Almeno 40 milioni di cittadini dell'Unione usano regolarmente una lingua regionale o minoritaria. Fanno parte di oltre 60 comunità con lingue poco usate in Europa. Rispettare, proteggere e promuovere queste lingue, di cui alcune a rischio di estinzione, contribuisce allo sviluppo delle radici culturali europee.
Per preparare il terreno alla prossima Conferenza intergovernamentale, la Convenzione sul futuro dell'Unione europea (europa.eu.int/futurum) è stata incaricata di prendere in considerazione le questioni relative al futuro sviluppo dell'Unione e arrivare possibilmente ad una Carta costituzionale europea. La Convenzione sarà aperta alle proposte della società civile.
In questo documento EBLUL presenta un pacchetto di proposte per la Diversità Linguistica. Lo scopo principale di queste proposte è quello di dare una indicazione su come dar sostanza all'Articolo 22 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea del 7 dicembre 2000: L'Unione europea rispetta la diversità culturale, religiosa e linguistica. Questo pacchetto di proposte è aperto ad ulteriori contributi.
L'Ufficio Europeo Per
Le Lingue Meno Usate: EBLUL
L'EBLUL è impegnato da anni in attività di
promozione, supporto e messa in rete di tutte le iniziative sulla
diversità linguistica all'interno dell'Unione Europea.
L'EBLUL è considerato un attore di centrale importanza in
Europa nel campo della promozione delle lingue; ciò in
quanto ha:
- stretti legami con istituzioni della UE come il Parlamento e
la Commissione,
- status consultivo nel Consiglio d'Europa e nel Consiglio
Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC),
- relazioni operative con l'UNESCO e con l'OSCE.
L'EBLUL è composto
da 15 comitati nazionali, uno per ogni Stato dell'UE, ognuno in
rappresentanza delle diverse minoranze linguistiche presenti in
quella nazione: le 15 Ong, che costituiscono i 15 comitati,
comprendono organizzazioni culturali, istituzioni scientifiche,
agenzie di informazione che lavorano nell'area dei dialetti
regionali e delle minoranze linguistiche.
La missione di EBLUL è di far incontrare i cittadini
europei che fanno capo a delle minoranze linguistiche,
perché possano apprezzare la diversità culturale,
oltre che linguistica, dell'Europa e possano costruire relazioni
stabili di cooperazione su tutta una serie di temi di comune
interesse.
L'obiettivo ultimo è il raggiungimento di standard comuni
di tutela delle minoranze linguistiche e dei dialetti regionali,
attraverso l'implementazione del concetto di diversità
linguistica. La strategia politica che persegue è quella
di rivendicare all'Unione Europea le competenze necessarie per
l'adozione di misure legali comuni a tutti gli Stati Membri. In
questo senso, EBLUL ha elaborato un Pacchetto per la
Diversità Linguistica che presentato alla Convenzione sul
Futuro dell'Unione Europea.
Le proposte del Pacchetto sulla Diversità Linguistica non intaccano in alcun modo, secondo l'EBLUL, la sovranità degli Stati Membri, pur conferendo uno 'status europeo' al concetto di diversità.
Verso
un'Interpretazione dei Concetti di "Diversità linguistica"
e di "Rispetto"
Il concetto della diversità linguistica è basato
sull'eredità culturale e linguistica dell'Europa come
elemento vitale e dinamico dell'identità europea. La
diversità linguistica contribuisce alla ricchezza
culturale, all'evoluzione sociale ed alla prosperità
economica. Fa parte del concetto della diversità
culturale, come specificato nell'articolo 151 del Trattato che
istituisce la Comunità Europea (EC). Il concetto della
diversità linguistica non fa alcuna differenza fra le
lingue ufficiali o dello Stato, da una parte, e le lingue di
minoranza o regionali d'altro canto.
Il concetto di rispetto include la non-discriminazione nel senso
dell'articolo 13 dello stesso Trattato. Può essere inteso
come un mezzo educativo, per quanto riguarda l'articolo 149
sull'Educazione, Formazione professionale e sulla Gioventù
e come misura positiva per quanto riguarda l'articolo 151 sulla
Cultura.
