In: Home > News > Burundi. Mancato impegno dei governi africani nella gestione della crisi in Burundi
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Bolzano, Göttingen, 18 dicembre 2015
Disordini in Burundi. © Globovisión via Flickr.
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) esorta i governi
africani a impegnarsi maggiormente per una soluzione politica
della crisi in Burundi e per la tutela della popolazione civile
dalle violazioni dei diritti umani. Non mancano certo gli appelli
alla pace e al dialogo delle organizzazioni non governative e dei
singoli politici, ma sia l'Unione Africana (UA), sia la
Comunità dell'Africa orientale (EAC) sia la Conferenza
Internazionale sulla regione dei grandi laghi sembrano muoversi
con troppa esitazione, senza molte idee e con poca coerenza. Gli
interessi nazionali , la concorrenza tra di loro e la mancante
neutralità così come la mancanza di volontà
politica e la divergenza di opinioni in questioni basilari
intralciano ogni tentativo di trovare una soluzione politica per
la crisi in Burundi. I governi africani hanno perso un'occasione
per mostrare responsabilità in una situazione di
crisi.
Il fallimento dell'EAC è probabilmente l'esempio
più eclatante della mancata assunzione di
responsabilità dei governi africani. Nel vertice dell'EAC
previsto per lo scorso 30 novembre 2015 la presidenza
dell'organizzazione sarebbe dovuta toccare al Burundi. Per
evitare discussioni interne e non urtare il discusso governo del
Burundi scegliendo un altro paese per la presidenza, l'EAC ha
semplicemente rimandato il vertice a data da definire.
L'atteggiamento con cui si è scelto di mettere la testa
nella sabbia piuttosto che affrontare i problemi, certamente non
può contribuire in modo costruttivo alla risoluzione della
grave crisi che scuote il Burundi.
Anche l'Unione Africana (UA) ha per mesi mantenuto una posizione
di attesa. Il presidente ugandese Yoweri Museveni incaricato
dall'UA di mediare per un dialogo in Burundi sembra invece essere
occupato più con la propria campagna elettorale che con la
crisi in Burundi e la sua non sembra essere una posizione neutra.
Il dialogo in questo modo non fa progressi. Inoltre nei colloqui
finora tenuti sulla crisi in Burundi non si è mai tenuto
conto della situazione della popolazione civile. Nonostante l'UA
abbia deciso delle sanzioni contro il Burundi e il Consiglio di
Sicurezza dell'Unione Africana abbia in ottobre 2015 proposto di
prepararsi a un intervento delle truppe di pace africane, tale
intervento rischia di creare maggiori tensioni per la mancata
neutralità dei paesi vicini del Burundi. Inoltre non
è chiaro se la missione di pace africana voglia far
impiegare le truppe dell'"African Capacity for Immediate Response
to Crises (ACIRC)" o dell'"African Standby Force (ASF)". Non
manca certo il sostegno finanziario a entrambe le truppe, ma loro
efficienza in situazioni di crisi è più che
dubbia.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2015/151209it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150825it.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Burundi