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L'immigrazione in Sudtirolo e le conseguenze sulla tutela delle minoranze nazionali

Barcellona, 29 settembre 2005

INDICE

Introduzione | Alcune caratteristiche specifiche dell'immigrazione straniera in Sudtirolo | Impatto sulla società locale | Conclusioni


Introduzione [ top ]

In Sudtirolo, come anche nel resto d'Italia, l'immigrazione da paesi terzi è notevolmente aumentata a partire dal 1990. Se nel 1990 solo 5000 cittadini stranieri risiedevano stabilmente in Sudtirolo (ca. 1% della popolazione che nel 2005 era di 480.000 abitanti), verso la fine del 2004 il numero di stranieri immigrati e residenti in Alto Adige superava le 22.000 persone (4,7% della popolazione provinciale). In questo senso il lavoro legato all'immigrazione è nella nostra provincia un fenomeno relativamente giovane, il quale dimostra anche come la nostra economia, espressa con gli indici di occupazione e di GDP, sia da trent'anni a questa parte, cioè da quando nel 1974 è entrato in vigore il nuovo statuto di autonomia, in costante crescita.

Dal punto di vista economico, l'autonomia sudtirolese è da considerarsi un successo storico poiché la nostra provincia era negli anni '70 una provincia di emigranti. Migliaia di giovani Sudtirolesi lasciavano il paese per cercare lavoro all'estero. Non va poi dimenticato che il Sudtirolo ha vissuto nel periodo tra le due guerre mondiali, durante il regime di Mussolini, e poi negli anni '50 della democrazia, un periodo particolarmente lungo di immigrazione forzata proveniente dal resto d'Italia. Lo scopo dell'immigrazione forzata italiana fu quello di superare numericamente la popolazione di lingua tedesca per instaurare un dominio italiano permanente in Sudtirolo. In questo modo la quota di popolazione di lingua italiana crebbe da un 3-4% nel 1910 al 34,3% nel 1961. Nel 1970 la nuova autonomia e diverse cause di tipo demografico posero fine all'immigrazione italiana in Sudtirolo e la percentuale di popolazione italiana calò lentamente fino a raggiungere il 26% nel 2001.

Le generazioni più anziane conservano ancora la memoria degli anni dell'immigrazione forzata, mentre le persone di media età ricordano il tempo dell'emigrazione degli anni '50 e '60. la nuova immigrazione viene quindi ancora vista con scetticismo dalla società locale. Se però guardiamo alle nostre province vicine, vediamo che il Tirolo del Nord e Salisburgo contano con una quota di residenti stranieri del 9% sul totale degli abitanti, mentre il cantone svizzero dei Grigioni addirittura ha una quota di residenti stranieri del 18%. In questo senso il Sudtirolo sta scoprendo solo ora e in ritardo un forma di immigrazione economica legata allo sviluppo invariato e costante del suo mercato di lavoro.

A partire dal 1980 possiamo fissare tre fasi successive dell'immigrazione in Sudtirolo. La prima fase è stata caratterizzata dall'immigrazione di cittadini dell'UE. La nostra provincia continua peraltro ad attirare molti pensionati provenienti dalle regioni ricche del Nord che scelgono di passare qui la loro vecchiaia. La seconda fase si è degli anni '90 ed è stata causata dalle guerre nei paesi balcanici e dai primi moti migratori dei paesi del Maghreb. Infine possiamo collocare l'inizio della terza fase attorno al 1995 con la crescente quota di ricongiungimenti familiari. Oggi quasi la metà degli immigrati in Sudtirolo sono donne e il 20% circa sono minorenni, il che dimostra l'avvio di una fase di stabilizzazione. Comunque sia, la quota di immigrati sul totale della popolazione continua ad essere in Sudtirolo sensibilmente più bassa non solo rispetto al vicino Tirolo del Nord ma anche rispetto alla Provincia Autonoma di Trento.