Rispettare la
diversità linguistica inoltre contiene il riconoscimento
che tutte le lingue europee sono uguali, sia che siano ampiamente
o poco usate. Nella risoluzione del 29 novembre 2001, il
Consiglio dei Ministri dell'UE ha dichiarato "che tutte le lingue
comunitarie sono uguali nel valore e nella dignità dal
punto di vista culturale e fanno parte integrante della cultura e
della civiltà europee". Il rispetto implica assicurare la
libertà e l'opportunità di scelta e la
libertà di espressione in tutte le lingue, e contribuisce
alla comprensione interculturale e ad una cultura di pace.
È importante ricordare l'articolo 53 della Carta dei
Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, che dichiara che
"niente in questa Carta sarà interpretato per limitare o
osteggiare i diritti umani e le libertà fondamentali
riconosciute, nei loro campi rispettivi di applicazione, dalla
legge dell'Unione, dal diritto internazionale e dagli accordi
internazionali a cui aderiscono l'Unione, la Comunità o
tutti gli Stati Membri, compreso la Convenzione Europea per la
Protezione dei Diritti Umani e delle Libertà Fondamentali
e dalle Costituzioni degli Stati Membri".
Pertanto, per dare pieno
significato all'articolo 22 - "L'UE rispetterà... la
diversità linguistica" - l'EBLUL (l'Ufficio Europeo per le
Lingue Meno Usate) suggerisce i seguenti emendamenti al Trattato
che istituisce la Comunità Europea:
1. introdurre un articolo specifico sulla
diversità linguistica in aggiunta all'art.22 della Carta
Europea dei Diritti Fondamentali;
2. includere espressamente nell'articolo 13 EC sulla
Non-discriminazione la parola "lingua";
3. cambiare nell'art. 151 EC il voto del Consiglio dei
Ministri sulle politiche culturali da unanimità a voto a
maggioranza qualificata.
Inserire il Concetto
di "Diversità Linguistica" nel Nuovo Trattato
dell'UE
Per rispettare e promuovere la diversità linguistica
all'interno dell'Unione Europea e della relativa zona di
libertà, sicurezza e giustizia, l'EBLUL propone di
inserire un articolo specifico nel nuovo Trattato della
Comunità Europea:
1. La Comunità, all'interno delle sue sfere di
competenza, rispetterà e promuoverà la
diversità linguistica in Europa, compreso le lingue di
minoranza o regionali come espressioni di quella
diversità, incoraggiando la cooperazione fra gli stati
membri e utilizzando altri strumenti adatti alla realizzazione di
questo obiettivo.
2. L'azione comunitaria includerà
specialmente:
- promuovere lo scambio di esperienze e buone prassi;
- facilitare la cooperazione ed i progetti unitari fra le
autorità statuali, regionali e locali;
- promuovere, ove appropriato, la cooperazione
transfrontaliera;
- sostenere la cooperazione fra le organizzazioni della
società civile.
3. La Comunità e gli Stati Membri promuoveranno la
cooperazione con le organizzazioni internazionali competenti
nella promozione della diversità linguistica, in
particolare il Consiglio di Europa.
4. L'Unione Europea si accerterà che nessuna
politica o misura dell'UE siano adottate o applicate in modi che
sono nocivi alla diversità linguistica dell'Europa.
5. Per contribuire al raggiungimento degli obiettivi
stabiliti in questo articolo, il Consiglio:
- comportandosi in conformità alla procedura considerata
nell'articolo 251, dopo aver consultato il Comitato Economico e
Sociale e il Comitato delle Regioni, adotterà le misure
appropriate, con l'esclusione di qualunque armonizzazione delle
leggi e dei regolamenti degli Stati Membri;
- utilizzando il sistema del voto a maggioranza qualificata su
proposta della Commissione, adotterà le
raccomandazioni.
Il nuovo articolo sulla
diversità linguistica potrebbe essere interpretato come
una prima politica e legge che proteggono e che promuovono le
lingue ufficiali, dello Stato, minoritarie o regionali degli
Stati Membri. Questa operazione di definizione è tanto
più urgente, poiché l'Unione Europea con il
processo di ingrandimento dovrà rispondere alle esigenze
di protezione dei diritti linguistici nei Paesi candidati.
