Bolzano, agosto 2002
La Mongolia interna (o meridionale) è abitata da 4,5 milioni di Mongoli. Si tratta della regione storicamente appartenente alla "Grande Mongolia" e ceduta da Stalin alla Cina alla fine della seconda guerra mondiale, sebbene contro il volere dei principali leader mongoli. Nel corso degli anni successivi la politica del governo cinese ha agevolato la migrazione della popolazione Han, trasformando di fatto i Mongoli in una minoranza: oggi la popolazione Han è 5 volte superiore a quella mongola.
LA RILOCAZIONE FORZATA
Gravissima è la politica di rilocazione
forzata del governo cinese nei confronti delle popolazioni rurali
mongole che vivono soprattutto di pastorizia. I pascoli della
Mongolia interni sono considerati tra i pascoli naturali migliori
al mondo. Tuttavia, secondo il quotidiano Inner Mongolia News,
l'81% del territorio della regione autonoma della Mongolia
interna è in fase di desertificazione. I funzionari cinesi
non ammettono che la desertificazione è dovuta soprattutto
alla coltivazione intensiva dei pascoli da parte dei milioni di
coltivatori cinesi Han, come documentato da studi scientifici, ma
accusano i pastori Mongoli di esserne la causa.
Il governo cinese ha recentemente adottato una nuova politica, che colpisce le popolazioni mongole dedite alla pastorizia, con il pretesto alleggerire la pressione demografica sui pascoli e di recuperare così l'ecosistema. Questa politica, chiamata di "immigrazione ambientale", ha lo scopo di rilocare le popolazioni mongole dalle loro terre native verso le aree urbane ed agricole popolate dai cinesi Han. In questi ultimi due anni, almeno 160.000 Mongoli sono stati rilocati con la forza dai loro pascoli. Al contrario questa politica non viene adottata per i cinesi Han. Tutti i pastori mongoli rilocati con la forza non hanno ricevuto nessun indennizzo per le perdite di case, bestiame e terra subite. Si tratta di una evidente violazione dei diritti umani e civili nei confronti della popolazione mongola, e chi ancora oggi si batte per il riconoscimento dei diritti della popolazione mongola e della propria specificità culturale viene sottoposto a violenze e intimidazioni. I casi più recenti di persone arrestate per aver distribuito letteratura "separatista" o per aver voluto celebrare l'anniversario di Gengis Khan confermano lo stato di repressione esistente nella Mongolia interna.
LA REPRESSIONE POLITICA E CIVILE
In questi anni anche la repressione politica è stata
fortissima: tra i casi più recenti ed emblematici si
possono citare quelli di Hada e Tegexi. Inoltre continuano sempre
più intensive le politiche di rilocazione forzata della
popolazione rurale.
Il sig. Hada nel maggio 1992, insieme ad altri allievi ed intellettuali mongoli ha fondato l'alleanza democratica della Mongolia meridionale (SMDA), ed è stato eletto presidente. L'obiettivo di questa organizzazione era di promuovere e conservare la lingua, la storia e la cultura mongole e trovare pacificamente il modo per ottenere maggiori diritti legati all'autonomia regionale così come garantito dalla costituzione cinese. Nel mese di dicembre del 1995, le autorità hanno denunciato lo SMDA come organizzazione illegale "impegnata in attività separatiste" ed hanno arrestato il sig. Hada con più di 70 membri e dimostranti. Nel mese di dicembre del 1996, il sig. Hada è stato condannato a 15 anni di prigione per "separatismo e spionaggio".
Attualmente, il sig. Hada sta scontando la sua pena nella prigione della Mongolia interna n. 4 nella città di Chifeng. La moglie di Hada, la sig.ra Xinna ed il figlio Uiles sono stati oggetto di intimidazione da parte della polizia e solo raramente possono visitare il prigioniero. Secondo la sig.ra Xinna, a causa del lavoro duro e della tortura costante da parte della polizia, lo stato di salute del sig. Hada è estremamente cagionevole. La sig.ra Xinna inoltre ha segnalato che il sig. Hada è stato più volte picchiato con manganelli di gomma in dotazione alle guardie e in due occasioni, è stato minacciato con una pistola alla testa da un funzionario della prigione. Nel mese di giugno del 2001, la "Libreria di studi mongoli" di proprietà della sig.ra Xinna è stata chiusa dalle autorità in quanto "commercio illegale". Alla moglie del sig. Hada e al figlio viene così negato di condurre una vita normale. Il caso del sig. Tegexi è simile a quello del sig. Hada, in quanto era il vicepresidente del movimento SMDA. È stato arrestato anche lui nel mese di dicembre del 1995. Nel mese di dicembre del 1996, il sig. Tegexi è stato condannato a 10 anni di prigione per "cospirazione e separatismo". Attualmente, la situazione detentiva, lo stato di salute del sig. Tegexi e perfino in quale prigione sia detenuto sono sconosciuti. A membri ed amici di famiglia viene negata la possibilità di visitarlo.