Alcune caratteristiche specifiche dell'immigrazione straniera in Sudtirolo [ top ]

Gli immigrati in Sudtirolo provengono da svariati paesi, ma grosso modo possono essere fissate tre principali aree geografiche di provenienza. Nel 2005 risiedevano in Sudtirolo 6100 persone di altri paesi dell'Unione Europea, 8600 provenienti da paesi europei non aderenti all'UE (principalmente dall'Est Europa) e solo 7400 persone provenienti da altri continenti. Oltre due terzi dell'immigrazione in Sudtirolo è quindi data da Europei. Per l'immigrazione proveniente da paesi in via di sviluppo, le regioni di maggior rilievo sono l'Asia meridionale e il Nord-Africa. La consistente quota di immigrazione pakistana risulta caratterizzante della popolazione immigrata. La presenza di Pakistani in termini numerici assoluti risulta più alta rispetto al Sudtirolo in sole altre tre regioni d'Italia, e cioè nel Lazio, in Lombardia e in Emilia-Romagna, mentre è quasi del tutto assente nelle restanti regioni d'Italia. Un'ulteriore caratteristica generale è data dal crescente dominio dell'immigrazione proveniente dall'Europa dell'Est, sia da paesi dell'UE sia da paesi non appartenenti all'UE. Il numero dei profughi e richiedenti asilo è invece irrilevante e in linea con la percentuale generale del resto d'Italia che non supera le 13.000 persone. L'Italia detiene insieme alla Spagna uno dei posti più bassi nella classifica dei paesi che ospitano i richiedenti asilo.

La popolazione immigrata o di stranieri residenti in Sudtirolo è, come nella media italiana, una popolazione molto giovane con un età media al di sotto dell'età media della popolazione locale. Il 70% degli immigrati lavorano e il 25% dei permessi di soggiorno sono stati rilasciati per motivi di ricongiungimento familiare, il che dimostra che anche il livello di immigrazione locale ha assunto un carattere strutturale della nostra società che richiede politiche adeguate di accoglienza e di integrazione. Un altro indicatore di stabilità è dato dal numero crescente di alunni stranieri nelle scuole (+ 18,5% nel 2002). L'indice delle nascite è per gli stranieri il doppio che per la popolazione locale.

Nel settore occupazionale sono due le branche dell'economia locale che si appoggiano fortemente sull'immigrazione da paesi terzi: l'agricoltura, anche se limitatamente al periodo tra agosto e ottobre, e il turismo (hotel, ristoranti e altri servizi turistici) per una stagione lunga tra gli 8 e i 9 mesi. La partecipazione degli immigrati al mercato del lavoro è in aumento anche nel settore industriale per quanto riguarda lavori a basso profilo e nel settore dei servizi. Per quanto riguarda il modo in cui la forza lavoro straniera viene assorbita, il mercato del lavoro sudtirolese è generalmente in linea con il mercato del lavoro nazionale, in cui i meccanismi chiave sono dati da una segregazione orizzontale e verticale. La prima comporta il confinamento a determinate aree occupazionali e la seconda comporta il confinamento della forza lavoro al livello più basso senza possibilità di avanzamento. Come nella maggior parte delle regioni dell'UE, i nuovi immigrati si concentrano quindi nelle occupazioni a basso livello che grossolanamente possono essere definiti sporchi, pericolosi e esigenti. Per un'economia con un'alta componente di lavoro stagionale come quella sudtirolese, gli immigrati assicurano una flessibilità ideale: economicamente convenienti e personalmente dipendenti dai contratti di lavoro precari di durata limitata. In Italia i permessi di soggiorno sono legati alla durata dei contratti di lavoro compilati dai datori di lavoro. Secondo la rigida legislazione adottata dal governo Berlusconi nel 2002, gli stranieri disoccupati possono fermarsi in Italia fino alla scadenza dei loro permessi di soggiorno ma non oltre i sei mesi di disoccupazione.

