La disinformazione sul genocidio ceceno in atto è drammaticamente emersa con il sequestro di circa 800 persone in atto in un teatro moscovita. Il 24 mattina la Rai ha mandato in onda un servizio sul terrorismo ceceno con un'intervista assolutamente "disinformante" di Sergio Romano, da cui si capisce solo che esiste un terrorismo ceceno collegato ad Al Qaeda che terrorizza i sogni di Putin e la popolazione russa. Non una parola sui morti civili ceceni, non una parola sui crimini commessi dall'esercito russo in questi ultimi anni in Cecenia, nulla sui campi di concentramento, nulla sugli stupri, nulla sui sequestri di civili da parte russa per il redditizio traffico di organi umani.
Come è possibile fare informazione non fornendo l'enorme parte di notizie mancanti che in questi casi si deve dare? Una semplificazione? Si poteva almeno accennare agli 80.000 morti ceceni di questa sporca guerra, caduti solo nell'era Putin. E Eltsin ne aveva fatti altri 80.000. Alcune stime russe, dico russe e non cecene o altro, parlano di 200.000 morti in meno di dieci anni e per la maggior parte civili. Quando muoiono i civili, si tratta o no di terrorismo? Se si, allora come si fa a chiudere gli occhi su 200.000 morti e aprirli su di un pur gravissimo episodio di sequestro di persone? Forse la vita di un civile russo o occidentale vale di più di quella di un contadino ceceno? Questo modo di fare informazione è assolutamente contrario all'etica del giornalismo, che dovrebbe mostrare tutte le facce di una realtà tanto complessa quanto è quella cecena. Se fossimo stati a Mosca avremmo ascoltato esattamente la stessa notizia, viste le responsabilità russe per il dramma del piccolo popolo ceceno: esattamente come la recente notizia sul censimento-farsa russo in Cecenia dell'11 e 12 ottobre, che dopo anni di massacri e un continuo esodo di profughi fuggiti in Georgia, Russia, Kazakistan e in Europa occidentale, segnala 300.000 Ceceni in più rispetto al 1998.
Questa lettera è stata inviata al GR RAI (grr@rai.it) il 24 ottobre 2002.