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Di Thomas Benedikter
Bolzano, 11 agosto2009
Indice
Autonomia territoriale in Sudasia | Prospetto sui distretti autonomi (Autonomous District
Council) dell'India | L'esempio Karbi
Anglong | L'autonomia più giovane: il
Bodoland | I Nepali del Darjeeling rivendicano
"Gorkhaland stato libero federato" | Autonomia
distrettuale: riforme costituzionali inevitabili
Famiglia di Ladakhi nel distretto montano autonomo di Leh (Jammu e Kashmir). Foto: Thomas Benedikter.
Autonomia regionale è una forma di autogoverno piuttosto diffusa in Europa, applicata soprattutto nei casi di conflitto fra minoranze etniche o popoli minoritari e i vari stati centrali. Ben 11 stati europei hanno istituito almeno una regione autonoma, la Spagna ha scelto l'autonomia regionale come principio portante della struttura dello stato e l'Italia ne ha cinque a statuto speciale. In tutto in Europa sono 37 le regioni autonome su un totale di 61 entità autonome funzionanti in tutto il mondo (1). In Sudasia (2) invece il concetto di autonomia non ha trovato un grado di applicazione paragonabile all'Europa, benché tutti i paesi sudasiatici - tranne le Maldive - sono caratterizzate da una spiccata varietà etnolinguistica. Mentre il Pakistan ha adottato un sistema debole e incoerente di federalismo (3), autonomia regionale è stata concessa da parte del Bangladesh all'ampia zona delle montagne di Chittagong (Chittagong Hill Tracts, CHT), un'autonomia che non è seriamente applicata. Nel Bhutan non esiste traccia di autonomia regionale, mentre il Nepal si trova in fase di introduzione di nuove forme di decentralizzazione, però generalizzate a tutto il paese. Nello Sri Lanka un'effettiva autonomia per tutto il Nordest, abitato in prevalenza da Tamili, non è stata mai seriamente presa in considerazione. La discriminazione decennale di questa minoranza etnica nel 1983 ha provocato la resistenza armata, il terrorismo e la guerra civile, terminata solo nel maggio 2009 con l'annientamento delle LTTE.
I 'Consigli distrettuali autonomi' del Nordest indiano (manca il 'Darjeeling Gorkha Hill Council' nello Stato di West Bengal, che geograficamente fa parte del Nordest).
Quindi resta solo la grande India con i suoi numerosi popoli maggioritari nei singoli stati federati, le etnie minori e il gran numero di popoli indigeni, spesso definiti Adivasi o tribal peoples. Proprio per questi ultimi i padri della costituzione indiana del 1950 hanno voluto creare forme di autogoverno territoriale e culturale, dando luogo a 13 "consigli distrettuali autonomi" (Autonomous District Council), disciplinati del 6° appendice della Costituzione. Questi distretti, per estensione paragonabili alle nostre regioni, si trovano tutti nel Nordest, mentre più tardi sono seguite il Darjeeling Gorkha Hill Council (West Bengal) e i distretti montani autonomi di Leh e Kargil (Jammu and Kashmir), che comprendono l'intero territorio del Ladakh. In queste entità i consigli distrettuali, direttamente eletti, esercitano funzioni legislative soprattutto nel settore agricolo-forestale, diritto di famiglia, ordinamento dei comuni, usi e costumi, opere pubbliche, tributi locali e la giurisdizione di primo grado. Giunte distrettuali, eletti dai Consigli, gestiscono quest'autonomia sul territorio. Si tratta di forme di autonomia in principio paragonabili a quelle europee, volte soprattutto a prevenire l'ulteriore smantellamento dello stato dell'Assam e a pacificare il groviglio etnico del Nordest indiano. Ci sono riusciti? Ecco tre esempi visitati dall'autore nel 2009.