Il Sudtirolo detiene insieme alla vicina provincia di Trento il primato dei lavoratori stagionali (17.000 nel 2003, il 28% del totale nazionale) occupati principalmente nell'agricoltura (oltre 8.000 lavoratori durante il picco della raccolta) e nel turismo. La media annuale mette in evidenza un numero molto basso di disoccupati registrati. La domanda locale di manodopera stagionale straniera è in costante crescita, in particolar modo da quando i lavoratori locali hanno abbandonato questi settori alla ricerca di occupazioni più stabili, meglio pagate e con maggiore reputazione sociale.

Nell'ambito dei diritti, gli immigrati godono in Sudtirolo degli stessi diritti sociali e lavorativi dei cittadini dell'UE. Gli immigrati però non costituiscono una comunità stabile nel paese d'accoglienza, soprattutto se provvisti di permessi stagionali. La loro relazione con il Sudtirolo è mediata dai loro datori di lavoro e limitata alla durata del loro lavoro. L'alloggiamento negli ostelli o nelle case dei contadini limita i loro contatti con la popolazione locale. Questo gruppo di immigrati non costituisce difatti un gruppo sociale a sé stante che articola collettivamente i suoi diritti ad una propria identità culturale.

Nel campo dei diritti sociali, l'alloggio gioca un ruolo centrale per l'integrazione degli immigrati nella società locale. L'accesso degli immigrati ad un alloggio, soprattutto se a prezzi ragionevoli, dipende molto dal loro status sociale ed è condizionato da pregiudizi etnici, culturali e razziali. Il bisogno di un contratto di locazione da parte dei lavoratori immigrati è fonte di ampi abusi in Sudtirolo. La maggior parte vive in appartamenti in affitto di bassa qualità e canoni mensili alti. Solo il 25% dei lavoratori immigrati vive in un appartamento messo a disposizione dal datore di lavoro. Lo sfruttamento degli stranieri e il sovraffollamento abitativo assumono ormai molteplici forme. Si tratta di uno stato di precarietà che ostacola l'integrazione sociale degli stranieri, nonostante vi sia un forte bisogno della loro forza lavoro.

Lontane dal coprire il reale fabbisogno le misure politiche adottate per garantire l'alloggio ai lavoratori stranieri hanno finora messo a disposizione solo 500 letti negli ostelli per i lavoratori pubblici. L'assegnazione di appartamenti di proprietà pubblica è possibile solo per una parte limitatissima di immigrati, di cui la maggior parte non tenta nemmeno di accedere a questi appartamenti, consci di non avere una reale possibilità visto che il tempo di residenza è uno dei criteri fondamentali per accedere a sussidi per l'affitto o ad appartamenti di proprietà pubblica. Su 11.000 appartamenti pubblici attualmente neanche 100 sono occupati da famiglie di immigrati. A causa degli alti canoni d'affitto è d'altro canto fortemente in aumento il numero degli stranieri che richiedono le cosiddette integrazioni all'affitto.

Il maggior problema sociale degli immigrati in Sudtirolo è proprio il problema della locazione la cui conseguenza è che molti lavoratori, nonostante siano regolarmente occupati e percepiscano un salario medio, non possano permettersi di ricongiungersi con le proprie famiglie. Le "case di accoglienza" come strutture di prima accoglienza non sono attrezzate per ospitare un ampio numero di immigrati per tempi lunghi. La Provincia di Bolzano ha deciso solo recentemente di creare nuove strutture simili a mini-appartamenti, in grado di accogliere i single per periodi anche lunghi (il 40% degli immigrati in Sudtirolo è celibe).