All'interno delle proprie sfere di competenza, l'Unione Europea
già si occupa degli argomenti riguardo alla
diversità linguistica. L'integrazione europea in avvenire
avrà bisogno del supporto di ulteriori politiche in questo
campo, particolarmente sull'educazione multilingue e sulla
promozione della diversità culturale nei media e nelle
arti. Da questo punto di vista, la cooperazione e i progetti
comuni divengono sempre più importanti, poiché il
processo di integrazione europeo ha necessariamente una
dimensione culturale sul livello regionale, nazionale ed
internazionale.
Emendare l'Articolo 13
sulla Non-discriminazione
L'articolo 13 del Trattato che istituisce la Comunità
Europea dichiara: "senza pregiudizio per le altre disposizioni di
questo Trattato ed entro i limiti dei poteri conferiti da esso
sulla Comunità, il Consiglio, agendo all'unanimità
su una proposta dalla Commissione e dopo il consulto del
Parlamento Europeo, può intraprendere azioni appropriate
per combattere la discriminazione basata sul sesso, sull'origine
razziale o etnica, sulla religione, sulla disabilità,
sull'età o sull'orientamento sessuale." L'Ufficio Europeo
per le Lingue Meno Usate (EBLUL) propone di includere la parola
"lingua" dopo "l'origine etnica", per dare maggiore coerenza al
documento rispetto agli standard internazionali, accettati da
tutti gli Stati Membri dell'UE (inter alia Carta delle UN,
Dichiarazione Universale Dei Diritti Dell'Uomo, Convenzioni
Internazionali Sui Diritti Umani, Convenzione Europea Sui Diritti
Dell'Uomo).
Mentre l'origine etnica include generalmente le lingue, alcuni
individui e alcune comunità si definiscono soltanto in
termini linguistici. In questo caso, l'assenza di una protezione
specifica della lingua può portare ad una forma di
discriminazione indiretta. L'articolo 22 della Carta dei Diritti
Fondamentali dell'Unione Europea, tuttavia, implica proprio
l'assenza di discriminazione basata sulla lingua.
La Sig.ra. Anna Diamantopoulou, membro della Commissione Europea
responsabile per l'Occupazione e gli Affari Sociali, ha risposto
come segue ad una domanda scritta di un membro del Parlamento
Europeo:
"il Programma sulla Lotta Contro la Discriminazione si basa
sull'art. 13 EC. Questo articolo stipula che la Comunità
può approntare le misure necessarie per combattere contro
la discriminazione basata sul sesso, sulla razza o sull'origine
etnica, sulla religione, su un handicap, sull'età o
sull'orientamento sessuale. La discriminazione basata sulla
lingua non è accennata in questo articolo. Questo
programma, dunque, non può riguardare le azioni di lotta
contro la discriminazione basata sulla lingua. Né
nell'art.13 EC, né nella direttiva 2000/43/CE, la
discriminazione basata sulla lingua rientra nella nozione di
discriminazione basata sull'origine etnica".
È quindi ovvio che l'UE non dovrebbe rimanere sotto gli
standard internazionali minimi ma dovrebbe, al contrario,
rispondere ai nuovi sviluppi degli standard internazionali, per
esempio il Protocollo 12 alla Convenzione Europea dei Diritti
dell'Uomo che prevede un divieto generale alla discriminazione
nel godimento di qualunque diritto sancito dalla legge. In
conclusione, includere la parola "lingua" nell'articolo 13 EC
aumenterebbe la coerenza con la Carta dei Diritti Fondamentali
dell'Unione Europea, in generale, e con l'articolo 21 sulla
Non-discriminazione della stessa Carta, in
particolare.
Introdurre il Sistema
di Voto a Maggioranza Qualificata nell'Art.151
Nell'Articolo EC 151 sulle Politiche Culturali, l'EBLUL propone
di sostituire il voto richiesto all'unanimità dal
Consiglio dei Ministri con quello a maggioranza qualificata.
Ciò faciliterebbe la promozione dell'eredità
culturale come interesse europeo generale, nel rispetto assoluto
delle competenze degli Stati Membri nel campo delle politiche
culturali.
Ogni volta che si parla di diversità linguistica e lingue meno usate nell'U.E., si registrano grande entusiasmo da una parte, come pure grande scetticismo dall'altra. A volte sembra, che se proprio esiste un tabù nell'UE, questo è la diversità linguistica. Presentiamo qui di seguito 12 argomenti per superare lo scetticismo e per promuovere le lingue di minoranza e regionali come componenti della diversità linguistica dell'Europa.