Distretto autonomo | superficie (in km2) | popolazione (2001) | capitale | Composizione etnica* | Data di fondazione |
---|---|---|---|---|---|
1. Bodoland | 8.970 | 2.631.289 | Kokrajhar | ST: 1.354.627 SC 137.594 |
07.12.2003 |
2. Karbi Anglong | 10.434 | 813.311 | Diphu | ST: 452.963 SC: 29.200 |
17.11.1951 14.10.1976 |
3. North Cachar | 4.890 | 186.189 | Haflong | Dimasa, Kuki, Hmar, Zemei, Hrangkhawls | 17.11.1951 2.2.1970 |
4. Garo Hills | 8.167 | 865.045 | Tura | Garo, gruppi minori | 22.02.1972 (1979 divisione) |
5. Jaintia Hills | 3.819 | 295.692 | Jowai | Pnar e Jaintia, Khasi | 22.02.1972 |
6. Khasi Hills | 7.995 | 1.060.923 | Shillong | Khasi, gruppi minori | 22.02.1972 |
7. Tripura Tribal Area | 7.132 | 679.720** | Khumwng | ST: 679.720*** | 08.01.82 |
8. Chakma ADC | n.d. | n.d. | Chawngte | Chakma | 1987 |
9. Lai ADC | n.d. | n.d. | Lawngtlai | Lai | 1987 |
10. Mara ADC | n.d. | 55.000 | Siaha | Mara | 1987 |
11. Darjeeling Gorkha Hill Council | 3.144 | 1.609.172 | Darjeeling | ST: 179.153 SC: 209.856 |
22.08.1988 |
12. Aut. Hill Develop-ment Council Leh | 45.110 | 117.232 | Leh | ST: 92.200 (Ladakhi) | 28.08.1995 |
13. Aut. Hill Devel. Council Kargil | 14.086 | 119.307 | Kargil | ST: 105.377 (Purigba, Balti, Brokpa) | 01.07.2003 |
Fonte: rispettivo sito web ufficiale dei Consigli
autonomi distrettuali (ADC)
* SC= scheduled caste (casta riconosciuta); ST= scheduled tribes
(popolo tribale riconosciuto)
** Solo la popolazione tribale del distretto, che compone
più del 90% del distretto autonomo.
*** Etnie presenti nella TTAADC: Bhil, Bhutia, Chainel, Chakma,
Garo, Holan, Kuki, Lepcha, Lushai, Mog, Munda, Moatia, Orang,
Riang, Santal, Tripura, Uchai.
Karbi a Diphu, capitale del Karbi Anglong. Foto: Thomas Benedikter.
Lo stato dell'Assam (nome ufficiale: Asom) una volta ricopriva l'intero Nordest indiano ed ospita numerose etnie autoctone, che si distinguono dal popolo titolare dello stato, cioè gli Assamesi, per lingua, cultura e in molti casi anche per religione. Nel distretto di Karbi Anglong i Karbi sono l'etnia principale a fianco dei Dimasa, Rengma, Diwa, gruppi indigeni minori e gli Assamesi. Nel distretto dichiarato autonomo nel 1952 la lingua Karbi è lingua ufficiale oltre all'assamese, ma in pratica nell'amministrazione domina l'inglese. Nella tranquilla capitale Diphu una volta per mese si riunisce l'assemblea distrettuale, composta da 26 membri eletti e 4 membri nominati, questi ultimi in funzione di rappresentanza di minoranze interne più piccole. Il governatore, nominato dal governo centrale di Delhi, nelle autonomie distrettuali indiane occupa una ruolo di primo ordine: può bloccare ogni legge approvata dal Consiglio distrettuale, è responsabile dell'ordine pubblico e della sicurezza, e può sospendere o sciogliere lo stesso consiglio.
Cartello bilingue a Diphu (Karbi Anglong, Assam). Foto: Thomas Benedikter.
L'esecutivo - l'equivalente alle nostre giunte regionali - amministra alcuni settori importanti dell'economia e delle opere pubbliche del Karbi Anglong nonché qualche potere nella sicurezza sociale, nella scuola e cultura e nella giurisdizione di prima istanza. L'autonomia però non solo è vegliata sia dallo stato di appartenenza (l'Assam) e dal governo centrale di Delhi, ma è limitata anche dalla scarsa disponibilità di risorse finanziarie. Come tutti i distretti autonomi dell'India il Karbi Anglong si alimenta soprattutto da fondi provenienti da Delhi, però trasferiti attraverso il governo dell'Assam. Le risorse proprie sono esigue dato il basso livello di reddito degli abitanti della regione, occupati in maggioranza nell'agricoltura. Quindi la giunta distrettuale fatica a farsi promotore principale dello sviluppo economico e sociale del territorio, frustrando le aspettative delle popolazioni indigene.
Il distretto autonomo del Bodoland (Assam).
