Bolzano, Göttingen, 29 giugno 2006
INDEX
L'Associazione per i Popoli Minacciati è molto
preoccupata per la sorte di Wilman Adolfo Jiménez Salazar,
membro del Comitato per i Diritti Umani della provincia di
Orellana nel nordovest dell'Ecuador. Jiménez Salazar
è stato arrestato il 19 giugno dopo che aveva partecipato
come osservatore per i diritti umani a una manifestazione
pacifica delle comunità indigene e contadine di Payamino,
Orellana. La protesta degli indigeni si rivolgeva contro le
conseguenze ambientali dell'estrazione del petrolio dell'impresa
francese Perenco.
Per sciogliere la manifestazione polizia e esercito sono
intervenuti sparando lacrimogeni e pallottole di gomma. Wilman
Adolfo Jiménez Salazar è stato ferito da sei
pallottole di gomma ed è stato trasferito in una caserma
nella provincia di Pastaza dove risulta tuttora agli arresti. Le
violazioni dei diritti umani subite da chi si oppone alla
distruzione causata nell'Amazzonia ecuadoriana dalle imprese
petrolifere sono purtroppo una costante. I rappresentanti delle
comunità indigene, i loro avvocati e gli attivisti per i
diritti umani subiscono continuamente aggressioni e minacce di
morte.
Vi chiediamo di scrivere al ministro degli interni ecuadoriano
per chiedere l'immediata liberazione dell'attivista per i diritti
umani Wilman Adolo Jiménez Salazar e il rispetto dei
diritti umani nei confronti delle persone e comunità che
partecipano alle proteste! Se disponete della possibilità
di mandare un fax, mandate la stessa lettera anche al presidente
ecuadoriano (dott. Alfredo Palacio González, Presidente
Constitucional de La República del Ecuador, Fax:
00593-2-2580 748)
Indirizzo del Ministro degli Interni
dell'Ecuador:
Ministro de Gobierno y Policía, Felipe Vega de la
Cuadra
e-mail: informacion@mingobierno.gov.ec
Lettera di protesta:
Señor Ministro,
Por medio de la presente, le solicito la puesta en libertad de
forma inmediata e incondicional del Sr. Wilman Adolfo
Jiménez Salazar defensor de los derechos humanos y preso
de conciencia, que el día 19 de junio del 2006 fue
detenido mientras participaba como observador en una
manifestación indígena en Payamino, provincia de
Orellana. Estoy muy preocupado por la integridad física y
moral del detenido que permanece recluido en la base militar bajo
los leyes militares aunque es un ciudadano civil.
Cabe mencionar que Sr. Wilman Adolfo Jiménez Salazar fue
detenido en el contexto de la represión contra la
manifestación de comunidades indígenas, que
exigían a la compañía petrolera francesa
Perenco, que cumpla con las leyes ambientales. Le pedimos al
gobierno ecuatoriano, que se haga una investigación
exhaustiva de lo ocurrido durante y despues de la manifestacion y
que se garantice la integridad y libertad de Sr. Wilmam Adolfo
Jiménez. Además le exigimos que respete los
derechos individuales y colectivos de las comunidades 15 de
Abril, Payamino y Rio Punino que oponen a los abusos de las
petroleras en Orellana.
Esperando su respuesta, me despido con saludos cordiales,
Traduzione:
Egregio Signor Ministro,
Le chiedo urgentemente di far in modo che l'attivista per i
diritti umani Wilman Adolfo Jiménez Salazar sia
immediatamente liberato. Il 19 giugno 2006 Wilman Adolfo
Jiménez Salazar ha partecipato come osservatore per i
diritti umani a una manifestazione pacifica a Payamino nella
provincia di Orellana, dove è stato arrestato. Sono molto
preoccupata per la sorte del Sig. Jiménez Salazar che
è considerato un prigioniero politico e trattenuto in una
base militare dove deve rispondere al diritto militare.
La manifestazione pacifica delle comunità indigene aveva
lo scopo di chiedere all'impresa francese Perenco di rispettare
le leggi ambientali dello stato. Chiedo al governo ecuadoriano di
svolgere indagini sugli accadimenti durante e dopo la
manifestazione e di garantire la sicurezza e la libertà di
Wilman Adolfo Jiménez Salazar. Le chiedo infine di
rispettare anche i diritti umani individuali e collettivi delle
comunità 15 de Abril, Payamino e Río Punino, che si
oppongono alle conseguenze ambientali dell'estrazione petrolifera
nel loro territorio.