Dal 1998 il governo cinese ha elaborato una lista nera di persone indesiderate e ad almeno 5 Mongoli espatriati è stata rifiutata l'entrata in Cina, costretti poi con la forza verso gli aeroporti di Beijing e Hong Kong. Altre 6 persone sono state controllate, arrestate e interrogate durante la loro visita presso i parenti in Mongolia. La pressione internazionale, anche nel caso della Mongolia interna, potrà avere effetti positivi se i rapporti con la Cina saranno vincolati sempre più al rispetto dei diritti umani.
L'INDUSTRIALIZZAZIONE DELLA REGIONE
È partita con urgenza la prima fase di costruzione
dell'impianto di gas di Surig. Si tratta del più grande
giacimento di gas del mondo. La società petrolifera di
Changqing, un'azienda del ramo della Petro-Cina, è entrata
nella zona nel 1999 per esplorare e sfruttare il giacimento. Ad
oggi sono stati perforati 69 pozzi e rilevata una quantità
totale di 602,5 miliardi di metri cubi di gas. La fabbrica di
purificazione del gas è situata nel villaggio di
Shuiqingwan, della città di Narin'gol, nella provincia di
Ushin. Secondo il direttore Liu Feng, la fabbrica si
occuperà dei processi di purificazione quali la
separazione, la filtrazione, la dezolforazione e la
disidratazione. Quando la produzione avrà superato i
controlli di qualità, sarà trasportata nella zona
di Pechino-Tianjin ed alla città di Hohhot. Le acque di
rifiuto che sono generate durante il processo di produzione
saranno ritrattate e, allorché raggiungono gli standard
previsti, saranno ri-immesse nel sottosuolo. Il gas di scarico,
dopo essere stato bruciato e dopo aver superato i controlli,
sarà liberato nell'aria. Attualmente, la seconda fase del
progetto è stata ufficialmente varata.
Recentemente, le bandiere sventolavano ed i tamburi risuonavano nella sede dove verranno costruiti due nuovi generatori da 330.000 kilowatt, nella centrale elettrica di Dalad, giunta alla sua terza fase di realizzazione. Non appena Zhou Dehai, un vice presidente della Regione Autonoma Interna della Mongolia (IMAR), ha dato l'ordine di iniziare i lavori, i motori dei grandi escavatori e dei carrelli elevatori ha cominciato a farsi sentire ovunque. Si tratta dell'ennesimo progetto del piano finanziato dal governo col nome di "Energia Occidentale all'Oriente" in fase di realizzazione nella Mongolia Interna. La centrale elettrica di Dalad, con una capacità totale di cinque milioni di kilowatt, ha già completato la prima e la seconda fase del progetto installando quattro unità da 330mila kilowatt: questa terza fase del progetto, che include la costruzione degli altri due generatori da 330mila kilowatt, consta di un investimento globale di 2.268 miliardi di yuan. Le società Inner Mongolia Power Company, Beijing International Electric Power Development Corporation e Guohua Power Company hanno investito nel progetto di realizzazione della centrale nella misura di 4:3:3. Il progetto dovrebbe essere completato entro il periodo del "decimo piano quinquennale". Le tre aziende che hanno investito nel progetto coopereranno secondo le norme del sistema moderno di impresa e costituiranno la società Jingda Electric Power della Mongolia Interna. Attualmente, tutti gli impianti della terza fase del progetto hanno raggiunto i risultati previsti e la realizzazione segue i tempi regolari di costruzione.
Stralcio del Progetto di relazione sul
documento di lavoro della Commissione "Prospettive e
priorità del processo ASEM (Incontro Asia-Europa) nel
nuovo decennio" della Commissione per gli affari esteri, i
diritti dell'uomo, la sicurezza comune e la politica di difesa
del Parlamento europeo
14. ricorda che la Mongolia meridionale (detta
anche Mongolia interna), liberata dall'occupazione giapponese da
un'armata russo-mongola, è stata integrata nel territorio
cinese a seguito di un accordo generale di spartizione della
Mongolia decisa e realizzata di comune accordo da Stalin e Mao
Tse Tung alla fine della seconda guerra mondiale;
15. ribadisce la sua più ferma condanna
della devastante politica colonizzatrice di Pechino nei confronti
delle popolazioni dei territori occupati del Tibet, del Turkestan
orientale e della Mongolia meridionale;
16. ribadisce il suo invito agli Stati membri a
riconoscere il governo tibetano in esilio quale legittimo
rappresentante del popolo tibetano se, entro un termine di tre
anni, le autorità di Pechino e il governo tibetano in
esilio non avranno concluso un accordo su un nuovo statuto di
autentica autonomia del Tibet in tutti i settori della vita
politica, economica, sociale e culturale, fatta eccezione per la
politica estera e di difesa;
17. ritiene che lo stato estremamente grave
della situazione dei diritti dell'uomo in Tibet, nella Mongolia
meridionale e nel Turkestan orientale debba indurre l'UE ad
aprire delegazioni a Lhassa, Urumqi e Hohhot;
in
www.europarl.eu.int/meetdocs/committees/afet/20010326/433596IT.doc
Questo documento è stato elaborato da Mauro di Vieste e Roberta Mineo, sulla base delle informazioni fornite da Enhebatu Togochog, Presidente del "Centro di Informazione sui Diritti Umani della Mongolia Meridionale".