Per quanto riguarda la sicurezza e l'assistenza sociale, gli immigrati stranieri con legale permesso di soggiorno sono, in accordo con le convenzioni internazionali e le leggi dell'UE, equiparati ai cittadini locali. Il Sudtirolo ha competenza diretta per quanto riguarda l'assistenza sociale, come (il salario minimo sociale), edilizia abitativa sociale, i servizi sociali, e ha competenza indiretta nei servizi sanitari. Gli immigrati poveri possono ottenere i benefici sociali per situazioni di emergenza per un periodo massimo di due mesi all'anno e solo in caso di bisogno particolare. Comunque sia, gli immigrati sono protetti dalla discriminazione dal Testo Unico (legge n. 5/1998 e decreto legge n. 189/2002), che proibisce la discriminazione nell'occupazione, sul posto di lavoro, nel settore abitativo, nell'educazione, nei servizi sociali o in qualunque settore che offre beni e servizi accessibili al pubblico.

Se l'integrazione sociale degli immigrati costituisce la sfida maggiore, l'educazione diventa una questione principale. Nel corrente anno scolastico 2005/2006 quasi 2.000 scolari di famiglie provenienti da paesi terzi sono iscritti nelle scuole della provincia a tutti i livelli scolastici. Il sistema scolastico del Sudtirolo è suddiviso per lingua di appartenenza, così che anche le famiglie immigrate devono decidere la lingua nella quale i loro figli dovranno studiare: circa il 59% dei bambini stranieri sono iscritti nelle scuole in lingua italiana, il 40% nelle scuole in lingua tedesca e l'1% in scuole ladine. La presenza di bambini stranieri è proporzionalmente più alta nelle scuole in lingua italiana rispetto a quelle in lingua tedesca. Ciò è dovuto al fatto che un alto numero di famiglie straniere arrivano in Sudtirolo dopo aver trascorso qualche anno in altre parti d'Italia. D'altro canto l'incremento dei bambini stranieri compensa il numero decrescente dei bambini italiani nelle scuole italiane, dovuto alla bassa natalità nel gruppo linguistico italiano.

La scuola fornisce l'ambiente migliore per l'integrazione, nel quale i bambini e le loro famiglie sono inclusi, dove può avvenire un mutuo scambio di schemi culturali diversi. Solo la minima parte delle famiglie immigrate intrattiene relazioni regolari con la scuola dei loro figli. I genitori immigrati sono mediamente riluttanti a intrattenere contatti con le scuole locali perché spesso non conoscono bene la lingua locale, percepiscono un gap educativo o hanno paura di interferire con le decisioni degli insegnanti a sfavore dei propri figli. Da un'indagine svolta dalla Provincia di Bolzano tra la maggior parte delle famiglie straniere è emerso che l'italiano è, subito dopo la lingua d'origine, la prima lingua straniera appresa. Non deve quindi sorprendere che la maggior parte delle famiglie immigrate iscrivano i propri figli in scuole italiane piuttosto che in scuole tedesche.

Un ulteriore problema relativo all'educazione è dato dal fatto che un quarto dei bambini stranieri possiede conoscenze insufficienti e un altro quarto conoscenze non adeguate della lingua italiana. Questo comporta un abbassamento del livello medio delle scuole cittadine in lingua italiana che per gli alunni frequentanti sono sempre più mistilingue. L'insuccesso scolastico è notevolmente più alto tra i bambini stranieri che non tra quelli locali: nelle scuole elementari l'insuccesso scolastico dei bambini stranieri è del 17% rispetto all'1% dei bambini locali. Va infine aggiunto che alcuni presidi di scuole italiane del Sudtirolo si sono lamentati per la concentrazione di bambini stranieri nelle scuole italiane.

Contemporaneamente si registrano anche i primi risultati di nuove iniziative adottate dalle scuole sudtirolesi che mirano all'inclusione e all'integrazione anche delle famiglie dei bambini grazie alla cooperazione con associazioni di volontariato e mediatori culturali che forniscono diversi servizi per stranieri tra cui anche speciali corsi di lingua.

