Bolzano, Göttingen, 10 dicembre 2003
"Una provocazione dimostrativa alla Comunità
internazionale" ha definito l'Associazione per i Popoli
Minacciati (APM) l'esecuzione di due attivisti per i diritti
umani kurdi in Iran a pochi giorni dalla consegna del Premio
Nobel per la Pace all'avvocatessa iraniana Shirin Ebadi.
L'esecuzione dei prigionieri politici Jalil Zewai il 4 dicembre
e Ramin Sharifi il 6 dicembre è un segnale del fallimento
della politica europea nei confronti dell'Iran. Chi rinuncia ad
esercitare pressioni sulle dittature totalitarie e conduce i
dialoghi sui diritti umani a porte chiuse, partecipa nel
mantenere in vita questi regimi ingiusti.
L'APM ricorda che dopo la presa di potere nel 1979, il regime
iraniano degli Ayatollah ha soffocato il movimento autonomo kurdo,
uccidendo 60.000 persone. Allora le immagini delle fucilazioni di
prigionieri kurdi gravemente feriti facevano il giro del mondo.
Abdul Rahman Ghassemlou, allora professore a Praga, simpatizzante
della Primavera di Praga e presidente del Partito Democratico
Kurdo in Iran, morì nel 1989 a Vienna, in un agguato
tesogli dai suoi partner iraniani con cui avrebbe dovuto
trattare. Nel 1992 agenti iraniani uccisero a Berlino Wilmersdorf
anche Scheraf Kandi, successore di Ghassemlou. Sempre nella
capitale tedesca due degli assassini furono condannati nel 1997
all'ergastolo.