Bolzano, Göttingen, Berlino, 22 gennaio 2007
Le violazioni dei diritti umani nella regione del Sahara
occidentale occupata dal Marocco sono in aumento. Da un rapporto
dell'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) risulta che nel
2006 le forze di sicurezza del Marocco hanno arrestato
complessivamente 685 persone appartenenti al popolo dei Saharawi
mentre manifestavano pacificamente contro l'occupazione del loro
territorio e il loro diritto all'autodeterminazione, così
come sancito dall'ONU nel 1966 e riconfermato a una missione ONU
del 1973. In seguito all'ultimo sollevamento popolare dei
Saharawi del maggio 2005 contro l'occupazione del Marocco, gli
arresti in massa di intere famiglie e di minorenni e la tortura
sono purtroppo tornati all'ordine del giorno.
Tre quarti degli arrestati vengono solitamente rilasciati dopo
48 ore, non senza aver prima subito torture e pesanti minacce.
Spesso le persone vengono portate nel deserto, picchiate e poi
abbandonate in un fossato. La brutalità del Marocco contro
la popolazione civile del Sahara occidentale mira
fondamentalmente a intimidire la popolazione e a eliminare ogni
critica contro l'oppressione del Marocco. L'attivista per i
diritti umani saharawi Ali Salem Tamek, in visita in Germania,
conferma le violazioni appena descritte: "Chiunque protesta in
modo pacifico contro l'occupazione rischia l'arresto. Le
condizioni nelle carceri marocchine, in Marocco e nel Sahara
occidentale, sono disumane e invivibili." Tamek stesso ha passato
14 anni della sua vita in un carcere marocchino. L'ultimo suo
arresto avvenne in luglio 2005, appena rientrato da un serie di
colloqui con diversi politici europei, e fu liberato solo
nell'aprile 2006.
Ali Salem Tamek è il primo attivista per i diritti umani
saharawi in visita in Germania, dove ha incontrato i
rappresentati di tutti i partiti che lavorano nelle commissioni
per la politica estera, la cooperazione, i diritti umani e gli
aiuti umanitari e ha chiesto un aiuto concreto per la popolazione
del Sahara occidentale. Secondo Tamek urge un ampliamento del
mandato delle truppe di pace dell'ONU (MINURSO) affinché
possano proteggere con più efficacia la popolazione civile
e ogni soluzione politica per il Sahara occidentale deve basarsi
sul diritto all'autodeterminazione dei popoli ed essere sancito
dalla popolazione stessa tramite un referendum, così come
chiesto dall'ONU fin dagli anni '60.