Impatto sulla società locale [ top ]

Nel 2006 il 5% della popolazione sudtirolese sarà costituito da cittadini stranieri residenti in provincia. Questa percentuale resta ancora considerevolmente inferiore alla media generale degli immigrati nei paesi dell'UE. In termini generali, lo sviluppo economico positivo del Sudtirolo offre possibilità di lavoro a un numero crescente di migranti spingendoli ad accettare lavori stagionali o fissi e quindi a stabilirsi in provincia. I vantaggi sono reciproci: la società ospitante beneficia del lavoro di migliaia di immigrati che contribuiscono così alla crescita del PIL locale e le cui tasse vanno a sostenere il sistema di previdenza sociale fondamentale per una società con sempre più anziani. In breve si può affermare che il Sudtirolo segue l'esempio di molti altri paesi europei più ricchi che devono il proprio benessere al duro lavoro degli immigrati.

Fintanto che esistono buone condizioni sul marcato del lavoro locale, gli immigrati in Sudtirolo non solo trovano un lavoro, ma possono usufruire anche dell'assistenza sociale e di servizi di ottima qualità, messi a disposizione da un'amministrazione provinciale tra le più efficienti a livello nazionale. Da dieci anni il Sudtirolo rientra tra le dieci province più ricche dell'UE (dato calcolato in base al reddito pro capite). L'immigrazione contribuisce al miglioramento del nostro sistema sociale ed economico e all'aumento del sostentamento generale delle minoranze nazionali. La combinazione tra il benessere sociale e quello economico del Sudtirolo facilita anche la convivenza dei diversi gruppi etnici che può essere considerata un successo della politica autonoma della provincia. D'altro canto l'immigrazione causata da povertà, mancanza di lavoro e malgoverno in una regione autonoma, come è stato per anni il caso della Sardegna e della Sicilia, lede in modo particolare la tutela delle minoranze nazionali.

L'immigrazione in Sudtirolo di cittadini non appartenenti all'UE dipende dalla regolamentazione fissata dal governo centrale che emette tanti permessi di soggiorno quanti richiesti dal mercato del lavoro e dall'economia privata. Le leggi sull'immigrazione dello stato italiano in genere fanno dipendere il diritto a un permesso di soggiorno da un contratto di lavoro. Uno straniero che resta disoccupato per un lasso di tempo prolungato oltre il limite massimo fissato perde anche il permesso di soggiorno. Nel mercato del lavoro gli stranieri fungono così da "cuscinetti" o da "jolly" e sono normalmente più flessibili rispetto alla forza lavoro locale. In tempi di crisi lo stato italiano potrebbe p.es. rinunciare al rinnovo di decine di migliaia di permessi di soggiorno biennali e ridurre il numero degli immigrati residenti. Sappiamo però che a medio e lungo termine l'Italia ha bisogno dei lavoratori stranieri per la propria economia e soprattutto per il proprio sistema previdenziale. Cosa possiamo invece dire dei diritti politici degli immigrati in Sudtirolo? Secondo le attuali disposizioni legislative, gli stranieri non hanno diritto di voto (né alle elezioni politiche né a quelle amministrative), nonostante una partecipazione diretta agli avvenimenti politici locali aumenterebbe indubbiamente il loro senso di responsabilità e l'integrazione nella società ospitante. Anche per i cittadini italiani il diritto di voto attivo entra in vigore solo dopo quattro anni di residenza in provincia. Questa legge dovrebbe tutelare la minoranza nazionale da cambiamenti demografici causati da motivazioni politiche arbitrarie, come è ripetutamente successo in passato.