I Bodo, un popolo della famiglia tibeto-birmana, vivono soprattutto nella parte occidentale dell'Assam, direttamente contiguo al Bhutan, ma anche in altre zone della larga vallata del Brahmaputra. Una volta titolari di un potente regno, dopo l'indipendenza dell'India si ritrovarono sotto crescente pressione dall'esterno: da una parte dalla popolazione maggioritaria dell'Assam, gli Assamesi, dall'altra parte dell'immigrazione bengala proveniente sia dallo Westbengal indiano sia dal Bangladesh. La lingua Bodo, lingua dotata di antica letteratura e riconosciuta ufficialmente dallo stato indiano, è parlata da 1,35 milioni di cittadini (censimento uff. 2001) (4). A differenza di altri distretti autonomi del Nordest (North Cachar, Karbi Anglong, i distretti autonomi del Meghalaya) il territorio nucleo dei Bodo negli anni 1950 non ottenne autonomia regionale. Furono i giovani e gli intellettuali radicalizzati dell'ABSU (All Bodo Students Union) che dal 1969 agitavano per l'autodeterminazione per diventare più tardi l'avanguardia di un movimento guerrigliero: i Bodoland Liberation Tigers.
J. Brahma, segretario generale dell'ABSU, Bodofa-House, Kokrajhar. Foto: Thomas Benedikter.
La lotta armata per l'autonomia durò per anni e costò la vita a migliaia di Bodo e di forze di sicurezza indiane. Nel 1993 il governo dell'Assam concesse una prima autonomia distrettuale assai limitata che non poteva accontentare i Bodoland Tigers. Questi operavano soprattutto dalla fitta giungla del Bhutan meridionale, dal quale furono cacciati nel 2002 da parte dell'intero esercito bhutanese. Nel dicembre del 2003 finalmente lo storico "Accordo per il Bodoland" aprí la strada ad un'ampia autonomia per una lunga fascia di territorio abitata da circa un milione di Bodo insieme ad altre etnie.
Il consiglio distrettuale del Bodoland a Kokrajhar (Assam). Foto: Thomas Benedikter.
Il consiglio regionale del Bodoland, composto da 40 membri, può legiferare su non meno di 40 settori, gestiti da un governo regionale di 12 membri. Diversamente dal Karbi Anglong e i distretti autonomi del vicino Meghalaya i poteri nel settore dell'educazione e della cultura nono più pronunciati. Il bodo, accanto all'inglese a all'assamese, è la lingua ufficiale e viene usata come lingua d'istruzione in gran parte delle scuole. I giovani dell'ABSU rivendicano perfino un'università in lingua bodo che possa dare una spinta di modernizzazione alla società del Bodoland. Gli ex-tigri, ora trasformati in politici, governano la regione dalla capitale Kokrajhar, ma già dopo 5 anni di governo autonomo sono accusati di clientelismo, corruzione e sperpero di fondi pubblici. 12 deputati rappresentano il Bodoland nel parlamento dell'Assam e due Bodo sono stati nominati ministri del governo dello stato a Guwahati. A livello regionale l'elite Bodo ha capito la necessità di coinvolgere anche gli altri gruppi etnici presenti sul territorio nella gestione dell'autonomia, una sfida che riguarda tutti i distretti autonomi plurietnici indiani. Nonostante ciò nel 2008 sono morte 76 persone per omicidi politici, soprattutto per regolamenti di conti interni fra fazioni opposte di Bodo. Tuttavia, oggi l'esperienza dei Bodo in India sta facendo scuola e altre etnie minoritarie aspirano ad una forma di autonomia simile.
Raccoglitrici di té presso Darjeeling. Foto: Thomas Benedikter.
La piccola regione delle montagne di Darjeeling è famosa in tutto il mondo per il suo té eccellente. Entrando in zona il visitatore è accolto da innumerevoli bandiere in verde-bianco-giallo e murales con lo slogan generale "We want Gorkhaland". Questa terra è abitata da vari ceppi etnici originari dal Nepal, accomunati dalla lingua Nepali, insediati in queste montagne dai Britannici più di 150 anni fa per sviluppare la coltivazione del té. Oggi il distretto più settentrionale dello stato del Westbengal, il Darjeeling prima faceva parte del regno di Sikkim, dal quale venne staccato con la forza dall'impero coloniale. I padroni coloniali importavano manodopera sia Nepali sia Adivasi da altre zone del subcontinente, mentre i gruppi indigeni dei Bhotia e Lepcha vennero trasformati in minoranze. Nel Darjeeling questi gruppi autoctoni di fede buddhista sono però rispettate e coinvolte nel movimento politico per più autonomia, dato che i Gorkhali di origine nepalese ci tengono a distinguersi come popolazione di montagna dai Bengali di pianura.