In attesa di una risposta porgo cordiali saluti,
La terza maggiore impresa energetica statunitense, la
ConocoPhillips, ha acquisito grazie all'acquisto della Burlington
Ressources anche le sue concessioni per l'estrazione del petrolio
nei blocchi 23 e 24 in una zona finora quasi intoatta della
foresta ecuadoriana. Nella zona vivono Quichua, Shuar e Achuar
che in previsione di un'insanabile distruzione ambientale si
oppongono all'estrazione petrolifera nel territorio. Per
difendere gli interessi delle imprese petrolifere contro quelli
delle comunità indigene lo scorso anno il governo
ecuadoriano ha stazionato nella zone diverse unità
militari.
Bisogna evitare che il conflitto si radicalizzi! Aiutateci a
sostenere le comunità indigene della foresta ecuadoriana
per preservare la loro terra, la loro cultura e la loro salute
dalla distruzione operata dalle potenti ditte petrolifere. Vi
chiediamo di scrivere al direttore dell'impresa petrolifera USA
ConocoPhillips per chiedere la sospensione della già
discussa estrazione petrolifera nella foresta ecuadoriana!
Più lettere riceverà dall'estero, più
sarà evidente quanto la questione sia a conoscenza
dell'opinione pubblica mondiale.
Indirizzo:
Mr. J.J. Mulva, Chairman & Chief Executive Officer,
ConocoPhillip, Marland 2142, 600 North Dairy Ashford, Houston, TX
77252-2197, USA
e-mail: ethics@conocophillips.com
Lettera di protesta:
Dear Mr. Mulva,
By acquiring Burlington Resources recently ConocoPhillips also
inherited Burlington's involvement in projects located on
unspoiled indigenous rainforest land in Ecuador. ConocoPhillips
now holds a 50 percent share of oil exploration concessions in
block 23 which overlaps the territory of the Quichua people from
Sarayacu. It also holds concession in block 24 which comprises
part of the land of Shuar and Achuar.
You say in ConocoPhillips' Sustainable Development Report that
"respecting indigenous communities is an important part of
addressing the company's community impact". The indigenous
peoples living in the territories of block 23 and 24 have
declared their opposition to oil exploitation on their ancestral
land. They pointed out that it would destroy their life. By
continuing to pursue the controversial projects ConocoPhillips
would continue to violate the rights of the Quichua, to increase
negative environmental effects. In the result it would cause loss
of face for your company.
I urge you not to use the recently-acquired oil concessions in
the Ecuadorian rainforest inhabited by indigenous peoples and to
abandon these controversial projects.
Yours Truly,
Traduzione:
Egregio Sig. Mulva,
grazie all'acquisto di Burlington Ressources, la multinazionale
ConocoPhillips ora è implicata anche nella realizzazione
di progetti situati in territorio indigeno in zone di foresta
intatta. ConocoPhillips possiede ormai il 50% delle licenze per
l'estrazione di petrolio nel blocco 23 che si sovrappone al
territorio dei Quichua di Sarayacu. Inoltre la ConocoPhillips
detiene la concessione per il blocco 24 che a sua volta
corrisponde a una parte del territorio degli Shuar e
Achuar.
Secondo il rapporto della ConocoPhillips sullo sviluppo
sostenibile le comunità indigene vengono rispettate dalla
multinazionale, ma le comunità indigene che vivono nelle
aree dei blocchi 23 e 24 hanno dichiarato la propria opposizione
ai progetti di estrazione di petrolio sul loro territorio. I
popoli indigeni toccati dall'estrazione di petrolio hanno messo
in chiaro che questi progetti finirebbero per distruggere la loro
vita. Se la ConocoPhillips continuasse a portare avanti questi
discussi progetti finirebbe con il violare i diritti dei Quichua
e distruggere ampie parti di un ecosistema ancora intatto. Di
fatto finirebbe con il rovinare la propria immagine.
Le chiedo urgentemente di mettere a frutto nella foresta
amazzonica indigena la concessione petrolifera da poco acquistata
e di abbandonare questi controversi progetti.
Cordiali saluti,
Da anni imprese del legname e le imprese petrolifere Petrobas
e Repsol YPF si addentrano illegalmente nel parco nazionale di
Yasuní, nel quale vivono diverse comunità indigene.
Gli indigeni che hanno tentato di opporsi agli intrusi ne hanno
subito le violenti conseguenze, tra cui risultano anche alcuni
massacri rimasti però sempre impuniti.