1. Le lingue di
minoranza e regionali e l'eredità culturale
dell'Europa
L'Europa si distingue in primo luogo per la sua diversità
culturale. Questa diversità è una caratteristica
distintiva nella cultura europea, collegata inevitabilmente ad
una varietà di lingue comunitarie. Tutte le lingue
europee, più o meno diffusamente parlate, fanno parte
dell'eredità culturale dell'Europa e meritano di essere
sostenute e promosse.
Poiché tutte le lingue comunitarie, nelle loro forme
parlate e scritte, sono uguali in valore e dignità, dal
punto di vista culturale, e fanno parte integrante della cultura
e della civiltà europea, le 40 circa lingue meno usate che
esistono all'interno dell'Unione Europea sono un elemento chiave
della sua eredità e cultura e una parte naturale della sua
architettura.
2. Le lingue di
minoranza e regionali e l'unità dell'Europa nella
diversità
L'Europa sta tutta in un motto 'unità nella
diversità'. Si tratta di rispetto, accettazione ed
apprezzamento della grande e ricca diversità delle culture
d'Europa, le nostre forme di espressione e i modi di essere
umani. La costruzione dell'unità dell'Europa è
stata fondata sempre sul rispetto per la diversità
culturale dei relativi Stati Membri, radicata e manifesta nella
grande ricchezza linguistica. Di conseguenza, la diversità
linguistica è una pietra miliare democratica e culturale
della costruzione dell'Unione, riconosciuta nell'articolo 22
della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea.
L'importanza delle lingue è stata enfatizzata nella
risoluzione del Consiglio sulla diversità linguistica del
14 febbraio 2002 sul riconoscimento della parte che le lingue
giocano nell'integrazione sociale, economica e politica,
specialmente in un'Europa allargata.
Naturalmente la diversità linguistica è valida per
tutti gli Europei, ma per molti cittadini dell'UE nelle regioni
di lingua poco-usata, rappresenta un motivo in più per
comprendere e apprezzare l'ideale dell'integrazione europea. Le
lingue di minoranza o regionali sono una ricchezza reale per
l'intera Europa e sono un arricchimento piuttosto che un
problema. Sostenere queste lingue significa sostenere la
diversità linguistica dell'Europa e non certamente - come
qualcuno potrebbe pensare - sprecare i soldi "su lingue e culture
sconosciute".
3. Lingue di minoranza
e regionali ed il valore aggiunto europeo
Le nostre lingue madri - più o meno parlate - sono
più di un assembramento di suoni, parole e grammatica.
Sono il deposito della memoria collettiva di una Comunità
e il riflesso dei suoi rapporti sociali, valori morali e
tradizioni politiche.
Come componente dell'eredità culturale europea, le nostre
lingue appartengono non soltanto alle Comunità che
realmente le parla, ma a tutti i popoli europei. Con la
promozione di buone prassi, il sostegno alla diversità
linguistica, compreso le lingue meno usate, significa attribuire
un notevole valore aggiunto all'Europa.
4. Le lingue di
minoranza e regionali, la coesione sociale e la cooperazione di
frontiera ed inter-regionale
Tra le 40 lingue meno usate vi sono alcune lingue che
'risiedono' in due o più stati membri dell'UE. Nei casi in
cui queste lingue sono parlate nelle zone di frontiera o nel caso
in cui sono lingue ufficiali del Paese confinante, questa
situazione linguistica particolare facilita e promuove la
coesione sociale, la cooperazione di frontiera ed
inter-regionale. Le nostre culture e la nostra eredità
linguistica sono non soltanto parte della ricchezza dell'Unione e
un elemento chiave dell'identità delle sue regioni, ma
pure una fonte importante di attività economiche e nuovi
lavori.
La promozione della diversità linguistica e delle lingue
meno usate si trasforma così in uno strumento per
sostenere le regioni il cui sviluppo è in ritardo, o che
stanno affrontando delle difficoltà strutturali, o dove
sono in gioco i sistemi di modernizzazione della formazione e
dell'occupazione.
