In: Home > News > Burundi: bilancio a tinte fosche per i diritti umani a un anno dall'escalation della violenza (25 aprile)
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Bolzano, Göttingen, 22 aprile 2016
Disordini in Burundi. © Globovisión via Flickr.
A un anno dall'esplosione della violenza a sfondo politico in
Burundi, l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM)stila un
triste bilancio sulla situazione dei diritti umani nel paese
africano. Solamente questa settimana sono state uccise sette
persone in atti di violenza politica mentre da aprile 2015 ad
oggi sono morte 700 persone. Almeno 4.300 persone sono state
arrestate per motivi politici, centinaia di persone sono sparite
nel nulla, la tortura e l'intimidazione sono diventate pratiche
comuni. La violenza in Burundi è scoppiata dopo che lo
scorso 25 aprile 2015 il presidente Pierre Nkurunziza aveva
annunciato di volersi candidare al terzo mandato presidenziale
nonostante le forti proteste.
La comunità internazionale sembra non prendere atto della
situazione nel paese africano, eppure succede ormai
quotidianamente che persone apertamente contro il governo vengano
uccise davanti agli occhi di tutti, nei locali pubblici o in
strada. Altrettanto frequenti sono gli omicidi di sostenitori di
gruppi armati opposti al governo. Secondo l'APM questo circolo
vizioso di violenza e impunità può essere
interrotto solamente dalla maggiore presenza di forze di
sicurezza internazionali. In gennaio 2016 il governo del Burundi
ha categoricamente rifiutato la presenza di 5.00 soldati
dell'Unione Africana (UA), ma ora le Nazioni Unite stanno
valutando l'invio di un contingente di polizia delle Nazioni
Unite con il compito di fermare e almeno ridurre gli atti di
violenza.
Mentre le Nazioni Unite vorrebbero inviare nel paese africano un
contingente internazionale composto da almeno 3.000 poliziotti,
il governo del Burundi si dice d'accordo solo per 20 poliziotti
che dovrebbero fungere da consiglieri per la polizia locale.
Considerata la terribile situazione i cui versa il paese, l'invio
di solo 20 poliziotti equivarrebbe, secondo l'APM, a una farsa.
Se la comunità internazionale vuole effettivamente
adempiere alla propria responsabilità di proteggere la
popolazione civile dai crimini contro l'umanità perpetrati
in Burundi deve insistere per l'invio di tutti i 3.000
poliziotti.
L'APM inoltre critica fortemente l'impegno dimostrato finora
dalla comunità internazionale per prevenire la crisi in
Burundi. Secondo l'APM, i segnali della probabile escalation di
violenza non sono mancati, ma presso il Consiglio di sicurezza
delle Nazioni Unite ogni decisione è stata bloccata da
Cina, Russia e alcuni paesi africani. La passività di
fronte a quanto succede in Burundi caratterizza anche l'Unione
Africana che si trova nella morsa degli interessi opposti dei
paesi vicini del Burundi.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2016/160106it.html |
www.gfbv.it/2c-stampa/2015/151218it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2015/151209it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2015/150825it.html
in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Burundi