Verso fine aprile 2006 sono giunte notizie di un nuovo massacro
perpetuato contro membri dei Taromenane, un gruppo Huaorani che
ha liberamente deciso di isolarsi dal mondo. Durante una visita
al parco nazionale di Yasuní in maggio 2006 l'inviato
speciale dell'ONU per gli Affari Indigeni Rodolfo Stavenhagen si
è detto molto preoccupato per le violenze registrate e per
la costante minaccia che gli indigeni devono affrontare.
Attualmente in Ecuador è stato avviato il "Dialogo
nazionale per il controllo e l'uso dei boschi", ma chi di fatto
subisce le conseguenze del disboscamento e dello sfruttamento
delle altre risorse boschive risulta escluso da tale
iniziativa.
Vi preghiamo di scrivere alla ministra per l'ambiente Anita
Albán Mora e al ministro degli interni dell'Ecuador Felipe
Vega de la Cuadra chiedendo di tutelare le comunità
indigene del parco nazionale di Yasuní. Deve essere posto
immediatamente termine al disboscamento illegale, devono essere
avviate indagini serie sui massacri compiuti e devono finire le
costanti minacce contro gli indigeni. Il "dialogo" sulle
questione riguardante l'uso delle risorse boschive non può
essere condotto senza la partecipazione di coloro che ne
subiranno le conseguenze.
Indirizzi:
Ministro de Gobierno y Policía, Felipe Vega de la
Cuadra
e-mail: informacion@mingobierno.gov.ec
Ab. Anita Albán Mora, Ministra de Ambiente
e-mail: mma@ambiente.gov.ec
Lettera di protesta:
Señor Ministro, Señora Ministra,
Las minorias indígenas del Parque Nacional Yasuní
están amenazadas gravemente por actividades de maderos y
empresas petroleras. He tomado conocimiento que por fines de
Abril posiblemente un grupo de madereros habría asesinado
a un grupo de indígenas Taromenane en el Parque
Yasuní.
Le escribo para pedirle que se realize una investigación
exhaustiva de los hechos ocurridos en Yasuní a fin de
determinar autores y cómplices de esta nueva masacre a
este pueblo indígena aislado. Es necesario que se tomen
medidas que protejan permanentemente a los derechos, la vida y
los territorios de los pueblos indígenas. Por esto le pido
urgentemente que se detenga la explotación de la selva y
la extracción de madera y las actividades
petróleras. Pido la inmediata explusión de los
maderos para evitar nuevas destrucciones, hostilidades y
masacres.
Tambien hay que incluir los pueblos indígenas a los
actores directamente afectados por la destrucción de los
bosques en el Diálogo Nacional sobre Control Forestal. Por
favor que se tome una decidida posición política de
respeto a los pueblos indígenas y sus tierras.
Atentamente,
Traduzione:
Signor Ministro, Signora Ministra,
le minoranze indigene del Parco Nazionale Yasuni sono gravemente
minacciate dalle attività delle imprese petrolifere e del
legname. Ho anche appreso della morte violenta di un gruppo di
indigeni Taromenane del Parco di Yasuni, avvenuta verso fine
aprile e di cui sono sospettate persone che fanno riferimento
all'industria del legname.
Le scrivo per chiedere che sia avviata un'indagine esauriente
sui fatti avvenuti affinché possano essere individuati gli
autori e i complici di questo nuovo massacro compiuto contro un
isolato popolo indigeno. E' necessario adottare dei provvedimenti
capaci di proteggere permanentemente i diritti, la vita e i
territori dei popoli indigeni. Le chiedo quindi urgentemente che
lo sfruttamento della foresta, il disboscamento e le
attività petrolifere nella zona siano fermate. Le chiedo
l'immediata espulsione delle imprese del legname per evitare
ulteriore distruzione, ostilità e massacri.
Bisogna infine includere i popoli indigeni come persone
direttamente colpite dalla distruzione delle foreste nel Dialogo
Nazionale sul Controllo Forestale. Chiedo che sia presa una
decisa posizione politica in tal senso e di rispetto per i popoli
indigeni e i loro territori.
Cordiali saluti,
Nel 1967 l'autorità nazionale indigena FUNAI riconobbe
e assegnò ai Tupinikim e ai Guarani 18.070 ettari di terra
nello stato Espirito Santo. In realtà essi possono
usufruire di appena 7.061 ettari e i restanti 11.009 ettari
risultano occupati dall'impresa Aracruz Celulose. La Aracruz
Celulose usufruisce nello stato di Espirito Santo di
complessivamente 150.000 ettari, nei quali ha imposto una
monocoltura di eucalipto per la produzione di cellulosa (p.es.
per i fazzoletti di carta). Da maggio 2005 le comunità
Tupinikim e Guarani attendono che il ministero per la giustizia
brasiliano faccia finalmente valere in modo definitivo i loro
diritti sull'intero territorio di 18.070 ettari, definendo p.es.
una legge di demarcazione della terra.