A livello comunale esistono però delle istituzioni con status consultivo che lavorano per attivare una qualche forma di coinvolgimento politico e di rappresentanza istituzionale degli stranieri (p.es. la "Consulta degli stranieri"). L'Italia deve adeguarsi agli altri paesi dell'UE, nei quali gli stranieri hanno già acquisito il diritto di voto alle elezioni locali. Per quanto riguarda il diritto alla residenza e alla cittadinanza e alla loro conseguenza sull'equilibrio etnico regionale premettiamo che l'attuale durata dei permessi di soggiorno è limitata a due anni. In questo modo è reso impossibile a un immigrato elaborare un progetto di lavoro e di residenza a lungo termine, e non è certo invogliato a impegnarsi nella propria integrazione. L'immigrazione dovuta a motivi di lavoro è regolata da un sistema di quote fissato annualmente dal Ministero degli Interni che prevede anche i ricongiungimenti familiari. L'attuale governo di destra limita sempre più il rilascio dei visti d'ingresso.

Una seconda modalità di permesso di soggiorno è data dalla cosiddetta Carta di Soggiorno che può essere richiesta dopo sei anni di residenza regolare. Per ottenerla, un immigrato deve poter dimostrare di essere in possesso di un regolare rapporto di lavoro o posto di studio e di sufficienti mezzi di sostentamento. Con una Carta di Soggiorno uno straniero può lasciare il territorio nazionale e rientrarvi senza bisogno di un visto e acquisisce pari diritti a un cittadino, con eccezione del diritto al voto e a un posto di lavoro pubblico. Si acquisisce invece il diritto alla cittadinanza italiana grazie a:
- una semplice richiesta di acquisizione della cittadinanza in seguito a una residenza regolare di almeno 10 anni;
- il matrimonio con un cittadino italiano e almeno 6 mesi di residenza regolare in Italia oppure in seguito a tre anni di matrimonio indipendentemente dalla residenza.

Esistono poi altre possibilità di acquisizione della cittadinanza che numericamente sono però poco utilizzate. Attualmente la maggior parte degli immigrati in Sudtirolo acquisisce la cittadinanza italiana tramite matrimonio. In alcuni casi gli stranieri devono soddisfare determinate condizioni come l'obbligo di pagare le tasse, il non essersi resi responsabili di atti criminali, disporre di sufficienti mezzi economici per il proprio sostentamento e disporre di un certo livello di conoscenze linguistiche. In Sudtirolo il numero delle richieste di cittadinanza è ancora molto basso, ma si prevede che la stabilizzazione dell'immigrazione comporterà in Italia come negli altri paesi dell'UE un aumento delle richieste di cittadinanza. La Provincia del Sudtirolo non ha nessuna competenza nel rilascio della cittadinanza nel senso di limitare l'attuale flusso migratorio crescente. Possiamo però prevedere che gli sviluppi in certi settori, quali il mercato del lavoro e dell'abitazione, regoleranno automaticamente il flusso migratorio e impediranno così la formazione di gruppi marginali di stranieri disoccupati e poveri che andrebbero a implementare il potenziale conflittuale socio-politico.

Le competenze provinciali sudtirolesi non rientrano nel settore dell'immigrazione ma riguardano la politica economica, i servizi sociali, la sanità, le infrastrutture, l'edilizia abitativa sociale, il mercato del lavoro e l'educazione. Le forti critiche rivolte finora al governo provinciale non riguardavano un'eccessiva immigrazione e nemmeno un mancato controllo sul flusso migratorio ma piuttosto il fatto di essersi assicurata presso il governo centrale una quota di permessi di soggiorno insufficienti per coprire il fabbisogno del mercato del lavoro stagionale. Il flusso migratorio è regolato da un lato dal mercato del lavoro, in particolare modo del lavoro stagionale nel turismo e nell'agricoltura, e dall'altro lato dal mercato della casa. Il livello particolarmente elevato dei prezzi immobiliari e degli affitti in Sudtirolo previene l'innalzarsi del flusso migratorio poiché agli immigrati risulta impossibile sopportare gli alti costi di sostentamento. Attualmente la discussione verte sul fatto che una regione veramente autonoma dovrebbe avere la possibilità legale di poter intervenire in ultima istanza anche sulla materia migratoria in modo da poter controllare il flusso migratorio in tempi di crisi economica.

