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Bolzano, Göttingen, 15 gennaio 2020
Giochi olimpici invernali Pechino 2022. Foto: Wikipedia.
L'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) critica
fortemente le nuove regole redatte dal Comitato Olimpico
Internazionale (IOC) relative all'espressione di opinioni
politiche durante i Giochi Olimpici. Chi ha deciso le nuove
regole di fatto finge di ignorare la realtà di questo
mondo e toglie dignità agli atleti.
Al più tardi durante i Giochi Olimpici Invernali di
Pechino 2022 le nuove regole potrebbero già essere messe
in crisi. Lo IOC ha infatti assegnato i Giochi Olimpici a un
paese che commette crimini contro l'umanità e viola
gravemente i diritti umani della propria popolazione. In Cina,
gli atleti uiguri e kazachi sono spesso internati in campi
rieducativi a causa del loro credo e della loro appartenenza
etnica. Si tratta non solo di gravi crimini contro
l'umanità ma anche di una fondamentale violazione dello
spirito olimpico. E' già grave che lo IOC faccia finta di
non vedere queste violazioni ma è del tutto
antidemocratico e inappropriato che lo IOC tenti di proibire
qualsiasi protesta relativa a situazioni dei diritti umani.
Le nuove linee guida sull'espressione di opinioni politiche
durante i giochi olimpici fissate la scorsa settimana dallo IOC
mirano a proibire e reprimere qualunque forma di protesta o di
gesto politico durante le cerimonie di premiazione o durante le
cerimonie di apertura e/o chiusura dei giochi olimpici. Per lo
IOC, gesti di protesta spesso molto coraggiosi da parte degli
atleti sembrano costituire un problema invece di essere colti
come opportunità per impegnarsi a favore dei diritti
umani, per rinnovare lo spirito olimpico e per rispondere in modo
positivo alle critiche che vengono spesso mosse contro lo stesso
IOC e i giochi olimpici in generale.
In tal senso, l'APM vuole ricordare il caso del maratoneta etiope
Feyisa Lilesa che ai giochi olimpici del 2016 di Rio de Janeiro
ha attraversato la linea d'arrivo con le braccia incrociate per
richiamare l'attenzione mondiale sulla repressione in corso nel
suo paese contro la popolazione Oromo. La protesta vista in
mondovisione ha fatto sì che l'atleta per anni non abbia
più potuto tornare nel suo paese se non rischiando la
vita. Per la popolazione etiope però, l'atleta è
diventato un eroe e il suo gesto ha rafforzato notevolmente il
movimento per la democratizzazione del paese. Lilesa ha potuto
tornare a casa solo nell'ottobre del 2018 e nell'aprile 2019 il
nuovo governo etiope ha onorato Lilesa per i suoi meriti nel
processo di democratizzazione del paese.
Vedi anche in gfbv.it:
www.gfbv.it/2c-stampa/2016/161124it.html
| www.gfbv.it/2c-stampa/2014/140916it.html
| www.gfbv.it/3dossier/asia/tibet-it.html
| www.gfbv.it/3dossier/austral/australit.html
in www: www.hrichina.org