Bimal Gurung, il capo della Gorkhaland Janmukti Morcha, Darjeeling. Foto: Thomas Benedikter.
È dal 1907 che i Gorkhali si impegnano per l'autonomia, essendo stati arbitrariamente integrati nella grande provincia dei Bengali. Nonostante le protesta dei Nepali-Gorkhali, al momento dell'indipendenza dell'India il Westbengal ereditò questa regione, che oggi considera la "sua parte dell'Himalaya". Non a caso il ministero del turismo di Kolkata oggi si presenta come l'unico stato indiano dotato sia di spiagge che di ghiacciai e ottomila. La zona di montagna è però tutt'altro che tranquilla. Sono 30 anni che la Gorkhaland National Liberation Front (GNLF) agita per la liberazione del Darjeeling. Nel 1986-88 questa lotta sfociò in una fase di violenza esasperata che costó la vita a 1.200 persone. Infine si arrivò ad un compromesso istituendo un'autonomia speciale per il distretto del Gorkhaland. Ma il capo storico del GNLF, Subash Gishing, si trasformò in governatore autocratico del distretto, soffocando l'autonomia, emarginando altre forze politiche e trattando il Darjeeling come un feudo personale. Fu una rivolta quasi popolare che nel 2007 non solo ribaltò il suo regime, ma lo costrinse anche all'esilio. In effetti, oggi il Darjeeling, area a gran vocazione turistica, si trova in crisi economica.
Il nuovo movimento nazionale dei Gorkhali, il Gorkhaland Janmukti Morcha (GJMM) guidata dall'attuale presidente della giunta distrettuale Bimal Gurung, non si accontenta più di autonomia distrettuale. Sulla falsariga di altre regioni del Nordest dell'India, prima distretti autonomi, poi trasformati in stati federati (Nagaland, Mizoram, Arunachal Pradesh e Meghalaya) chiede la separazione immediata dallo stato del Westbengal ed uno stato proprio all'interno dell'India, cioè Gorkhaland. Ma Kolkata al massimo è disposta ad allargare l'autonomia esistente. Prigioniere del forte nazionalismo Bengali, il governo comunista del Westbengal ha lanciato lo slogan "non accettiamo una nuova divisione del Bengal", tacendo il fatto che il Darjeeling solo per una forzatura britannica è stata inquadrata nel loro stato. All'interno del sistema federale indiano il Parlamento di Delhi avrebbe la facoltà di staccare territori da uno stato esistente per aggregarlo ad un altro oppure costituire una nuova entità federata, un processo ripetutamente verificatosi in passato. I Bengali e le loro forze politiche sono però troppo potenti ed importanti nello stato indiano per essere sorvolati in questa maniera. Quindi com negli anni 1980 si profilano nuove tensioni che facilmente potranno sfociare in altre violenze. Il Darjeeling in India è esempio di un'autonomia regionale naufragata: concepita e gestita male, la grande maggioranza dei suoi abitanti oggi rifiuta una mera autonomia ritoccata e vede la salvezza solo in un "Gorkhaland libero".
Truppe indiane nella vallata del Kashmir. Foto: Thomas Benedikter.
Questi tre esempi, tra numerosi altri conflitti etnici che non arrivano all'attenzione mediatica internazionale, stanno a dimostrare l'attualità della questione dell'autonomia regionale nell'India moderna. L'esperienza fin quí raccolta con varie forme di autonomia distrettuale è contraddittoria, spaziando da autonomie affermate ad autonomie in piena crisi. Ma nel Nordest dell'India, che a causa di tanti conflitti etnici ha dato origine all'istituzione di autonomie distrettuali - l'autonomia non ha potuto pacificare tutti i conflitti esistenti. La popolazione decisi miglioramenti delle autonomie esistenti se non addirittura nuovi stati federati (5). Il Gorkhaland non è l'unica regione che aspira a diventare stato federato: tra altri figura il Telengana, che vuole staccarsi dall'Andhra Pradesh, ed il Ladakh teso a lasciare lo Jammu ed il Kashmir. Aumentano le voci che chiedono autonomie distrettuali nuove, soprattutto nel "tribal belt", una facia lunga che attraversa l'India centrale raccogliendo un gran numero di popoli Adivasi. La costituzione di nuovi stati e distretti autonomi è però fortemente contestato nella politica indiana. Nello tribal belt si intrecciano l'emarginazione sociale ed economica e la discriminazione etnico-razziale degli indigeni, di cui approfitta il movimento maoista dei Naxaliti. Gran parte delle forze politiche nazionali indiane vedono "autonomia etniche", concesse per accontentare gruppi etnici specifici, tuttora una possibile minaccia per l'unità nazionale. Ma cresce anche la consapevolezza che i conflitti etnici attuali - sia fra popoli indigeni e popoli maggioritari, sia fra popolazioni autoctone e neo-immigrati - non possono essere contenuti con forme troppo deboli di autonomia territoriale.