Se vogliamo considerare la tutela dell'identità culturale di una minoranza nazionale e contemporaneamente il mantenimento di un equilibrio cooperativo e pacifico tra comunità etniche differenti come punto di partenza per la costruzione di un sistema di autonomie comuni in Europa, allora il modello sudtirolese, che si basa su una combinazione di integrazione e segregazione dei gruppi linguistici, non è ancora stato messo in discussione dall'immigrazione. Mentre la percentuale della popolazione di lingua italiana nel 2005 è del 26% sul totale ed è in diminuzione, la percentuale della popolazione di lingua tedesca e ladina resta invariata. Gli stranieri vanno a sostituire la popolazione di lingua italiana, la cui diminuzione è dovuta fondamentalmente a fattori demografici. Non esiste nessun indicatore per il fatto che gli stranieri possano costituire una minaccia per la minoranza sudtirolese, mentre essi offrono sicuramente l'occasione per avviare un processo creativo di modernizzazione della società.

Poiché gli stranieri non godono del diritto al voto (eccezione fatta per i cittadini dell'UE), l'aumento della popolazione immigrata non ha avuto nessuna influenza sulla politica. Se anche gli immigrati dovessero acquisire il diritto di voto a elezioni locali e amministrative (escluse le elezioni per il consiglio provinciale), resta comunque improbabile che ciò comporti uno spostamento dell'equilibrio tra i tre gruppi etnici ufficiali del Sudtirolo. Come già accade in altre regione dell'UE, il voto degli immigrati indicherebbe semplicemente una loro distribuzione pluralistica sui partiti già esistenti e il livello di integrazione nella società locale.

Poiché gli immigrati hanno pari diritto ai servizi sociali e previdenziali è prevedibile che in futuro ne usufruiscano maggiormente. Ciò non avverrà a spese dei gruppi etnici residenti visto che l'assegnazione delle risorse sociali non avviene su base etnica. Inoltre l'autonomia sudtirolese si basa su due pilastri principali che in qualche modo tutelano i fondi pubblici esistenti: il sistema del bilinguismo in tutti i settori pubblici e la proporzionale etnica per tutti i posti di lavoro del servizio pubblico. Le conseguenze dell'immigrazione possono riflettersi su questi due pilastri dell'autonomia? Per quanto riguarda l'uso delle lingue ufficiali anche un numero considerevolmente più alto di immigrati non potrebbe modificare l'attuale regolamentazione giuridica. In relazione all'accesso ai posti di lavoro pubblici (tutti i posti nell'amministrazione regionale, provinciale, comunale e statale - questi ultimi corrispondono solo al 18% dei posti nell'amministrazione pubblica in Sudtirolo) gli immigrati devono superare un ulteriore ostacolo che è dato dalla cittadinanza. Tutti i posti di lavoro pubblici di un certi rilievo sono infatti riservati ai cittadini italiani.

Cittadini di paesi non appartenenti all'UE possono essere assunti in alcuni settori, come p. es. nel servizio sanitario o presso le Ferrovie dello Stato, oppure in base a specifici contratti di lavoro, ma non possono essere assunti nell'ambito amministrativo vero e proprio. Anche se un numero crescente di immigrati dovesse ottenere la cittadinanza italiana, le differenze nella formazione professionale, nel livello del diploma scolastico e delle conoscenze linguistiche per l'esame di bilinguismo costituiscono ulteriori ostacoli per gli immigrati. Considerando che l'accesso ai posti pubblici è possibile solo in seguito a un esame di bilinguismo scritto e orale, per la maggior parte degli immigrati sarà estremamente difficile mantenere il passo con gli aspiranti locali. Nonostante Bruxelles non abbia finora messo in discussione le regole del bilinguismo sudtirolese (con eccezione per il modo in cui si ottiene il certificato di bilinguismo), diversi osservatori prevedono già un acceso dibattito sulla compatibilità in ambito europeo della proporzionale sudtirolese con il diritto alle pari opportunità.

