In: Home > News > Sudan: dramma dimenticato dei profughi. Milizie terrorizzano la popolazione civile del Darfur, dodici morti in aggressioni e proteste
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Bolzano, Göttingen, 12 gennaio 2016
Una profuga siede su quel che resta della sua casa a Khor Abeche (Sud-Darfur), dopo il passaggio delle milizie RSF. Foto: © ENOUGH Project / Flickr.
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) chiede maggiore
protezione per la popolazione civile del Sudan occidentale
terrorizzata dalle aggressioni delle milizie Rapid Support Forces
(RSF) controllate dallo stato. Per l'APM, le truppe di pace
UNAMID delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza e l'Unione
Africana devono prendere atto del fatto che la popolazione civile
del Darfur vive nel terrore delle milizie e devono finalmente
avviare passi concreti per una migliore tutela delle persone.
Senza garanzie per la propria sicurezza le centinaia di migliaia
di persone che attualmente vivono nei campi profughi non possono
tornare nei propri villaggi ancora distrutti e non vi può
essere una pace duratura nella regione.
Lo scorso 10 gennaio un attacco delle milizie RSF al villaggio di
Mouli (Stato federale del Darfur occidentale) ha causato nove
morti. Durante i funerali tenuti il giorno dopo nella capitale
provinciale El Geneina si sono formate proteste spontanee contro
la violenza delle forze dell'ordine. La polizia è
intervenuta con la forza e nei tumulti che ne sono risultati sono
state uccise tre persone con armi da fuoco e altre 27 sono
rimaste ferite. L'APM chiede con forza che gli abusi commessi
delle forze dell'ordine vengano indagati da una commissione
indipendente e che i responsabili delle violenze vengano puniti
da un tribunale.
Le milizie RSF sottostanno formalmente ai NISS, i servizi segreti
sudanesi. Il governo sudanese è quindi responsabile delle
aggressioni compiute dalle RSF così com'è
responsabile dell'eccessiva violenza messa in atto da esercito e
polizia. Non passa ormai settimana senza che vi sia un attacco
delle RSF a villaggi o campi profughi e la violenza delle milizie
si dirige in modo particolare contro le donne. In ampie parti del
Darfur regna un clima di impunità e di paura. Furto,
rapimenti, sequestro arbitrario di proprietà e stupri sono
l'arma con cui le milizie diffondono paura e terrore.
Ciononostante il governo sudanese chiede con insistenza lo
scioglimento dei campi profughi nei quali attualmente vivono
circa 1,7 milioni di persone. Il 28 dicembre 2015 il
vicepresidente sudanese Hassabo Abdel-Rahman ha annunciato la
chiusura di tutti i campi profughi entro il 2016 poiché,
sostiene, "il Darfur si è completamente ripreso dalla
guerra e cerca ora stabilità e sviluppo". Per il governo
si tratta anche di diffondere l'immagine di un paese che ha
raggiunto la pace. L'organizzazione di auto-aiuto dei profughi
"Darfur Displaced and Refugees Association" rifiuta invece l'idea
di un ritorno forzato dei profughi ai propri villaggi. Secondo
l'APM, lo scioglimento forzato dei campi senza alcuna garanzia di
sicurezza comporterà solo nuovi conflitti e nuove violenze
nel paese e certo non favorisce una pace duratura.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150311it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140408it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140318it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140203it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140107it.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/darfur-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/africa/darfur-man.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Sudan
| www.italianblogsfordarfur.it
| www.hrw.org/reports/2015/02/11/mass-rape-darfur