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Mali: nuova ondata di violenza oscura le elezioni presidenziali

14 morti in un attacco ai Peul: dall'inizio dell'anno si contano 317 morti

Bolzano, Göttingen, 10 agosto 2018

Medici bengalesi della missione ONU MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) garantiscono consulenza medica gratuita a una comunità di pescatori a Bamako. Foto: UN Photo/Marco Dormino via Flickr CC BY-NC-ND 2.0. Medici bengalesi della missione ONU MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) garantiscono consulenza medica gratuita a una comunità di pescatori a Bamako. Foto: UN Photo/Marco Dormino via Flickr CC BY-NC-ND 2.0.

A pochi giorni dal ballottaggio per le elezioni presidenziali in Mali si registra una nuova escalation di violenza tra la popolazione appartenente ai gruppi etnici dei Peul e dei Dogon nel centro del paese. Lo scorso 9 agosto sono stati trovati i corpi senza vita di 14 Peul che erano stati rapiti due giorni prima da un gruppo di miliziani. In molti accusano del crimine un gruppo di miliziani Dogon che già in passato aveva fatto parlare di sé per attacchi condotti contro persone appartenenti ai Peul. Il conflitto tra Peul e Dogon ha causato dall'inizio dell'anno ad oggi almeno 317 morti.

L'assenza istituzionale e la mancanza di politiche di sviluppo per la regione del Mali centrale è causa di malcontento e rabbia in particolare tra la popolazione Dogon che accusa in toto la popolazione Peul si sostenere gruppi islamici radicali. Di fatto però, lo stesso conflitto e la mancanza di sicurezza finisce per avvantaggiare proprio i gruppi radicalizzati. Meno di un mese fa, lo scorso 24 luglio, nella regione sono stati trovati i corpi di 17 Peul disarmati, e a fine giugno 2018 sono stati uccisi 42 Peul a Koumaga. In entrambi i casi, molti hanno pensato che i fautori delle violenze potessero essere gruppi di miliziani Dogon.

Le cause del conflitto tra Peul e Dogon in realtà sono molteplici e risiedono principalmente nelle diverse economie di sussistenza dei due gruppi. Mentre i Peul sono tradizionalmente pastori nomadi, i Dogon sono agricoltori stanziali. Il cambio climatico e la conseguente scarsità di risorse e disponibilità di terre adatte alla pastorizia e all'attività agricola ha innescato forti tensioni tra i due gruppi, rese ancora più forti a causa della generale povertà e della crescita demografica unita alla mancanza di prospettive per il futuro.

L'assenza delle istituzioni e di politiche adatte contribuisce a far crescere il malcontento e lascia campo libero alle milizie islamiche che approfittano della situazione per reclutare nuovi combattenti in particolare tra i Peul. Il ballottaggio di domenica 12 agosto stabilirà il nuovo presidente del paese. Molti danno per favorito il presidente uscente Ibrahim Boubacar Keita. Ma chiunque vincerà le elezioni dovrà occuparsi velocemente e seriamente della situazione nelle regioni centrali del paese se non vuole che le attuali violenze si trasformino in veri e propri conflitti armati.