Quattro diverse commissioni di esperti della FUNAI hanno
stabilito negli scorsi 10 anni che la terra in questione è
da sempre stata usata dai Tupinikim e dai Guarani. Le ricerche
della FUNAI dimostrano che la sopravvivenza fisica e culturale
delle comunità indigene dipende dall'utilizzo di una
natura incontaminata. L'impresa Aracruz Celulose non vuole
però accettare il verdetto, non sgombera il territorio ed
è ricorsa contro la demarcazione del territorio a opera
della FUNAI.
La minaccia a cui i Tupinikim e i Guarani sono esposti a causa
della monocoltura dell'eucalipto è stata oggetto di
discussione di un convegno tenutosi l'1 giugno 2006 a
Vitória, terminato poi con la "Dichiarazione di
Vitória". La dichiarazione chiede al governo di rispettare
gli articoli 231 e 232 della Costituzione , che si riferiscono ai
diritti della popolazione indigena sulla terra. La Dichiarazione
inoltre chiede al governo di attenersi alla regolamentazione data
dalla Convenzione ILO 169 (International Labour Organisation),
ratificata dal Brasile. La ILO è un'organizzazione
dell'ONU e la sua convenzione numero 169 è attualmente
l'unico strumento utile a definire a livello internazionale la
situazione legale delle popolazioni indigene. La "Dichiarazione
di Vitória" chiede infine che il ministro per la giustizia
brasiliano procede senza ulteriori ritardi alla demarcazione del
territorio indigeno, fissato secondo le ricerche della FUNAI, che
si schierano senza ombra di dubbio a fianco delle comunità
indigene.
A partire dal 20 giugno 2006 la FUNAI avrà 30 giorni di
tempo per valutare la protesta, poi invierà le sue
raccomandazioni e i risultati delle sue ricerche al ministro per
la giustizia che dovrà firmare la legge per la
demarcazione territoriale. Vi preghiamo di sostenere le richieste
della "Dichiarazione di Vitória" e di inviare una cordiale
lettera alla FUNAI, in cui ci si esprime in accordo con la
"Dichiarazione di Vitória" e quindi chiedere di agire nel
senso delle richieste avanzate dalla Dichiarazione. Mandate il
vostro appello via fax o via e-mail. Volentieri vi facciamo
pervenire la "Dichiarazione di Vitória" nella versione in
inglese, ma potete anche usare la nostra proposta di lettera.
Indirizzo:
FUNAI - Diretoria de Assuntos Fundiários, Sr. Arthur
Mendes Nobre,
SEPS Quadra 702/902, Projeção A- Ed. Lex, 7093-025
- Brasília - DF
Fax: 0055 61 33133663, e-mail: daf@funai.gov.br
Lettera di protesta:
Your Excellency,
by signing this appeal I wish to support the Vitória
Declaration accepted at the Seminar "The Rights of Indigenous
Peoples and thte Advance of the Agrobusiness: Issues and
Challenges", which took place on 1st June 2006, in the town of
Vitória/Espirito Santo. From the perspective of indigenous
rights, I demand that:
- the Brazilian government pays the social debt to the Tupinikim
and Guarani and obeys the articles 231 and 232 of the Federal
Constitution and ILO Convention 169, of which it is a
signatory;
- FUNAI emits a well-substantiated position about the arguments
against the demarcation presented by Aracruz Celulose and within
a period of 30 days;
- the Minister of Justice signs the Demarcation Decree within the
established period of 30 days, without demanding new
studies.
Sincerely
Traduzione:
Eccellenza,
con la presente vorrei sostenere la Dichiarazione di
Vitória, emessa l'1 giugno 2006 a Vitória/Espirito
Santo in occasione del convegno "I Diritti dei Popoli Indigeni e
l'avanzata dell'industria agraria. Domande e sfide". In relazione
ai diritti dei popoli indigeni, chiedo:
- che il governo brasiliano paghi i debiti sociali contratti con
Tupinikim e Guarani e che osservi gli articoli 231 e 232 della
Costituzione Federale, nonché la Convenzione ILO 169,
firmata e ratificata dal Brasile;
- che la FUNAI presenti una presa di posizione fondata entro un
periodo di 30 giorni in cui risponde all'argomentazione
presentata da Aracruz Celulose contro la demarcazione del
territorio indigeno;
- che il ministro per la giustizia firmi il decreto di
demarcazione territoriale entro un periodo di 30 giorni e non
ritardi ulteriormente il processo legislativo richiedendo altri
studi.