Sede della giunta distrettuale e veicolo di servizio del capo-distretto dell'ADC Jaintia Hills (Meghalaya). Foto: Thomas Benedikter.
Il crescente movimento per autonomia rivela anche un'altra problematica di fondo della struttura dello stato indiano: l'assenza di un livello governativo, fatto di istituzioni democratiche, intermedio fra lo stato federato singolo ed i comuni o villaggi. A differenza degli stati federali o regionali europei, gli stati federati indiani non dispongono di un livello paragonabile alle nostre regioni, pur avendo in media un territorio ed una popolazione di misura uguale a quella dei maggiori stati europei. Perciò la richiesta di autonomia in India non solo si alimenta dalla necessità di proteggere minoranze etniche e popoli indigeni, ma anche per far fronte ad una deficit strutturale di democrazia. Non si dimentichi che sono circa 50 i distretti indiani su un totale di 330 distretti (assimilabili alle 250 regioni dell'UE) che hanno una maggioranza linguisticamente distinta da quella del rispettivo stato federato di appartenenza (6).
L'India, quindi, non solo è uno degli stati federali più centralisti, il cui governo e parlamento federale dispongono di poteri piuttosto straordinari, ma questo centralismo si ripete anche a livello di stati federati, trascurando le esigenze di autonomia regionale. È questo il motivo per cui alcune regioni cercano una via di scampo in uno stato apposito. Sotto l'impressione della partition, cioè della tragica divisione del subcontinente nel 1947 e di alcune guerre di secessione (Jammu & Kashmir, Nagaland, Khalistan) l'India ha sempre subordinato l'autonomia alla sicurezza e l'unità nazionale, sottovalutando il potenziale del concetto di autonomia moderna e inclusiva per rafforzare sia la democrazia a livello regionale, ma anche pacificare conflitti etnici. No si tratta di creare nuove riserve indigene, ma forme di autonomia moderne, inclusive, per abbinare un autogoverno pluralista e la protezione delle identità etniche presenti nell'area. Per questo motivo la Costituzione indiana dopo 60 anni ha bisogno di una decisa riforma per consentire un quadro legale e politico per queste innovazioni.
Note:
[1] Sui concetti teorici, sui criteri di definizione e sulle
esperienze specifiche di autonomie vedi: Thomas Benedikter, The
World's Working Regional Autonomies - An Introduction and
Comparative Analysis, ANTHEM Press, London/New Delhi 2007.
L'esperienza delle autonomie europee è analizzata
dall'autore in: Territorial autonomy as a means of minority
protection and conflict solution in the European experience - An
overview and schematic comparison, al sito:
https://www.gfbv.it/3dossier/eu-min/autonomy.html; nonché
in: Europe's Working Regional Autonomies - A Comparative
Analysis, at: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/work-autonomy.html
[2] Secondo un'accezione generalmente diffusa l'Asia del Sud
comprende gli otto paesi membri della SAARC (South Asian
Association of Regional Cooperation) che sono l'Afghanistan, il
Pakistan, le Maldive, l'India, il Nepal, il Bhutan, lo Sri Lanka
e Bangladesh.
[3] L'ordinamento giuridico del Pakistan conosce vari tipi ti
entità territoriali, fra cui le F.A.T.A. (Federally
Administered Tribal Areas), le P.A.T.A. (Provincially
Administered Tribal Areas), uno "stato libero" (Azad Jammu and
Kashmir) e i Northern Areas, una specie di territorio dipendente.
Nessuna di queste entità, per motivi diversi, può
essere considerata una moderna autonomia territoriale. Per
approfondire vedi Murtaza Shaikh, Pakistan, in: Thomas Benedikter
(ed.), Solving Ethnic Conflict through Self-Government - A Short
Guide to Autonomy in South Asia and Europe, EURAC, Bolzano
2009
[4] Per approfondire il discorso delle lingue minoritarie in
India vedi il volume appena uscito: Thomas Benedikter, Language
Policy and Linguistic Minorities in India, LIT
Berlin/Münster, 2009
[5] Occorre tener presente che gli stati federati in India hanno
meno poteri delle Regioni a statuto speciale in Italia.
