Bolzano, Göttingen, Berlino, 23 agosto 2007
In occasione della visita in Cina della Cancelliera tedesca
Angela Merkel (26.8.2007), l'Associazione per i Popoli Minacciati
Internazionale (APM) chiede che la rappresentante della Germania
affronti apertamente la questione dei diritti umani nel paese
asiatico. In particolare l'APM chiede alla Cancelliera che si
dimostri coerente con le dichiarazioni del Governo tedesco
secondo cui la Germania, pur non sostenendo l'indipendenza del
Tibet, sostiene però la tutela della cultura e religione
tradizionale tibetana.
La visita in Cina di Angela Merkel è quindi l'occasione
per chiedere con forza al Governo cinese di sospendere la sua
politica di persecuzione e annientamento della cultura millenaria
tibetana e di impegnarsi finalmente per la sua tutela.
L'insediamento in Tibet di centinaia di migliaia di cinesi Han,
la dislocazione forzata di 700.000 nomadi tibetani, le nuove
restrizioni nell'esercizio della propria religione e la nuova
ondata di persecuzioni di monaci e monache buddiste, le
limitazioni nell'insegnamento della lingua tibetana mirano
chiaramente ad aumentare le pressioni persecutorie sulla
popolazione tibetana. Lo stesso Dalai Lama, capo spirituale del
Buddismo tibetano, ha voluto ricordare con preoccupazione
all'opinione pubblica che la prosecuzione dell'attuale politica
cinese in Tibet significa la scomparsa del Tibet entro non
più di 15 anni.
La popolazione tibetana vive una situazione di profondo
svantaggio in ogni ambito della società e dell'economia e
gli scontri tra i nuovi coloni cinesi e i Tibetani sono in
costante aumento. La politica cinese sulle nazionalità
viola sistematicamente i diritti non solo dei Tibetani ma anche
degli Uiguri nella provincia di Xinjiang (Turkestan orientale)
che vengono criminalizzati ogniqualvolta essi chiedono il
rispetto dei diritti che la costituzione riconosce loro
unicamente sulla carta. Gli arresti arbitrari, la chiusura delle
moschee e delle scuole coraniche, i roghi di libri, i corsi
statali di rieducazione per i religiosi musulmani e
l'insediamento di centinaia di migliaia di cinesi Han creano un
clima di violenza, di arbitrarietà e di diffidenza. Come i
Tibetani anche i circa otto milioni di Uiguri temono la
distruzione della propria cultura tradizionale.
Per aggirare la rigorosa censura sui mezzi di informazione
cinesi e poter almeno informare l'opinione pubblica mondiale
sulla situazione che vivono, Tibetani e Uiguri hanno un disperato
bisogno di sostegno dall'estero. La libertà di espressione
è un punto fondamentale di difesa dei diritti umani in
Cina. Secondo la legge cinese la diffusione di notizie "non vere"
o che "minacciano la pacifica convivenza dei popoli" viene punita
con pesanti pene detentive. Inoltre troppo spesso gli esponenti
politici europei tacciono sulle violazioni dei diritti umani di
fronte alle pressioni del Governo cinese.