Cordiali saluti,
I circa 500 Cree che ancora vivono presso il Lubicon Lake
nella provincia canadese di Alberta rischiano di dover
abbandonare definitivamente la loro terra e stile di vita
tradizionale. Nonostante la questione territoriale non sia ancora
stata risolta con lo stato canadese, il governo provinciale sta
concedendo licenze per l'estrazione delle molte risorse della
zona. Poiché le risorse petrolifere e di gas che si
trovano nella terra indigena saranno presto esaurite, le imprese
stanno speculando sullo sfruttamento su larga scala della sabbia
bituminosa.
Da decenni i Lubicon Cree stanno tentando di giungere a degli
accordi sia con il governo provinciale dell'Alberta sia con il
governo canadese in modo da assicurarsi la sopravvivenza di uno
stile di vita tradizionale e autodeterminato. Nel 1899 i
rappresentanti delle autorità canadesi che viaggiavano per
il paese per siglare degli accordi con le popolazioni indigene
semplicemente non si accorsero dell'esistenza dei Lubicon Cree,
che così restarono fuori dagli accordi. I Lubicon Cree
furono "scoperti" solo nel 1939, un anno dopo fu loro promessa
una riserva che però non hanno ancora ottenuto. Nel 1979
furono trovati giacimenti petroliferi sulla loro terra.
Indirizzo:
The Rt. Hon. Stephen Harper, Prime Minister of Canada, House of
Commons
Ottawa, ON K1A 0A6, Canada
Fax: 001 403 253 8203, E-mail: Harper.S@parl.gc.ca
Lettera di protesta:
Dear Sir,
I am very concerned about the ongoing violation of the human
rights of the Lubicon Lake Band in northern Alberta. 1987, 1990
and again 2005 the UN Human Rights Committee called upon Canada
zu resume negotiations with the Lubicon Lake Band with a view to
finding a solution that respects the rights of the Band under the
Covenant of Civil and Political Rights, to consult with the Band
before granting licenses for economic exploitation and to ensure
that in no case such resource exploitation jeopardizes the rights
(of the Lubicons) as recognized under the Covenant. In May 2006
the UN Committee on Economic, Social and Cultural Rights strongly
reinforced these demands. Having been called upon by these two UN
bodies so many times should cause your government to take the
situation serious and to be careful not to gamble away Canada's
still good reputation in the field of human rights.
This could be done by resuming the negotiations that have been
stuck since December 2003. I urge your government to abide by the
spirit and the letter of UN findings, observations, conclusions
and recommendations and send your negotiators back to the Lubicon
negotiating table with a mandate to negotiate all settlement
items in good faith, and to seek a solution which respects the
rights of the Lubicons under natural law, international law, the
Canadian Constitution and international human rights covenants
signed by Canada. Please keep me informed about your actions
taken.
Sincerely
Traduzione:
Egregio Primo Ministro,
sono molto preoccupato per le continue violazioni dei diritti
umani nei confronti dei Cree del Lubicon Lake nell'Alberta
settentrionale. Nel 1987, 1990 e nel 2005 il Comitato per i
Diritti Umani delle Nazioni Unite ha chiesto al Canada di
riprendere i negoziati con i Lubicon Cree e di trovare una
soluzione congiunta che rispetti i diritti dei Cree secondo la
Convenzione per i diritti civili e politici, che i Lubicon Cree
siano consultati prima della concessione di licenze per lo
sfruttamento delle risorse nel loro territorio e che venga
accertato che i diritti fissati nella suddetta Convenzione non
siano mai violati dallo sfruttamento di risorse naturali. Queste
richieste sono state riproposte con forza nel maggio 2006 dal
Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Culturali dell'ONU. I
ripetuti appelli delle due commissioni ONU dovrebbero convincere
il Suo governo dell'urgenza della situazione ed essere un
incentivo affinché il Canada mantenga la propria buona
fama per le questioni riguardanti i diritti umani.
Ciò potrebbe avvenire anche riprendendo i negoziati
interrotti nel dicembre 2003. Mi appello al Suo governo
affinché rispetti lo spirito, le parole, le osservazioni e
le conclusioni riportate dall'ONU e torni ad inviare i suoi
negoziatori al tavolo delle trattative, fornendo loro un ampio
mandato per trovare delle soluzioni condivise con i Lubicon, nel
rispetto delle legge ambientali, del diritto internazionale,
della Costituzione canadese e delle Convenzioni sui diritti umani
ratificate dal Canada. Chiedo altresì di essere informato
circa le misure intraprese dal suo governo.
Cordiali saluti,