5. Le lingue di
minoranza e regionali e la cittadinanza europea
Sostanza concreta alla cittadinanza europea è data quando
l'Unione Europea rispetta le lingue meno usate come parte
importante della sua eredità culturale; quando si
riconosce che le lingue di minoranza e regionali dovrebbero
essere distinte dalle lingue degli immigranti, che rappresentano
problemi e sfide molto differenti; quando si attribuisce un
significato importante alla cooperazione di frontiera, nel gran
numero di casi dove le lingue regionali riguardano più di
uno Stato Membro dell'UE.
Le lingue sono una caratteristica fondamentale
dell'identità individuale e collettiva, e un meccanismo
essenziale per mezzo del quale i valori culturali possono essere
espressi ed ereditati. Il rispetto per l'identità
linguistica e culturale è una caratteristica essenziale
della cittadinanza europea.
6. Le lingue di
minoranza e regionali ed altre istituzioni europee
Molte organizzazioni internazionali ed europee lavorano nel
campo della promozione di lingua e del sostegno le lingue
poco-usate. Attraverso i lavori del Consiglio di Europa per
esempio, due strumenti internazionali importanti sono entrati in
vigore nel 1998: La Carta Europea per le Lingue di Minoranza e
Regionali e la Convenzione Quadro per la Protezione delle
Minoranze Nazionali. Questi due trattati possono essere
considerati le pietre miliari nella protezione e nella promozione
della ricchezza linguistica in Europa. L'Unione Europea, come
modello significativo e centrale per il progetto economico,
politico, sociale e culturale chiamato "integrazione europea",
dovrebbe adottare le misure appropriate per sostenere la politica
linguistica di altre organizzazioni internazionali, in generale,
e del Consiglio d'Europa, in particolare.
7. Le lingue di
minoranza e regionali e l'allargamento.
L'allargamento è una delle occasioni più
importanti per l'Unione Europea, all'inizio del ventunesimo
secolo. È un'operazione unica e storica ad ulteriore
integrazione del continente attraverso mezzi pacifici, estendendo
la zona di stabilità e prosperità ai nuovi membri.
Il criteri di Copenhagen "di rispetto e di protezione delle
minoranze", tuttavia, includono sia la protezione dalla
discriminazione che i diritti, tradizionali e linguistici, delle
minoranze. L'UE quindi, ha l'obbligo politico di diventare
più attiva nel campo della diversità linguistica e
delle lingue meno usate e di accertarsi che i criteri su citati
siano applicati ugualmente ai candidati per l'annessione all'UE
ed agli Stati Membri dell'UE.
8. Le lingue di
minoranza e regionali, la globalizzazione e la gestione del
conflitto
Oggi la metà delle 6.000 lingue nel mondo sono sotto la
minaccia di estinzione. Secondo l'atlante delle lingue del mondo
in pericolo dell'UNESCO, 50 lingue sono in Europa. Molti Europei
hanno accettato l'idea della globalizzazione e del processo
europeo di integrazione economica e sociale a condizione che si
preservino le differenze (e specificamente la diversità
culturale e linguistica). Quindi, la promozione della
diversità culturale e linguistica umanizza il processo del
globalizzazione.
Inoltre, parecchi documenti delle organizzazioni internazionali
come pure dell'UE dichiarano che la promozione della
diversità linguistica - comprese le lingue meno usate -
aumenta la consapevolezza della diversità culturale e
aiutano a sradicare la xenofobia. Promuovere la diversità
linguistica, in questo senso, diventa un meccanismo importante e
costruttivo per la prevenzione e la gestione del conflitto.
Poiché le lingue aiutano la gente a comunicare e capirsi,
risultano essenziali per la costruzione di relazioni di fiducia
tra i popoli e per la coesistenza pacifica. Il conflitto deriva
dalle incomprensioni e dal sospetto fra le genti che non sanno
comunicare. Imparare le lingue di ciascuno è un primo
passo per capire e rispettare le culture di ognuno.
9. Lingue di minoranza
e regionali ed il loro valore ecologico
Siamo tutti interessati all'ambiente e ci preoccupiamo di
mantenere la varietà naturale del mondo in cui viviamo -
il mondo di cui siamo responsabili anche per i nostri figli e i
nostri nipoti. Approviamo leggi contro l'inquinamento, in difesa
dell'ozono, sulle falde acquifere e gli habitat naturali per le
specie rare.