Le maggiori conseguenze per l'attuale situazione dei gruppi etnici in Sudtirolo e quindi per la qualità della tutela della minoranza locale si avranno sicuramente in ambito scolastico. Come dimostra l'esperienza di altri paesi meta di immigrazione da oltre dieci anni, come Austria, Germania o Svizzera, è difficile mantenere un certo livello qualitativo in ambito scolastico quando il numero di alunni provenienti da diversi contesti linguistico-culturali supera un certo numero. Le scuole in lingua tedesca e ladina del Sudtirolo sono ancora molto lontane dal raggiungere un numero critico di alunni stranieri e lo sviluppo futuro dipenderà soprattutto dalle misure di integrazione e sostegno che verranno messe in atto nel settore educativo e sociale. In questo senso sarebbe utile imparare fin da ora dall'esperienza fatta da altri paesi.

Conclusioni [ top ]

L'immigrazione in Sudtirolo cresce lenta ma continua, si avvicina sempre più al livello delle regioni vicini (a nord al Tirolo del Nord e a Salisburgo e a ovest al Cantone dei Grigioni in Svizzera, al Lussemburgo e alla Catalogna) ed è caratterizzata da due aspetti fondamentali:
- il carattere prettamente stagionale, e quindi dall'alta flessibilità e da una limitata permanenza dei lavoratori immigrati;
- dalla crescente presenza di lavoratori provenienti dall'Europa dell'Est, sia dai paesi membri dell'UE, sia da quelli non-comunitari.

I primi flussi migratori verso il Sudtirolo si registrano molto tardi, più o meno verso il 1900, ma oggi l'immigrazione è diventata una delle maggiori opportunità per la crescita economica della provincia e offre grandi possibilità di arricchimento e apertura culturale. Grazie all'immigrazione si registra un costante sviluppo positivo dell'economia e del sistema previdenziale sudtirolese, ma nonostante il generale trend positivo, l'immigrazione apre anche due importanti questioni fondamentali:
- chi controlla politicamente il flusso migratorio (p. es.: chi controlla con quali criteri il flusso migratorio)?
- chi è responsabile dell'integrazione?

La richiesta del mercato del lavoro e la crescita economica incentivano l'immigrazione in Sudtirolo che però può essere influenzata solo in parte dal governo provinciale. Le competenze dirette sulla regolamentazione del flusso migratorio ricadono sul governo centrale italiano.

Le misure e gli sforzi fatti per l'integrazione degli immigrati fanno però parte dei compiti dell'amministrazione locale che controlla il settore educativo, l'edilizia agevolata e l'assistenza sociale. Risulta quindi necessario rafforzare le competenze delle regioni autonome nel campo della politica migratoria nonostante tutto indichi che la tendenza generale dell'UE sia quella di creare un forte sistema di controllo dell'immigrazione su base europea che in seguito garantisca piena mobilità anche agli immigrati provenienti da paesi terzi. Per poter affrontare la sfida dell'integrazione in un mondo multilingue, le regioni autonome con minoranze etniche o nazionali necessiterebbero di particolari mezzi legislativi, finanziari e politici.

Thomas Benedikter, Accademia Europea Bolzano (29.9.2005)


Vedi anche:
* www.gfbv.it: www.gfbv.it/3dossier/eu-min/conseu-imm-ca.html > [ CA ] | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/conseu-it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2005/050930ait.html | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/altrelingue.html | www.gfbv.it/3dossier/eu-min/pak-lingue.html | www.gfbv.it/3dossier/3indice.html#eu-min

* www: www.ciemen.org/conseu.htm | www.eblul.org | www.eurac.edu

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