbv.it/3dossier/asia/afghan/afghan-colav03.html | XHTML 1.0 / CSS | WEBdesign, Info: M. di Vieste
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