La gente sta rendendosi conto in questo contesto che le lingue
hanno un valore ecologico e come tali hanno bisogno di essere
protette. Una lingua può essere tanto parte dell'ambiente
quanto le montagne ed i fiumi.
10. Le lingue di
minoranza e regionali e la democrazia linguistica
Tutte le Comunità linguistiche - sia grandi che piccole -
devono avere godere delle stesse opportunità di trarre
beneficio dalla diversità culturale e linguistica.
Tuttavia, questo non significa che le Comunità di lingua
poco-usata - come spesso si presume erroneamente - chiedono uno
status ufficiale per le loro lingue presso le istituzioni
dell'UE. Le Comunità di lingua di minoranza e regionali
stanno promuovendo la diversità linguistica per favorire
la comprensione ed il rispetto reciproci. In questo senso, la
democrazia linguistica è un bene essenziale nella
promozione di una cultura di pace basata sui principi della
libertà, della giustizia, della democrazia, della
tolleranza, della solidarietà, della cooperazione, del
pluralismo, della diversità culturale, del dialogo e della
comprensione, a tutti i livelli della società e fra le
nazioni.
11. Lingue di
minoranza e regionali ed i costi della diversità
linguistica
Si dice spesso che offrire un servizio nelle lingue minoritarie
è troppo costoso. Tuttavia, sappiamo che i costi della
politica di plurilinguismo dell'UE sono notevolmente bassi. I
dati complete più recenti indicano che il costo totale di
traduzione e interpretariato in tutte le istituzioni UE, nel
2000, ammonta a meno di 2 Euro per ciascuno dei suoi 380 milioni
di abitanti, ed appena lo 0,8% del budget totale dell'UE. In
più, fornire al pubblico la formazione, la sanità,
l'infrastruttura sotto forma di segnali stradali ed il servizio
nel settore pubblico in una lingua poco-usata non deve essere
più costoso. È un problema di equità e del
diritto di ogni cittadino di ottenere un servizio nella propria
lingua madre. I soldi spesi per offrire servizi nelle lingue di
minoranza sono soldi bene investiti, poiché il
plurilinguismo porta vantaggi all'economia, all'educazione e agli
stessi popoli. I vantaggi che la società trae da esso sono
ben più grandi dei costi.
12. Lingue di
minoranza e regionali ed integrazione europea
A volte si dice che la conservazione della diversità
linguistica e culturale dell'Europa è contraria al
processo di integrazione e promuove la frammentazione. Un'analisi
più precisa tuttavia mostra che le Comunità di
lingua poco-usata sono profondamente impegnate nella promozione
della diversità culturale e linguistica dell'Europa.
Condividono la visione comune di una Comunità Europea dove
i cittadini e le istituzioni democratiche sono collegati tra
loro, a livello locale, regionale, nazionale, ed europeo. Di
conseguenza, promuovere le lingue di minoranza non ha nulla a che
fare con il nazionalismo etnico o linguistico. Una lingua
è un mezzo di comunicazione; non dovrebbe mai trasformarsi
in un tema politico usato per ambizioni nazionalistiche. le
Comunità di lingua poco-usata, quindi, contribuiscono
molto al processo di integrazione ed all'unità
dell'Europa. La gente che parla le lingue meno usate ha
solitamente una comprensione migliore di altre culture e
situazioni linguistiche, poiché sono state esposte anche
alla cultura della maggioranza.
AL DOCUMETO CARTACEO
SONO ALLEGATI:
- RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULLE LINGUE REGIONALI E SU
QUELLE POCO USATE, 13.12.2001;
- RISOLUZIONE DEL CONSIGLIO SULLA PROMOZIONE DELLA
DIVERSITÀ LINGUISTICA, 14.02.2002;
- PARERE DEL COMITATO DELLE REGIONI SULLA PROMOZIONE E
PROTEZIONE DELLE LINGUE REGIONALI E DI MINORANZA,
13.6.2001
Elaborato da un
gruppo di qualificati esperti indipendenti con esperienza di
politiche di lungo termine a favore delle minoranze nelle Nazioni
Unite, Consiglio d'Europa, Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa, in un seminario ospitato dal Governo
basco (Bilbao, 23 febbraio 2002).
Con il supporto del Governo basco e della Commissione
europea.
Adattamento italiano a cura di Roberta Mineo.