[6] Sul potenziale dell'autonomia regionale quale strumento di
soluzione di conflitti etnici l'autore si sofferma anche in:
Territorial Autonomy - A solution for open ethnic conflicts, al
sito: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/autonomy-w.html
Thomas Benedikter. L'autore
è collaboratore dell'Accademia Europea di Bolzano (EURAC),
Istituto diritto delle minoranze, per il progetto EURASIA-Net, un
programma di scambio e di ricerca sugli strumenti supra-nazionali
(regionali) per la promozione dei diritti umani e delle
minoranze. Da tempo segue conflitti nazionali e problematiche
etno-linguistiche in Sudasia, per es. sulla guerra maoista in
Nepal, sulla questione del Kashmir (Thomas Benedikter, Il
groviglio del Kashmir, Fratelli Frilli, Genova 2005) sulla guerra
nello Sri Lanka ed ultimamente sulla politica linguistica
indiana, analizzata nel volume appena uscito: T.B., Language
Policy and Linguistic Minorities in India, LIT-Verlag,
Berlin/Münster 2009. Nella primavera del 2009 l'autore ha
visitato 6 dei 13 distretti autonomi dell'India.
Pubblicazione sull'autonomia in Europa e
Sudasia
Thomas Benedikter (editor), Solving Ethnic Conflict through
Self-Government - A Short Guide to Autonomy in South Asia and
Europe, EURAC Bolzano, agosto 2009, 140 pagine.
EURASIA-Net (www.eurac.edu/Org/Minorities/eurasia-net/)
è un programma finanziato dall'UE di ricerca e scambio fra
sette dipartimenti universitari, istituti di ricerca e ONG per i
diritti umani in Sudasia ed Europa. L'Accademia Europea di
Bolzano (EURAC) in questo quadro ha scelto l'autonomia regionale
per mettere in rilievo l'importanza di questo strumento per la
soluzione di conflitti etnici. Attraverso una ventina id saggi
brevi di 15 autori di entrambe le aree geografiche la
pubblicazione non solo esplora le esperienze più
significative di autonomia territoriale e culturale, ma si
sofferma anche sulla possibile applicazione di questo concetto ad
altri conflitti etnici in Europa e Sudasia. Si possono richiedere
copie gratuite presso l'EURAC, Istituto Diritto delle Minoranze,
al: minority.rights@eurac.edu.
Weblinks sulle autonomie
indiane
Tripura Tribal Areas: www.ttaadc.nic.in
Darjeeling Gorkha Hill Council: www.darjeeling.gov.in
Jaintia Hills Autonomous District Council: www.jaintia.nic.in
Khasi Hills Autonomous District Council: www.khadc.nic.in
West Garo Hills Autonomous District Council: www.westgarohills.nic.in
Ladakh (Leh) Autonomous Hill Development Council: www.leh.nic.in
Ladakh (Kargil) Autonomous Hill Development Council: www.kargil.nic.in
North Cachar Autonomous District Council: www.nchills.nic.in
Karbi Anglong Autonomous District Council: www.karbianglong.nic.in
Mara Autonomous District Council (Mizoram): www.maraland.net
Maraland (Mizoram): www.samaw.com
Bodoland Territorial Council: www.bodolandcouncil.org
Bodoland general: www.bodoland.org
Darjeeling's most important weekly magazin: www.darjeelingtimes.com
Gorkha major political party: www.gorkhajanmuktimorcha.org
Kokborok of Tripura: www.tiprasa.com
Northeastern Council: www.necouncil.nic.in
Tre testi essenziali sull'autonomia in
India e nel mondo:
Ranabir Samaddar (ed.), The Politics of Autonomy - Indian
Experiences, Kolkata 2005
Chaudhury/Das/Ranabir Samaddar (eds.), Indian Autonomies -
Keywords and Keytextes, Kolkata 2005
Thomas Benedikter, The World's Working Regional Autonomies,
ANTHEM Press, London, New Delhi 2007
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet-tb.html |
www.gfbv.it/3dossier/eu-min/work-autonomy.html
| www.gfbv.it/3dossier/eu-min/autonomy-eu.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/adivasi-it.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet-it.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet1-it.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/uiguri.html |
www.gfbv.it/3dossier/asia/uiguri1.html
in www: www.ttaadc.nic.in |
www.eurac.edu/Org/Minorities/eurasia-net/